La polizia ungherese ha rimosso il braccialetto elettronico a Ilaria Salis, che ora potrĂ abbandonare il suo domicilio a Budapest e fare rientro in Italia. La richiesta di scarcerazione era stata presentata dall’avvocato ungherese di Salis, Gyorgy Magyar, all’indomani della sua elezione a Bruxelles con Alleanza Verdi-Sinistra, con oltre 175 mila preferenze. Salis è stata arrestata a Budapest l’11 febbraio 2023 con l’accusa di far parte di un’associazione criminale e aver partecipato all’aggressione di tre militanti dell’estrema destra, motivo per il quale ha trascorso 15 mesi in un carcere ungherese.
Kazakistan, dopo due secoli i cavalli selvatici sono tornati nella steppa
Sette cavalli selvatici sono stati reintrodotti nella steppa del Kazakistan, dove mancavano da almeno due secoli. Gli esemplari sono cavalli di Przewalski, anche detti cavalli selvatici mongoli o takhi. Quattro di essi provengono dallo zoo di Berlino, mentre altri tre da quello di Praga. Secondo il direttore dello zoo di quest’ultima cittĂ , la reintroduzione in questione rappresenta un «evento di importanza storica». Arrivati a destinazione, gli equini verranno tenuti per un anno in un’area in cui potranno abituarsi alla convivenza reciproca e alle nuove condizioni climatiche e ambientali, il tutto sotto la stretta sorveglianza di un gruppo di esperti. Successivamente, verranno liberati in natura, dove daranno un contributo positivo in termini ecologici, tanto per la fauna quanto per la flora della steppa.
I cavalli Przewalski (in kazako conosciuti come Kertagy o Kerkulan) sono l’ultima specie di cavallo geneticamente selvatico rimasta al mondo. La specie smise completamente di esistere nell’ambiente naturale nel 1960: allora, i pochi esemplari ancora esistenti si trovavano in vari zoo europei. Nelle steppe del Kazakistan, i cavalli Przewalski erano del tutto assenti da almeno 200 anni. Le graduali reintroduzioni in natura sono iniziate negli anni ’90, prima in Cina e poi in Mongolia. Ora, sette esemplari sono stati reintrodotti anche nella steppa del Kazakistan, loro ambiente originario, dove torneranno a convivere insieme agli altri due grandi erbivori della steppa, l’asino selvatico (Kulan) e le antilopi Saiga, anch’essi reintrodotti attraverso progetti di conservazione. In futuro, altri 30 esemplari di Przewalski dovrebbero essere gradualmente reintrodotti in questo ambiente, nell’ambito di un piĂą ampio progetto di ricostruzione della fauna locale portato avanti dalla Altyn Dala Conservation Initiative – partnership di ONG nazionali e internazionali che collaborano con il governo kazako per migliorare e preservare l’ecosistema del Paese.
Il reinserimento dei cavalli nella steppa avverrĂ in maniera graduale: prima di essere lasciati liberi nel loro habitat, infatti, gli animali verranno lasciati alcuni mesi in un’area appositamente progettata e monitorati dai veterinari. Stephanie Ward, della SocietĂ Zoologica di Francoforte e coordinatrice internazionale dell’Altyn Dala Conservation Initiative, ha dichiarato: «Abbiamo a lungo sognato il giorno in cui i cavalli di Przewalski si sarebbero uniti all’antilope Saiga e al Kulan nella grande steppa selvaggia del Kazakistan centrale. Grazie a una partnership unica tra zoo, ONG e governi, stiamo finalmente assistendo al ritorno di questa specie, fondamentale per l’ecosistema».
I grandi animali pascolatori sono infatti fondamentali per la sopravvivenza dell’ecosistema della steppa – la quale, con i suoi 750 mila km quadrati di estensione, copre un’area che è oltre il doppio di quella della Germania. Questi animali aiutano infatti a ridistribuire le risorse sulle lunghe distanze attraverso lo sterco, che fertilizza il suolo, aumenta il numero di insetti e aiuta a disperdere i semi di svariate specie vegetali. In questo modo si diversifica la vegetazione, rendendo l’ecosistema piĂą resistente contro la desertificazione e gli incendi. I grandi erbivori sono inoltre fondamentali per la fauna selvatica di piccole dimensioni, in quanto, scavando il letto dei fiumi, facilitano l’accesso all’acqua, oltre ad esporre il foraggio nascosto sotto la neve durante l’inverno. La reintroduzione di questi cavalli dovrebbe quindi costituire un’ulteriore passo nella rinascita di questo ecosistema, a lungo minacciato dall’intervento predatorio dell’uomo.
