Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha convocato l’ambasciatore russo in Italia dopo che Mosca ha inserito il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, lo stesso Tajani e il ministro della Difesa Guido Crosetto nella lista di presunti “russofobi”. Il ministro ha definito l’azione «provocatoria» e offerto la propria solidarietà al presidente Mattarella. A suscitare le accuse di “russo-fobia” sarebbe stato un discorso pronunciato dal presidente lo scorso febbraio all’Università di Marsiglia, quando paragonò la Russia al Terzo Reich.
In Italia parte la sperimentazione di una sostanza allucinogena contro la depressione grave
Per la prima volta, in Italia sarà testata la psilobicina, il principio attivo contenuto nei funghi allucinogeni, nel trattamento della depressione resistente ai farmaci tradizionali. Lo rivela direttamente l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), spiegando che lo studio clinico è già stato autorizzato dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). Il progetto, aggiungono gli esperti ISS, prevede la partecipazione di 68 pazienti e sarà condotto per due anni presso la Clinica Psichiatrica dell’ospedale di Chieti grazie ai finanziamenti provenienti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). La sperimentazione svolgerà con il contributo dell’Università D’Annunzio, in collaborazione della Asl Roma 5 e dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Ospedali Riuniti di Foggia. «Siamo di fronte a un cambio di paradigma sia scientifico che culturale», commenta Giovanni Martinotti, direttore della Clinica Psichiatrica di Chieti.
Negli ultimi anni, l’interesse per l’uso clinico della psilocibina è aumentato in molti Paesi, specialmente per i casi di depressione maggiore che non rispondono ai trattamenti convenzionali. Secondo una ricerca pubblicata dalla American Medical Association, per esempio, una singola dose della sostanza è stata associata a un effetto antidepressivo rapido e duraturo, con una riduzione della gravità della malattia, dell’ansia e dei sintomi depressivi auto-riferiti, oltre a un miglioramento della qualità della vita. Lo studio, pubblicato su JAMA, è stato condotto su oltre 100 pazienti con depressione maggiore e ha mostrato che una singola dose da 25mg di psilocibina, somministrata con supporto psicoterapeutico, è risultata significativamente più efficace rispetto al placebo nel ridurre i sintomi depressivi, mantenendo un buon profilo di sicurezza.
Dal punto di vista normativo, invece, l’Australia è stato il primo Paese, nel 2023, ad autorizzare gli psichiatri a prescrivere legalmente psilocibina e MDMA, mentre altri Stati come Svizzera, Nuova Zelanda e Repubblica Ceca hanno aperto all’uso controllato della sostanza in ambito terapeutico. Per quanto riguarda l’Europa, è in corso PsyPal, un progetto finanziato con fondi UE per valutarne l’uso nel trattamento del disagio psicologico legato a malattie progressive, anche se in Italia il tema resta oggetto di dibattito pubblico e mobilitazione civile. A fine giugno, infatti, l’Associazione Luca Coscioni ha avviato una campagna nazionale per «informare, sensibilizzare e difendere il diritto all’uso compassionevole e clinico delle terapie psichedeliche: sicure, controllate, scientificamente validate», secondo la quale non è necessaria una nuova legge: l’uso compassionevole di farmaci sperimentali, comprese le sostanze psichedeliche, infatti, sarebbe già previsto dalla normativa europea e italiana (Regolamento UE 726/2004 e DM 2017). L’ostacolo, secondo l’avvocato Claudia Moretti, sarebbe di natura culturale e politica, non giuridica: se non esistono alternative terapeutiche efficaci, è già possibile utilizzare composti come la psilocibina per alleviare sofferenze gravi, anche nei casi di depressione resistente. Il documento da lei redatto, in particolare, sostiene che la normativa italiana preveda già esplicitamente l’uso compassionevole di sostanze sperimentali – comprese quelle psichedeliche – attraverso procedure regolate dal Regolamento UE 726/2004 e dal Decreto del Ministero della Salute del 2017, che autorizzano il medico, in assenza di alternative terapeutiche, a prescrivere molecole sperimentali se supportate da dati scientifici e con il consenso del paziente.
