domenica 16 Novembre 2025
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Samoa ha approvato un piano vincolante per proteggere 36.000 km² di Oceano

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In una delicata fase storica in cui la crisi ecologica erode coste, minaccia barriere coralline e sposta gli stock ittici, Samoa compie un passo storico verso la tutela del suo patrimonio blu. Dal 1° maggio è infatti entrato in vigore un Piano Spaziale Marino legalmente vincolante che protegge il 30% dell’Oceano Pacifico che ricade nelle acque nazionali (circa 36.000 km²), stabilendo una gestione sostenibile del 100% delle sue acque territoriali. Con questo ambizioso strumento, il piccolo Stato insulare del Pacifico si allinea all’obiettivo globale 30x30 e si pone come modello per le altre naz...

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Israele-Iran, ancora attacchi incrociati: Trump apre a Putin mediatore

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Nel pomeriggio sirene d’allarme per decine di missili lanciati dall’Iran sono risuonate in numerose zone d’Israele, nel nord del Golan e in Cisgiordania, mentre esplosioni sono state segnalate a Gerusalemme. Nel frattempo, i media iraniani riferiscono un attacco israeliano al comando di polizia di Teheran, con danni lievi e diversi agenti feriti. Donald Trump si è detto aperto a un ruolo di mediazione di Vladimir Putin e non ha escluso, sebbene al momento gli Stati Uniti non siano coinvolti, possibili interventi USA. A Teheran migliaia di residenti tentano di evacuare la capitale, paralizzata dal traffico. Tel Aviv ha prorogato lo stato d’emergenza fino al 30 giugno.

Congo, almeno 19 morti a Kinshasa per un’alluvione

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Almeno 19 persone sono morte a Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo, a causa di un’alluvione provocato da forti piogge che ieri si è scatenato sull’area. Il quartiere più colpito è stato Ngaliema, dove si sono registrate 17 vittime. L’alluvione ha causato gravi danni e portato alla chiusura di due importanti arterie stradali della città. Eventi simili sono frequenti in questa stagione: ad aprile scorso, 33 persone erano morte sempre a Kinshasa, mentre a maggio oltre cento vittime erano state registrate nei villaggi lungo il lago Tanganica, nella parte orientale del Paese.

Gaza, non si fermano i raid israeliani: almeno 12 morti

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Almeno 12 palestinesi sono stati uccisi oggi in diversi attacchi israeliani nella Striscia di Gaza, secondo quanto riferito dalle autorità sanitarie locali. Cinque delle vittime si trovavano nei pressi di due centri di assistenza gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation: tre nei pressi del corridoio di Netzarim e due a Rafah, nel sud. I medici dell’ospedale Al-Awda parlano anche di decine di feriti. Altri sette palestinesi sono morti in un raid aereo che ha colpito la città di Beit Lahiya, nel nord dell’enclave.

Emilia, nubifragi e raffiche di vento: oltre 100 interventi dei pompieri

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Dopo una giornata rovente con punte di 36°C, forti temporali hanno colpito nella serata di ieri le province occidentali dell’Emilia-Romagna. Solo nel Reggiano oltre 80 interventi dei vigili del fuoco per alberi caduti, in particolare tra Reggio Emilia, Sant’Ilario, Correggio e Quattro Castella. A Parma, una violenta grandinata ha causato raffiche oltre i 100 km/h, blackout in diversi quartieri e decine di chiamate d’emergenza. Disagi anche nel Modenese, con 40 interventi tra Campogalliano e Vignola. In Appennino, le piogge più intense a Corniglio e Berceto. Il maltempo si è esteso fino alla pianura bolognese con grandine e tempeste di fulmini.

