Le forze armate yemenite hanno annunciato di aver lanciato una nuova operazione militare diretta contro il cacciatorpediniere britannico Diamond nel Mar Rosso. L’attacco è stato «accurato» e realizzato con una serie di missili balistici, secondo quando riportato dall’Agenzia di stampa yemenita Saba. Inoltre, sarebbero state colpite con droni e missili navali e balistici anche la nave Norderney e la MSC Tavvishi nel Mar Arabico in quanto «appartenenti a società che hanno violato la decisione di divieto d’accesso ai porti della Palestina occupata», secondo quanto riferito dal generale di brigata Yahya Sarie. Nessuna conferma, per ora, da parte occidentale
Messico, migliaia di residenti in fuga da clan criminali
In Messico migliaia di residenti sono in fuga a causa della violenza che affligge la città di Tila, nel sud. Come riportato dai media nazionali, i cittadini hanno approfittato dell’arrivo di circa 500 membri in uniforme dell’Esercito e della Guardia Nazionale per fuggire dalla città, dopo che «gruppi criminali hanno bruciato case veicoli e giustiziato almeno sette persone in quattro giorni». Juan Núñez Cancino, delegato della Protezione Civile, ha spiegato che nell’area opera un gruppo armato chiamato Los Autónomos e ha aggiunto: «Non ci aspettavamo che partissero molte persone, sapevamo che ci sarebbe stata un’evacuazione di circa 10 o 15 famiglie, niente di più. Tuttavia arrivavano camion, camion e ancora camion di persone».
Proteste a Tel Aviv, media: arrestati 33 manifestanti
Nonostante la liberazione di 4 ostaggi che erano in mano ad Hamas, a Tel Aviv ieri sera i manifestanti sono scesi in piazza per chiedere nuove elezioni e la restituzione degli ostaggi rimasti prigionieri a Gaza. Il corteo era autorizzato ma al termine alcuni cittadini hanno cercato di bloccare una strada e le forze di polizia – riferisce The Times of Israel – hanno «disperso i manifestanti dalla strada, impiegando metodi di controllo antisommossa e arrestando i disturbatori dell’ordine pubblico». Sono state arrestate 33 persone e, secondo quanto riportato dai media, in alcuni casi «la polizia ha buttato a terra i manifestanti».
Un nuovo studio scientifico si interroga sull’eccesso di mortalità «senza precedenti»
Nonostante l’attuazione di misure di contenimento e l’utilizzo dei vaccini contro il Covid-19, l’eccesso di mortalità è rimasto sostanzialmente invariato nel mondo occidentale per tre anni consecutivi e ciò richiede che i leader politici indaghino a fondo sulle cause di tale fenomeno: è ciò che riporta uno nuovo studio sottoposto a revisione paritaria e pubblicato sul British Medical Journal. La ricerca, utilizzando il database Our World in Data, ha calcolato la mortalità in eccesso utilizzando i dati storici dal 2015 al 2019 e ha scoperto che tra 47 paesi solo la Groenlandia non ha registrato decessi in più. Si tratta di un fenomeno «senza precedenti» secondo gli autori anche perché nel 2021, «l’anno in cui sono state utilizzate sia le misure di contenimento che i vaccini contro il Covid per affrontare la diffusione e l’infezione del virus, è stato segnalato il numero più elevato di decessi in eccesso». Servono quindi ulteriori indagini sulle possibili cause – compresi i «programmi di vaccinazione contro il Covid-19» – e soprattutto l’aiuto dei leader politici dei vari paesi in quanto, tra le altre questioni, vi è il fatto che ogni nazione certifica i decessi in modi diversi e non immuni da bias ed errori statistici.