Per quanto riguarda lo studio dell’Istituto Superiore di Sanità, gli esperti hanno spiegato che l’interesse per la psilocibina risiede nella sua azione sui recettori della serotonina in quanto, una volta assunta, la sostanza viene trasformata in psilocina, che modula l’attività delle reti cerebrali coinvolte nell’umore, nella percezione e nel pensiero. Le tecniche di neuroimaging e neurofisiologia utilizzate nello studio, continuano, consentiranno di ottenere immagini dettagliate del cervello, con l’obiettivo di identificare biomarcatori cerebrali e definire nuove strategie di psichiatria di precisione: «Per la prima volta potremo valutare l’efficacia della psilocibina in un contesto rigorosamente controllato e clinicamente supervisionato ma anche esplorarne forme innovative come quella non psichedelica, che possa eliminare gli effetti allucinogeni mantenendo il potenziale terapeutico», evidenzia Francesca Zoratto, ricercatrice ISS e Principal Investigator del progetto. Giovanni Martinotti, professore ordinario di Psichiatria all’Università di Chieti, commenta così: «Siamo di fronte a un cambio di paradigma sia scientifico che culturale che ci permette di saperne di più sul potenziale antidepressivo della psilocibina e sulle sue modalità di azione. È una grande occasione per la ricerca italiana e per migliorare le cure per la salute mentale. Queste conoscenze potranno rendere l’impiego delle nuove molecole ancora più sicuro, accettabile e accessibile per l’applicazione in ambito clinico».
Videogiochi e VPN: come gli utenti del Regno Unito aggirano i controlli anagrafici online
Il Regno Unito ha recentemente introdotto la misura più rigorosa finora adottata in Europa per la verifica dell’età online, sancita nel 2023 dall’Online Safety Act (OSA) con l’obiettivo di tutelare i minori dai cosiddetti “servizi rischiosi”. La normativa si applica a siti e portali che trattano temi di autolesionismo, suicidio, anoressia e pornografia. Soprattutto, pornografia. L’intervento ha avuto un impatto capillare, interessando non solo siti per adulti, ma anche social come Discord, Bluesky, Reddit e addirittura piattaforme videoludiche quali Steam, Xbox e PlayStation. Di fatto, tutte le realtà online che ospitano contenuti generati dagli utenti devono ora sottoporsi al processo di controllo con il risultato che, di fronte al timore di perdere la privacy, molti utenti nel Regno Unito hanno iniziato a falsificare i propri dati o a simulare accessi dall’estero, oppure hanno sfruttato videogiochi di ultima generazione per sabotare i sistemi di riconoscimento biometrico.
Tali misure, regolate dall’Autorità delle Comunicazioni britannica (Ofcom), vanno ben oltre il semplice sistema di autodichiarazione “clicca qui se hai più di 18 anni”: le piattaforme dovranno adottare procedure definite “ad alta efficacia”, che spaziano dalla stima biometrica facciale all’open banking, dall’utilizzo di portafogli digitali all’abbinamento di documenti d’identità con selfie in tempo reale. La conformità con le leggi sulla privacy resta tuttavia un punto di domanda: organizzazioni come la Wikimedia Foundation hanno evidenziato come, in un contesto segnato da frequenti fughe di dati, l’OSA rischi di compromettere l’anonimato degli utenti e di esporli a possibili abusi, anche in Paesi con regimi autoritari.