Missili e minacce: un’altra notte di raid tra Israele e Iran

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Questa notte lo scambio di attacchi tra Israele e Iran ha segnato un’escalation senza precedenti, con raid aerei su Teheran e missili iraniani lanciati verso il cuore dello Stato Ebraico. In Israele, le sirene antiaeree hanno squarciato il silenzio mentre i cittadini, costretti a rifugiarsi nei rifugi, hanno assistito alle raffiche di razzi provenienti da Teheran e dagli alleati Houthi. Sul fronte opposto, i raid israeliani si sono abbattuti su infrastrutture militari e siti nucleari, con il cuore dell’establishment iraniano nel mirino, ma anche su quartieri residenziali. Tra numeri delle vittime in costante aggiornamento, annunci diplomatici al vetriolo e l’incertezza su come – o quando – si potrà tornare al tavolo negoziale, la regione si prepara a una battaglia che potrebbe protrarsi per molti giorni.

Gli attacchi israeliani sono ripresi nella notte dopo che, venerdì, un bombardamento aveva centrato depositi petroliferi, basi militari e il Ministero della Difesa iraniano, uccidendo alti generali e scienziati nucleari. Da parte sua, l’Iran ha risposto con una pioggia di razzi balistici e droni, che hanno causato oltre una decina di morti e oltre 200 feriti in Israele tra Bat Yam – dove si cercano ancora decine di persone sotto le macerie -, Tamra, Tel Aviv e Rehovot. Il servizio di soccorso Magen David Adom ha affermato che nei conteggi ufficiali figurano ad ora 13 vittime. Le autorità iraniane riferiscono invece di almeno 200 morti a Teheran e in altre province a causa degli attacchi israeliani ai due principali depositi petroliferi e al campus del Weizmann Institute of Science. Nel frattempo, l’esercito israeliano ha invitato gli iraniani a evacuare le zone «vicine alle installazioni militari». In un messaggio in lingua persiana diramato su X dal colonnello Avichay Adraee, portavoce dell’IDF, si evidenzia che la presenza in prossimità di questi siti  rappresenta un grave rischio per la vita.

Anche la “guerra diplomatica” si è dimostrata nelle ultime ore altrettanto infuocata. L’alto diplomatico iraniano Abbas Araghchi ha ammonito che «se gli attacchi israeliani contro l’Iran cesseranno, allora cesseranno anche le nostre risposte», mentre Benjamin Netanyahu ha promesso che «gli attacchi finora condotti da Israele non sono nulla in confronto a ciò che l’Iran vedrà nei prossimi giorni» e ha avvertito: «Nel prossimo futuro vedrete i nostri aerei nei cieli di Teheran: colpiremo ogni struttura e ogni obiettivo del regime degli ayatollah». A complicare ulteriormente il quadro, gli Houthi dello Yemen – da sempre vicini a Teheran – hanno lanciato missili verso Giaffa, segnando il primo intervento ufficiale di un alleato iraniano in questo scontro.

Gli Stati Uniti, pur mantenendosi ufficialmente fuori dal conflitto, hanno lanciato severi ammonimenti a Teheran. In un post su Truth Social, Donald Trump ha infatti scritto: «Se venissimo attaccati in qualsiasi modo dall’Iran, tutta la forza e la potenza delle Forze Armate statunitensi si abbatterebbero su di noi a livelli mai visti prima». Successivamente, però, ha evidenziato che «possiamo facilmente raggiungere un accordo tra Iran e Israele e porre fine a questo sanguinoso conflitto!!!». Nel frattempo, l’Oman, mediatore nei colloqui indiretti sul nucleare, ha confermato che il round previsto per la giornata di oggi è stato cancellato. Araghchi, ministro degli Esteri iraniano, ha dichiarato ieri che i colloqui sul nucleare sono «ingiustificabili» dopo gli attacchi dello Stato Ebraico, che ha definito «il risultato del sostegno diretto di Washington».

Nigeria: decine di persone uccise in un attacco armato

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Nella notte tra venerdì e sabato si è verificato un attacco armato nel villaggio di Yelewata, nello Stato di Benu, Nigeria centrale. Le informazioni sull’attacco sono scarse. Secondo Amnesty International, presente sul territorio, i morti sarebbero almeno 100. Il governo nigeriano ha confermato gli scontri, ma ha ridimensionato il bilancio a 45 vittime. La regione di Benu, zona di confine tra il nord a maggioranza musulmana e il sud cristiano, è da tempo teatro di conflitti tra gruppi in lotta per le risorse, esasperati da divisioni etniche e religiose. Lo Stato nigeriano fatica a mantenere l’ordine e garantire sicurezza.