[di Valeria Casolaro]
India, frane e inondazioni provocano 10 morti
A causa di una violenta ondata di maltempo, con inondazioni e frane, almeno 10 persone sono morte nelle regioni himalayane dell’India e del Nepal. Quattro persone sono decedute per una frana verificatasi nella provincia di Koshi (Nepal), mentre altre sei sono morte nello stato indiano nordorientale del Sikkim, dove le piogge torrenziali hanno lasciato bloccati circa 2.400 turisti. Anche il vicino stato del Bengala Occidentale è stato colpito negli ultimi giorni da inondazioni, con alberi sradicati, edifici danneggiati e alti livelli dell’acqua nel fiume Teesta.
I G7 muovono nuovi passi nel conflitto globale (usando l’aborto come arma di distrazione)
Durante il Vertice del G7 a guida italiana, in corso nel lussuoso resort di Borgo Egnazia in Puglia dal 13 al 15 giugno, sono già stati presi importanti accordi, tra cui quello bilaterale tra Ucraina e Stati Uniti finalizzato a rafforzare la difesa di Kiev e ad avvicinare la sua adesione alla NATO. I Capi di Stato del G7, dunque, stanno muovendo nuovi importanti passi verso un conflitto globale, poiché il sostegno a oltranza a Kiev e soprattutto il benestare per un suo eventuale ingresso nell’Alleanza non possono che portare ad uno scontro diretto tra blocco atlantico, da un lato, e Russia dall’altro. Inoltre, le nazioni del G7 hanno approvato un accordo per fornire 50 miliardi di dollari in prestiti all’Ucraina derivanti dagli interessi dei beni russi congelati, celebrando la decisione come un segnale della determinazione occidentale. Nel mentre, i vertici del Gruppo delle cosiddette nazioni ricche hanno cercato di distogliere l’attenzione da uno scenario potenzialmente catastrofico con la questione del diritto all’aborto che ha tenuto banco sui principali media e che è stato oggetto di discussione e di dibattito tra i principali rappresentanti politici presenti all’evento. La sensazione è che quest’ultimo tema, che sta in capo ai singoli Parlamenti nazionali e su cui il G7 non ha potere decisionale, sia stato usato non solo come arma di distrazione politica, ma anche come “vetrina” per i capi del G7 che devono affrontare imminenti elezioni elettorali, come il presidente francese Emmanuel Macron e quello americano Joe Biden, entrambi peraltro in caduta libera nei sondaggi, con il capo dell’Eliseo reduce da una cocente sconfitta elettorale. Mentre il cosiddetto Occidente collettivo si avvia quindi a passi svelti verso un conflitto globale, il vertice è stato almeno in parte monopolizzato sulla questione della formula da utilizzare nella bozza della dichiarazione finale relativamente alla questione dell’aborto. La premier italiana, Giorgia Meloni, ha voluto eliminare dalla bozza la parola «aborto» per sostituirla con «un accesso universale, adeguato e sostenibile ai servizi sanitari per le donne, compresi i diritti alla riproduzione», innescando inutili polemiche. Un tema avulso dal contesto in cui è stato trattato che ha messo in ombra decisioni di portata ben più significativa.
Contemporaneamente, infatti, sono stati firmati importanti accordi per le sorti delle guerre in corso e dei futuri assetti globali: a margine del vertice, Biden e il presidente ucraino Zelensky hanno sottoscritto un’intesa decennale volta a impegnare le future amministrazioni statunitensi a sostenere l’Ucraina, indipendentemente dal presidente e dal partito al governo. Dunque, anche qualora alle prossime elezioni vincesse Donald Trump, ritenuto piĂą propenso a intavolare negoziati con la Russia o comunque a tagliare il sostegno militare all’Ucraina. «Il nostro obiettivo è rafforzare le credibili capacitĂ di difesa e deterrenza dell’Ucraina a lungo termine», ha detto Biden in una conferenza stampa congiunta con Zelensky. L’accordo costituisce una base per uno sforzo a lungo termine volto a rinnovare le forze armate ucraine come passo necessario affinchĂ© il Paese est europeo possa aderire all’Alleanza atlantica. Il testo delinea, inoltre, i piani per sviluppare l’industria della difesa di Kiev ed espandere le sue forze armate. Nel testo si legge che l’Ucraina ha bisogno di una forza militare «significativa» e di investimenti ingenti nella sua base industriale di difesa in linea con gli standard della NATO. Lo sviluppo dell’industria della Difesa ucraina dovrebbe consentire ai due Paesi di condividere informazioni di intelligence, organizzare programmi di addestramento e educazione militare, oltre a esercitazioni militari congiunte. Come riferito dallo stesso segretario della NATO, Jens Stoltenberg, è dal 2014 che gli USA armano Kiev e questo costituisce uno dei motivi di attrito con la Federazione russa.