Le aziende che non si adegueranno alla nuova legge rischiano sanzioni fino a 18 milioni di sterline o al 10 % del fatturato globale annuale. Questo fattore dissuasivo ha spinto molte imprese a scegliere tra tre opzioni: bloccare l’accesso ai servizi nel Regno Unito, sviluppare soluzioni proprietarie per la verifica dell’età o affidarsi a terze parti specializzate in sistemi di “doppio anonimato”. Quest’ultima soluzione è particolarmente apprezzata perché trasferisce gran parte degli oneri sugli operatori subappaltati, i quali offrono sul web molteplici soluzioni, anche se alcune si dimostrano estremamente vulnerabili a tentativi di elusione.
Just a few minutes after the Online Safety Act went into effect last night, Proton VPN signups originating in the UK surged by more than 1,400%.
Unlike previous surges, this one is sustained, and is significantly higher than when France lost access to adult content. pic.twitter.com/W9R5FQBWKa
Nei minuti successivi all’entrata in vigore dell’OSA, Proton, azienda svizzera nota per il focus sulla privacy, ha per esempio registrato un aumento del 1.800 % nell’uso dei suoi servizi VPN. Per evitare i processi di verifica, molti utenti hanno pertanto immesso dati di connessione contraffatti per simulare l’accesso da altre aree geografiche, una decisione che riflette da vicino quanto già successo in passato in contesti omologhi. Sia negli Stati Uniti che in Europa.
In modo ancora più creativo, gli utenti britannici hanno inoltre scoperto che i sistemi di analisi facciale k-ID e Persona, adottati rispettivamente da Discord e Reddit, possono essere ingannati utilizzando delle immagini ricavate dalla “modalità fotografica” dal videogame Death Stranding. Sfruttando questa funzione opzionale, è possibile modificare liberamente le espressioni facciali del protagonista Sam Porter Bridges – interpretato dall’attore Norman Reedus –, una facoltà che permette di soddisfare con una certa facilità i requisiti di movimento richiesti dagli strumenti di verifica. “Il 60% della popolazione inglese è ormai Norman Reedus”, fa notare ironicamente un utente di Reddit in un post che ha suscitato grandi ondate di approvazione, metro empirico di come una parte considerevole di utenti sia poco felice di sottostare a norme digitali percepite come invadenti.
You can use Death Stranding's photo mode to bypass Discord's age verification https://t.co/o9n0c0lwkI pic.twitter.com/mvYmhZZCVp
Le carenze e le fragilità delle soluzioni attualmente impiegate potrebbero tuttavia avere vita breve: il Regno Unito sta valutando di introdurre un sistema di identità digitale noto come “Britcard“. Questo portafoglio digitale mima da vicino l’eID dell’Unione Europea ed è pensato per entrare in risonanza con i portali di servizio pubblico, tuttavia la sua bontà sarà da giudicare in futuro, al momento dell’uso applicato. Qualora le aziende terze non fossero in grado di garantire sistemi di identificazione validi, non è da escludere che il Governo possa proporre l’identità digitale come via prediletta per garantire il rispetto dell’Online Safety Act. I detrattori temono però che l’introduzione della Britcard sia uno stratagemma utile a monitorare meglio gli abitanti privi di permesso di soggiorno e intensificare il tasso di sorveglianza dello Stato.
Gaza: Israele ha ucciso direttamente oltre 60mila persone
Dall’escalation del 7 ottobre, Israele ha ucciso direttamente oltre 60.000 persone solo a Gaza. La nuova soglia psicologica è stata raggiunta ieri, martedì 29 luglio, con l’uccisione di 113 palestinesi nonostante l’annuncio di pause umanitarie locali da parte dello stesso esercito. Il numero preciso di persone uccise direttamente risulta pari a 60.034, di cui 18.592 bambini, 9.782 donne e 4.412 anziani. Tuttavia, il numero totale delle vittime, contando anche le morti per cause connesse alla guerra, potrebbe superare le centinaia di migliaia di persone. A questi si aggiungono 145.870 feriti stimati.