Dallo scoppio della pandemia di Covid – spiegano i ricercatori – l’eccesso di mortalità non comprende solo i decessi legati all’infezione dal virus, ma anche quelli correlati agli effetti indiretti delle strategie sanitarie per affrontare la diffusione delle infezioni. Sebbene le misure di contenimento ed i vaccini contro il Covid siano stati implementati per proteggere i cittadini più sensibili alla malattia e abbiano salvato numerose vite, potrebbero avere comportato comunque altri «effetti dannosi», seppur inferiori a quelli del virus. Infatti – continuano – sono stati documentati sospetti eventi avversi sia negli studi Pfizer che Moderna e sono state segnalate lesioni gravi e decessi in vari database ufficiali, come VAERS, EudraVigilance e Yellow Card Scheme. Nonostante i fattori possano essere i più vari – tra cui decessi legati all’infezione, al sovraccarico del sistema sanitario o legati ad altre cause naturali o ad eventi estremi – i conti però non sembrano tornare: utilizzando i dati estratti dal database Our World in Data e includendo solo i paesi che riportavano la mortalità per tutte le cause dal 2020 al 2022, è stato scoperto che tra 47 paesi ben 41 (87%) hanno registrato un aumento nel 2020, 42 (89%) nel 2021 e 43 paesi (91%) nel 2022.
Nel 2020, anno della pandemia e dell’attuazione delle misure di contenimento, sono stati registrati 1.033.122 morti in più, mentre nel 2021, anno in cui sono stati introdotti anche i vaccini contro il Covid, sono stati segnalati 1.256.942 decessi in eccesso. Nel 2022, infine, sono stati registrati 808.392 decessi in più. Tra 47 paesi solo la Groenlandia non ha registrato eccessi tra il 2020 ed il 2022. Si tratta quindi di numeri che dovrebbero coinvolgere i leader politici per avviare nuove indagini in quanto – scrivono i ricercatori – vi è anche il fatto che «attualmente manca un consenso scientifico riguardo all’efficacia degli interventi non farmaceutici nel ridurre la trasmissione virale». L’analisi di questi dati rappresenta «un primo passo importante» per i processi decisionali politici riguardo a possibili future crisi sanitarie e il passo successivo riguarda l’identificazione tra i vari potenziali fattori che hanno contribuito alla mortalità in eccesso, «tra cui infezione da Covid-19, effetti indiretti delle misure di contenimento e programmi di vaccinazione».
A tal proposito – continuano gli autori – vi è anche il fatto che «altre ricerche hanno mostrato una profonda sotto-segnalazione degli eventi avversi, compresi i decessi, dopo l’immunizzazione» e che «manca il consenso della comunità medica riguardo ai timori che i vaccini ad mRNA possano causare più danni di quanto inizialmente previsto». Infatti alcuni «studi francesi suggeriscono che i vaccini mRNA per il COVID-19 sono prodotti di terapia genica che richiedono un rigoroso monitoraggio degli eventi avversi a lungo termine» ma, nonostante queste preoccupazioni, «i dati degli studi clinici necessari non sono condivisi con il pubblico». In conclusione, l’eccesso di mortalità è rimasto elevato nel mondo occidentale per tre anni consecutivi, «si tratta di una situazione senza precedenti e che solleva serie preoccupazioni». Durante la pandemia, concludono gli autori, «i politici e i media hanno sottolineato quotidianamente che ogni morte dovuta al Covid-19 era importante e che ogni vita meritava protezione attraverso misure di contenimento e vaccini contro il Covid-19. All’indomani della pandemia, dovrebbe valere la stessa morale», e per questo i leader politici e governativi dovrebbero indagare a riguardo.
[di Roberto Demaio]
Europee: affluenza di sabato al 14,64%
Per le elezioni europee, alle ore 23:00 di sabato 8 giugno ha votato il 14,64% degli aventi diritto: lo riportano i dati del Viminale pubblicati sul portale Eligendo. L’ultima volta che si è votato per le europee su due giorni fu nel 2009, quando l’affluenza alle 22:00 fu del 17,8%. Per quanto riguarda le elezioni regionale del Piemonte invece, l’affluenza è stata del 17,54%, mentre per quelle comunali – relative alle votazioni in 3.698 Comuni – si è registrata una partecipazione del 20,63% al termine della raccolta dei dati dalle sezioni.