Altre questioni importanti verranno trattate oggi: in cima all’agenda ci sarà il problema dell’eccesso di capacità industriale della Cina. Questa settimana gli Stati Uniti hanno imposto nuove sanzioni alle aziende con sede in Cina che forniscono semiconduttori alla Russia, mentre l’UE ha annunciato che imporrà  dazi aggiuntivi fino al 38,1% sulle auto elettriche cinesi importate a partire da luglio, rischiando ritorsioni da parte di Pechino. Su quest’ultimo punto ci sono divergenze all’interno dei membri del G7 e dei Paesi Ue, alcuni dei quali preferiscono evitare una guerra commerciale con Pechino. Tra questi si annovera la Germania che ha apertamente espresso la sua contrarietà ai dazi sostenendo che si ripercuoteranno sulle imprese tedesche. Sempre oggi è atteso anche il Papa che guiderà le discussioni sull’Intelligenza Artificiale e terrà incontri bilaterali con diversi leader, tra cui Biden, Zelensky e il presidente turco Erdogan. Saranno affrontate inoltre le questioni attinenti alle migrazioni, argomento fondamentale per l’Italia, all’Indo-Pacifico e alla Sicurezza economica, all’Energia e all’Africa/Mediterraneo.
Come d’abitudine, al vertice hanno preso parte anche i rappresentanti di alcuni Stati e di alcune organizzazioni invitate dalla presidenza di turno. Quest’anno sono presenti i capi di Algeria, Argentina, Brasile, Emirati Arabi Uniti, Giordania, India, Kenya, Mauritania, Tunisia e Turchia, oltre ai rappresentanti della Banca Africana di sviluppo, della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale, dell’OCSE e dell’ONU. Diversi leader lasceranno il resort già venerdì sera e la Meloni ha fatto sapere che le conclusioni del Vertice saranno approvate già a fine giornata. Sabato ci sarà , dunque, spazio per i restanti incontri bilaterali e per la conferenza stampa finale del Primo ministro italiano. Quello che emerge maggiormente dal raduno delle economie avanzate del blocco atlantico è la volontà di proseguire verso uno scontro diretto tra l’Occidente e il resto delle potenze “non allineate”, in primis Russia e Cina. Uno scenario che non lascia intravedere spazio per negoziati e trattative e tantomeno per la tanto sbandierata pace.
[di Giorgia Audiello]
Argentina: la riforma neoliberista di Milei scatena la rivolta nelle piazze
Dopo l’ok della Camera, anche il Senato argentino ha dato il via libera alla legge “bases” (Ley Bases y Puntos de Partida para la Libertad de los Argentinos, ovvero che mira a stabilire i “punti di partenza” per la libertĂ degli argentini) voluta da Milei, un pacchetto di riforme che definisce il quadro legale per mettere in pratica una profonda trasformazione del modello economico e sociale del Paese. La legge, approvata con un solo voto di scarto (36 contro 37, con il voto decisivo della presidente del Senato e vicepresidente della Repubblica, Victoria Villarruel), intende «modernizzare e dinamizzare» il Paese sulla base del liberalismo economico, riducendo drasticamente il ruolo dello Stato. Ora il testo tornerĂ alla Camera dei Deputati per la revisione delle modifiche e l’ok definitivo. Mentre erano in corso le discussioni dei senatori, dure proteste si sono svolte di fronte alla sede del Parlamento di Buenos Aires, con le forze dell’ordine che hanno sparato gas lacrimogeni per disperdere le migliaia di manifestanti. I principali sindacati, come CGT, CTA, ATE e UTEP, si erano riuniti insieme alle organizzazioni per i diritti umani, al Fronte Nazionale dell’Unione delle UniversitĂ , ai partiti di sinistra e al gruppo kirchneriano La Cámpora per esprimere il loro dissenso e incoraggiare i senatori a votare contro la legge.