Terremoto di grado 8.8 in Russia: passata la minaccia Tsunami
Nella notte tra martedì 29 e mercoledì 30 luglio, un violento terremoto di magnitudo 8.8 ha colpito la regione della Kamchatka in Russia, causando diversi feriti e provocando uno tsunami in tutta la zona del Pacifico settentrionale. Le prime ondate hanno toccato la costa del Giappone durante la notte. Un allarme tsunami è stato emesso anche per Taiwan, le Filippine, le Hawaii e le isole Aleutine dell’Alaska, oltre che per gran parte della costa pacifica statunitense e sudamericana. La nostra diretta.
Ore 18.25 – USA: la minaccia è passata
La segretaria per la sicurezza nazionale statunitense Kristi Noem ha dichiarato ai giornalisti che la minaccia di un «grave tsunami» per gli Stati Uniti è passata, e che da ora in avanti il Paese prevede un «impatto minimo».
Ore 17.00 – In Kamchatka ha eruttato un vulcano
L’Accademia russa delle scienze ha annunciato che il vulcano Klyuchevskoy, in Kamchatka ha iniziato a eruttare dopo il terremoto di stamattina, mentre le scosse di assestamento continuavano a far tremare la zona.

Ore 15 – AIEA: nessun rischio per gli impianti nucleari
L’AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) ha dichiarato di essere in contatto con le autorità giapponesi, ma che non sembra esservi alcun rischio per la sicurezza delle centrali nucleari lungo la costa del Pacifico.
Ore 13:26 – USA: colpita l’intera costa occidentale. Allerta anche nella Polinesia francese e in Colombia
Tutti gli stati della costa occidentale statunitense (Washington, Oregon e California) segnalano un innalzamento del livello del mare, ma per ora non risultano segnalazioni di danni. Nel frattempo l’allerta ha raggiunto anche alcune aree della Colombia e della Polinesia francese, dove si stima che le onde potrebbero raggiungere i 4 metri di altezza; le Filippine, invece, hanno ritirato l’emergenza.
Ore 11.48 – USA: prima ondata “distruttiva” a Port San Luis
Il Servizio Meteorologico Nazionale di Los Angeles, nello stato della California, afferma che a Port San Luis è attualmente in corso «un’ondata rapida e distruttiva» di onde, e che la marea è passata da bassa ad alta nell’arco di qualche minuto. Le autorità hanno ricordato che le prossime onde potrebbero essere ancora più alte, intimando i cittadini a rimanere lontano dalle aree inondate anche dopo che le acque si saranno ritratte.
Ore 11.40 – Si moltiplicano le allerte tsunami
L’ambasciata degli Stato Uniti a Port Moresby ha diramato un’allerta tsunami per Papua Nuova Guinea, Isole Salomone e Vanuatu, avvertendo di «potenziali pericolose inondazioni costiere e forti e insolite correnti pericolose per chi si trova in acqua o nelle immediate vicinanze». Ridotta invece l’allerta per diverse isole del Pacifico (Guam, Rota, Tinian e Saipan), così come nelle Hawaii. Nel frattempo, anche Cina, Nuova Zelanda e Perù hanno diramato allerte.
Ore 10.43 – Le onde arrivano negli USA
Secondo quanto riporta il Servizio Meteorologico Nazionale (NWS) statunitense, la costa di Monterrey, in California, è stata raggiunta dalle prime onde. Monterrey ha emesso un ordine di evacuazione per le aree limitrofe al porto. Il NWS riporta che le prime onde hanno raggiunto anche San Francisco. Il NWS ricorda che la segnalazione delle prime onde non corrisponde all’arrivo dei picchi massimi e che le prossime onde potrebbero essere più pericolose, intimando ai cittadini di non avvicinarsi alla costa.
Ore 10.25 – Le Hawaii chiudono gli aeroporti
Le Hawaii hanno interrotto il traffico di aerei negli scali di Hilo e Kahului. I voli previsti in entrambi gli aeroporti sono stati cancellati e se a Hilo i passeggeri sono stati evacuati, a Kahului si sono rifugiati all’interno della struttura. L’Inouye International Airport è stato invece chiuso temporaneamente, ma ha ripreso le attività.
