domenica 24 Novembre 2024
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Speciale elezioni europee 2024: il programma del Partito Democratico

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Il 15 maggio scorso, a tre settimane dal voto, il Partito Democratico ha presentato il suo programma politico per le elezioni europee. È composto da cinque capitoli ed è accompagnato dallo slogan “L’Europa che vogliamo”. Niente nomi all’interno del simbolo ma solo un riferimento ai Socialisti & Democratici (S&D), il gruppo politico in cui gli eurodeputati del Partito Democratico confluiranno. In linea con la natura dello speciale elezioni europee, analizzeremo le proposte riguardanti esclusivamente l’ambito comunitario, così da filtrare propaganda e misure irrealizzabili tra Strasburgo e Bruxelles.

Carta d’identità: Partito Democratico

Leader: Elly Schlein

Orientamento: Centro-sinistra. Tra le ideologie si annoverano progressismo, riformismo ed europeismo.

Gruppo politico al Parlamento europeo: Socialisti & Democratici (S&D)

Ultima legislatura: 19 eurodeputati eletti

I capolista nelle cinque circoscrizioni: Cecilia Strada (nord-ovest), Stefano Bonaccini (nord-est), Elly Schlein (centro e isole), Lucia Annunziata (sud)

Programma

  • Adozione di un Patto sul Progresso Sociale a favore di “salario minimo europeo, rafforzamento della contrattazione collettiva, nuovi diritti per i nuovi lavori, regolamentazione dell’intelligenza artificiale e delle piattaforme digitali”; 
  • “Rendere permanente e rafforzare Next Generation EU (il fondo approvato per rilanciare l’economia europea dopo la pandemia di Covid-19, ndr), estendendolo a tutti i settori strategici e facendolo diventare una vera leva di politica industriale europea”;
  • Sì a un Fondo europeo sull’efficientamento energetico del patrimonio edilizio, così da alleggerire l’onere finanziario in capo alle famiglie;
  • “Promuovere una nuova governance economica che superi definitivamente l’austerity con regole di bilancio che guardino prima di tutto agli investimenti comuni e alla tutela dei posti di lavoro”;
  • Armonizzazione dei livelli di tassazione per eliminare i paradisi fiscali europei;
  • Riforma del Green Deal volta a coniugare giustizia sociale e giustizia climatica. “Servono incentivi e un grande piano di risorse per accompagnare lavoratrici, lavoratori e imprese in questo ineludibile cambiamento”. Allo stesso tempo vanno anticipati “i tempi di azzeramento delle emissioni nette per realizzare una economia europea carbon free strategicamente autonoma”, basata su rinnovabili e “flussi energetici del Mediterraneo”, provenienti principalmente dall’Africa;
  • Riforma delle politiche europee in materia di immigrazione. Superamento del Regolamento di Dublino per arrivare a una maggiore solidarietà nell’accoglienza tra i Paesi membri. “Ci impegneremo per un sistema europeo di vie d’ingresso legali e sicure in tutti i Paesi europei e su corridoi umanitari per chi fugge da situazioni di guerra e di crisi. Siamo contrari agli accordi di esternalizzazione delle frontiere che ledono i diritti umani dei migranti e giovano solamente ai regimi autoritari con cui vengono siglati”. Sembrano dunque lasciati alle spalle gli anni in cui il Partito Democratico firmava il memorandum con la Libia. Un copione già visto nel 2022, quando in campagna elettorale a Via Sant’Andrea delle Fratte si accorsero che Tripoli non rispettasse i diritti umani;
  • Accogliere nell’Unione “Balcani occidentali, Ucraina, Moldavia e Georgia, Paesi e regioni che guardano a noi come rifugio di libertà e democrazia”. Per Kiev, il Partito Democratico ribadisce la necessità del supporto economico, militare e diplomatico da parte dell’Unione europea;
  • L’UE deve farsi promotrice di una Conferenza Internazionale di Pace sul Medio Oriente. “L’Europa che vogliamo non può accettare che la reazione israeliana al terrorismo di Hamas si trasformi in una punizione collettiva del popolo palestinese. L’Europa che vogliamo deve rilanciare la soluzione dei due popoli, due Stati”;
  • “Superare il diritto di veto, rafforzare il bilancio europeo e il Parlamento europeo, introdurre nuovi strumenti di partecipazione democratica.

Le votazioni in Europa

  • Recovery Fund (10 febbraio 2021): voto a favore. L’indirizzo delle risorse del fondo (209 miliardi di euro) è stato definito dall’Italia attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR);
  • Regolamento sull’identità digitale (29 febbraio 2024): voto a favore. La nuova identità digitale conterrà tutti i dati dei cittadini europei e permetterà loro di accedere a servizi pubblici e privati con un click, in tutta l’Unione. Norma che ha sollevato parecchi dubbi circa i possibili “effetti collaterali” in termini di sorveglianza e repressione;
  • Direttiva sulle emissioni industriali (12 marzo 2024): voto a favore. La norma prevede multe del 3% del fatturato annuo per gli allevamenti di medio-grandi dimensioni che non adottato le “migliori tecnologie disponibili” per minimizzare le emissioni inquinanti;
  • Nuovo Patto su migrazione e asilo (10 aprile 2024): voto contrario a sei delle dieci leggi che lo compongono. Il PD ha votato contro le procedure di asilo più rapide, che comportano analisi superficiali e incomplete, dunque un aggravamento di una situazione; lo screening alle frontiere, sempre più luoghi di impunità. Il Partito Democratico ha invece votato a favore del meccanismo di redistribuzione dei rifugiati non obbligatorio e di fatto bypassabile dai Paesi membri attraverso dei “contributi finanziari” o “un sostegno tecnico-operativo” (un meccanismo che dunque non supera il controverso regolamento di Dublino); di una procedura, attivabile a discrezione dei Paesi membri, che in poche parole garantisce l’accesso legale e sicuro all’Europa per le persone a cui l’ONU riconosce lo status di rifugiato;
  • Riforma del Patto di Stabilità (23 aprile 2024): astensione. Delle sue controversie abbiamo scritto più volte su L’Indipendente, sottolineando l’obiettivo principale della misura: limitare il più possibile l’intervento statale nell’economia per promuovere, invece, il ruolo dei privati secondo uno dei pilastri del modello economico liberista. La riforma rappresenta un cortocircuito dem, dal momento che in sede di votazione il partito si è astenuto mentre pochi giorni dopo ha inserito nel programma il superamento dell’austerity, che invece il nuovo Patto di Stabilità perpetua.

La comunicazione politica

Dopo le critiche per la sua comunicazione politica, Elly Schlein ha cambiato le carte in tavola e ha puntato forte sulla presenza social, con reel brevi su temi sentiti dall’agenda del pubblico (lavoro, sanità, servizi) e dirette con realtà vicine all’universo dem. Non mancano poi le foto e i video – spesso ritraenti la segretaria tra la folla – che chiudono gli appuntamenti elettorali appena passati. Saltato il duello tv con Giorgia Meloni, Elly Schlein ha ripiegato su attacchi a distanza, prontamente replicati dalla presidente del Consiglio.

Merita una menzione speciale la campagna elettorale di Antonio Decaro, sindaco di Bari candidato alle europee nelle liste del PD, che a maggio ha pubblicato uno spot diventato presto virale, che lo ritraeva intento a studiare il necessario per un’eventuale vittoria, dunque le lingue e i dialetti dell’Italia meridionale, così da far “finalmente sentire in Europa la voce del Sud”. Il video ha conquistato anche Matteo Renzi, esponente della lista Stati Uniti d’Europa ed ex segretario del PD, che ha commentato con l’emoj “🔥”.

In poche parole

Voto-truffa sì, voto-truffa no? Il Partito Democratico ha risposto presente, insieme a Fratelli d’Italia, Forza Italia e Azione, candidando la propria segretaria – nonché membro della Camera dei Deputati. In caso di elezione Elly Schlein, così come Giorgia Meloni, Antonio Tajani o Carlo Calenda, rinuncerà al nuovo incarico, mantenendo quello a Montecitorio. I voti raccolti, in parte facendo leva sulla deriva personalistica della politica, non andranno però persi e anzi saranno distribuiti tra gli altri candidati presenti nelle liste del PD.

Fa particolarmente riflettere, vista l’autodefinizione di forza “progressista, socialista e democratica”, la posizione del Partito Democratico di fronte al genocidio in corso a Gaza, che appiattisce e riduce la pluridecennale questione palestinese agli ultimi otto mesi, spacciando l’attacco della resistenza palestinese come momento estemporaneo e l’invasione totale di Israele a Gaza come semplice “risposta” e non come tassello coerente di una lunga storia di colonizzazione, apartheid e morte.

Per altri temi, come il lavoro e l’immigrazione, la segreteria Schlein propone un superamento del passato, inserendo nel programma il potenziamento dell’accoglienza a livello europeo, che deve passare anche per la cessazione degli accordi di esternalizzazione delle frontiere. La questione ambientale viene coniugata con quella sociale in modo da non lasciare ai soli lavoratori l’onere finanziario della transizione ecologica.

Più che ai lavoratori, nell’agosto scorso e dunque pochi mesi dopo l’insediamento di Elly Schlein, il Partito Democratico ha fatto un bel favore alla lobby della plastica. Al Parlamento europeo era in discussione un regolamento che prevedeva il riciclo entro il 2025 del 65% di tutti i rifiuti da imballaggio, con gli Stati membri impegnati a ridurre tali scarti del 5% entro il 2030, quando presso la Commissione per l’industria, la ricerca e la scienza, l’eurodeputata socialista Patrizia Toia (in forza al Partito Democratico) ha presentato una relazione che, attraverso più di 90 emendamenti, ha annacquato la proposta. A quanto pare la relazione è stata convincente, dal momento che è stata approvata con l’appoggio di tutto l’arco politico italiano presente all’Eurocamera.

[di Salvatore Toscano]

Speciale elezioni europee 2024: il programma del Movimento 5 Stelle

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Il Movimento 5 Stelle ha presentato il suo programma politico per le elezioni europee il 9 maggio scorso, ricevendo l’approvazione degli iscritti cinque giorni dopo. Il M5S si presenta alle urne a chiusura di un ciclo durato un decennio, iniziato nel 2013 e chiuso con il tonfo delle ultime elezioni politiche e amministrative. Dopo essere nato come una forza fermamente euroscettica, il M5S ha cambiato pelle e oggi si mostra più moderato e dunque incastrato nelle regole del gioco. Al voto dell’8 e 9 giugno il partito guidato da Giuseppe Conte si presenta con un programma lungo più di cento pagine e suddiviso in diciassette capitoli. In linea con lo scopo della presente rubrica, analizzeremo le proposte riguardanti esclusivamente l’ambito comunitario, così da filtrare propaganda e misure irrealizzabili in tale sede.

Carta d’identità: Movimento 5 Stelle

Leader: Giuseppe Conte

Collocazione politica: Trasversale. Tra le ideologie si annoverano il progressismo e l’ambientalismo.