Nell’attacco contro l’Iran l’Occidente si è schierato compatto con Israele

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Nella notte tra il 12 e il 13 giugno, Israele ha condotto un massiccio attacco contro numerosi obiettivi militari e nucleari iraniani, in quella che le autorità israeliane hanno definito una «operazione preventiva» per neutralizzare la minaccia di un imminente programma di armamento atomico. Tuttavia, è solamente dopo che l’Iran ha risposto a sua volta con un attacco missilistico che il Consiglio di Sicurezza ONU ha deciso di riunirsi per discutere della situazione, solo per lanciare un appello alla stabilità e alla de-escalation in Medioriente e sottolineare ancora una volta il “diritto di Israele a difendersi”.

Pur riconoscendo che gli attacchi israeliani hanno causato «danni significativi» e decine di vittime civili, a prevalere nell’assemblea del Consiglio di Sicurezza sembra essere stata la linea che sostiene gli interessi di Israele. Una delle poche voci sollevatesi contro le azioni di Tel Aviv è stata quella dell’Algeria, che ha sottolineato come Israele operi al di fuori del Trattato di Non Proliferazione delle Armi Nucleari e come abbia sempre rifiutato di partecipare a colloqui per negoziare la creazione di una zona libera da armi nucleari in Medioriente. Il rappresentante algerino ha inoltre insistito sulla strana tempistica degli attacchi, che sono stati portati a termine proprio durante i colloqui tra Teheran e gli Stati Uniti sul nucleare – il prossimo round avrebbe dovuto svolgersi domenica 15 giugno. All’Algeria si è aggiunto il Pakistan, che ha definito «ripugnanti» le azioni di Israele proprio in ragione della tempistica.

Per il resto, a prevalere è stata la linea che impone che all’Iran non sia concesso di acquisire armi nucleari e che rivendica il diritto di Israele a difendersi dalle minacce esterne – una retorica mutuata dal genocidio in corso a Gaza e ormai divenuta il mantra di pressochè tutto l’Occidente. Gli Stati Uniti, che erano stati avvertiti da Israele degli imminenti attacchi (e avevano disposto un parziale ritiro del proprio contingente dalle basi in Medioriente il giorno precedente, ma che sostengono di non aver avuto alcun ruolo nell’attacco), hanno dichiarato che «non si può permettere a questo pericoloso regime [l’Iran, ndr] di avere armi nucleari». A fronte della minaccia di un attacco contro le basi statunitensi, la rappresentante USA ha avvisato che le conseguenze per Teheran sarebbero «terribili». In maniera simile, la Francia ha dichiarato che il programma nucleare iraniano «non ha alcuna giustificazione civile plausibile», mentre il presidente Macron, durante una conferenza stampa, ha ribadito il diritto di Israele a difendersi dalle minacce, come ha fatto la stessa presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. In Germania, il cancelliere Merz ha ribadito la sua «preoccupazione» per il programma nucleare iraniano e come le minacce dell’Iran di accelerare l’arricchimento dell’uranio violino le disposizioni del Trattato di non proliferazione (del quale Israele non è firmatario). Questo rappresenterebbe una minaccia per tutto il Medioriente, riferisce Merz, «in particolare per Israele».

Nel corso della riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza è intervenuto anche l’Iran, che ha definito Israele «il Paese più pericoloso e terrorista del Medioriente» e detto che le sue azioni equivalgono a una dichiarazione di guerra. Dal canto suo, il rappresentate israeliano ha detto che il suo Paese ha agito per «autodifesa» contro l’Iran, che ha dichiarato «il suo intento di distruggerci».