Ore 9.57 – Allerta gialla anche in Cile
L’allarme tsunami si è esteso anche al Cile, fino a ora il Paese che affaccia sul Pacifico più lontano dalla Russia ad avere lanciato una allerta. In seguito a una riunione di emergenza del Comitato Nazionale per la Gestione del Rischio di Disastri, le autorità del Paese hanno lanciato un’allerta gialla che si estende dalla regione di Arica e Parinacota (nel nord del Paese) a quella di Los Lagos (nel Cile meridionale), e hanno deciso di evacuare le aree costiere al di sotto dei 30 metri di altezza; in queste medesime aree sono state sospese le lezioni scolastiche.
Ore 8.30 – Kamchatka: eruzione di cenere dal vulcano Klyuchevskoy
Il team di risposta alle eruzioni vulcaniche della regione russa della Kamchatka (KVERT) ha riferito che il vulcano Klyuchevskoy ha espulso cenere fino a 3 km sul livello del mare. Il pennacchio di cenere si sarebbe esteso fino a 60 km a est. Il cratere del vulcano si sta riempiendo di lava e si attendono eruzioni.
Ore 7.30 – Russia: stato di emergenza sulle isole colpite dallo tsunami
Le autorità russe della regione di Sakhalin hanno dichiarato lo stato di emergenza nelle isole Kuril, dove lo tsunami ha causato danni agli edifici e inondazioni.
Torino, la repressione si abbatte sul movimento per Gaza: 47 indagati e 7 richieste di arresto
Dopo il fallimento del processo per associazione a delinquere contro decine di attivisti, la Questura di Torino apre un nuovo capitolo nella repressione contro le realtà di resistenza. Nei giorni scorsi è stato infatti notificato a decine di persone un faldone di 250 pagine, risultato di indagini concluse nel dicembre dello scorso anno e riguardanti diverse iniziative di protesta svoltesi tra il 2023 e il 2024. Sono una cinquantina in tutto gli indagati, 7 le richieste di custodia cautelare in carcere o ai domiciliari e decine i divieti di dimora e gli obblighi di firma. La notizia è giunta a ridosso della chiusura del Festival dell’Alta Felicità, organizzato ogni anno dal Movimento No TAV e finito anch’esso in varie occasioni nel mirino delle forze dell’ordine.
Tra le manifestazioni incriminate, la gran parte costituivano iniziative contro la guerra condotta da Israele in Palestina, come il presidio svoltosi di fronte alla sede della RAI il 7 ottobre 2024 o la manifestazione nazionale del 5 ottobre 2024 tenutasi a Roma. Nel corso di quest’ultima, alla quale presero parte migliaia di persone provenienti da tutta Italia nonostante il divieto della Questura di manifestare a sostegno di Gaza, le tensione in piazza è stata alta anche grazie alla presenza di oltre 1.500 agenti. Nel mirino delle forze dell’ordine anche la protesta del dicembre 2023 svoltasi presso il polo universitario del Campus Einaudi contro il volantinaggio del FUAN, collettivo neofascista, nel corso della quale una docente (Alessandra Algostino, che pochi mesi dopo definì Torino un «laboratorio di repressione») ha ricevuto una manganellata ed è finita in ospedale con un trauma cranico. In mezzo ci sono anche le proteste svoltesi a Torino contro Giorgia Meloni, in visita a Torino in occasione del Festival delle Regioni nell’ottobre 2023, e Giuseppe Valditara. In ciascuna di queste, i partecipanti hanno denunciato uno spropositato uso della violenza da parte della polizia, spesso intervenuta con il lancio indiscriminato di fumogeni e idranti per gestire la folla. Gli interrogatori degli attivisti incriminati hanno iniziato a svolgersi lunedì 28 luglio e termineranno domani, 31 luglio.