Gruppo politico al Parlamento europeo: Non ancora dichiarato. Nella scorsa legislatura il M5S è confluito nel gruppo dei Non iscritti

Ultima legislatura: 14 eurodeputati eletti

I capolista nelle cinque circoscrizioni: Maria Angela Danzì (nord-ovest), Sabrina Pignedoli (nord-est), Carolina Morace (centro), Pasquale Tridico (sud), Giuseppe Antoci (isole)

Programma

  • Stop all’invio di armi in Ucraina e promozione di “incisive azioni diplomatiche volte all’immediato cessate il fuoco e all’avvio di negoziati per il raggiungimento di una soluzione politica, giusta, equilibrata, duratura”;
  • Due Stati e due popoli in Medio Oriente, in base ai confini precedenti al 1967 e dunque alla Guerra dei Sei giorni. “La pace è l’unica opzione possibile in Medio Oriente. Condanniamo gli attacchi e le violenze perpetrate da Hamas il 7 ottobre e tutte le forme di terrorismo. Chiediamo l’immediato rilascio di tutti gli ostaggi israeliani. La risposta dell’esercito israeliano a Gaza non ha risparmiato civili, donne e bambini. Bisogna perseguire il “cessate il fuoco” immediato. Israele deve rispettare le risoluzioni dell’ONU. L’occupazione della Palestina è illegale e impedisce qualsiasi opzione di pace. Per questa ragione l’Unione europea deve combatterla mettendo anche in discussione l’accordo di associazione UE-Israele siglato nel 1995”;
  • “Proponiamo il divieto di cambio di destinazione dei fondi europei per scopi militari”. Il riferimento è alla proposta della Commissione di usare 500 milioni di euro dei fondi di coesione e del Recovery Fund per produrre un milione di munizioni. “Lo scorporo dal Patto di stabilità e crescita deve riguardare solo le politiche di decarbonizzazione e resilienza ed autonomia strategia industriale, o di supporto alla sanità ed istruzione, e non le spese militari”. “La difesa comune europea deve essere uno strumento di peacekeeping al servizio delle Nazioni Unite”;
  • “Sostituire il voto all’unanimità con il voto a maggioranza qualificata in seno al Consiglio e attribuire al Parlamento europeo il diritto di iniziativa legislativa come avviene in tutti i Parlamenti nazionali”. Sì all’istituzione del referendum abrogativo a livello europeo e al potenziamento della democrazia diretta;
  • “Vogliamo inoltre adottare un piano d’azione europeo per i media utilizzando le risorse del bilancio europeo per sostenere il giornalismo indipendente”;
  • Ampliamento delle direttive europee sulla violenza domestica, procreazione medicalmente assistita come nuovo diritto, pari diritti per le famiglie arcobaleno;
  • Superamento dell’austerity. A tal proposito il M5S rivendica nel programma il voto contrario nei confronti della riforma del Patto di Stabilità che ha reintrodotto i rigidi vincoli economici sospesi durante la pandemia da Covid-19;
  • Lotta ai paradisi fiscali, al riciclaggio e alla corruzione. Tra le altre cose il M5S propone “di introdurre una tassazione per tutti i Paesi membri che si applichi all’utile mondiale consolidato applicando una formula per ripartire la tassazione nei diversi Paesi combinando fatturato, capitale e manodopera”;
  • Istituire vie legali di accesso per “raggiungere il duplice beneficio di minare il modello di business dei trafficanti di esseri umani e di permettere a chi è costretto ad abbandonare il proprio Paese di origine di esercitare il diritto di asilo in maniera legale e sicura”. A ciò si deve aggiungere un sistema di ricollocamenti obbligatori e automatici, che tengano conto delle necessità del richiedente asilo e della reale capacità di accoglienza del Paese membro;
  • Sì al reddito di cittadinanza e al salario minimo europei. Va sostenuta l’imprenditoria femminile e la parità salariale uomo-donna e riconosciuto, a livello europeo, il congedo per chi soffre di dismenorrea;
  • Rafforzamento del Green Deal. Sì a un Energy Recovery Fund, sul modello di quanto fatto in risposta alla pandemia, per finanziare la transizione ecologica e non farla gravare esclusivamente sui lavoratori dei settori interessati. È necessaria la “progressiva eliminazione dei Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD) e la loro trasformazione in sussidi ambientalmente favorevoli (SAF)”. Bisogna puntare sull’economia circolare, di cui l’Italia è leader in Europa.
  • “Il sistema alimentare attuale è insostenibile. Vogliamo favorire lo sviluppo delle tecnologie che consentano produzione di cibo sano che riduca le emissioni di CO2, il consumo di suolo e di acqua e l’utilizzo degli allevamenti intensivi”.

Le votazioni in Europa

  • Recovery Fund (9 febbraio 2021): voto a favore. L’indirizzo delle risorse del fondo (209 miliardi di euro) è stato definito dall’Italia attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR);
  • Regolamento sull’identità digitale (29 febbraio 2024): voto contrario. La nuova identità digitale conterrà tutti i dati dei cittadini europei e permetterà loro di accedere a servizi pubblici e privati con un click, in tutta l’Unione. Norma che ha sollevato parecchi dubbi circa i possibili “effetti collaterali” in termini di sorveglianza e repressione;
  • Direttiva sulle emissioni industriali (12 marzo 2024): voto a favore. La norma prevede multe del 3% del fatturato annuo per gli allevamenti di medio-grandi dimensioni che non adottato le “migliori tecnologie disponibili” per minimizzare le emissioni inquinanti. Il voto contrario non aveva l’obiettivo di tutelare i piccoli allevatori, piuttosto forniva l’ennesimo assist a favore dell’insostenibile sistema degli allevamenti intensivi;
  • Nuovo Patto su migrazione e asilo (10 aprile 2024): voto contrario a otto delle dieci leggi che lo compongono. Il M5S ha votato contro il meccanismo di redistribuzione dei rifugiati perché non obbligatorio e di fatto bypassabile dai Paesi membri attraverso dei “contributi finanziari” o “un sostegno tecnico-operativo” (un meccanismo che dunque non supera il controverso regolamento di Dublino); le procedure di asilo più rapide, che si tradurranno in analisi superficiali e incomplete, complicando una situazione di per sé difficile; lo screening alle frontiere, sempre più luoghi di impunità. Tutte queste misure sono state ampiamente criticate dalle ong per i diritti umani. Il M5S ha invece votato a favore di un meccanismo, attivabile a discrezione dei Paesi membri, che in poche parole garantisce l’accesso legale e sicuro all’Europa per le persone a cui l’ONU riconosce lo status di rifugiato;
  • Riforma del Patto di Stabilità (23 aprile 2024): voto contrario. Delle controversie della misura abbiamo più volte scritto su L’Indipendente, sottolineandone l’obiettivo principale: limitare il più possibile l’intervento statale nell’economia per promuovere, invece, il ruolo dei privati secondo uno dei pilastri del modello economico liberista.

La comunicazione politica

Il Movimento 5 Stelle ha puntato forte sulla campagna social, alternando proposte da attuare in sede europea e critiche al governo Meloni. Raccogliendo la “sfida” di Renzi, Giuseppe Conte ha dato prova delle sue abilità calcistiche nel pieno della campagna elettorale per le europee, facendo leva su quel binomio pallone-politica tutto italiano. Ad accompagnare l’ex presidente del Consiglio è stata Carolina Morace, simbolo del calcio femminile italiano che correrà alle ormai imminenti elezioni europee per la circoscrizione centro. L’obiettivo, perseguito anche attraverso la pubblicazione dei classici “bagni di folla” riservati durante i comizi, è mostrarsi quanto più vicino al popolo possibile.

A via di Campo Marzio si è deciso di parlare alla pancia degli italiani, trattando nel corso della campagna elettorale i temi caldi dell’agenda del pubblico, come “il massacro del popolo palestinese” o il rischio escalation verso la Terza Guerra Mondiale.

In poche parole

Il Movimento 5 Stelle è il partito che negli ultimi anni ha perso più eurodeputati a Strasburgo, passando dai 14 del 2019 ai 5 attuali. Una parabola coerente con il tonfo elettorale degli ultimi anni, in particolare alle amministrative. Il M5S proverà dunque a invertire la rotta già all’appuntamento dell’8 e 9 giugno, a cui il partito guidato da Giuseppe Conte si presenta in veste pacifista, con una particolare attenzione verso il contenimento delle spese militari; non viene ripresa la storica posizione anti-NATO dei pentastellati: nel programma – il più lungo tra quelli presentati – si legge infatti che l’Alleanza non va “messa in discussione ma sviluppata in chiave puramente difensiva”.

Giuseppe Conte ha reso noto che nella prossima legislatura gli eurodeputati del M5S abbandoneranno il gruppo dei Non Iscritti per entrare a far parte dell’area progressista, lasciando un alone di mistero che ha attirato non poche critiche in virtù della consapevolezza del voto.

[di Salvatore Toscano]

Speciale elezioni europee 2024: il programma della Lega

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Il 14 maggio la Lega ha presentato il programma per le elezioni europee, con lo slogan “Più Italia, meno Europa”, lo stesso di quello utilizzato da Forza Italia nel 2014. Il partito guidato da Matteo Salvini arriva al voto dell’8 e 9 giugno da seconda forza di destra, dopo aver sbaragliato, soltanto cinque anni fa, la concorrenza e conquistato ben 28 seggi al Parlamento europeo. Risultato che convinse la Lega ad aprire una crisi di governo nel Conte I, passando poi all’opposizione nei confronti del nuovo esecutivo giallorosso. Prima di rendere note le linee programmatiche in vista del voto, il Carroccio ha fatto parlare di sé con manifesti e uscite pubbliche discutibili, che si avrà modo di analizzare, subito dopo la presentazione del programma.

Carta d’identità: Lega

Leader: Matteo Salvini

Orientamento: Destra. Tra le ideologie si annoverano conservatorismo, sovranismo ed euroscetticismo

Gruppo politico al Parlamento europeo: Identità e Democrazia (ID)

Ultima legislatura: 28 eurodeputati eletti

I capolista nelle cinque circoscrizioni: Silvia Sardone (nord-ovest), Paolo Borchia (nord-est), Roberto Vannacci (centro, sud), Annalisa Tardino (isole)

Programma

  • Difesa del voto all’unanimità in Consiglio, “che svolge un ruolo cruciale nel garantire la tutela degli interessi e l’equilibrio tra i singoli Stati membri” attraverso il potere di veto;
  • “Occorre difendere i valori storici e culturali dei popoli europei, sotto attacco da fanatismi religiosi e ideologia woke, che vogliono minare le basi della nostra società”;
  • Riforma radicale del Green Deal: le politiche climatiche vanno affrontate “con maggior pragmatismo per evitare di de-industrializzare l’UE e creare nuove dipendenze estere e vulnerabilità critiche nel futuro”. Allo stesso tempo “occorre un compromesso tra diverse esigenze di ridurre le emissioni inquinanti, mantenere i costi sostenibili, valorizzare le filiere industriali dei nostri territori”;
  • “L’Unione europea deve concentrarsi sulla fine delle politiche d’austerità e di svalutazione salaria condotte in questi anni, concordando soluzioni volte all’incremento sostanziale degli investimenti pubblici e privati”; Sì a “un’armonizzazione minima in materia fiscale, in modo da evitare fenomeni di dumping fiscale”;
  • Sì al nucleare, “garantiamo le risorse necessarie per accrescere il potenziale delle fonti di energia rinnovabile” in modo da ottenere “un mix energetico diversificato“;
  • Favorire l’estrazione, la trasformazione e il riciclaggio di materie prime nell’UE;
  • Cancellare la direttiva case green e il regolamento che prevede, a partire dal 2035, il divieto di immatricolare nuovi veicoli a benzina e diesel;
  • Investire in innovazione, meccanizzazione e agricoltura di precisione, “superando il farraginoso e burocratico sistema di ecoschemi”;
  • Sì all’etichettatura di origine obbligatoria per i prodotti alimentari, ma non a quella “nutrizionale a semaforo che, in modo semplicistico, penalizzi il nostro Made in Italy”;
  • La difesa dei confini dai migranti. “Consideriamo indispensabile consolidare ulteriormente la cooperazione con gli Stati di partenza e origine dei migranti, specialmente condizionando l’erogazione degli aiuti allo sviluppo al rispetto di rigorosi impegni in materia di contenimento della immigrazione illegale”. Quindi viene difesa l’attuale logica della tanto attaccata Unione europea, che promette soldi in cambio di partenze ridotte, anche se questo si traduce in carta bianca per trafficanti e criminali e il loro regime di violazione dei diritti umani. Si pensi agli accordi con Turchia e Tunisia;
  • Sostenere il diritto di autodifesa dell’Ucraina, con la consapevolezza di dover perseguire, allo stesso tempo, tutti gli sforzi diplomatici per arrivare a una soluzione condivisa e porre fine al conflitto anziché favorire sconsiderate escalation militari, come auspica qualche leader europeo”, in riferimento a Macron. No all’istituzione di un esercito europeo. Nessuna menzione al genocidio in corso a Gaza. In sede ONU l’ambasciatore italiano, che agisce in coordinamento con il governo, si è più volte astenuto sulle risoluzioni a favore della Palestina e del suo popolo.

