venerdì 21 Novembre 2025
Home Blog Pagina 24

Vita nel bosco, senza scuola: per una famiglia è un diritto o un abuso?

1
vita bosco famiglia diritto

Una donna australiana di 45 anni e il marito inglese di 51 hanno scelto di vivere in Italia, nei boschi, per far crescere i figli a contatto con la natura. Per loro si tratta di una scelta, consapevole, per vivere lontani dalla “tossicità” della società attuale, ma la Procura dei minori ha chiesto la sospensione della potestà genitoriale e l’affidamento temporaneo dei tre bambini, parlando di “grave pregiudizio per la loro crescita”. Ci troviamo nell’entroterra di Vasto, in provincia di Chieti, all’interno di un ex casa colonica che la famiglia ha acquistato per vivere una vita con ritmi naturali, senza elettricità ma con i pannelli solari, dove i due genitori stanno crescendo i tre figli, una di 8 anni e i due gemelli di 6 anni, circondati da natura e animali, a pochi chilometri dal mare e seguendo il modello dell’unschooling, che non prevede le lezioni tradizionali a scuola, ma un apprendimento più libero, seguito direttamente dai genitori.

La loro disavventura ha inizio nel settembre de 2024, quando tutta la famiglia era stata ricoverata per un’intossicazione da funghi che avevano raccolto nel bosco e i carabinieri segnalano la situazione ai servizi sociali parlando di “isolamento” e di “condizioni abitative non idonee”. I servizi sociali intervengono, ma i genitori inizialmente si rendono irreperibili. Rientrano nel marzo 2025 e ad aprile arriva la relazione, dopo la visita a sorpresa degli stessi servizi sociali, in cui l’abitazione è descritta come un rudere, senza acqua corrente ed elettricità, e un ambiente definito come “inadeguato”. A quel punto il pm chiede l’affidamento dei bimbi al comune. I servizi sociali fissano altre visite altre visite e colloqui, ma la famiglia, ormai diffidente, cambia legale e non si presenta. E quindi arriva la nuova visita a sorpresa, questa volta con i carabinieri e il curatore del minori al seguito, e in questa occasione i servizi sociali propongono un progetto che, tra e altre cose, prevede una visita settimanale in un centro socio-psico-educativo comunale, per incontrare una psicologa. La coppia però non è interessata e, all’incontro successivo, porta con sé il certificato di idoneità alla classe terza per la figlia maggiore, rilasciato da un istituto privato lombardo, una perizia tecnica sullo stato dei luoghi, un estratto conto, e i certificati medici dei 3 bambini. Dopo questo passaggio la Procura chiede la sospensione della potestà genitoriale oltre all’affidamento dei 3 bambini, che, in attesa della decisione del giudice, per ora sono rimasti con i genitori. Secondo l’avvocato Giovanni Angelucci, che difende la coppia, “non si tratta di un caso di violenza o degrado, ma di una famiglia economicamente indipendente che ha scelto uno stile di vita alternativo, spinta da un ideale di libertà e rispetto per la natura”.

Una versione confermata dagli stessi genitori che, nel rispedire le accuse al mittente, spiegano che i bambini, in ottima salute, sono seguiti da un pediatra, vengono portati regolarmente al parco per conoscere altri coetanei, e vanno a fare la spesa al supermercato una volta alla settimana. Le loro ragioni sono state messe nero su bianco su una lettera pubblicata da Il Centro, inviata ai giudici in cui difendono ed argomentano la loro scelta.

“Noi, genitori consapevoli che desiderano una vita diversa per i nostri figli, abbiamo deciso con grande impegno di andare contro le norme della società e di tornare al modo in cui la natura stessa è stata progettata per crescere i bambini, per la loro salute, la loro pace, la loro crescita e, soprattutto, per il loro futuro”, raccontano. Assicurano che i figli sono “al sicuro, al caldo e puliti”, che sono seguiti da “innumerevoli esperti in vari campi”, compreso un pediatra, e che le “numerose lettere di supporto” messe a punto da professionisti, amici e vicini – che attestavano il loro benessere – siano state “tutte ignorate” dalle autorità. I bambini “vivono costantemente la società attraverso gite e uscite settimanali a negozi, parchi, amici e vicini”, con “cibo e aria puliti”, e un ambiente benefico per il loro “sviluppo cerebrale e fisico”. Nelle loro intenzioni stanno crescendo dei figli “autonomi, liberi di pensare, compassionevoli, connessi, creativi e intelligenti”, perché, a loro dire, non sono stati repressi o costretti a seguire un “sistema guidato dall’avidità”.

Nella lettera traspare poi come questo non sia il primo tentativo di intraprendere questo stile di vita, e le difficoltà incontrate sul percorso, visto che sarebbero stati costretti “ad abbandonare la nostra terra e la nostra casa non una, ma ben tre volte”. Quindi, per scongiurare ulteriori problematiche, raccontato di aver costituito un trust privato, per proteggersi, anche dall’autorità dello Stato: “Ci protegge da qualsiasi ingerenza dello Stato su di noi e sulla nostra proprietà in trust, ovvero i nostri figli e le nostre figlie”.