I movimenti denunciano come il tentativo della Questura e della procura sia quello, come già successo altre volte (ad esempio nell’ambito del processo per associazione a delinquere), di individuare una regia violenta dietro alle proteste, depoliticizzandone il contesto per ridurle alla stregua di una lotta violenta fine a sè stessa. L’obiettivo sarebbe quello di «delegittimare le esperienze collettive radicate, come le mobilitazioni in solidarietà al popolo palestinese o la difesa degli spazi universitari dai gruppi fascisti». I fatti contestati, sottolineano gli attivisti, riguardano infatti situazioni di lotta nelle quali i movimenti hanno rivendicato la responsabilità collettiva. «Una strategia comunicativa e politica che non si limita a reprimere le proteste, ma punta a delegittimare culturalmente il dissenso stesso, svuotandolo di senso e presentandolo come una minaccia all’ordine e non come ciò che realmente è: un’esigenza collettiva».
Anche secondo due ONG israeliane a Gaza è in corso un genocidio
Le ONG israeliane B’Tselem e Physicians for Human Rights (PHRI), da tempo attive per i diritti dei palestinesi, hanno pubblicato due distinti rapporti in cui sostengono che ciò che Israele sta compiendo a Gaza è un genocidio. Dal 7 ottobre, è la prima volta che la società civile israeliana accusa il proprio Paese di genocidio. B’Tselem si concentra su tre aspetti: la vita sotto il regime di apartheid, l’uso sistemico della violenza contro i palestinesi, e il meccanismo istituzionalizzato di disumanizzazione del popolo palestinese. PHRI, invece, propone una analisi legale incentrata sulla questione sanitaria, che dimostra il «deliberato e sistematico smantellamento del sistema di sostentamento della vita a Gaza», attraverso attacchi agli ospedali e al personale medico-sanitario, e la negazione dell’entrata di aiuti umanitari. Entrambi i rapporti concludono che le azioni israeliane a Gaza violano la convenzione internazionale per la prevenzione del crimine di genocidio; i documenti segnano un primo momento di presa di coscienza da parte della società israeliana, e arrivano a qualche giorno da una manifestazione per chiedere al governo di fermare i bombardamenti a Gaza.
Il rapporto di B’Tselem si intitola Il nostro genocidio. Esso muove i primi passi dalla definizione del termine genocidio, inquadrandolo dal punto di vista giuridico e rimarcando come la commissione del crimine non implica necessariamente il tentativo di distruggere tutti i membri di un gruppo. «Il regime israeliano», si legge nel rapporto, ha mostrato «inequivocabilmente» il proprio intento genocida – elemento chiave per l’individuazione del crimine – nei confronti della popolazione palestinese. Il quadro risulta chiaro dalle dichiarazioni di ufficiali militari, funzionari e politici israeliani, e dai bombardamenti su aree civili, infrastrutture, zone umanitarie e ospedali. Il genocidio palestinese, sostiene B’Tselem, viene portato avanti in diversi modi: in primo luogo, uccidendo e provocando problemi di natura mentale alla popolazione civile palestinese; a riprova di questo primo punto, B’Tselem porta numerose figure ed esempi, primo fra tutti il numero di uccisioni dirette condotte dall’esercito israeliano a Gaza. L’ONG cita inoltre diversi studi che mostrano come la maggioranza (circa il 96%) dei bambini di Gaza avrebbe bisogno di supporto psicologico per i traumi subiti. Come a Gaza, anche in Cisgiordania e nelle proprie carceri Israele ha ucciso centinaia di civili, condotto attacchi aerei, e arrestato, umiliato e torturato i rappresentanti del palestinesi.