Le votazioni in Europa

  • Recovery Fund (10 febbraio 2021): voto a favore. L’indirizzo delle risorse del fondo (209 miliardi di euro) è stato definito dall’Italia attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR);
  • Regolamento sull’identità digitale (29 febbraio 2024): voto contrario. La nuova identità digitale conterrà tutti i dati dei cittadini europei e permetterà loro di accedere a servizi pubblici e privati con un click, in tutta l’Unione. Norma che ha sollevato parecchi dubbi circa i possibili “effetti collaterali” in termini di sorveglianza e repressione;
  • Direttiva sulle emissioni industriali (12 marzo 2024): voto contrario. La norma prevede multe del 3% del fatturato annuo per gli allevamenti di medio-grandi dimensioni che non adottato le “migliori tecnologie disponibili” per minimizzare le emissioni inquinanti;
  • Nuovo Patto su migrazione e asilo (10 aprile 2024): voto contrario a sei delle dieci leggi che lo compongono. La Lega ha votato contro il meccanismo di redistribuzione dei rifugiati perché non obbligatorio e di fatto bypassabile dai Paesi membri attraverso dei “contributi finanziari” o “un sostegno tecnico-operativo” (un meccanismo che dunque non supera il controverso regolamento di Dublino); le procedure di asilo più rapide, che comportano analisi superficiali e incomplete, complicando una situazione di per sé difficile; lo screening alle frontiere, sempre più luoghi di impunità. Tutte queste misure sono state ampiamente criticate dalle ong per i diritti umani. La Lega ha anche votato contro una procedura, attivabile a discrezione dei Paesi membri, che in poche parole garantisce l’accesso legale e sicuro all’Europa per le persone a cui l’ONU riconosce lo status di rifugiato;
  • Riforma del Patto di Stabilità (23 aprile 2024): astensione. Delle sue controversie abbiamo scritto più volte su L’Indipendente, sottolineando l’obiettivo principale della misura: limitare il più possibile l’intervento statale nell’economia per promuovere, invece, il ruolo dei privati secondo uno dei pilastri del modello economico liberista. La riforma rappresenta un cortocircuito per gli ex secessionisti, dal momento che in sede di votazione il partito si è astenuto mentre pochi giorni dopo ha inserito nel programma il superamento dell’austerity, che invece il nuovo Patto di Stabilità perpetua.

La comunicazione politica

Anche in questa campagna elettorale la Lega si conferma uno dei partiti più attivi sui social. Nelle ultime settimane è diventato virale uno spot di Angelo Ciocca che, mediante un ballo e un coro, ha invitato gli elettori a scrivere il suo nome nell’urna per «un’Europa da rivoluzionare»: «Made in Italy da tutelare / E i mutui da abbassare / Immigrazioni da bloccare / La Turchia non deve entrare». Sui suoi profili social, Matteo Salvini ha lanciato un particolare conto alla rovescia in vista del voto, pubblicando ogni giorno un post che richiamasse lo slogan scelto per la campagna elettorale: meno Europa, più Italia. A -16 ha scritto: «Uomini incinti e follie woke? No, grazie. Sì a mamme e papà», con tanto di immagine generante polemiche annessa.

Alla militanza digitale si è aggiunto poi il tappezzamento delle città italiane. Facendo leva sulla tecnica dell’us vs. them, la Lega ha messo in contrapposizione l’Italia e “l’Europa che vuole cambiarla”, comparando tra le altre cose le immagini di “donne costrette a coprire il volto” e “donne libere”. Il volto scelto per la campagna è quello della modella italo-ucraina Anna Haholkina, a cui però non è stato chiesto il consenso e dunque ricorrerà alle vie legali contro la Lega, definito da Haholkina un partito filorusso.

Alcuni dei manifesti affissi dalla Lega nel corso della campagna elettorale.

Allo stesso modo ha fatto discutere l’ultima uscita di Roberto Vannacci, il capolista della Lega nel centro e al sud divenuto famoso negli ultimi mesi per la pubblicazione del libro “Il mondo al contrario”. In vista del voto dell’8 e 9 giugno Vannacci, di recente apparso sui profili social del Carroccio nelle vesti del gladiatore di Russell Crowe, ha invitato gli elettori a «fare una Decima sul simbolo della Lega e a scrivere Vannacci” per “travolgerli tutti con una valanga di voti». Le opposizioni sono prontamente insorte, accusandolo di rievocare la Xª Flottiglia MAS, un corpo militare italiano che dal 1943 al 1945 ha operato al fianco della Germania Nazista.

In poche parole

Ne è passata di pratica politica dall’en plein del 2019. Oggi la Lega non è più il primo partito di destra e anzi rischia di essere superata dall’alleanza Forza Italia-Noi moderati. Per non perdere ulteriore terreno il Carroccio ha deciso di puntare forte sui suoi cavalli di battaglia: la retorica anti-immigrazione e la difesa dell'”identità europea”. Idee con cui la Lega cercherà di convincere e coinvolgere gli strati più conservatori e sovranisti della popolazione, ammaliati dal nuovo campione della destra: Fratelli d’Italia.

Il simbolo della lista è lo stesso delle elezioni politiche del 2022, con tanto di scritta “Salvini premier”. Il vicepresidente del Consiglio ha deciso di non unirsi all’ondata del voto-truffa, non candidandosi alle europee avendo intenzione di continuare con il proprio incarico di ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.

Il programma si mostra in più punti generico e privo di concretezza, a favore invece di “linee guida” da sviluppare in seguito. Controcorrente rispetto all’arco politico italiano, il Carroccio difende a spada tratta il voto all’unanimità in seno al Consiglio dei ministri dell’UE. In materia di Esteri viene invece confermata la linea governativa, con il sostegno anche militare all’Ucraina. Assente la questione palestinese, qualsiasi richiamo al genocidio in corso a Gaza o alle azioni criminali del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che Salvini incontrò nel 2018 in veste di ministro dell’Interno a Gerusalemme, rivendicata da Israele come capitale in barba al diritto internazionale.

[di Salvatore Toscano]

Speciale elezioni europee 2024: il programma di Forza Italia-Noi moderati

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Forza Italia e Noi moderati hanno deciso di unire le forze in vista delle prossime elezioni europee. Il programma della lista, pubblicato il 3 maggio scorso, si basa su “dieci priorità”. Nel simbolo troneggia la scritta Berlusconi presidente, accompagnata dal riferimento al partito europeo di appartenenza: il Partito Popolare Europeo (PPE). La lista parteciperà al voto dell’8 e 9 giugno con l’obiettivo di affermarsi come seconda forza della destra, tra Fratelli d’Italia e Lega. In linea con la natura dello speciale elezioni europee, analizzeremo le proposte riguardanti esclusivamente l’ambito comunitario, così da filtrare propaganda e misure irrealizzabili tra Strasburgo e Bruxelles.

Carta d’identità: Forza Italia-Noi moderati

Leader: Antonio Tajani

Orientamento: Centro-destra. Tra le ideologie si annoverano liberismo, conservatorismo, cristianesimo democratico

Gruppo politico al Parlamento europeo: Partito Popolare Europeo (PPE)

Ultima legislatura: eletti 6 eurodeputati (di Forza Italia)

I capolista nelle cinque circoscrizioni: Caterina Chinnici (isole), Antonio Tajani (nord-ovest, nord-est, centro, sud)

Programma

  • “La nostra Europa è nella NATO”. Va potenziata “l’industria della difesa e la cooperazione delle forze armate nazionali”. In dichiarazioni recenti Antonio Tajani si è detto favorevole alla nascita di un esercito europeo;
  • “Forza Italia nel PPE continuerà a fornire sostegno al popolo ucraino. Allo stesso modo, siamo al fianco di Israele, presidio democratico da sempre a noi vicino per storia e valori, nella ricerca di una giusta pace con il popolo palestinese”;
  • La protezione dei confini europei dall’immigrazione clandestina passa per il rafforzamento delle frontiere esterne e quindi per accordi bilaterali con i Paesi di transito. A ciò si aggiungono un “Piano Marshall per l’Africa” e “un meccanismo obbligatorio e rigoroso per i ricollocamenti” dei richiedenti asilo. Peccato che solo pochi mesi fa, Forza Italia ha votato a favore di tutte e dieci le leggi che compongono il nuovo Patto su migrazione e asilo il quale, oltre a non prevedere tutele sostanziali per la dignità dei profughi, non dispone alcun meccanismo obbligatorio di distribuzione dei richiedenti asilo sul territorio europeo;
  • Istituzione di un organo consultivo europeo per la competitività delle piccole medie imprese (PMI). Sviluppo di una politica industriale comune capace di contrastare la concorrenza sleale proveniente dall’esterno. Armonizzazione – dunque omogeneità – a livello europeo delle aliquote fiscali. “Emissione di più debito comune europeo per affrontare le crisi finanziarie in modo più efficace”;
  • Raddoppiare il bilancio dell’UE nella ricerca medica e nell’innovazione farmaceutica nella programmazione 2024-2027 e arrivare ad investire il 4% del PIL europeo in ricerca e sviluppo entro il 2030. “Da un Green Deal ideologico a un Green Deal realistico” (riferimento alla direttiva case green e al regolamento che vieta l’immatricolazione, a partire dal 2035, di auto a benzina e diesel);
  • Va tuttavia perseguita l’indipendenza energetica da fonti fossili provenienti da Paesi terzi e lo sviluppo delle energie rinnovabili. Nonostante ciò, l’Italia deve diventare l’hub del gas naturale d’Europa. Sì al nucleare di ultima generazione;
  • Riforma della politica agricola comune (PAC): “servono finanziamenti adeguati e aggiuntivi per facilitare gli sforzi ambientali dei nostri agricoltori, incentivarli ad operare in modo più sostenibile e aiutarli a contrastare gli effetti del cambiamento climatico”;
  • Inclusione della natalità tra gli obiettivi di policy della prossima programmazione dei fondi europei. Sostegno ulteriore al programma Erasmus+;
  • Superamento del voto a unanimità del Consiglio dei ministri dell’UE, rafforzamento del potere legislativo del Parlamento europeo, elezione diretta di un solo presidente dell’Unione che sostituisca gli attuali presidenti della Commissione e del Consiglio europeo (premierato europeo).