Mentre la stampa italiana li dipinge come irresponsabili, loro rivendicano la propria scelta. E la vera domanda a questo punto, non riguarda una sola famiglia, ma tutti noi, per arrivare a capire se crescere i propri figli nel modo in cui si ritiene opportuno, in assenza di abusi e mancanze, sia un diritto oppure un abuso.

Zohran Mamdani: il nuovo sindaco di New York è socialista e per la Palestina

5

Per la prima volta, New York avrà un sindaco socialista e musulmano: con il 50,4% delle preferenze, Zohran Mamdani è stato infatti eletto primo cittadino, segnando uno stacco netto dall’ex governatore Andrew Cuomo (41,6%) e dal repubblicano Curtis Sliwa (che ha superato di poco il 7%). Tra i sindaci eletti più giovani di sempre, fermo sostenitore della causa palestinese e forte critico dello Stato di Israele e di quello che ha apertamente definito un «genocidio» commesso a Gaza, Mamdani si è posto come obiettivo primario l’abbassamento del costo della vita in città, al fine di renderla più vivibile per le famiglie. Nel discorso a seguito della vittoria, nel quale ha promesso di lottare contro oligarchie e autoritarismi e ha apertamente chiamato Trump un «despota», Mamdani si è rivolto direttamente al presidente: «dal momento che so che ci stai guardando, ho tre parole per te: alza il volume!».

Nato nel 1991 a Kampala, in Uganda, da genitori indiani, Mamdani si è trasferito a New York con la sua famiglia all’età di 7 anni e ha studiato in un liceo del Bronx, prima di ottenere una laurea in Studi Africani presso il Bowdoin College. Solamente nel 2018, all’età di 27 anni, ottiene la cittadinanza americana. Prima di candidarsi alle elezioni, Mamdani ha lavorato prima come consulente per la prevenzione dei pignoramenti immobiliari, aiutando gli inquilini a basso reddito del Queens a combattere gli sfratti, e poi come rappresentante del 36° distretto dell’Assemblea di New York. Mamdani si definisce un socialista democratico impegnato nella lotta per la classe operaia tanto nelle sedi istituzionali quanto in strada, avendo preso parte in prima persona a scioperi e proteste. Tra i punti principali del suo programma elettorale vi è il congelamento immediato degli affitti (il cui prezzo è aumentato del 22% negli ultimi due anni, arrivano a superare i 4100 dollari) e la costruzione di 200 mila nuovi alloggi nei prossimi 10 anni, anche al fine di abbassare i prezzi. In una città dove il costo della vita è in continuo aumento e i cittadini faticano anche a permettersi l’abbonamento ai mezzi pubblici, Mamdani si è impegnato anche ad eliminare del tutto la tariffa sugli autobus urbani e migliorare il trasporto pubblico, rendendolo più rapido e agevole. Il neo eletto sindaco ha poi primesso la creazione del Dipartimento per la Sicurezza della Comunità, che dovrebbe investire in programmi di salute mentale e di «risposta alla crisi» con oltre cento operatori sociali presenti in 100 stazioni della metro, la fornitura di servizi medici in locali commerciali sfitti e programmi di prevenzione della violenza da armi da fuoco, oltre ad aumentare «dell’800% i finanziamenti ai programmi di prevenzione della violenza motivata dall’odio». Tra gli altri punti del programma vi sono poi l’assistenza all’infanzia gratuita fino ai 5 anni, la creazione di una rete di negozi di proprietà della città che mantenga contenuti i prezzi dei generi alimentari e la tassazione dell’1% dei newyorkesi più ricchi, ovvero coloro che guadagnano oltre un milione di euro all’anno.

Mamdani è inoltre sempre stato un aperto sostenitore della causa palestinese, oltre che fortemente critico di Israele. Ha definito senza mezzi termini quello in atto a Gaza come un genocidio, esprimendo solidarietà all’UNRWA (l’Agenzia ONU per i Territori Occupati, accusata da Israele di essere direttamente coinvolta negli attacchi del 7 ottobre 2023, con la conseguente sospensione dell’erogazione dei fonti da parte degli USA e degli alleati) e partecipando ad attività per la raccolta fondi per l’Agenzia. Mamdani ha anche sostenuto l’azione della Global Sumud Flotilla, criticando la decisione di Israele di incarcerare i 461 attivisti che stavano portando «aiuti salvavita» per la popolazione palestinese e chiedendo di fermare la carestia imposta da Israele al più presto.