L’ONU inserisce Israele nella lista nera dei Paesi che minacciano la vita dei bambini
Ieri il Segretario generale dell’ONU Antonio Guterres ha chiamato l’Ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite per annunciargli che Israele verrà aggiunto nella prossima “lista nera” dell’ONU per la violazione dei diritti dei bambini nei conflitti armati. A far trapelare la notizia è lo stesso Ambasciatore israeliano Gilad Erdan, che ha pubblicato parte della conversazione telefonica con Guterres sul social network X, lanciando una condanna all’organo internazionale. A venire inseriti nella lista, che dovrebbe venire resa nota a metà giugno, saranno anche Hamas e il movimento per il Jihad Islamico Palestinese. Non risultano ancora chiare né le specifiche accuse, né le possibili conseguenze dell’azione di Guterres, che per ora pare ancora configurarsi come la rituale iniziativa simbolica dagli esiti incerti.
La “lista nera” di Guterres è l’appendice a un breve documento che viene pubblicato ogni anno sul sito delle Nazioni Unite. Nell’elenco figurano tutti quegli Stati e quelle organizzazioni che, nel corso di un conflitto armato si sono macchiati di crimini contro l’infanzia quali il “reclutamento e l’uso di bambini [ndr. in guerra], l’uccisione e la mutilazione di bambini, lo stupro e altre forme di violenza sessuale sui bambini”, e infine il “rapimento di bambini”; parimenti, nella lista figurano anche quelle parti di un conflitto che hanno portato avanti “attacchi a scuole, ospedali, e persone protette in relazione alle scuole e/o agli ospedali”. Non risulta ancora chiaro per quali di questi crimini Israele verrà inserito nella lista. Poco chiaro, inoltre, anche quali siano le possibili conseguenze che potrebbero derivare dall’inserimento dello Stato ebraico e di Hamas e il JIP nel documento. Nel rapporto dell’anno scorso, per esempio, non viene suggerita alcuna misura attiva nei confronti dei Paesi che appaiono nell’elenco, ma al tempo stesso vengono richiamate passate risoluzioni che prenderebbero in considerazione la promozione di sanzioni o di embargo sulle armi contro chi viola i diritti umanitari dei minori.
Nonostante l’inserimento di Israele in una simile lista sia una novità, non si può dire lo stesso riguardo ai crimini di guerra di cui Tel Aviv si macchia quando si tratta di bambini. Lo stesso rapporto dell’anno precedente dedica una intera sezione allo Stato ebraico e alle controparti palestinesi, e sottolinea come solo nel 2022 si siano registrate “3.133 gravi violazioni contro 1.139 bambini palestinesi” nel territorio della Palestina storica. L’ONU avrebbe inoltre “verificato l’impiego di 4 bambini palestinesi (3 maschi e 1 femmina) da parte delle forze israeliane come scudi umani”, così come il tentativo di reclutare due bambini come informatori. Solo nella Cisgiordania, inoltre, l’ONU avrebbe registrato la detenzione di 852 bambini per “presunti reati contro la sicurezza”. Sempre nel 2022, Israele avrebbe bombardato 121 strutture tra scuole e ospedali, avrebbe ucciso 42 bambini, e ne avrebbe mutilati 517. Guterres scrive infine che Israele avrebbe impedito l’accesso agli aiuti umanitari su territorio palestinese 1.863 volte. Quando presenti, gli stessi dati che coinvolgono il JIP e Hamas, si aggirano invece sempre su numeri a una sola cifra.