Le votazioni in Europa

  • Recovery Fund (10 febbraio 2021): voto a favore. L’indirizzo delle risorse del fondo (209 miliardi di euro) è stato definito dall’Italia attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR);
  • Regolamento sull’identità digitale (29 febbraio 2024): voto a favore. La nuova identità digitale conterrà tutti i dati dei cittadini europei e permetterà loro di accedere a servizi pubblici e privati con un click, in tutta l’Unione. Norma che ha sollevato parecchi dubbi circa i possibili “effetti collaterali” in termini di sorveglianza e repressione;
  • Direttiva sulle emissioni industriali (12 marzo 2024): voto a favore. La norma prevede multe del 3% del fatturato annuo per gli allevamenti di medio-grandi dimensioni che non adottato le “migliori tecnologie disponibili” per minimizzare le emissioni inquinanti;
  • Nuovo Patto su migrazione e asilo (10 aprile 2024): voto a favore per tutte e dieci le leggi che lo compongono. Ampiamente criticato dalle ong per i diritti umani, il nuovo Patto non risolve i problemi strutturali della gestione europea del fenomeno migratorio ma, facendo leva sull’entusiasmo della quasi totalità della classe politica, li aggrava;
  • Riforma del Patto di Stabilità (23 aprile 2024): astensione. Delle sue controversie abbiamo scritto più volte su L’Indipendente, sottolineando l’obiettivo principale della misura: limitare il più possibile l’intervento statale nell’economia per promuovere, invece, il ruolo dei privati secondo uno dei pilastri del modello economico liberista.

La comunicazione politica

«Che cosa avete contro la nostalgia? È l’unico svago che resta per chi è diffidente verso il futuro», dice Carlo Verdone ne La grande bellezza. Sembra saperlo bene Antonio Tajani, divenuto leader di Forza Italia dopo la dipartita di Silvio Berlusconi, mentre si scatena a Roma sulle note di “Sarà perché ti amo”, interpretata dal vivo dai Ricchi e Poveri. È proprio la nostalgia verso una non meglio identificata dimensione di sicurezza la leva scelta da Forza Italia per questa campagna elettorale. Lo sintetizzano bene gli slogan: “Le nostre radici, il nostro futuro”, “Proteggere la nostra cultura e le nostre tradizioni”. Tracce di nostalgia sono riscontrabili anche nella scelta del simbolo di Forza Italia-Noi moderati, dominato dalla scritta “Berlusconi presidente”.

In poche parole

Dopo le consuete riserve iniziali, Antonio Tajani ha annunciato la sua candidatura a eurodeputato con l’intenzione di non accettare poi l’incarico. Una mossa in linea con l’essenza di Forza Italia, che a partire dal 1994 ha fatto da catalizzatore per la diffusione della personalizzazione della politica, sfruttando l’immagine del politico nuovo, mediatico, vicino al pubblico, incarnato da Silvio Berlusconi.

Il programma della lista appare vago in più punti, come nei confronti del conflitto in Ucraina. Può essere utile ricorrere al manifesto del PPE (il gruppo europeo di Forza Italia e Noi moderati), secondo cui va potenziato il “sostegno politico, economico, umanitario e militare per tutto il tempo necessario”, con l’obiettivo che Kiev vinca la guerra.

Forza Italia è “al fianco di Israele”. Il sostegno non è vincolato ad alcuna clausola sul piano militare e umanitario, dunque viene prevista fedeltà totale a un Paese che ha ucciso 35 mila palestinesi in otto mesi ed è chiamato a rispondere davanti alla Corte Internazionale di Giustizia dell’accusa di genocidio.

Nel programma appare poi l’ammiccamento alla protesta dei trattori, a cui abbiamo dedicato il n. 32 del Monthly Report. Viene riconosciuta l’insostenibilità dell’attuale modello produttivo e allo stesso tempo sottolineata l’impossibilità di far ricadere il peso della transizione esclusivamente sugli agricoltori. Ad ogni modo è difficile capire cosa intenda Forza Italia per agricoltura sostenibile. Nel programma appare, ad esempio, l’impegno a riconoscere le nuove biotecnologie agrarie (TEA) – conosciute anche come “nuovi OGM” – le quali suscitano non poche perplessità in termini di sostenibilità ed efficacia.

Nel suo programma Forza Italia parla poi di economia, sostenibilità, emissione di debito comune senza però fare il minimo cenno alla riforma del Patto di stabilità e crescita, nei confronti del quale, in sede di votazione europea, si è limitato ad astenersi.

[di Salvatore Toscano]

Speciale elezioni europee 2024: il programma di Alleanza Verdi-Sinistra Italiana

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In vista delle elezioni europee l’Alleanza Verdi-Sinistra Italiana ha presentato il suo programma il 9 maggio scorso, esattamente a un mese dal voto. Se i punti programmatici di AVS, così come quelli delle altre liste in corsa, sono passati in sordina, non si può dire altrettanto per i candidati scelti dalla formazione socialista-ambientalista. In particolare, a infiammare il dibattito pubblico e a provocare la furia delle destre, è stata la candidatura di Ilaria Salis, la maestra italiana detenuta a Budapest per mesi in attesa di processo e solo di recente trasferita ai domiciliari con tanto di polemica perché il giudice ha rivelato il suo indirizzo in aula. Dopo che le immagini di Ilaria Salis in catene hanno fatto il giro del web i vertici di AVS hanno proposto la candidatura all’insegnante trentanovenne che, in caso di elezione, potrà ottenere l’immunità parlamentare e dunque affrontare le eventuali udienze (sulla prosecuzione del processo si esprimerebbe l’Eurocamera) da persona libera.

Anche Partito Democratico e Pace Terra Dignità avevano offerto la candidatura a Ilaria Salis che però, per una questione di affinità ideologica, ha scelto di comparire nelle liste dell’Alleanza Verdi-Sinistra Italiana, ricoprendo anche il ruolo di capolista nella circoscrizione dell’Italia nord-occidentale.

Il programma di AVS è lungo 44 pagine e si compone di 17 capitoli. Di seguito riportiamo, in linea con lo scopo di questa speciale rubrica, i punti salienti e le misure attuabili in sede europea, così da prepararsi per un voto consapevole.

Carta d’identità: Alleanza Verdi-Sinistra Italiana

Leader: Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli

Collocazione politica: Sinistra. Tra le ideologie si annoverano l’ambientalismo e il socialismo democratico

Gruppo politico al Parlamento europeo: Verdi/ALE (Europa Verde-Verdi), The Left/Gruppo della sinistra (Sinistra Italiana)

Ultima legislatura: nessun eurodeputato eletto ma Eleonora Evi, dopo aver lasciato il M5S, si è unita ai Verdi il 12 aprile 2021, guidandoli (insieme a Bonelli) fino al 30 novembre 2023.

I capolista nelle cinque circoscrizioni: Ilaria Salis (nord-ovest), Cristina Guarda (nord-est), Ignazio Marino (centro), Mimmo Lucano (sud), Leoluca Orlando (isole)

Programma

  • L’Unione Europea deve farsi promotrice di pace e diplomazia. In Ucraina vanno interrotte le forniture militari “e creare un quadro che consenta un cessate il fuoco, il ritiro delle truppe di occupazione russa e l’avvio di negoziati per una pace duratura”. Anche a Gaza è necessario arrivare, attraverso la pressione diplomatica ed economica, a un cessate il fuoco e lavorare per la pace, che passa per il riconoscimento dello Stato di Palestina sulla base dei confini del 1967;
  • “Fermare i piani di riarmo in corso e rilanciare le iniziative internazionali per il disarmo multilaterale e coordinato. Vietare i sistemi autonomi di armi letali. Implementare pienamente il Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP) e firmare e ratificare il Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW)”;
  • “Garantire che l’azione dell’Unione a livello globale e le sue politiche di commercio internazionale siano coerenti con il modello sociale europeo e con gli obiettivi globali per il clima, e che siano orientate a promuovere la pace, la democrazia, i diritti umani, lo stato di diritto e la giustizia economica globale”. Vanno ristrutturati i debiti contratti dai Paesi del sud del mondo e all’interno dell’area euro. L’Unione deve abbandonare la stagione dell’austerity per tutelare i diritti sociali e finanziare gli investimenti per una transizione equa;
  • Diritto di iniziativa legislativa per il Parlamento Europeo e superamento del voto all’unanimità nel Consiglio dei ministri dell’UE. Va poi introdotta “una legislazione esaustiva sulle attività di lobbying a livello europeo”. […] “Garantire il rispetto, la piena applicazione e il rafforzamento del regolamento di condizionalità dei fondi UE al rispetto dello stato di diritto”;
  • Rafforzare il Green Deal costruendo una “indispensabile dimensione sociale”, che passa ad esempio per l’istituzione di un “Fondo europeo per gli investimenti ambientali e sociali di almeno 2.000 miliardi di euro, per finanziare investimenti green, trasporto pubblico ed efficientamento energetico delle case, favorendo le persone con maggiore difficoltà economiche nell’accesso agli incentivi”;
  • Nel breve periodo va approvata un’imposta UE sugli extraprofitti energetici per finanziare un tetto al prezzo del gas e dell’elettricità. Entro il 2040 cessare l’uso di carbone, petrolio e gas, alimentando l’Europa al 100 per cento da energie rinnovabile. No al nucleare e ai Sussidi ambientalmente dannosi (SAD);
  • Promuovere l’Europa dell’economia circolare e a rifiuti zero, che riduce l’uso di plastica, contrasta la distruzione delle merci invendute e modernizza i sistemi di smaltimento;
  • Istituire un’imposta europea sui grandi patrimoni e sui beni di lusso, alla base dell’insostenibile stile di vita degli ultra-ricchi. Contrastare i paradisi fiscali e armonizzare la tassazione sulle rendite finanziarie e i redditi da capitale così da abbattere la concorrenza fiscale aggressiva;
  • Sì a un reddito minimo europeo, all’indicizzazione dei salari all’inflazione in tutti gli Stati membri e all’aumento dei Fondi sociali. “Promuovere la creazione di una industria farmaceutica pubblica europea, che investa sulla ricerca e garantisca prezzi equi per i farmaci e i vaccini prodotti”. Potenziare in termini di indipendenza e robustezza il controllo che l’Agenzia Europea del farmaco (EMA) effettua prima di approvare nuovi farmaci. “Prevedere sempre la presenza di un ente indipendente senza fini di lucro, privo di connessioni con l’azienda che richiede l’autorizzazione”;
  • Potenziamento del sistema di accoglienza a livello europeo, in particolare attraverso un meccanismo vincolante di redistribuzione dei richiedenti asilo. Riconoscere lo status di rifugiato climatico e predisporre un sistema di visti UE nei Paesi di partenza. “Proteggere e sostenere ogni attività di soccorso umanitario e fermare la criminalizzazione delle ONG di soccorso in mare”. No all’esternalizzazione delle frontiere (si pensi agli accordi con la Libia o la Tunisia);
  • “L’Europa dell’agricoltura biologica e del cibo sano senza pesticidi”, per cui è necessario passare da un modello di produzione agricola per l’esportazione a uno di sovranità alimentare” (che poco ha a che vedere con la forma speculativa data dal governo Meloni). Allo stesso tempo vanno eliminati i finanziamenti agli allevamenti intensivi. Il tutto si inserisce nella più ampia strategia di tutela della biodiversità.