La vittoria di Mamdani invia un chiaro segnale di insofferenza nei confronti dell’amministrazione Trump. Questo sarebbe confermato anche da recenti sondaggi, come quello recente condotto dal SSRS per la CNN, che riporta come solamente il 37% della popolazione degli Stati Uniti sarebbe soddisfatta dell’operato del presidente. E a parziale conferma di questo dato vi è il fatto che, contemporaneamente alla vittoria di Mamdani, sono arrivate quelle delle democratiche Mikie Sherrill in New Jersey e Abigail Spanberger in Virginia, le prime donne governatrici nei due Stati. Trump ha commentato i risultati elettorali scrivendo sul proprio social Truth che, secondo i sondaggisti, i repubblicani hanno perso perchè «Trump non era sulla scheda elettorale» e per via dello shutdown federale. Nelle scorse ore, il presidente aveva definito «stupido» qualsiasi ebreo che avesse votato per Mamdani, definendolo un «odiatore di ebrei».

«Che voi siate immigrati, membri della comunità trans, una delle molte donne di colore che Trump ha licenziato dal suo lavoro federale, una madre single che sta ancora aspettando che il costo degli alimenti si abbassi o qualsiasi altra persona con la schiena al muro: la vostra lotta ora è anche la nostra» ha dichiarato Mamdani al pubblico di sostenitori, subito dopo la conferma della vittoria, promettendo un nuovo inizio per la città che non dorme mai.

Leonardo e Rheinmetall: primo contratto per i corazzati italiani

0

La joint venture tra Leonardo S.p.A. e Rheinmetall AG ha ottenuto il primo contratto per la fornitura di 21 veicoli corazzati “A2CS Combat” destinati all’Esercito Italiano, con consegna del primo mezzo prevista entro fine 2025. Il pacchetto prevede 5 unità modello Lynx KF-41 con torretta Lance e 16 mezzi configurati con torretta Hitfist 30 mm. L’accordo include anche l’aggiornamento di ulteriori 30 veicoli opzionali e sistemi di addestramento. La JV, detenuta al 50% da Leonardo e da Rheinmetall, si propone come nuovo polo strategico europeo per mezzi da combattimento.

L’Italia si conferma leader europeo nel riciclo e nel riutilizzo dei rifiuti

2

In Europa, nessuno ricicla quanto l’Italia. Con un tasso di riciclaggio complessivo pari al 76,5% nel 2022, che ci porta al vertice della classifica, e un utilizzo circolare dei materiali che ha raggiunto il 20,8% nel 2023 - quasi il doppio della media europea, secondi solo ai Paesi Bassi - il nostro Paese si conferma tra i migliori esempi di economia circolare su scala continentale. Lo certificano due fonti ufficiali: il nuovo Rapporto UNIRIMA 2025 e la Relazione sullo Stato dell’Ambiente pubblicata da ISPRA. Insieme restituiscono l’immagine di un sistema industriale capace non solo di ridurr...

Questo è un articolo di approfondimento riservato ai nostri abbonati.
Scegli l'abbonamento che preferisci 
(al costo di un caffè la settimana) e prosegui con la lettura dell'articolo.

Se sei già abbonato effettua l'accesso qui sotto o utilizza il pulsante "accedi" in alto a destra.

ABBONATI / SOSTIENI

L'Indipendente non ha alcuna pubblicità né riceve alcun contributo pubblico. E nemmeno alcun contatto con partiti politici. Esiste solo grazie ai suoi abbonati. Solo così possiamo garantire ai nostri lettori un'informazione veramente libera, imparziale ma soprattutto senza padroni.
Grazie se vorrai aiutarci in questo progetto ambizioso.

La repressione contro Extinction Rebellion: tutti assolti, ma Roma conferma i fogli di via

0

Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha archiviato 107 denunce contro altrettanti attivisti per l’ambiente per una azione dimostrativa condotta il 22 novembre 2024 a Roma. In quell’occasione, gli attivisti si erano riuniti in tenda in piazza del Viminale, davanti al palazzo del Ministero dell’Interno, dove avevano scaricato 5 tonnellate di letame. La manifestazione era stata portata avanti per contestare le politiche climatiche del governo e il pacchetto di leggi “Sicurezza”, poi convertito in decreto legge l’11 aprile 2025. Gli attivisti erano stati portati in Questura, per poi venire denunciati per manifestazione senza preavviso; con la sentenza, il TAR archivia la vicenda per insussistenza del reato. Nonostante ciò, rimangono ancora attivi 33 fogli di via, che vietano agli attivisti di entrare in città; uno di questi, è stato emesso contro una persona che viveva a Roma per motivi di lavoro, ed è stato confermato dallo stesso TAR.

La sentenza del TAR del Lazio è stata resa nota oggi, martedì 4 novembre, dopo quasi un anno di indagini preliminari. Durante la manifestazione, gli attivisti avevano occupato la piazza antistante il palazzo del Viminale con le tende, scaricandovi 5 tonnellate di letame. Al termine della protesta, erano intervenute le forze dell’ordine, portando 74 attivisti in Questura, dove li hanno trattenuti per circa 8 ore; erano poi arrivate le denunce per violazione dell’art. 18 TULPS e 33 fogli di via della durata da 6 mesi a due anni e mezzo. «Il giudice ha adesso disposto l’archiviazione per insussistenza del reato, precisando nel decreto che non è possibile punire con manifestazione non preavvisata chi semplicemente partecipa a quella manifestazione», si legge in un comunicato del gruppo.