Accanto alle uccisioni e ai traumi provocati da Israele, vi è la sistematica distruzione delle condizioni di vita che, tanto a Gaza quanto in Cisgiordania e in Israele, si manifesta da ben prima del 7 ottobre, attraverso un autentico sistema di apartheid. A Gaza, la maggior parte della popolazione vive in condizioni di carestia, e le persone bisognose di cure sono private della possibilità di accedere a un sistema sanitario funzionante; in generale in tutta la Palestina, scrive B’Tselem, Israele controlla e limita la distribuzione di acqua, l’erogazione di elettricità, demolisce case e abitazioni, abbatte campi coltivati e danneggia direttamente le capacità economiche del popolo palestinese. Israele, inoltre, continua i rapporto, provoca deliberatamente lo sfollamento della popolazione civile tanto nel proprio territorio quanto in quello palestinese, porta avanti un genocidio culturale e sociale cancellando l’identità e la storia del popolo palestinese e porta avanti quello che il rapporto definisce «genocidio come processo» che affonda le proprie radici nella stessa nascita dello Stato di Israele: «Il genocidio è il risultato di uno sviluppo graduale», scrive il gruppo, un processo che avanza per fasi, a partire dalla disumanizzazione di un gruppo passando per la sua trasformazione in una minaccia esistenziale, per giungere infine alla giustificazione della sua cancellazione. Un processo, sostiene il gruppo, che Israele porta avanti da ottant’anni, e che nel 7 ottobre non ha fatto che trovare «l’elemento scatenante» per avviare la macchina genocidaria.
Se B’Tselem fornisce un quadro generale sul genocidio palestinese, soffermandosi su diversi aspetti, PHRI si focalizza su uno solo dei tanti crimini israeliani, arrivando alla medesima conclusione. Secondo PHRI, l’uccisione dei palestinesi, la negazione delle cure e degli aiuti, la distruzione degli ospedali e delle strutture rivolte alla maternità, rispondono ad almeno tre delle definizioni di genocidio delineate dalla Convenzione: l’uccisione di membri del gruppo oggetto del crimine, il causare danni mentali e fisici e l’inflizione deliberata di danni volti a distruggerlo. Proprio quest’ultimo è il punto maggiormente analizzato dal gruppo, che, a supporto della propria tesi, porta una lunga lista di casi in ordine cronologico e geografico. Il rapporto delle due ONG, che si battono da tempo per i diritti del popolo palestinese, arrivano a qualche giorno da una manifestazione contro l’esecutivo del Paese in cui i cittadini israeliani hanno sfilato mostrando foto di bambini di Gaza, chiedendo al proprio governo di fermare i massacri e permettere l’entrata di aiuti umanitari nella Striscia.
A Palermo importanti boss mafiosi sono tornati in libertà: l’antimafia in allerta
Numerosi mafiosi di spicco stanno tornando in libertà a Palermo. Si tratta di personaggi apicali nelle gerarchie di Cosa Nostra, i quali, dopo aver scontato le loro pene, possono reinsediarsi nelle loro aree di influenza: tra questi, ci sono Calogero Lo Piccolo e Giovanni Sirchia, cui furono messe le manette nell’ambito di un’indagine incentrata sulla ricostituzione della Commissione mafiosa – organo di vertice della consorteria – in seguito alla morte di Totò Riina. Ma sono presenti anche Rosario Lo Bue, ex capomafia di Corleone, e Patrizia Messina Denaro, sorella di Matteo, che ebbe un ruolo attivo nella super-latitanza del boss. Il tutto avviene dopo che, negli scorsi mesi, hanno ottenuto la libertà vigilata – senza passare dalla collaborazione con la giustizia – molti altri esponenti di Cosa Nostra, tra cui killer spietati e addirittura un boss stragista. E ora, nel capoluogo siciliano, la preoccupazione torna ai massimi livelli.