La comunicazione politica

L’Alleanza Verdi-Sinistra Italiana ha optato per una presenza minimal sui social, dove sostanzialmente si è limitata a fornire in pillole le proprie linee programmatiche, l’aggiornamento costante del suo sito web e una campagna vecchio stile, fatta di incontri e comizi in cui far conoscere i candidati e spiegare le misure che si intendono realizzare in sede europea. È evidente il tentativo di arrivare alle nuove generazioni, come dimostra l’attenzione verso i temi della loro agenda. Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, ha pubblicato diversi post in cui ha parlato di genocidio in corso a Gaza, di stipendi bassi e povertà giovanile, di cambiamento climatico.

L’avvicinamento all’orbita giovanile è stato tentato anche da Arianna Bettin, che ha pubblicato sui social le parti tagliate dei suoi spot elettorali, con tanto di citazioni sparse alla serie televisiva Boris. Più assenteista sui social Angelo Bonelli, il portavoce dei Verdi.

In poche parole

Alleanza Verdi-Sinistra Italiana è la lista che, insieme a Pace Terra Dignità, affronta maggiormente la questione palestinese, prevedendo diverse azioni concrete. Viene auspicato il sostegno alle richieste presentate dal Sud Africa alla Corte Internazionale di Giustizia, dove Israele sta rispondendo alle accuse di star realizzando un genocidio a Gaza, la definizione di “sanzioni, interrompere qualsiasi fornitura di armamenti e tecnologia utilizzabile a fini bellici e chiedere la sospensione dell’accordo di associazione tra l’Unione Europea e lo Stato di Israele”.

Altro punto strutturato è la gestione del fenomeno migratorio, su cui AVS ha voluto lanciare un chiaro messaggio politico candidando Mimmo Lucano, ideatore del Modello Riace, di recente riabilitato dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria.

I Verdi cercano di rilanciare il proprio percorso europeo in un Paese in cui non si è dato seguito al vento favorevole degli anni ’80 (al 1987 risale il referendum che ha sancito l’abbandono del nucleare in Italia, fortemente promosso e rivendicato dai Verdi), restando ai margini della vita politica. Allo stesso tempo Sinistra Italiana cerca di lasciarsi alle spalle la sconfitta del 2019 – quando la lista La Sinistra composta, oltre da SI, da Rifondazione Comunista (oggi con PTD), èViva, Partito del Sud, L’Altra Europa con Tsipras e Convergenza Socialista ha raccolto l’1,7 per cento dei voti – puntando a superare la soglia di sbarramento  con l’ormai consolidata alleanza con i Verdi.

[di Salvatore Toscano]

Speciale elezioni europee 2024: il programma di Stati Uniti d’Europa

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Stati Uniti d’Europa ha pubblicato il suo programma a tre settimane dal voto, dopo aver organizzato convegni e tappezzato le città con i manifesti dei candidati. Una tendenza diffusa e coerente con la trasformazione della comunicazione politica, sempre più alla ricerca della spettacolarizzazione e del meme per catturare l’attenzione e convincere a votare. Nella lista figurano sei simboli: +Europa, Italia Viva, Partito Socialista Italiano (PSI), Radicali italiani, Liberal Democratici (LIBDEM) e L’Italia c’è, che hanno unito le forze in un progetto che punta a rendere l’Unione Europea uno Stato sovrano. Di seguito riportiamo, in linea con il lavoro svolto fin qui, i punti programmatici compresi nel raggio d’azione europeo e la posizione circa le votazioni salienti dell’ultima legislatura.

Carta d’identità: Stati Uniti d’Europa

Leader: Matteo Renzi, Emma Bonino, Riccardo Magi

Collocazione politica: Centro. Tra le ideologie si annoverano europeismo e liberalismo

Gruppo politico al Parlamento europeo: Renew Europe

Ultima legislatura: nessun eurodeputato eletto ma a seguito della scissione tra Partito Democratico e Italia Viva, quest’ultimo ha guadagnato nel 2019 due eurodeputati: Nicola Danti e Sandro Gozi.

I capolista nelle cinque circoscrizioni: Emma Bonino (nord-ovest), Graham Robert Watson (nord-est), Giandomenico Caiazza (centro), Vincenzo Maraio (sud), Rita Bernardini (isole)

Programma

  • Modifica dei Trattati istitutivi per arrivare agli Stati Uniti d’Europa, “con un governo che risponda al Parlamento europeo, una politica estera, di difesa, fiscale e migratoria comune”. Dunque uno Stato federale su modello americano;
  • “Serve l’abolizione del diritto di veto, l’attribuzione del diritto di iniziativa legislativa al Parlamento europeo (oggi in capo alla Commissione, ndr) e la prospettiva dell’elezione diretta del Presidente della Commissione europea, la cui carica potrebbe essere unificata con quella di Presidente del Consiglio europeo”;
  • Ferma collocazione atlantica, maggiore spesa militare e creazione di un esercito europeo. “Aiutare l’Ucraina a vincere la guerra contro l’aggressore russo, attraverso nuovi stanziamenti e nuove forniture militari, procedere con la confisca degli asset russi congelati dalle sanzioni”. Non viene menzionato Israele né tantomeno la pressione economica e diplomatica nei suoi confronti affinché cessi il genocidio a Gaza;
  • “Istituzione di una #18app europea per permettere ai neo 18enni di investire in cultura, libri, musei, teatri e musica in tutta Europa, quali autentici cittadini europei”. Creazione di “un Fondo unico europeo per la mobilità universitaria, al fine di consentire ai giovani di iscriversi a qualsiasi università del territorio UE, con sostegno economico per trasferimento e permanenza all’estero, sulla base di requisiti di merito“;
  • Vincolare l’accesso di tutti i fondi europei al pieno rispetto dello stato di diritto, “sul modello di condizionalità in vigore per le risorse del Recovery Fund”. “L’Unione europea è e deve rimanere il punto di riferimento per quanti nel mondo vedono conculcata la propria libertà di espressione e i propri diritti umani e civili”. A tal proposito va ostacolata l’esternalizzazione delle frontiere, migliorata la procedura di accoglienza e lanciato “un nuovo piano d’azione europeo per le operazioni di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo dando priorità alla sicurezza e alla dignità delle persone in pericolo”;
  • Aumentare il bilancio europeo, dunque i fondi versati dai singoli Paesi membri, e puntare sulla strada del debito comune tracciata dal Recovery Fund;
  • “Promuovere l’imprenditoria giovanile su tutto il territorio dell’Unione, garantendo alle start up l’accesso diretto agli investimenti pubblici europei, sviluppando piattaforme digitali che mettano in condivisione le opportunità di investimento e di lavoro oltre i confini nazionali”. Sì all’istituzione di un sussidio di disoccupazione europeo;
  • Far leva sull’Intelligenza Artificiale “per ottimizzare i servizi pubblici e l’utilizzo delle risorse comuni, stimolare la crescita economica e migliorare la qualità della vita dei cittadini, garantendo al contempo che la tecnologia sia utilizzata in modo responsabile e nel pieno rispetto dei diritti individuali”. Il riferimento è alla protezione della privacy e alla gestione etica dei dati personali, questioni sollevate durante la discussione dell’ultimo Regolamento sull’identità digitale, approvato a Strasburgo anche grazie al voto favorevole di +Europa;
  • “L’Unione deve porsi come attore negli investimenti e nell’innovazione, dotandosi di una Silicon Valley europea e superando l’abuso di regolamentazione“;
  • “L’Europa ha bisogno di produrre di più, e in modo più efficiente, coniugando la sensibilità ambientale con quella economica e sociale”;
  • Aumentare i bandi e le risorse per l’acquisto di mezzi o per la riqualificazione di spazi in cui svolgere le attività a favore della collettività, rafforzando il coinvolgimento del Terzo Settore. Stati Uniti d’Europa, come Siamo europei, punta sul Meccanismo Europeo di Solidarietà (MES) per rafforzare le infrastrutture sanitarie.

Le votazioni in Europa

  • Recovery Fund (9 febbraio 2021): voto a favore. L’indirizzo delle risorse del fondo (209 miliardi di euro) è stato definito dall’Italia attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR);
  • Regolamento sull’identità digitale (29 febbraio 2024): voto a favore. La nuova identità digitale conterrà tutti i dati dei cittadini europei e permetterà loro di accedere a servizi pubblici e privati con un click, in tutta l’Unione. Norma che ha sollevato parecchi dubbi circa i possibili “effetti collaterali” in termini di sorveglianza e repressione;
  • Direttiva sulle emissioni industriali (12 marzo 2024): voto a favore. La norma prevede multe del 3% del fatturato annuo per gli allevamenti di medio-grandi dimensioni che non adottato le “migliori tecnologie disponibili” per minimizzare le emissioni inquinanti. Il voto contrario non aveva l’obiettivo di tutelare i piccoli allevatori, piuttosto forniva l’ennesimo assist a favore dell’insostenibile sistema degli allevamenti intensivi;
  • Nuovo Patto su migrazione e asilo (10 aprile 2024): voto favorevole a sei delle dieci leggi che lo compongono. Italia Viva ha votato a favore del meccanismo di redistribuzione dei rifugiati, non obbligatorio e di fatto bypassabile dai Paesi membri attraverso dei “contributi finanziari” o “un sostegno tecnico-operativo” (un meccanismo che dunque non supera il controverso regolamento di Dublino); una procedura, attivabile a discrezione dei Paesi membri, che in poche parole garantisce l’accesso legale e sicuro all’Europa per le persone a cui l’ONU riconosce lo status di rifugiato. Italia Viva ha invece votato contro le procedure di asilo più rapide, che si tradurranno in analisi superficiali e incomplete, complicando una situazione di per sé difficile; lo screening alle frontiere, sempre più luoghi di impunità;
  • Riforma del Patto di Stabilità (23 aprile 2024): astensione. Delle sue controversie abbiamo scritto più volte su L’Indipendente, sottolineando l’obiettivo principale della misura: limitare il più possibile l’intervento statale nell’economia per promuovere, invece, il ruolo dei privati secondo uno dei pilastri del modello economico liberista.

La comunicazione politica

Gli Europei di calcio si avvicinano e il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha pensato bene di rispolverare quel vecchio connubio pallone-politica tutto italiano, palleggiando in piazza a Ventotene. «Due milioni di visualizzazioni per i palleggi e centomila per il fondamentale discorso sugli Stati Uniti d’Europa», ha commentato l’ex presidente del Consiglio.

I sei simboli che compongono la lista hanno deciso di non creare profili social o un sito apposito, puntando invece sulle singole forze. In Italia Viva resta tangibile la logica da “Terzo Polo”, come dimostra la campagna elettorale basata in larga parte su critiche a destra – dunque al governo Meloni – e a sinistra, in particolare al PD, accusato di avere “il programma di un centro sociale”. +Europa ha invece puntato forte sui diritti civili, legalizzazione della cannabis in primis.