Nonostante ciò, restano ancora attivi i fogli di via, uno dei quali confermato dallo stesso TAR. La persona in questione, Sabina, viveva e lavorava a Roma, e la Questura aveva già respinto una sua precedente richiesta di annullamento; nonostante il suo legame con Roma, «i giudici non hanno riconosciuto la documentazione presentata dai legali che attestava i suoi legami con la città, costringendola a lasciare la capitale», spiega il comunicato. «Secondo i legali di Extinction Rebellion, si tratta di un’applicazione illegittima del Codice Antimafia del 2011, che stabilisce chiaramente che il foglio di via non può essere emesso nei confronti di chi vive, lavora o studia nella città interessata».

Non è la prima volta che la repressione contro le azioni di protesta non violente per il clima subisce una battuta d’arresto in tribunale. Nell’ottobre del 2024, era stata disposta l’archiviazione delle accuse contro sessantacinque attivisti – afferenti proprio al movimento XR – che avevano occupato il grattacielo di Intesa Sanpaolo, a Torino, in occasione del G7 per il clima. In quel caso, come in numerosi altri, la procura aveva riconosciuto che «non è stata infranta alcuna norma penale», smontando così le accuse occupazione, violenza privata e manifestazione non preavvisata formulate dalla Digos.

Attacchi israeliani a Gaza: 3 morti

0

Il ministero della Salute di Gaza ha riportato che oggi, martedì 4 novembre, in seguito ad attacchi israeliani sono stati uccisi tre palestinesi. Il ministero ha aggiunto che altre sette persone sono state ferite e accolte negli ospedali della Striscia; è stato, inoltre, trovato un corpo sotto le macerie. Il ministero riporta che dall’inizio del cessate il fuoco, lo scorso 11 ottobre, Israele ha ucciso 240 persone ferendone altre 607. In totale, le operazioni di soccorso hanno recuperato i corpi di altri 511 gazawi. Dal 7 ottobre 2023, Israele ha ucciso per via diretta almeno 68.872 persone.

Cinema e potere: la propaganda nei film di Hollywood (un libro di Federico Greco)

0

Hollywood e l’industria cinematografica sono stati – e sono tutt’ora – oleate macchine della propaganda statunitense che nella proposizione di prodotti apparentemente innocui «vendono un’idea di mondo». È questa la tesi di fondo che Federico Greco propone in Cinema e Potere, testo edito da Poets & Sailors uscito lo scorso luglio. Il libello raccoglie e redige 11 puntate della rubrica Desaparecinema curata dallo stesso Greco per il media indipendente Ottolina Tv. Greco, filmmaker, docente e saggista, presta la sua competenza nella settima arte a un’analisi del cinema hollywoodiano, svelandone i meccanismi propagandistici e speculativi: se sul lato “materiale” esso è parte di un’industria che genera miliardi, su quello “ideale” mira a mantenere lo status quo e a promuovere una narrazione americanocentrica del mondo, elevandone velatamente gli ideali imperialisti e suprematisti.

«Il modo più semplice per iniettare un’idea propagandistica nella mente della maggior parte delle persone è farla passare attraverso un film di intrattenimento, quando non si rendono conto di essere oggetto di propaganda». Queste poche parole, che aprono l’Introduzione di Cinema e Potere, descrivono plasticamente il contenuto dell’indagine di Greco. A pronunciarle non è stato l’autore, ma Elmer Davis, Direttore dell’Ufficio per l’informazione bellica degli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale. Una vera e propria ammissione di colpe, che rivela l’esigenza del libello: «Una delle convinzioni che questo libro vuole ribaltare è quella secondo la quale certo cinema e certa TV siano inoffensivi. Non è vero». Nel corso del testo, Greco passa al vaglio innumerevoli esempi di come come il cinema hollywoodiano sia stato nel corso degli anni un potente e pervasivo, quanto «sottile e sofisticato», strumento ideologico. È il caso dello stesso cinema italiano, che «nella sua vuotezza e apparente innocuità, è uno strumento pericoloso di indottrinamento a favore dello status quo». Parimenti, quello statunitense è uno «strumento di propaganda imperialista».

Il libello analizza gli aspetti tecnici e morfologici di grandi classici e pietre miliari dell’intrattenimento della storia hollywoodiana, mettendoli in relazione con il periodo in cui furono concepiti; esso finisce, così, per usare la storia del cinema come chiave di lettura per analizzare la storia contemporanea. Un esempio paradigmatico presente nel testo è quello di Guerre Stellari. La pellicola, spiega l’autore, ruota attorno alla cosiddetta “Struttura Conservatrice in Tre Atti”, «caratterizzata da uno scioglimento chiaro e logico»; una «modalità conservatrice di narrazione» che non a caso si era affermata tra la classe media francese e inglese dell’età post-napoleonica. Questa linearità a tratti riposante finisce, secondo Greco, per appiattire la complessità dandone al pubblico un piccolo assaggio, giusto quanto basta per tenerlo sotto controllo. Nella sua stessa struttura narrativa, la trilogia di Guerre Stellari finisce per rappresentare «una guerra (i ribelli contro l’impero galattico di Darth Vader) senza mettere in discussione nulla della società che l’ha procurata». Non è un caso, nota Greco, se il primo film uscì qualche anno dopo la Guerra del Vietnam.