Anche Save the Children, già nel 2020, aveva lanciato una petizione per denunciare il maltrattamento dei bambini da parte delle forze israeliane. Secondo l’associazione umanitaria, ogni anno circa 500-700 bambini vengono “processati e detenuti secondo la legge militare israeliana”. Nello specifico, “l’accusa più comune è il lancio di pietre, per cui si può arrivare ad una pena di 20 anni”. Nello stesso 2020, quando era stata scritta la petizione, i bambini incarcerati erano 160. Oggi la stessa Save the Children denuncia come in sole tre settimane l’esercito israeliano abbia ucciso più bambini di quanti ne vengano uccisi annualmente dal 2019 a causa dei conflitti bellici; secondo un report di UNICEF, inoltre, solo nella prima settimana Israele avrebbe ucciso almeno 700 bambini nella Striscia di Gaza. Da mesi, invece, si parla della situazione di assoluta carestia in cui versano i bambini a causa dei continui bombardamenti e dell’insufficiente entrata di aiuti umanitari.
La campagna militare israeliana sulla Striscia di Gaza è arrivata oggi al 246esimo giorno. Al 5 giugno, data dell’ultimo report dell’Agenzia per gli Affari Umanitari dell’ONU, dall’escalation del 7 ottobre Israele avrebbe ucciso 36.586 persone, e di queste 7.797 sono bambini identificati; quest’ultimo dato, tuttavia, risulta una stima al ribasso, dovuta a un cambio nella conta dei morti avvenuto tra il 6 e l’8 maggio, che esclude le vittime non identificate dalla conta demografica. Secondo le ultime statistiche condivise ieri dall’Ufficio Media Governativo palestinese, le vittime tra i bambini avrebbero infatti raggiunto quota 15.517.
[di Dario Lucisano]
Il Messico smentisce morte per aviaria e OMS
Il Messico ha smentito quello che era stato presentato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come il primo caso al mondo di morte per aviaria dovuto ad infezione tra umani. «Vorrei sottolineare che la dichiarazione dell’Oms è piuttosto grossolana, poiché fin dall’inizio si parla di un caso fatale, ma non è così: è morto per un’altra causa e senza che fosse determinata, mentre solo marginalmente viene affermato che il rischio in questo caso è basso», ha dichiarato il ministro della Sanità Jorge Alcocer, che ha aggiunto che l’uomo in realtà sarebbe deceduto per complicazioni derivate dal diabete e dall’insufficienza renale e non per influenza aviaria.
Gaza, bombe a Deir al Balah: ci sarebbero oltre 200 morti
Attorno alle 11.00 di oggi, Israele ha lanciato un bombardamento “senza precedenti” nell’area centrale della Striscia di Gaza, bersagliando principalmente il governorato di Deir al Balah, e nello specifico il campo di Nuseirat, quello di Maghazi e quello di Bureij. A dare la notizia l’ufficio media governativo, che parla di “dozzine di martiri” e feriti, tutti portati presso l’ospedale dei martiri di Al Aqsa, e ammassatisi nella struttura. Ancora poco chiari i dati effettivi su vittime e feriti. L’agenzia di stampa statale palestinese Wafa riporta “almeno 40 vittime”, ma l’emittente panarabica qatariota Al Jazeera, citando il suo corrispondente arabo, parla di 80 morti.
*Aggiornamento delle ore 16:15: secondo il comunicato rilasciato dal governo palestinese di Gaza le vittime al momento accertate sarebbero 210 e oltre 400 i feriti.
Arrivati i dieci bambini da Haiti adottati da famiglie italiane
È atterrato all’aeroporto militare di Ciampino il volo che ha portato nel Belpaese dieci bambini provenienti da Haiti e adottati da famiglie italiane. Secondo quanto comunicato da Palazzo Chigi, i bambini attendevano da mesi di potersi congiungere alle famiglie adottive, con le quali avevano avuto soltanto contatti in videochiamata. Ad accoglierli vi era anche la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella, che ha commentato: «Dieci bambini sono arrivati da Haiti, strappati agli orfanotrofi e alla guerra civile, per abbracciare le famiglie italiane che li hanno adottati e che aspettavano con ansia di accoglierli».