In dieci anni, tra il 2014 e il 2023, il Sud Italia ha perso circa 550 mila residenti nei confronti del Nord Italia. Nello specifico, si sono contati circa 1,15 milioni di spostamenti in uscita verso le Regioni del Centro-Nord e circa 600 mila sulla rotta inversa. Nel medesimo arco temporale si sono registrati anche 1,8 milioni di espatri e 515 mila rimpatri. Il Nord Italia rimane appetibile anche per i cittadini esteri, che sono aumentati del 5,2 per mille. A rivelare questi dati è un nuovo rapporto dell’Istat, che ha anche attestato come nel biennio 2022-23 siano state particolarmente significative le immigrazioni in Italia dei cittadini stranieri, in totale 697mila. Risulta in aumento il numero degli espatri (+10% rispetto al 2021), fermi comunque a 207mila unità nel medesimo periodo. Cresce, anche se in maniera più lieve, la mobilità interna, con una media annua circa 1,45 milioni di trasferimenti (+2,4%).
Il report dell’Istat ha evidenziato che, nel 2023, i trasferimenti di residenza tra Comuni hanno coinvolto un milione e 444mila cittadini, facendo segnare un leggero calo (-1,8%) rispetto al 2022, anno in cui se ne osservavano un milione e 471mila. Se è vero che quattro trasferimenti su cinque interessano cittadini italiani, si sottolinea che, in termini relativi, la propensione a spostarsi degli stranieri risulta superiore al doppio di quella dei cittadini italiani. Nel corso dell’ultimo decennio, il tasso medio di mobilità interna dei cittadini italiani è stato del 20,7 per mille, rispetto al 49,0 per mille degli stranieri. Uno dei dati più significativi del rapporto è quello che vede un trasferimento di residenza su tre dalle regioni del Mezzogiorno a quelle del centro-nord. Solo nel biennio 2022-23, si sono registrati in totale “253mila trasferimenti di residenza da un Comune meridionale verso uno centro-settentrionale” (la media annua ammonta a 127mila movimenti, segnando un +13,3% sul 2021), mentre i movimenti sulla traiettoria opposta sono stati 124mila. Nello specifico, in questa fase, “tre partenze dal Mezzogiorno su 10 si dirigono in Lombardia, la meta di destinazione preferita tra i residenti di molte regioni meridionali”. La regione da cui si parte si più verso il Centro-Nord è la Campania (28,8% delle cancellazioni dal Mezzogiorno), cui seguono Sicilia (24,1%) e Puglia (18%).
A esercitare maggiore attrazione continua a essere il Nord-Est della Penisola, con un tasso migratorio medio annuo per il periodo 2022-2023 pari al +2,4 per mille. All’interno di questo quadrante primeggia l’Emilia-Romagna, che vede un tasso migratorio interno netto del +3,6 per mille. Il Nord-Ovest fa segnare un tasso migratorio interno inferiore (+1,8 per mille), dove risulta determinante il ruolo giocato dalla Lombardia, che da sola vale il +2 per mille. Più basso, ma positivo, il tasso migratorio del Centro (+0,6 per mille), mentre riportano segno negativo i tassi migratori dell’area Sud e delle Isole (rispettivamente -3,5 e -2,7 per mille). Le performance più negative sono quelle di Basilicata (-5,7 per mille), Calabria (-5,3 per mille), Molise (-4,4 per mille) e Campania (-4 per mille). La provincia con il più alto tasso di migrazione interna è Pavia (5,1 per mille), seguita da Bologna (+4,4 per mille) e Ferrara (+4,3 per mille). Le province meno attrattive sono invece quelle di Caltanissetta (-7,1 per mille), Reggio di Calabria (-6,7 per mille) e Crotone (-6,3 per mille).
[di Stefano Baudino]