A fare ritorno a casa, come rivelato da Salvo Palazzolo sull’edizione palermitana di Repubblica, sarà Calogero Lo Piccolo, figlio del “barone” Salvatore, importante capomandamento di San Lorenzo. Calogero era stato arrestato nel 2019 nell’ambito dell’indagine “Cupola 2.0”, con l’accusa di aver preso le redini del mandamento e di essere stato attivo nella ricostituzione della Commissione di Cosa Nostra. Quest’ultima, negli anni precedenti, era infatti stata decimata dagli arresti ed era scevra di una vera leadership. Dopo la morte di Riina, deceduto in carcere nel novembre 2017, Lo Piccolo – più volte arrestato e appena uscito dal carcere per un’altra condanna – era stato promotore e partecipe del primo meeting per ristrutturare le alleanze interne all’associazione mafiosa e rendere più efficiente il coordinamento tra le famiglie, alcune delle quali sull’orlo di un conflitto. Un altro personaggio che ha finito di scontare la sua pena è Giovanni Sirchia. Anche lui fu arrestato nell’ambito della medesima inchiesta, con l’accusa di avere organizzato logisticamente la riunione in cui i boss sancirono la rifondazione della Cupola. In tale cornice, venne eletto il nuovo capo di Cosa Nostra, il gioielliere palermitano Settimo Mineo, arrestato insieme a decine di altri mafiosi.
In questa lista spicca la figura di Rosario Lo Bue, ex capomandamento di Corleone. Classe 1943, la sua carriera criminale si è sviluppata all’ombra di Totò Riina e Bernardo Provenzano, che si sarebbero poi succeduti alla guida di Cosa Nostra dopo la Seconda guerra di mafia. Il potere di Lo Bue si estendeva in particolare nei settori della compravendita di bestiame e della grande distribuzione, in cui beneficiava anche dei relativi contributi comunitari. Nel 2023, erano stati definitivamente confiscati alla famiglia Lo Bue rapporti bancari, abitazioni, terreni, polizze assicurative, complessi di beni aziendali e di un magazzino per un valore complessivo di oltre 3 milioni di euro. Eccellente è anche il nome di Anna Patrizia Messina Denaro, tornata a Castelvetrano – feudo di suo fratello Matteo e, prima ancora, del capomafia Francesco, suo padre – dopo aver passato in galera gli ultimi 12 anni della sua vita. La donna era stata arrestata nel 2013 e successivamente condannata per i reati di associazione mafiosa ed estorsione, avendo gestito in prima persona le comunicazioni del superlatitante. Quest’ultimo venne catturato il 16 gennaio del 2023, morendo poi di cancro in carcere otto mesi dopo. Si andava dai tradizionali “pizzini” alle chat sui social network, anche grazie all’utilizzo di account fake.
La portata di questa vicenda risulta amplificata se si pensa che, negli ultimi mesi, è stata concessa la semilibertà a mafiosi responsabili di efferati omicidi che non hanno mai aperto bocca davanti ai magistrati sui loro pesanti trascorsi criminali. Tra loro, gli spietati killer di mafia Raffaele Galatolo e Paolo Alfano, lo storico capomandamento Ignazio Pullarà e ad altri mafiosi di spicco come Franco Bonura, Gaetano Savoca e Tommaso Lo Presti, che hanno potuto fare ritorno a Palermo. Ma anche il boss stragista Giovanni Formoso, punito con l’ergastolo per aver caricato l’autobomba utilizzata nell’attentato di via Palestro a Milano, il 27 luglio 1993, che causò 5 morti. Anche lui ha ottenuto la semilibertà – è la prima volta per un boss mafioso condannato per strage e mai pentitosi –, ma, almeno per ora, con il divieto di tornare in Sicilia. Il tutto è avvenuto a causa di un approccio giurisprudenziale molto più permissivo rispetto al passato, segnato da dirimenti sentenze della Corte Europea dei Diritti Umani e della Corte Costituzionale, che hanno reso non più assoluto il divieto di benefici penitenziari per la mancata collaborazione con la giustizia dei condannati.