Il caso di Guerre Stellari è uno dei tanti in cui Greco inquadra il cinema come uno «strumento del potere contro il popolo», o, in termini più tecnici, di quella che Antonio Gramsci chiamava “egemonia culturale”, ossia del dominio intellettuale e morale esercitato dai vertici della società. Tale dominio non si afferma con la forza, ma con la manipolazione; per esercitare un reale controllo sulla società si deve penetrare a fondo nelle menti della popolazione, facendole interiorizzare un senso comune che riflette il punto di vista e gli ideali della classe dominante. Una delle più sofisticate armi dell’egemonia è la propaganda, e uno dei mezzi di propaganda più efficaci è il cinema.

All’interno di questo meccanismo, per comprendere quale sia l’obiettivo di una pellicola basta guardare chi l’ha finanziata e, soprattutto, chi l’ha girata: un regista o un filmmaker: il regista «va ovunque ci sia un film qualunque che gli permetta di fare soldi»; il filmmaker «va ovunque ci siano soldi che gli permettano di fare il suo film». È in questo, forse, che quell’intento divulgativo e per certi versi didattico del testo finisce per assumere una sfumatura a tratti morale: squarciando il velo della propaganda e mettendone a nudo i meccanismi, il testo si pone l’obiettivo di proporre una contronarrazione che contrasti il pensiero dominante. Come spiega Greco stesso: «Quello che avete tra le mani vuole essere, dunque, un libro di controegemonia».

Filippine colpite da un tifone: almeno 40 vittime

0

Le Filippine sono state colpite da un tifone che ha causato forti piogge nelle regioni centrali del Paese, e ucciso 40 persone. Il tifone, ribattezzato Kalmaegi, ha toccato terra questa mattina, e si è indebolito una volta raggiunto il Paese; nonostante ciò, ha continuato a imperversare per l’arcipelago con venti a 130 km/h e raffiche a 180 km/h, portando con sé inondazioni che hanno sommerso case e costretto migliaia di persone a evacuare. La maggior parte dei danni si stanno registrando nella provincia di Cebu. Giovedì Kalmaegi dovrebbe arrivare in Vietnam.

5.837 denunce di trattamenti inumani in un anno: i clamorosi numeri delle carceri italiane

2

Il sistema penitenziario italiano continua a mostrare crepe profonde. Con un tasso di sovraffollamento che ha superato il 135%, oltre 63.000 persone sono detenute in spazi concepiti per meno di 47.000. In un solo anno, la popolazione detenuta è cresciuta di 1.336 unità. È in questo scenario che l’associazione Antigone lancia una campagna e una petizione per riportare la detenzione «entro i confini della Costituzione». Il dato più eclatante arriva dagli Uffici di Sorveglianza: nel 2024 sono state accolte 5.837 denunce per trattamenti inumani o degradanti, il 23,4% in più rispetto all’anno precedente. Un numero che supera persino quello della condanna europea del 2013, la sentenza Torreggiani, che vedeva circa 4mila ricorsi pendenti.

I ricorsi presentati ai Tribunali di sorveglianza dipingono un quadro desolante e uniforme da nord a sud del Paese. Si parla di «celle da quattro dove viviamo in sette», di «finestre senza vetri», di un’«invasione di ratti in tutti i locali e infestazione di insetti vari». I detenuti denunciano «vitto insufficiente e scadente», «mancanza di acqua calda», «file mostruose per andare in bagno» e un «clima di paura». Come se non bastasse, emerge una constatazione amara: «Non tutti si possono permettere di avere una vita da detenuto. È come essere un senza tetto». Queste condizioni, giudicate in violazione dell’articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, hanno portato a 10.097 istanze solo nel 2024, di cui ì5.837 accolte, concedendo ai ricorrenti uno sconto di pena o un risarcimento di 8 euro per ogni giorno di detenzione in condizioni illegittime.

«Oggi assistiamo a quelle stesse violazioni, e in misura ancora maggiore, ma nella generale indifferenza – ha dichiarato Patrizio Gonnella, presidente di Antigone – guai se a condannarci è l’Europa, poco male se a farlo sono i nostri stessi giudici. Eppure, ogni condanna per trattamenti inumani è un richiamo alla nostra legalità costituzionale». Il meccanismo risarcitorio è stato introdotto nel 2014 come rimedio al sovraffollamento in seguito alla condanna di Strasburgo, tuttavia sono tanti coloro che non chiedono il risarcimento, spesso a causa della «estrema fragilità di molti, in particolare stranieri». Inoltre, Antigone denuncia una «enorme disomogeneità» nei tassi di accoglimento: si va dall’86,7% di Salerno al 27,8% di Catanzaro, a testimonianza di un’applicazione frammentaria e arbitraria del diritto.