Nella lista Stati Uniti d’Europa merita una menzione speciale Alfonso Maria Gallo, candidato nella circoscrizione sud, che ha lanciato lo spot: «L’Europa è un pollaio? Scrivi Gallo».

In poche parole

Nell’apertura del programma si legge una critica al fenomeno del voto-truffa che, come visto negli articoli della rubrica, vede leader con incarichi parlamentari o governativi candidarsi per Strasburgo senza la reale intenzione di accettare la nuova mansione. Matteo Renzi, senatore e presidente di Italia Viva, ha annunciato che in caso di elezione a eurodeputato abbandonerà l’attuale incarico per rispettare la volontà degli elettori. Sembrano dunque lasciati alle spalle i tempi delle promesse rimangiate a seguito degli esiti dei referendum popolari.

Il programma di Stati Uniti d’Europa mostra un’evidente struttura liberalista e liberista, con continui rimandi alla famosa Agenda Draghi, la cui prosecuzione in campo europeo viene caldamente auspicata. Nonostante lo sbandieramento della difesa dei diritti, nel programma non viene menzionato il genocidio in corso in Palestina, dove negli ultimi mesi gli attacchi di Israele – attualmente alla sbarra all’Aja – hanno ucciso più di 35 mila persone, di cui oltre 15 mila bambini.

[di Salvatore Toscano]

Speciale elezioni europee 2024: il programma di Azione-Siamo europei

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Azione si presenterà al voto dell’8 e 9 giugno con la lista Siamo europei. La formazione guidata da Carlo Calenda comprende altri otto tra partiti politici e movimenti: NOS, i Popolari Europeisti Riformatori, il Partito Repubblicano Italiano, il Movimento Repubblicani Europei, l’Associazione Socialista Liberale, la Democrazia Liberale, la Piattaforma Civica Popolare Riformatrice e il Team K. Confermata, dunque, la rottura con +Europa e Italia Viva, che invece parteciperanno alle elezioni con la lista “Stati Uniti d’Europa”. Entrambe le formazioni cercheranno di superare la soglia di sbarramento, raccogliendo almeno il 4 per cento dei voti totali, per poi ritrovarsi al Parlamento europeo nello stesso gruppo politico: Renew Europe. Il 3 maggio scorso Siamo europei ha presentato un programma in dieci punti, che riportiamo di seguito.

Carta d’identità: Siamo europei

Leader: Carlo Calenda

Orientamento: Centro. Tra le ideologie si annoverano liberalismo ed europeismo

Gruppo politico al Parlamento europeo: Renew Europe

Ultima legislatura: eletto 1 eurodeputato (di Azione). A febbraio 2024 si è poi unito ad Azione l’eurodeputato Fabio Massimo Castaldo.

I capolista nelle cinque circoscrizioni: Elena Bonetti (nord-ovest), Carlo Calenda (nord-est, centro, sud e isole)

Programma

  • Sostegno militare all’Ucraina, a cui vanno assicurati “i mezzi per contrastare l’aggressione russa e riconquistare le parti del suo territorio ancora sotto il controllo di Putin”. Non viene citato il cessate il fuoco e dunque il raggiungimento di negoziati;
  • Sì all’esercito europeo, considerato il primo passo verso gli Stati Uniti d’Europa (che è l’obiettivo principale dell’omonima lista creata da +Europa e Italia Viva). L’esercito europeo dovrebbe essere “sotto diretto comando della Commissione UE”, organo che non gode di legittimazione diretta, finito di recente nella bufera per la gestione della pandemia da Covid-19, come dimostra la controversia dei messaggi tra la presidente Ursula von der Leyen e l’amministratore delegato di Pfizer Albert Bourla andati misteriosamente scomparsi;
  • Eliminazione del voto all’unanimità del Consiglio dei ministri dell’Ue e assegnazione al Parlamento europeo dell’iniziativa legislativa (oggi affidata alla Commissione);
  • Tolleranza zero rispetto alle violazioni dello Stato di diritto. “In questo contesto una priorità deve essere il contrasto alle indebite ingerenze nei processi decisionali europei delle dittature straniere attraverso finanziamenti diretti e indiretti a partiti e singoli rappresentanti politici”;
  • Riforma dell’attuale impianto del Green Deal – il pacchetto di iniziative europee legate alla transizione verde – ritenuto troppo ambizioso a causa di obiettivi irraggiungibili. Sì all’uso del nucleare di ultima generazione;
  • Nascita di “una politica industriale comune, sostitutiva degli strumenti nazionali, a difesa del mercato unico. In questo contesto dobbiamo necessariamente armonizzare le aliquote fiscali e le basi imponibili per ciò che riguarda la tassazione degli utili e delle imprese”;
  • Ripresa del percorso per un accordo commerciale con gli USA: il Transatlantic Trade and Investment Partnership, che prevede l’apertura “reciproca dei mercati agli investimenti e al commercio” tra Stati Uniti e Unione Europea, con tanto di abolizione delle barriere tariffarie e non tariffarie;
  • Regolamentazione dell’età di accesso ai social e ai siti vietati, in ottemperanza al Digital Services Act (che l’anno scorso ha sollevato non poche polemiche per i rischi connessi alla limitazione del diritto alla libera espressione), e della responsabilità delle piattaforme sui contenuti pericolosi o falsi pubblicati;
  • Puntare sul Meccanismo Europeo di Solidarietà (MES) per potenziare i Sistemi Sanitari Nazionali. È necessario “un nuovo PNRR dedicato ai diritti sociali”. “Dovranno poi essere finanziati a livello europeo strumenti per la formazione permanente dei lavoratori. È urgente e indispensabile la fondazione di un nuovo sistema di welfare 4.0 che comprenda anche il sussidio di disoccupazione europeo”;
  • Maggiori aiuti per lo sviluppo infrastrutturale ed economico, la sanità e l’istruzione dei Paesi africani. A una condizione però: la protezione delle frontiere. Dunque si ricalca il vecchio schema italiano (leggasi memorandum del 2017 con la Libia) ed europeo fatto di soldi in cambio della “gestione” dei flussi migratori, il che fornisce sostanzialmente carta bianca ai trafficanti di esseri umani stanziati in Nord Africa. Siamo europei prevede, in materia, maggiori poteri alla Commissione;
  • Superamento dell’accordo di Dublino “con l’introduzione di una redistribuzione obbligatoria, preventiva e permanente dei richiedenti asilo tra gli Stati membri, senza possibilità di esoneri attraverso il versamento di contributi finanziari”. Praticamente il contrario dell’ultimo Patto sui migranti che Azione ha aiutato ad approvare in sede europea.

Le votazioni in Europa

  • Recovery Fund (9 febbraio 2021): voto a favore. L’indirizzo delle risorse del fondo (209 miliardi di euro) è stato definito dall’Italia attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR);
  • Regolamento sull’identità digitale (29 febbraio 2024): voto a favore. La nuova identità digitale conterrà tutti i dati dei cittadini europei e permetterà loro di accedere a servizi pubblici e privati con un click, in tutta l’Unione. Norma che ha sollevato parecchi dubbi circa i possibili “effetti collaterali” in termini di sorveglianza e repressione;
  • Direttiva sulle emissioni industriali (12 marzo 2024): voto contrario. La norma prevede multe del 3% del fatturato annuo per gli allevamenti di medio-grandi dimensioni che non adottato le “migliori tecnologie disponibili” per minimizzare le emissioni inquinanti. Il voto contrario non aveva l’obiettivo di tutelare i piccoli allevatori, piuttosto forniva l’ennesimo assist a favore dell’insostenibile sistema degli allevamenti intensivi;
  • Nuovo Patto su migrazione e asilo (10 aprile 2024): voto a favore, su tutte e dieci le leggi che lo compongono. Ampiamente criticato dalle ong per i diritti umani, la misura non risolve i problemi strutturali della gestione europea del fenomeno migratorio ma, facendo leva sull’entusiasmo della quasi totalità della classe politica, li aggrava;
  • Riforma del Patto di Stabilità (23 aprile 2024): voto contrario. Delle sue controversie abbiamo scritto più volte su L’Indipendente, sottolineando l’obiettivo principale della misura: limitare il più possibile l’intervento statale nell’economia per promuovere, invece, il ruolo dei privati secondo uno dei pilastri del modello economico liberista.

La comunicazione politica

L’immagine fa la sua parte, soprattutto in campagna elettorale. La chiave del successo sta nella corrispondenza tra l’immagine trasmessa e quella percepita. In mezzo c’è un baratro profondo, buio, colmo di imbarazzo che rischia di trasformarsi in un tremendo autogol per i candidati che si espongono. Tra resoconti quotidiani sugli appuntamenti della campagna elettorale, sondaggi su Instagram e commenti su temi di attualità Carlo Calenda ha puntato forte sulla figura del politico del popolo, per il popolo e vicino al popolo. Il tutto accompagnato dall’inconfondibile cadenza romana, tratto personale che però performa nell’ottica di mostrarsi inscalfibile alla sopraggiunta vita politica, vista dai più come pratica immorale e decadente. A inizio maggio Calenda ha calato il carico con BlaBlaCarl, offrendo dunque a elettori, simpatizzanti o semplicemente curiosi un passaggio in macchina verso la prossima destinazione. Il costo della tratta? “Chiacchiere e caffè”.

Della lista Siamo europei meritano poi due menzioni speciali Germano Craia e Massimo Seri. Il primo per un video in cui ha illustrato la sua agenda a suon di “Adentro!”, parodiando il presidente argentino Javier Milei e il suo famoso slogan “Afuera!”. Non è stato da meno il sindaco di Fano, che ha realizzato un corto in cui due ragazzi giocano con il suo cognome (“facciamo i seri”) invitando a votare per “un’Italia e un’Europa più forti”.

In poche parole

La discussione circa la presenza del nome del leader all’interno del simbolo della lista e tra le fila di quest’ultima – nonostante un incarico parlamentare o governativo – ha infiammato il dibattito pubblico delle ultime settimane. Siamo europei ha risposto presente in entrambi i casi, optando per la scritta Azione con Calenda nel logo e per il piazzamento del leader romano come capolista in quattro delle cinque circoscrizioni in cui sarà divisa l’Italia. Ipotesi che soltanto poche settimane fa lo stesso Calenda aveva rigettato, definendola una presa in giro per gli elettori. Il giro di valzer è stato giustificato al grido di così fan tutti, in riferimento alle scelte analoghe intraprese, ad esempio, da Giorgia Meloni, Elly Schlein e Antonio Tajani. Ad accomunarli è il fatto che, in caso di elezione, rinunceranno all’incarico di europarlamentare, continuando con i propri impegni in Parlamento o al governo. Insomma, si tratta di un tentativo per accaparrarsi più voti possibili, che non andranno persi ma aiuteranno gli altri candidati della lista ad arrivare a Strasburgo.

Nel programma elettorale non vengono mai citate Gaza e la Palestina in generale. Il massacro realizzato da Israele, che ha assunto le dimensioni e la forma di un genocidio, viene liquidato con l’espressione “crisi in Medio Oriente”.