In questo contesto, l’Italia ha sposato (in maniera del tutto aspettata) la posizione statunitense. Di fronte alle Commissioni di Camera e Senato, il ministro degli Esteri Tajani ha infatti dichiarato che «di fronte a una minaccia nucleare non può esservi alcuna ambiguità: l’Iran non può dotarsi di una bomba atomica. Secondo l’intelligence di Israele Teheran avrebbe potuto avere 10 bombe atomiche entro sei mesi». Una posizione che rispecchia in pieno quella della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha dichiarato che in nessun caso l’Iran può dotarsi di un’arma nucleare.

La logica adottata in maniera pressochè univoca dall’Occidente piega ancora una volta il diritto internazionale agli interessi di Israele e degli Stati che lo sostengono, in maniera del tutto analoga a quanto già accaduto nell’ambito del conflitto israelo-palestinese. Tel Aviv non ha infatti mai reso noto con precisione il numero di armi atomiche in suo possesso, posizione politicamente strategica che le ha evitato critiche nel tempo. Tuttavia, una stima dell’ICAN (la Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari) ritiene che siano circa 90 le armi nucleari in Israele e che il Paese sia in possesso delle risorse per costruirne altre 200. Un dettaglio che, evidentemente, gli Stati Uniti e i loro alleati hanno deciso ancora una volta di ignorare.

Guerra israeliana all’Iran: la diretta del 14 giugno

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Sabato 14 giugno, secondo giorno di guerra tra Iran e Israele. Continua anche oggi la nostra diretta. Potete consultare gli aggiornamenti precedenti qui.


Il primo ministro inglese Keir Starmer ha dichiarato ai giornalisti che l’Inghilterra sta inviando mezzi militari, tra i quali anche jet da combattimento, nella regione mediorientale «per fornire supporto alla regione». Secondo quanto riferito da un portavoce del primo ministro, gli spostamenti sono iniziati già nella mattinata di venerdì 13 giugno, a poche ore dall’inizio dell’attacco israeliano.


Il presidente statunitense Donald Trump e quello russo Vladimir Putin hanno avuto una conversazione telefonica di circa 50 minuti, nel corso della quale avrebbero discusso del conflitto tra Israele e Iran. Lo riporta l’agenzia di stampa statale russa, che riferisce come, nel corso della telefonata, Putin avrebbe condannato l’operazione militare di Israele contro l’Iran e dichiarato che Mosca è pronta a porsi come intermediaria nel conflitto in corso. Trump, invece, avrebbe definito «efficaci» gli attacchi di Tel Aviv contro Teheran. Entrambe non avrebbero escluso un ritorno ai negoziati per la questione iraniana.


Secondo numerosi media iraniani, Israele avrebbe bombardato giacimenti di gas e le infrastrutture di South Pars, nella provincia meridionale di Bushehr. Si tratta di uno dei più grandi giacimenti di gas al mondo, che rappresenta quasi l’80% della produzione totale di gas dell’Iran. Sul posto si sarebbe sviluppato un incendio.


L’esercito israeliano ha riferito di aver eliminato oltre 20 comandanti iraniani dall’inizio dell’attacco, tra i quali il capo della Direzione dell’Intelligence delle forze armate, Gholam-Reza Marhabi, e un ufficiale del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC), Mohammad Bagheri. Marhabi era considerato il più alto ufficiale dell’intelligence israeliana, scrive l’IDF, ed avrebbe avuto un ruolo chiave negli attacchi contro Israele nell’ultimo anno e in quelli precedenti. Bagheri, invece, si occupava di supervisionare le capacità dei missili superficie-superficie e da crociera a lungo raggio, principali strumenti offensivi dell’Iran contro Israele.

Attraverso una comunicazione avvenuta tramite i propri canali radiofonici e citata da Al Jazeera, l’esercito israeliano ha inoltre riferito di aspettarsi nuovi attacchi dall’Iran questa notte.


In una comunicazione diffusa ai prefetti delle varie regioni francesi e visionata dai media francesi, il primo ministro Bruno Retailleau ha dato ordine di aumentare la sicurezza in tutti quei siti che potrebbero essere oggetto di «attacchi terroristici o dolosi da parte di una potenza straniera», in particolare luoghi di culto, scuole, edifici statali e istituzionali e siti ad alto traffico quali raduni festivi, culturali o religiosi. Il ministro avrebbe dato indicazioni di monitorare in particolare le persone «di nazionalità iraniana o con legami con l’Iran».