Sono circa sei mesi che prosegue la discussione sulla legge, approvata alla Camera – dopo diverse revisioni – con 142 voti a favore, 106 contrari e 5 astensioni. In primo luogo, il provvedimento stabilisce un anno di stato di emergenza pubblica in ambito amministrativo, economico, finanziario ed energetico, in modo da permettere all’esecutivo di disporre di poteri speciali in questi quattro ambiti. Si stabilisce poi una «riduzione del sovradimensionamento dello Stato» e della sua presenza all’interno dell’amministrazione pubblica nazionale. Nel piano iniziale, poi, dovevano essere privatizzate (in maniera parziale o totale) 41 aziende, ma i legislatori hanno successivamente ridotto tale numero a 8. Tra queste, vi sono anche Aerolinas Argentinas (la compagnia aerea di bandiera), Correo Argentino (la societĂ statale che si occupa dei servizi postali) e Radio y TelevisiĂłn PĂşblica, per le quali la Camera aveva autorizzato la vendita, ma il Senato l’ha respinta. Viene inoltre modificata e resa piĂą “flessibile” la legislazione sul lavoro e sulle pensioni – in un modo che, secondo i sindacalisti, renderĂ piĂą semplici i licenziamenti. Vengono inoltre offerti incentivi per i grandi investimenti, con benefici fiscali e doganali per investimenti superiori ai 200 milioni di dollari in settori strategici, come quello energetico e degli idrocarburi – con il rischio che questo annienti l’occupazione locale e le piccole e medie imprese. Per il settore energetico, in particolare, si aprono le porte al libero commercio e alla liberalizzazione dei prezzi, proprio al fine di attrarre grandi investimenti. La norma è insomma, nel suo complesso, perfettamente in linea con il progetto di uno “Stato minimo” di stampo neoliberista di Milei, che prevedeva sin dall’inizio enormi tagli alla spesa statale, compresa la spesa sociale, rendere il lavoro piĂą economico e attirare investimenti grazie alla massiccia deregolamentazione e privatizzazione delle societĂ statali o a partecipazione statale.
Mentre si svolgeva la votazione dei deputati, migliaia di persone hanno riempito le strade di Buenos Aires per protestare contro l’approvazione della legge. La manifestazione è stata pacifica fino a mezzogiorno, quando violenti scontri sono avvenuti nella piazza di fronte al Congresso, al punto che la sessione del Senato è stata interrotta. La polizia ha tirato gas lacrimogeni contro persone che cercavano di entrare nella piazza, tra le quali sei deputati kirchneristi che hanno dovuto ricevere assistenza medica, mentre alcune auto sono state date alle fiamme. Sono state almeno 30 le persone arrestate e decine i feriti. I manifestanti sono stati definiti «terroristi» da Milei, intenzionati a «compiere un colpo di Stato attentando contro il normale funzionamento del Congresso della Nazione Argentina». Questa, tuttavia, costituisce solamente l’ultima delle numerose proteste messe in atto in questi mesi da ogni fascia della popolazione, che esprimevano la contrarietĂ nei confronti delle politiche del neoeletto presidente. A poco è servito il controverso pacchetto di norme varato immediatamente dopo l’insediamento dell’esecutivo, volto a reprimere duramente le manifestazioni secondo la filosofia del “chi la fa la paga”: i cittadini sono comunque scesi in piazza, a decine di migliaia e a piĂą rirprese.
Mentre il presidente prosegue col suo disegno “anarcoliberista”, le condizioni economiche della popolazione vanno drasticamente peggiorando. Secondo il rapporto sul debito sociale strutturale della societĂ argentina, redatto dall’UniversitĂ Cattolica di Buenos Aires, nel primo trimestre di quest’anno la povertĂ nel Paese è stimata al 55,5%, in aumento rispetto al 44,7% dello medesimo periodo del 2023. Il rapporto, in particolare, ha mostrato come il dato sia aumentato in particolare dopo che il presidente Milei ha prestato giuramento, lo scorso dicembre. Il 17,5% della popolazione del Paese è considerata indigente, quasi il doppio rispetto all’ultimo trimestre dello scorso anno. Da quando Milei è entrato in carica ha svalutato la moneta, mentre i costi dei servizi essenziali sono aumentari di oltre il 300%, limitando notevolmente il potere d’acquisto.