Siamo europei, così come le altre coalizioni costruite su un centro (Azione) circondato da vari punti periferici (gli altri otto partiti/movimenti), è tenuta insieme dal più classico degli do ut des. Il sostegno delle formazioni minori è funzionale al superamento della soglia di sbarramento, fissata per le elezioni europee al 4 per cento dei voti totali. In cambio, questi partiti e movimenti, a seconda della loro grandezza, del radicamento sul territorio e degli obiettivi a medio-lungo termine ottengono pubblicità, qualche nome nelle liste e la possibilità di avere un minimo di voce in capitolo rispetto a determinati temi.

Dei vari esponenti dei partiti minori in corsa con Azione soltanto Elena Bonetti è riuscita a ottenere la candidatura da capolista in una circoscrizione, quella del nord-ovest. Dopo aver abbandonato Italia Viva, con cui ha ricoperto il ruolo di ministra per le pari opportunità e la famiglia durante il governo Draghi, Elena Bonetti si è messa alla guida dell’associazione Popolari Europeisti Riformatori che, insieme alla Piattaforma Civica Popolare Riformatrice e a una delle correnti interne di Azione, rappresenta la linea cattolica della lista. Questa convive con il Partito Repubblicano Italiano, che nacque nel 1895 proprio dalla frattura Stato-Chiesa, con una profonda avversione nei confronti del potere temporale del Vaticano. Nella lista Siamo europei fa poi il suo esordio Nos, “il primo media-partito al mondo” creato dal fondatore di Will Media Alessandro Tommasi, che ha dichiarato: «non abbiamo l’ambizione di essere un partitino dello zero virgola. Vogliamo contribuire a mettere insieme tutti quelli che credono negli Stati Uniti d’Europa e nei valori liberaldemocratici».

[di Salvatore Toscano]

Speciale elezioni europee 2024: il programma di Pace Terra Dignità

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Dopo un’iniziale esclusione, il TAR ha riammesso nella circoscrizione nord-ovest la lista Pace Terra Dignità, che alle prossime elezioni europee correrà dunque in tutta Italia. Il progetto politico è nato il 14 febbraio 2024 su iniziativa di Michele Santoro e Raniero La Valle, i due capolista. Il programma è stato lanciato il 6 maggio scorso e ruota intorno alle tre parole scelte per il nome: pace, Terra, dignità. A ognuna di essa è dedicato un capitolo che riportiamo nei soli tratti riguardanti l’Unione europea – coerentemente con l’obiettivo del nostro speciale elezioni: bypassare la mera propaganda e le misure inattuabili a livello comunitario. Alla lista hanno aderito Rifondazione Comunista, Mera25 Italia e il Movimento Equità Territoriale. Quest’ultimo è stato fondato dall’ex M5S Piernicola Pedicini, che correrà nella circoscrizione meridionale. Nelle liste di Pace Terra Dignità ci sarà anche Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione Comunista. Tra gli altri candidati più noti figurano il vignettista Vauro Senesi, la politologa Benedetta Sabene e lo scrittore Nicolai Lilin.

Carta d’identità

Leader: Michele Santoro e Raniero La Valle

Collocazione politica: Sinistra. Tra le ideologie si annoverano il pacifismo e l’ambientalismo

Gruppo politico al Parlamento europeo: Non iscritti

Ultima legislatura: nessun eurodeputato eletto

I capolista nelle cinque circoscrizioni: Raniero La Valle (nord-est), Michele Santoro (nord-ovest, centro, sud e isole)

Programma

  • Stop alle armi all’Ucraina “coadiuvandola in un negoziato che garantisca la reciproca sicurezza alle parti e risolva con procedure democratiche e di autodeterminazione il contrasto sulle terre contese”;
  • Pressione sull’Unione Europea affinché condanni, oltre “alla strage del 7 ottobre“, anche “il massacro in corso dei palestinesi, il regime di apartheid e la pulizia etnica realizzati da Israele”. L’Unione europea deve operare attivamente per il cessate il fuoco a Gaza e fare da mediatrice nella questione palestinese. A tal proposito vengono citate le classiche soluzioni: due popoli due Stati e lo Stato unico binazionale, pendendo verso quest’ultima;
  • Impegno dell’Ue a favore dei curdi e dei loro diritti, ottenendo la liberazione del leader Abdullah Ocalan (incarcerato da 25 anni) e dei prigionieri politici in Turchia;
  • Iniziativa legislativa – dunque la facoltà di presentare disegni di legge – al Parlamento europeo (oggi spetta alla Commissione) e della sua partecipazione al processo decisionale nell’ambito della politica estera e della sicurezza comune (settore gestito da Consiglio europeo e Consiglio dei ministri dell’Ue);
  • No all’esercito europeo. Riprendere piuttosto la strada dei trattati sul disarmo e ridurre la spesa militare, riconvertendo con finalità civili le industrie belliche. Superamento delle contrapposizioni militari tra i blocchi e della NATO, con un’Europa protagonista in un mondo multipolare e non sottoposta a domini esterni;
  • Tassazione delle aziende del fossile, l’estensione della Carbon tax europea, la detassazione delle tecnologie verdi e l’abolizione di qualsiasi detrazione fiscale per chi inquina. Le tasse delle multinazionali devono essere pagate dove le società acquisiscono i loro ricavi ed i paradisi fiscali in Europa vanno aboliti”. No al nucleare;
  • La politica economica deve essere decisa dagli europarlamentari e non dalla BCE, che deve rinunciare alla riscossione degli oltre 2.500 euro di debito pubblico gravanti sugli Stati membri. Relativamente a economia e sostenibilità, la lista Pace Terra Dignità afferma che gli interventi debbano ispirarsi all’economia circolare, di cui l’Italia è leader;
  • Revisione degli accordi di Maastricht, dunque dell’essenza neoliberista dell’Unione Europa che si manifesta, tra le altre cose, nelle cosiddette politiche di austerità. Abolizione del Patto di stabilità e crescita “che impone vincoli antisociali alla spesa per la sanità, la scuola, i servizi e consente deroghe solo per nuovi armamenti”;
  • Riduzione dell’orario lavorativo in tutta l’Ue a 32 ore settimanali – slegata però a un abbassamento dei salari. Anzi, va applicata a livello europeo la scala mobile, dunque l’adeguamento degli stipendi e pensioni all’inflazione;
  • Sì al salario minimo europeo e a un sostegno economico universale a chi resta senza lavoro. “Chi percepisce il reddito deve partecipare a corsi di formazione tenendo conto delle sue capacità e delle sue aspirazioni”. L’obiettivo è quello di contrastare le condizioni lavorative degradanti che la massa di disoccupati – tra cui donne, giovani e lavoratori stranieri – è costretta ad accettare per sopravvivere;
  • Ampliamento della rete di assistenza ai migranti, con l’abolizione dei centri di detenzione e rimpatrio (CPR). Mancano delle prese di posizione chiare su questioni concrete come la gestione degli accordi con Paesi terzi o le politiche sui visti.

La comunicazione politica

L’occhio vuole la sua parte, anche in politica. Pace Terra Dignità ha invece puntato su una presentazione spartana per il proprio programma elettorale, caricato sul sito senza essere accompagnato da una versione “in pillole” o da un file pdf che ne facilitasse la lettura. Anche sui social media la lista appare carente, scevra di un coordinamento centrale e affidata alle singole iniziative locali. Con comparsate in tv e post sui propri profili, Michele Santoro ha provato a limitare l’emorragia, basando la sua campagna elettorale su dibattiti circa le “parole proibite”, come lavoro, genocidio, pace.

In poche parole

Pace Terra Dignità ha superato la sfida della raccolta firme e alle prossime elezioni europee sarà presente in tutte e cinque le circoscrizioni italiane. Per entrare nel Parlamento europeo la lista, come tutte quelle in corsa, dovrà raccogliere almeno il 4 per cento dei voti totali. Nel caso di una formazione politica nuova, di piccole dimensioni o poco conosciuta, la soglia di sbarramento può rappresentare un ostacolo non irrisorio, soprattutto alla luce del “voto utile”, ragionamento sempre più comune tra gli elettori che preferiscono sacrificare parte dell’aderenza ideologica con una lista la cui aspettativa di vittoria è bassa per votare una lista “più sicura”, così da non vedere il proprio voto sprecato.

Pace Terra Dignità deve poi fare i conti con un programma vasto – a tratti impopolare, controcorrente o di radicale trasformazione dello stato delle cose – soprattutto per una forza neonata con un radicamento pressoché nullo sul territorio. In alcuni punti appare generico, come nella gestione del fenomeno migratorio. Le elezioni europee potrebbero servire come un primo banco di prova, tanto nella risposta dell’elettorato quanto nella coesione interna della lista, tra i fattori principali della riuscita di un progetto politico.

All’interno del programma emergono elementi di ecologismo, pacifismo, comunismo, antiliberismo a cui si aggiunge un sostrato cattolico (la presenza e il ruolo di Raniero La Valle – simbolo del cristianesimo sociale italiano – è in tal senso emblematico). In parte viene riesumata la linea ecopacifista degli anni ’70 e ’80 che andò poi sfumando dopo la caduta del muro di Berlino. Dopo l’appoggio a due governi di centrosinistra e il relativo suicidio politico, Rifondazione Comunista persevera nel tentativo di ricostruirsi un’immagine e, sganciatosi dall’universo di Unione Popolare (UP), ha deciso di unirsi a Pace Terra Dignità. Nonostante le avances di Santoro si è defilato dal progetto proprio l’ex leader di UP, Luigi de Magistris, che ha preferito preservare le forze in vista delle elezioni comunali di Napoli del 2026. Il partito italiano del movimento internazionale DiEM25 (Mera25 Italia), fondato dall’ex ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis e dal filosofo croato Srećko Horvat, ha invece aderito con convinzione al progetto di Santoro e La Valle. Nel 2025 il movimento punta a convocare un’Assemblea Costituente per una riforma delle istituzioni europee. In Italia, Pace Terra Dignità cercherà di contendersi con Libertà e Alternativa popolare il ruolo di outsider e dunque di superare la soglia di sbarramento.

[di Salvatore Toscano]

Speciale elezioni europee 2024: il programma di Libertà

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Libertà è la lista più eterogenea e numerosa che parteciperà alle prossime elezioni europee. Trattando la questione come l’arrivo di un colossal al cinema, Cateno De Luca ha tenuto aggiornati lettori e curiosi circa la composizione della sua ultima creatura politica, che ad aprile è andata delineandosi. Il progetto ingloba ben 19 tra partiti e movimenti. A Sud chiama Nord, guidato proprio da De Luca, si sono aggiunti: Sicilia vera, i Civici in Movimento, Confederazione Grande Nord, Popolo Veneto, Noi Agricoltori e Pescatori, Noi Ambulanti Liberi, Vita, Fronte Verde, Progresso Sostenibile, Capitano Ultimo, Sovranità, il Vero Nord, Il Popolo della Famiglia, Insieme Liberi, Rizzi, De Luca Sindaco d’Italia, il Partito Moderato d’Italia e il Movimento per l’Italexit. Libertà ha pubblicato il suo programma per le elezioni europee l’8 maggio scorso.

Carta d’identità: Libertà

Leader: Cateno De Luca

Collocazione politica: Trasversale. Tra le ideologie si annoverano il sovranismo, l’euroscetticismo, il federalismo.