Di fronte a questa emergenza, la campagna “Inumane e degradanti. Il carcere italiano è fuori dalla legalità costituzionale” avanza una serie di proposte. Si chiedono misure deflattive immediate, come clemenza e un ampliamento significativo delle misure alternative, per raggiungere l’obiettivo «zero sovraffollamento». Si propone di consentire telefonate quotidiane e di dare piena attuazione al diritto all’affettività. Secondo Antigone, è necessario un cambio di passo verso la modernizzazione: approvando un nuovo regolamento, installando telecamere negli spazi comuni e garantendo trasparenza su morti e suicidi. Altri pilastri sono il ritorno al sistema delle celle aperte per almeno otto ore al giorno, l’abolizione dell’isolamento disciplinare per i minori e la sua drastica riduzione per gli adulti, e un piano straordinario di assunzioni di personale qualificato. Non mancano le richieste di abrogazione di norme ritenute dannose, come il reato di «rivolta penitenziaria» e il cosiddetto «decreto Caivano», accusato di aver «distrutto il sistema della giustizia minorile». L’appello è anche a Regioni, ASL e Scuole per un coinvolgimento attivo.

Già alcuni mesi fa, i garanti dei detenuti avevano inoltrato diverse richieste al dipartimento dell’amministrazione penitenziaria per cambiare il modo in cui vengono trattati i carcerati e migliorarne le condizioni di detenzione. Le istanze sono sfociate dalla Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà personale, tenutasi a Roma lo scorso 18 giugno. Nello specifico, i garanti hanno chiesto che venga assicurato ai detenuti il diritto ad accedere ai colloqui intimi, che le celle vengano lasciate aperte durante il giorno, che in estate venga garantita l’ora d’aria tutti i giorni evitando le ore di caldo cocente (tra le 13 e le 15), nonché l’indulto per 16mila persone attualmente ristrette in carcere per reati minori.

Pericolo salmonella nei pomodorini siciliani? Come stanno realmente le cose

1

In questi giorni sta circolando su tutti i giornali e media europei una notizia abbastanza sorprendente: in Europa sarebbe in corso un “focolaio transfrontaliero prolungato” di casi di infezione da Salmonella Strathcona, che avrebbe provocato diversi casi di intossicazione in 17 Paesi dell’UE. I dati raccolti nel monitoraggio degli ultimi tre anni (2023-2025) avrebbero identificato addirittura un colpevole preciso come fonte dell’infezione: i pomodorini prodotti in Sicilia (datterino e ciliegino). Lo scrive in un report europeo l’ECDC (Agenzia UE dedicata alla prevenzione e al controllo delle malattie infettive). Un rapporto ripreso ampiamente da decine di testate giornalistiche e rilanciato con titoli allarmisti. Al solito, su L’Indipendente ci siamo presi il tempo necessario per leggere tutto il rapporto e non ricopiare i lanci delle agenzie di stampa. E, al solito, è emerso che le cose sono piuttosto diverse da come i più hanno riportato.

Cosa sappiamo di preciso

Nel 2025, 14 Stati hanno segnalato 93 nuovi casi confermati di infezioni gastrointestinali da Salmonella Strathcona. I tre Stati con il maggior numero di casi nel 2025 sono Austria (22), Germania (16) e Italia (25). In totale, dal 1° gennaio 2023 al 30 settembre 2025, sono stati identificati 437 casi confermati in 17 Paesi UE: Austria (76), Francia (43), Germania (113) e Italia (123) hanno registrato il numero maggiore di casi. E dal momento che fra tutti i Paesi europei l’Italia risulta quello in cui sono stati effettuati la maggior parte dei viaggi da parte di cittadini europei che hanno avuto un episodio di infezione gastrointestinale, le indagini si stanno concentrando su veicoli di infezione (in particolare di tipo alimentare) la cui origine sarebbe italiana.

Se la notizia che circola da giorni è che in Europa c’è un focolaio transfrontaliero di infezioni gastrointestinali dovute ad un particolare tipo di Salmonella proveniente dai pomodorini siciliani, allora ci si aspetta che esista un forte nesso di causalità tra questo alimento prodotto in Sicilia e le infezioni che sono presenti in tutta Europa. Se questo legame causa-effetto ad oggi però non esiste, allora si tratta solo di becero allarmismo e sensazionalismo. Cerchiamo di capire meglio dunque se davvero questi pomodorini prodotti in Sicilia sono da imputare per i casi di tossinfezioni gastrointestinali sparse in giro per l’Europa.