[di Valeria Casolaro]
Yemen, ancora attacchi Houti alle navi: un ferito grave
I ribelli Houthi dello Yemen, come riferito dal Comando centrale degli Stati Uniti (Centcom), hanno effettuato un attacco contro una nave mercantile nel Golfo di Aden. Un marinaio è stato ferito gravemente e trasferito su una nave vicina per ricevere le cure mediche. Ieri gli Houti avrebbero colpito un’altra imbarcazione nel Golfo di Aden “in rotta dalla Malesia a Venezia, in Italia”. L’agenzia del Regno Unito per le operazioni commerciali marittime (Ukmto) ha confermato l’incidente, attestando che il mercantile è stato colpito da “proiettili sconosciuti” che hanno provocato un incendio a bordo.
Ricostruzione dell’Ucraina: a Berlino 500 aziende occidentali si spartiscono la torta
Si è conclusa il 12 giugno l’Ukraine Recovery Conference (URC2024), svoltasi all’insegna del motto «Uniti in difesa. Uniti nella ripresa. Insieme si fa la forza». L’URC2024 è stata la continuazione di una serie annuale di eventi politici ad alto livello dedicati alla rapida ripresa e alla ricostruzione a lungo termine dell’Ucraina, alla quale non hanno mancato di partecipare governi, organizzazioni internazionali, istituzioni finanziarie, imprese, regioni comuni e societĂ civile. I partecipanti, in quella che è stata la prima conferenza di questo genere ospitata in uno Stato Membro dell’UE, sono stati circa 3.400. Nello spirito delle conferenze sulla riforma dell’Ucraina svoltesi fin dal 2022, l’URC2024 ha anche presentato i progressi delle riforme ucraine nel contesto della sua resilienza economica e del processo di adesione all’UE. Tra i presenti ci sono stati i capi di Stato e di governo di 77 Paesi, oltre a circa 500 aziende: di queste, 150 erano tedesche, 150 ucraine, e piĂą di 200 provenienti da altri Paesi partecipanti. Mentre insomma da un lato si contribuisce alla guerra con ogni mezzo econonomico e materiale, aziende e governi si organizzano per trarre un profitto dalla distruzione dell’Ucraina dopo la fine del conflitto, che per il momento sembra ancora lontana.
L’obiettivo principale dell’URC2024 era quello di mobilitare il continuo sostegno internazionale per la ripresa, la ricostruzione, la riforma e la modernizzazione dell’Ucraina. Ciò include la fornitura di assistenza di emergenza per le esigenze immediate, l’attuazione di progetti di ripresa rapida e la creazione di condizioni attraenti per le imprese per sbloccare gli investimenti del settore privato in Ucraina e per la societĂ civile per impegnarsi attivamente nel processo di ricostruzione. L’URC2024 si è concentrato su quattro macroaree. La prima è definita “Dimensione imprenditoriale – Mobilitare il settore privato per la ricostruzione e la crescita economica”, per cui sul sito dell’incontro viene specificato: «Per il successo della ricostruzione e della crescita economica, abbiamo bisogno di un forte impegno del settore privato. Per facilitare gli investimenti in Ucraina, sia a livello locale che internazionale, è importante rafforzare la fiducia nel contesto imprenditoriale ucraino, presentare storie di successo e segnalare un sostegno politico a lungo termine. Tra le questioni importanti figurano le opportunitĂ commerciali in settori chiave dell’economia ucraina, gli strumenti di sostegno statale, il sostegno internazionale nell’accesso ai finanziamenti e la transizione verde e digitale». La seconda macroarea è definita “Dimensione umana – Ripresa sociale e capitale umano per il futuro dell’Ucraina”, la terza “Dimensione locale e regionale – Recupero dei comuni e delle regioni, mentre la quarta è chiamata “Dimensione dell’UE – Adesione all’UE e relative riforme”. In merito a quest’ultimo punto viene detto: «L’adesione all’UE è un processo abilitante per la crescita economica, la sicurezza degli investimenti e la ripresa sostenibile di un’economia competitiva. Sostiene inoltre istituzioni politiche stabili e garantisce i diritti umani e lo Stato di diritto, nonchĂ© istituzioni di servizio pubblico funzionanti».