Gruppo politico al Parlamento europeo: Non iscritti

Ultima legislatura: nessun eurodeputato eletto

I capolista nelle cinque circoscrizioni: Cateno De Luca (tutte)

Programma

  • “Serve un accordo di pace per fermare la strage di vite umane”, è l’appello generico con cui la lista Libertà apre il proprio programma. Non ci sono riferimenti precisi né a Gaza né in Ucraina né tantomeno ad altri Paesi stravolti da violenze e guerre;
  • Riduzione dei poteri dell’Unione europea. “Ogni Stato ha diritto di preservare la propria identità economica e sociale che connota la sua sovranità”. Superamento delle regole del Patto di Stabilità e Crescita;
  • No alla direttiva Bolkestein. “Non possiamo accettare che multinazionali e comitati d’affari si impadroniscano di spazi produttivi del nostro Paese a discapito di autonomi e delle Picolle e Medie Imprese”. Il riferimento è alla fine delle concessioni balneari che, a seguito della scadenza nel 2023, dovranno fare spazio alle gare pubbliche;
  • “Serve un intervento di incentivo europeo per sostenere le spese di efficientamento energetico”, come quelle previste dalla direttiva case green;
  • Concentrare “maggiori risorse per le politiche a sostegno della famiglia” e dunque della natalità;
  • Revisione della nuova Politica Agricola Comune (PAC) entrata in vigore nel 2023 per implementare il Green Deal e ad oggi largamente derogata a seguito della rivolta dei trattori. La PAC prevede, tra le altre cose, la rotazione delle colture o l’obbligo di lasciare incolto il 4% del terreno in modo da favorire la biodiversità;
  • “Vogliamo un serio contrasto alla concorrenza sleale tra Paesi europei per eliminare definitivamente i paradisi fiscali e per eliminare l’elusione fiscale delle grandi multinazionali. Va fatta una seria lotta al dumping salariale”, quindi la tendenza al ribasso dei salari;
  • No al green pass globale presentato da OMS e UE;
  • Incrementare a livello europeo la lotta alle mafie, tutelando le vittime di racket;
  • Stop agli allevamenti intensivi e alla sperimentazione animale. “Vanno banditi i finanziamenti europei volti al sostegno degli Organismi Geneticamente Modificati (OGM)”;
  • Maggiore cooperazione e solidarietà dell’Europa nei confronti dell’Italia per la gestione dei flussi migratori;
  • “Libertà di promuovere una tecnologia a misura e a servizio dell’uomo”. A tal proposito bisogna “battersi per la libera circolazione delle informazioni sul web”.

La comunicazione politica

Partiamo dalle basi. Libertà ha una propria pagina Facebook ma non un sito web e per le comunicazioni si affida a quello di Sud chiama Nord. È una campagna elettorale vecchio stampo, fatta di incontri a tappeto, con un De Luca in versione maratoneta che gira lo Stivale a bordo del “camper della libertà”. Tra tiktok in cui mangia “la burrata in libertà”, sponsorizza i taralli di Taranto e viaggia su trattori a sostegno del movimento esploso a marzo, il sindaco di Taormina intende trasmettere l’immagine del politico del popolo, pronto a portare le istanze dell’italiano medio a Strasburgo. L’immagine trasmessa sarà invece nota dopo il voto dell’8 e 9 giugno.

In poche parole

A marzo Cateno De Luca ha lanciato il progetto Libertà, invitando partiti e movimenti a unirsi al suo Sud chiama Nord per “battersi per la pace, per la sovranità del nostro Paese, per tutelare i diritti di tutti i cittadini”. Il Partito Popolare del Nord è stato il primo a rispondere presente, salvo abbandonare il progetto qualche giorno dopo. Hanno invece continuato a credere nella lista il Movimento per l’Italexit, i Civici in Movimento, il Popolo Veneto e Capitano Ultimo, l’uomo che 31 anni fa mise le manette a Totò Riina. Libertà è andata via via espandendosi, fino a raggiungere la sua forma finale a inizio aprile: 19 tra partiti e movimenti, uniti sotto la bandiera dell’euroscetticismo, del sovranismo e del federalismo. Nel simbolo campeggia il nome del leader, in linea con quanto deciso da altre liste quali Siamo europei, Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia (in questo caso è stato scelto il nome di Berlusconi e non di Tajani).

Il programma appare in più punti generico, come nel caso del genocidio in corso in Palestina, e con ampi richiami al contesto nazionale, dunque al di fuori del perimetro del voto dell’8 e 9 giugno. Che sia il segno della volontà di rilanciare il progetto anche in futuro e di usare le europee come banco di prova?

La lista neonata è formata da forze altrettanto recenti o comunque da organizzazioni presenti in territori circoscritti, il che rappresenta il maggiore ostacolo per il superamento della soglia di sbarramento. Libertà cercherà di attrarre voti lungo l’intero arco politico, contendendosi il ruolo di underdog con Pace Terra Dignità e Alternativa Popolare.

[di Salvatore Toscano]

Speciale elezioni europee 2024: il programma di Alternativa Popolare

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Alternativa Popolare correrà alle prossime elezioni europee. Il partito, derivato da Nuovo Centrodestra, è stato fondato nel 2017 ed è attualmente guidato da Stefano Bandecchi, sindaco di Terni famoso per le sue uscite pubbliche. In quanto affiliata al Partito Popolare Europeo (PPE), l’organizzazione è stata esentata dall’obbligo di raccolta firme. Il programma è composto da 8 capitoli; in linea con la natura dello speciale elezioni europee, verranno analizzate le proposte riguardanti esclusivamente l’ambito comunitario, così da filtrare propaganda e misure irrealizzabili tra Strasburgo e Bruxelles.

Carta d’identità: Alternativa Popolare

Leader: Stefano Bandecchi

Orientamento: Centro-destra. Tra le ideologie si annoverano cristianesimo democratico, conservatorismo ed europeismo moderato

Gruppo politico al Parlamento europeo: PPE

Ultima legislatura: nessun europarlamentare eletto

I capolista nelle cinque circoscrizioni: Stefano Bandecchi (nord-ovest, nord-est, sud, isole), Luca Palamara (centro)

Programma

  • Maggior sostegno europeo alla natalità, ai servizi per l’assistenza all’infanzia (come asili nido e scuole materne). La lista “si oppone alla pratica dell’utero in affitto” (gestazione per altri, ndr), il che presuppone la volontà di rendere la pratica illegale a livello europeo, come proposto dalla Commissione l’anno scorso;
  • Rendere “la transizione ecologica sostenibile anzitutto a livello economico e sociale”. Va assicurata l’autonomia energetica al continente attraverso il sostegno “alle fonti rinnovabili, alla filiera dell’idrogeno verde e al nucleare di ultima generazione”;
  • Nessuna menzione al genocidio in atto a Gaza e alla vicinanza al popolo palestinese. Alternativa Popolare parla di uno “scoppio della crisi mediorientale conseguente al brutale attacco operato dai terroristi di Hamas contro Israele il 7 ottobre 2023 che ha riaperto una ferita su cui, oggi, le forze autocratiche mondiali ostili all’Occidente sono pronte a infierire, aggravando ulteriormente l’instabilità dell’area e, con essa, gli equilibri geopolitici mondiali. Per tali ragioni, il sostegno europeo a Israele e al suo diritto di esistere non deve vacillare”. Posizione estremamente vicina a quella di Forza Italia, con cui AP condivide il gruppo al Parlamento europeo;
  • Non vengono proposte misure concrete per la guerra in Ucraina. Come accaduto per Forza Italia-Noi moderati può essere utile ricorrere al manifesto del PPE, secondo cui va potenziato il “sostegno politico, economico, umanitario e militare per tutto il tempo necessario”, con l’obiettivo che Kiev vinca la guerra.
  • Sì all’esercito comune europeo che non metta “in alcun modo in dubbio la prospettiva atlantista e la lealtà al Patto Atlantico e alla NATO”;
  • Affinché i Paesi membri possano difendere i loro confini e, per effetto, quelli dell’Europa, “le spese per la difesa dovranno essere considerate come un investimento sulla sicurezza e, pertanto, debbono essere poste fuori dal Patto di stabilità”.
  • Va riformata l’attuale politica in materia di immigrazione dell’UE, ampliando il sostegno ai Paesi di primo approdo, garantendo una equa ridistribuzione degli aventi diritto di asilo e attuando efficaci politiche di rimpatrio dei non aventi diritto”;
  • Rilancio a livello europeo dell’economia sociale di mercato, “che garantisce libertà di iniziativa e, al tempo stesso, protezione sociale per tutti i cittadini attraverso un modello di welfare universalistico”. Rafforzamento delle politiche di coesione;
  • Promuovere l’economia circolare, dunque “tutte le forme di riciclo, riutilizzo e riparazione dei prodotti”, di cui l’Italia è leader in Europa;
  • Potenziamento delle infrastrutture di trasporto e comunicazione. A questo punto Alternativa Popolare cita il movimento NO TAV, definendolo “un esempio molto negativo” a causa delle sue lotte a difesa del territorio;
  • “L’Unione europea deve continuare a sostenere la ricerca e l’innovazione, stimolando gli stati membri a porsi lo stesso obiettivo”. Particolare attenzione deve essere riservata agli investimenti in intelligenza artificiale e robotica. “Le aziende che innovano devono essere premiate e non ostacolate, a livello fiscale e normativo”.

La comunicazione politica

Oltre alla contesa di underdog, Alternativa Popolare condivide con Pace Terra Dignità la scelta di una presentazione spartana per il proprio programma elettorale, caricato sul sito senza essere accompagnato da una versione “in pillole” o da un file pdf che ne facilitasse la lettura. A differenza del primo, complice gli ormai sette anni di militanza politica, Alternativa Popolare può vantare una campagna elettorale social abbastanza strutturata, costruita intorno al proprio leader, in linea con la deriva personalistica della politica contemporanea. Bandecchi ha più volte fatto parlare di sé negli ultimi mesi, come a seguito delle frasi volgari pronunciate a gennaio in Consiglio Comunale, mentre si discuteva una mozione sulla violenza di genere. Qualche settimana dopo, a marzo, il sindaco di Terni ha dichiarato che «il politico migliore che c’è in Italia è Stefano Bandecchi, l’unico che ha una visione». Sempre a marzo, pochi minuti dopo aver presentato la lista di AP per le elezioni europee, ha lasciato Montecitorio in camper affermando: «Voglio dire una frase che non ha mai detto nessuno… Vincere e vinceremo (le parole che Benito Mussolini usò nel 1940 per annunciare l’entrata in guerra, ndr). Chi non è un po sarcastico nella vita non campa tanto».

In poche parole

Seguendo l’esempio di Berlusconi e Forza Italia, Alternativa Popolare ha assunto la forma di un partito personale, incentrato sulla figura di Stefano Bandecchi, che cerca di trasmettere l’immagine di un leader carismatico e parla soprattutto agli “italiani, maschi e femmine, normali”. Per ampi tratti il programma di Alternativa Popolare coincide con quello di Forza Italia-Noi moderati, mostrando le stesse lacune, in particolare in politica estera.

La stragrande maggioranza dei sondaggi pubblicati fino al 24 maggio – ultimo giorno prima del divieto – non menzionava Alternativa Popolare, nonostante la sua presenza in tutte e cinque le circoscrizioni, al fianco dei partiti maggiori e di Libertà e Pace Terra Dignità, con cui il partito di Bandecchi cercherà di contendersi il ruolo di outsider.

[di Salvatore Toscano]