Cosa si è trovato in Italia nelle indagini microbiologiche

Piantagione di datterini

Le autorità sanitarie italiane responsabili della sicurezza alimentare (Ministero della Salute e ASL locali) hanno avviato alcune procedure di controllo nel territorio italiano, prelevando e analizzando in laboratorio dei campioni di pomodorini sia direttamente tra quelli in vendita sul mercato, sia tra quelli di alcuni siti produttivi in varie regioni italiane e specialmente in Sicilia. Complessivamente, sono stati raccolti 122 campioni, nel periodo compreso tra il 30 settembre e il 10 dicembre 2024. I 122 campioni ufficiali consistevano in 71 pomodorini e 51 pomodorini datterini. Il numero più elevato di campioni è stato raccolto in Sicilia, seguita dalle altre regioni italiane. Dei 122 campioni di pomodoro, un campione proveniente dalla Sicilia e rilevato nell’Italia settentrionale, è risultato positivo alla Salmonella Infantis. Si tratta di uno dei centinaia di tipi di Salmonella, tuttavia non corrisponde alla S. Strathcona di cui si sospetta una epidemia estesa.

L’analisi di tracciabilità del campione risultato positivo a S. Infantis ha permesso l’identificazione del produttore siciliano, che è stato ulteriormente ispezionato. Il campionamento ufficiale effettuato presso questo produttore primario ha portato al rilevamento, nel gennaio 2025, di S. Strathcona da un campione di acqua di irrigazione prelevato da un pozzo. I produttori siciliani di pomodori controllati sono stati 12, e il numero complessivo di controlli su terreni, acqua di irrigazione, fertilizzanti e piante di pomodoro sono stati 328 (Tabelle 2 e 4 del Report ECDC). I test hanno rilevato la presenza di Salmonella Strathcona soltanto nel sito produttivo di un singolo produttore (nel pozzo dell’acqua di irrigazione). Nel sito produttivo di altri 2 produttori sono state trovate tracce di salmonella ma si trattava di un tipo diverso dalla Strathcona. Su 12 produttori siciliani dunque soltanto in un sito produttivo è stato rilevato questo particolare tipo di salmonella, ma ciò non significa ovviamente che poi tutti i casi segnalati in Europa di intossicazioni alimentari dovuti a Salmonella Strathcona siano da ricondurre a questo produttore siciliano o ad altri produttori della Sicilia, e questo è evidente per almeno due aspetti:

  • l’infezione di salmonella che ha colpito alcune persone in vari Paesi europei può essere dovuta in primis anche ad altri alimenti che essi hanno ingerito assieme o separatamente ai pomodorini italiani, dal momento che non è stato riferito di persone che abbiano mangiato solo i pomodorini e poi abbiano avuto un episodio di infezione intestinale. Altri alimenti come latticini, conserve come pesto, cereali, carni crude o poco cotte, pesce, uova, ma anche frutta e ortaggi di vario tipo, sono tutti possibili veicoli di salmonella.
  • La proliferazione di salmonella può essere avvenuta anche in un secondo momento lungo la filiera di produzione, trasporto, stoccaggio e consumo dei pomodorini siciliani, e non necessariamente nel sito produttivo in Sicilia. Vale a dire che un pomodorino siciliano può essere esente da contaminazione batterica nel momento in cui lascia il sito di produzione, ma poi lungo il percorso che fa per giungere in Germania, Danimarca, Austria o altre regioni italiane diverse dalla Sicilia, può benissimo essere oggetto di contaminazione e proliferazione di salmonella. 

I due focolai di salmonellosi in Italia del 2024

Pomodorini ciliegini

I casi più rilevanti di infezioni gastrointestinali si sono registrati proprio in Italia nel 2024, ma con la particolarità di riguardare sempre dei pasti somministrati in mense scolastiche, che hanno coinvolto specificatamente 2 regioni italiane: Umbria e Toscana. Nel dettaglio si tratta di 224 casi nelle scuole di Firenze e provincia nell’Ottobre 2024, in cui il veicolo di infezione è stato identificato in un pasto a base di farro, pesto verde e pomodorini, consumato in diverse mense scolastiche del territorio toscano. Le ASL di riferimento hanno parlato di «possibile mancato o sbagliato lavaggio dei pomodorini consumati crudi», ma in realtà alla data odierna non vi è certezza che sia stato proprio questo alimento a trasmettere il batterio, infatti anche i cereali come il farro o le conserve come il pesto, se conservati o manipolati secondo regole igieniche scorrette, possono subire proliferazioni batteriche di salmonella. Nessuno ad oggi ha escluso che i 224 casi della Toscana siano dovuti al farro o al pesto verde, anziché ai pomodorini. Il pasto è stato preparato da una cooperativa toscana, che ha lavorato tutti e 3 questi cibi (e ovviamente anche altri alimenti e sostanze alimentari), ma non ci sono dati tecnici tossicologici certi ad indicare quale di questi alimenti fosse effettivamente contaminato da Salmonella Strathcona. Anzi sappiamo che, al contrario, si è riusciti a tracciare la provenienza dei pomodorini di questo pasto e che sono state fatte analisi microbiologiche nei siti di produzione. Il risultato? Leggo testualmente dal report europeo:

«Le indagini di tracciabilità condotte dall’Autorità per la sicurezza alimentare in Italia hanno identificato due produttori di pomodori (il produttore italiano C e il produttore italiano D). I controlli ufficiali effettuati presso i locali del produttore italiano D non hanno rilevato alcuna non conformità nello stabilimento. Durante l’ispezione, sono stati campionati i pomodori della serra. I pomodori sono stati raccolti direttamente dalla coltura e l’analisi microbiologica ha prodotto un risultato negativo per Salmonella. Nel dicembre 2024 sono stati raccolti anche due campioni ufficiali di acqua di irrigazione, i quali sono risultati negativi alla Salmonella». L’altro produttore siciliano fornitore della partita di pomodori (produttore C) è stato ispezionato a Dicembre 2024 e non è stata trovata traccia di salmonella nel suo sito produttivo, come mostrato nel report ECDC nella tabella 2. 

Nessuna evidenza dunque che fossero i pomodorini arrivati dalla Sicilia il vettore di infezione dei casi in Toscana. Come ho già detto, la contaminazione può benissimo essere avvenuta in un secondo momento, successivo alla produzione, lungo la filiera e il trasporto/stoccaggio del prodotto. Fra l’altro nel report europeo ECDC si legge che i pomodorini hanno fatto la spola fra vari grossisti e rivenditori prima di giungere agli operatori del settore alimentare, e questo non è un caso isolato ma la prassi oggigiorno per qualsiasi materia prima di origine alimentare. Più i tempi sono lunghi, più il prodotto passa di mano in mano lungo la filiera, e più aumentano le probabilità di contaminazioni e proliferazioni batteriche, ovviamente.

L’altro caso è quello dell’Umbria, avvenuto tra Settembre e Ottobre del 2024, ha riguardato 63 casi di infezioni in gran parte fra i bambini che avevano mangiato alla mensa scolastica. E anche in questo caso, secondo i campionamenti effettuati dai tecnici della Asl, l’elemento che ha scatenato il focolaio sarebbe riconducibile alla fornitura dei pomodorini usati in una mensa che forniva pasti alle diverse scuole. Ma anche in questo caso, come in Toscana, il pasto incriminato era un piatto di pasta fredda condito con pomodorini, come risulta dal report europeo ECDC. Anche in questo caso si è potuti risalire ai produttori siciliani del pomodorino e non è stata trovata alcuna traccia di Salmonella nei siti di produzione.

Impossibile quindi addebitare l’intera faccenda ai pomodorini siciliani, come invece stanno facendo tutti ma proprio tutti i siti di informazione e quotidiani italiani in questi giorni, con titoli perentori e accusatori del tipo Focolaio di salmonella, l’Europa punta il dito contro i pomodorini siciliani (QuiFinanza.it) o Salmonella nei pomodorini siciliani, la Ue conferma l’ipotesi: tre anni di casi e indagini in 17 Paesi (Corriere.it). 

Il Report europeo dell’ECDC, in realtà, come abbiamo appena visto, non conferma definitivamente l’ipotesi e sostiene che sono necessari ulteriori accertamenti e verifiche sull’intero sistema alimentare e sul processo di controlli. Queste le conclusioni testuali dal report europeo: «Questi risultati hanno inoltre evidenziato la necessità di una strategia multidisciplinare per mitigare il rischio di contaminazione da Salmonella. Tale necessità è confermata anche dal rilevamento del ceppo epidemico in altre matrici connesse agli ambienti acquatici (ad es. fiume, molluschi bivalvi, acqua corrente, acqua di irrigazione). Ulteriori indagini dovranno proseguire per verificare l’ipotesi che i pomodorini siciliani siano il veicolo delle nuove infezioni segnalate in tutti i Paesi, poiché anche altri alimenti potrebbero essere coinvolti nella trasmissione».

Infine va sottolineato con chiarezza che le contaminazioni e proliferazioni batteriche – come avviene anche per quelle dei virus di cui siamo tutti venuti a conoscenza negli ultimi tempi – fanno parte di un quadro generale che non chiama in causa solo le tecniche agricole. Infatti sono dovute a un insieme e di variabili che agiscono spesso sinergicamente: cambiamenti climatici, siccità, stress idrici e alluvioni sono citati dagli esperti come fattori che possono favorire la contaminazione delle acque per esempio, specie in aree agricole ad alta intensità. Non un problema locale, quindi, ma sistemico, che richiede investimenti e tracciabilità sempre più precise e accurate. Accusare i produttori siciliani in blocco in questa vicenda appare a chi scrive come la cosa più ignobile e scorretta che i mass media possano fare. Serve invece precauzione nelle affermazioni onde evitare inutili allarmismi, e sospensione del giudizio fino a che il quadro non sia un po’ più chiaro di quello che ad oggi abbiamo di fronte.