L’esercito israeliano ha riferito di aver eliminato 9 scienziati che stavano lavorando al programma nucleare iraniano. «Tutti gli scienziati e gli esperti eliminati, in base alle informazioni di intelligence, sono stati fattori chiave nello sviluppo delle armi nucleari iraniane», riferisce il comunicato, «la loro eliminazione rappresenta un duro colpo per la capacità del regime di acquisire armi di distruzione di massa».


Il governo iraniano ha lanciato un monito contro gli Stati Uniti, la Francia e la Gran Bretagna, avvertendoli di ripercussioni in caso tentino di impedire gli attacchi contro Israele. Lo riporta Al Jazeera, citando l’agenzia di stampa iraniana Mehr. «Qualsiasi Paese che partecipi a respingere gli attacchi iraniani contro Israele sarà soggetto al bersaglio di tutte le basi regionali del governo complice, comprese le basi militari nei Paesi del Golfo Persico e le navi e le imbarcazioni navali nel Golfo Persico e nel Mar Rosso da parte delle forze iraniane» riporta il comunicato.


Almeno 60 persone, delle quali 20 bambini, sarebbero state uccise nel crollo di un edificio residenziale colpito dagli attacchi israeliani. Tra le vittime degli attacchi si contano anche due vicecomandanti dello Stato Maggiore, il generale Gholamreza Mehrabi e il generale Mehdi Rabbani.

Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa iraniana FARS, che cita fonti informate iraniane, la guerra si estenderà anche nei prossimi giorni e «includerà anche basi statunitensi nella regione», dove «gli aggressori saranno l’obiettivo di una risposta iraniana decisa e su vasta scala». Questa mattina, l’Iran ha annunciato la sospensione di tutti i voli nazionali fino a nuovo avviso.


Nel corso di una riunione d’emergenza tenutasi dopo l’inizio dell’attacco israeliano contro l’Iran, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha esortato entrambe le parti «alla de-escalation e alla diplomazia» per non aggravare la già fragile situazione in Medioriente. «La tempistica degli attacchi israeliani segna un nuovo, preoccupante anello nella “catena di tensioni” che minaccia la stabilità regionale e globale» riporta un comunicato.

Poche le condanne a Israele, la maggior parte delle quali accompagnate da dichiarazioni che rimarcano il «diritto di Israele a difendersi». Gli Stati europei, in particolare, hanno sposato la linea degli Stati Uniti, che hanno condannato l’esistenza di un programma nucleare in Iran. Il rappresentante dell’Iran ha definito Israele «il regime più pericoloso e terroristico al mondo» e ha condannato la complicità di USA e Occidente.


Nella notte sono proseguiti gli scontri tra Israele e Iran, ormai in guerra aperta. Diversi bombardamenti israeliani hanno colpito Teheran, prendendo di mira anche l’aeroporto. Numerosi video mostrano dense colonne di fumo levarsi dallo scalo internazionale della capitale. Esplosioni sono state segnalate anche nelle città di Isfahan e Kermanshah.

All’alba, una nuova ondata di missili iraniani ha colpito Israele; almeno uno è riuscito a superare lo scudo difensivo Iron Dome. Gli attacchi iraniani hanno causato la morte di almeno tre persone e il ferimento di ottanta, alcune delle quali in gravi condizioni.