Durante la conferenza si è quindi parlato di sicurezza, energia, infrastrutture critiche, alloggi, azioni per il clima, ripresa verde, assistenza sanitaria, istruzione e ambiente. L’URC2024 è stata preparata congiuntamente con partner internazionali attraverso una serie di pre-eventi chiamati “Road to URC2024”, che comprendevano le consultazioni della societĂ civile su ciascuna delle quattro macroaree prima citate. La Piattaforma di coordinamento dei donatori multi-agenzia a sostegno dell’Ucraina che riunisce 30 partner, inclusi donatori e istituzioni finanziarie internazionali, si sono incontrate per la prima volta a livello ministeriale. I membri hanno adottato un comunicato congiunto riaffermando il loro impegno a promuovere una solida assistenza e canali efficaci per il coordinamento della medesima. Nell’occasione sono stati firmati oltre 110 accordi, tra cui una dozzina di accordi business-to-business, per un valore che supera i 16 miliardi di euro, alcuni dei quali saranno finanziati attraverso nuovi impegni nell’ambito dello strumento UE per l’Ucraina. L’URC2024 ha offerto ai rappresentanti delle imprese un forum per cogliere nuove opportunitĂ , annunciare nuove collaborazioni e rafforzare le partnership esistenti. Con il supporto dei suoi partner internazionali, il forum ha presentato una serie completa di misure e incentivi volti a facilitare e ridurre i rischi degli investimenti e degli scambi commerciali nell’ambito delle circostanze attuali. Queste misure includono garanzie da parte dei Paesi del G7 e dell’UE, strumenti di assicurazione politica, progetti di riassicurazione commerciale, programmi sponsorizzati dallo Stato per il sostegno agli investimenti, processi semplificati per progetti edilizi e infrastrutturali, finanziamenti immobiliari a lungo termine, incentivi fiscali e accesso a finanziamenti di progetti a prezzi accessibili. Inoltre, l’URC2024 ha evidenziato quelle che sarebbero le migliori pratiche per il sostegno governativo, gli strumenti di garanzia e accesso ai finanziamenti con l’obiettivo di mobilitare piĂą attori.
Durante la conferenza di Berlino è stata sottolineata l’importanza delle future riforme volte a migliorare il contesto imprenditoriale, così da integrare gli standard europei mentre il Paese avvia i negoziati per l’adesione all’UE. Inoltre, La Germania ha creato una guida per gli investitori per promuovere le attivitĂ internazionali del settore privato in Ucraina. A seguito di un’iniziativa tedesco-americana nel contesto della Piattaforma di coordinamento dei donatori multiagenzia, è stato lanciato un Business Advisory Council dedicato a sostenere la prima macroarea, ovvero quella incaricata di promuovere l’impegno del settore privato nella ripresa e nella ricostruzione dell’Ucraina. Inoltre, Ucraina e Germania, insieme a 31 partner internazionali, hanno lanciato un progetto di resilienza delle PMI per allineare le politiche, rafforzare le istituzioni e migliorare l’accesso ai finanziamenti per le piccole e medie imprese in Ucraina.
Insomma, mentre la guerra infuria e non sembra, al momento, esserci alcuno spiraglio per una sua conclusione, essendo venuta completamente a mancare la componente diplomatica, e anzi si cerca in tutti i modi di alzare i livelli dello scontro, l’Occidente organizza le sue strutture pubblico-private per il sostegno illimitato all’Ucraina e per la sua futura ricostruzione, sebbene non si sappia quando questo potrà avvenire e in che misura potrà essere fatto. Inoltre, nonostante il Paese sia in guerra, nonostante la corruzione stia a livelli altissimi e nonostante la componente neonazista sia ancora forte, e pure legittimata, si dice di voler far aderire l’Ucraina all’Unione Europea. Un bel quadretto che dimostra come le classi politiche europee siano, oltre che totalmente subalterne al potere statunitense, anche alquanto miopi.
[di Michele Manfrin]
Assange, a luglio nuovo appello contro l’estradizione
La giustizia britannica ha fissato al 9 e 10 luglio le udienze sul nuovo ricorso in appello concesso lo scorso 20 maggio dall’Alta Corte di Londra contro l’estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti, dove il giornalista australiano rischia una condanna fino a 175 anni di carcere per aver diffuso file riservati sgraditi al governo americano. Nello specifico, il processo concerne l’impossibilitĂ di un “giusto processo” denunciata dalla difesa di Assange in assenza di garanzie vincolanti da parte degli USA sul diritto del fondatore di WikiLeaks, in quanto cittadino australiano, d’invocare il Primo Emendamento della Costituzione americana a tutela della libertĂ di espressione.