L’attacco lanciato da Israele contro l’Iran nella notte tra giovedì 12 e venerdì 13 giugno segue mesi di crescenti tensioni, culminati negli scorsi giorni con la pubblicazione da parte dell’AIEA di un rapporto che segnalava «irregolarità» nel monitoraggio delle centrifughe iraniane. Il presidente USA Donald Trump, pur ribadendo che Washington non ha preso parte all’operazione, ha espresso preoccupazione per il possibile coinvolgimento di forze americane sul terreno, invitando entrambe le parti alla massima moderazione. Il tycoon ha dichiarato che l’attacco gli era stato annunciato da Netanyahu. La comunità internazionale guarda con apprensione ai prossimi giorni, temendo che la crisi possa degenerare in un conflitto su larga scala. Gli investitori hanno già fatto salire il prezzo del petrolio, e i mercati regionali riflettono una volatilità mai vista dall’ultimo conflitto israeliano-libanese. Poco fa, le autorità di Teheran hanno dichiarato che, alla luce dell’attacco israeliano, l’Iran non parteciperà al sesto round di negoziati con gli USA sulla questione del nucleare, previsto per domenica a Muscat, in Oman.

 

Disney e Universal si muovono contro i plagi via IA

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Da anni ormai, autori e artisti intentano piccole e medie cause legali per far valere i propri diritti nei confronti delle intelligenze artificiali generative, strumenti spesso accusati di essere addestrati in maniera illecita, sfruttando contenuti protetti dal diritto d’autore. Mercoledì 11 giugno, però, sono scesi in campo anche Disney e Universal: due colossi di Hollywood che hanno unito le forze per fare causa a Midjourney, noto generatore di immagini che tende a riprodurre con sorprendente fedeltà lo stile visivo su cui si basa il proprio modello.

Le carte del tribunale – 110 pagine dense di esempi – illustrano nel dettaglio come l’IA in questione “stravolga gli incentivi fondamentali della legge sul copyright degli Stati Uniti”. “Midjourney è la quintessenza dello scroccone del copyright, un pozzo senza fondo di plagio”, si legge nei documenti, dove si parla di una “violazione calcolata e intenzionale”, con contenuti che riproducono in modo fin troppo evidente le opere originali. Horacio Gutierrez, vicepresidente esecutivo e Chief Legal Officer di Disney, ha parlato apertamente di “pirateria”.

Le due major non si dichiarano contrarie all’intelligenza artificiale – tutt’altro – ma contestano duramente il fatto che gli output della IA generativa in questione richiamino in modo esplicito marchi come Star Wars, Shrek e Marvel. Uno scontento che, a detta dell’accusa, era già comunicata a Midjourney per via legale, ma che sarebbe stato ignorato: l’azienda avrebbe semplicemente guadagnato tempo, continuando nel frattempo a rilasciare nuove versioni dei suoi modelli.

L’azione legale coinvolge sette entità aziendali interne a Disney e Universal e chiede un’ingiunzione immediata contro Midjourney, così da impedirle di continuare a distribuire immagini legate ai brand citati nei documenti. Contestualmente, viene richiesto un risarcimento danni, di cui però non è ancora stato specificato l’ammontare. Richieste che ricordano da vicino le cause viste negli ultimi anni, ma con una differenza sostanziale: questa volta non si tratta di una class action portata avanti da scrittori, illustratori o testate giornalistiche con risorse relativamente limitate, bensì di due titani dotati di team legali notoriamente aggressivi ed estremamente preparati.

In tal senso, si tratta di un caso senza precedenti, che potrebbe incidere in modo significativo sul futuro delle IA generative, stabilendo un precedente legale rilevante. Si sospetta che molti dei modelli oggi in commercio sono stati addestrati impiegando materiali trafugati o comunque utilizzati senza il consenso dei detentori dei diritti, una prassi che viene difesa invocando il principio del fair use, sostenendo che i contenuti generati siano “trasformativi” a sufficienza da non configurare un plagio diretto. Un punto di vista che viene difeso anche con strategie di lobby mirate a chiedere alla Casa Bianca che il diritto a cannibalizzare il materiale protetto da diritti d’autore sia “preservato“.

Disney e Universal non si spingono fino a chiedere la rimozione delle proprie opere dagli archivi di addestramento – una richiesta che avrebbe conseguenze dirompenti sull’intero settore –, bensì chiedono che Midjourney smetta immediatamente di generare immagini riconducibili ai loro prodotti. E che lo faccia prima di lanciare il suo nuovo sistema di generazione video