Lo shutdown del governo federale americano ha mandato in tilt il traffico aereo negli Stati Uniti. La carenza di controllori di volo, molti dei quali assenti o non retribuiti, ha costretto la Federal Aviation Administration a ridurre le operazioni in numerosi scali. A New York, Los Angeles e Orlando decine di voli sono stati cancellati o hanno accumulato ritardi di oltre due ore. La situazione, aggravata dalla pressione sui turni e dalla mancanza di fondi, rischia di paralizzare il sistema in vista delle festività, mentre le compagnie invitano i passeggeri a verificare lo stato dei voli prima di partire.
Valanga sull’Ortles, trovati morti i due dispersi
Sono stati ritrovati senza vita i due dispersi sulla Cima Vertana, nel gruppo dell’Ortles, in Alto Adige. Si tratta di due turisti tedeschi, padre e figlia di 17 anni. Il bilancio della valanga di ieri sale così a cinque vittime. La slavina, precipitata sul versante nord della montagna, aveva travolto un gruppo di escursionisti. Le ricerche, ostacolate da nebbia e maltempo, sono proseguite per ore: gli elicotteri hanno elitrasportato in quota i soccorritori fino a 2.600 metri, da dove le squadre hanno proseguito a piedi. Ieri erano già stati recuperati i corpi di altri tre turisti tedeschi, due uomini e una donna, travolti mentre risalivano un canalino con piccozze e ramponi.
Gb: accoltellamento su treno nel Cambridgeshire, due arresti
Una violenta aggressione a bordo di un treno diretto a Huntingdon, nel Cambridgeshire, ha provocato almeno dieci feriti. L’allarme è scattato alle 19:39, quando la British Transport Police ha ricevuto la segnalazione di un’aggressione a bordo del convoglio. Due persone sono state arrestate dalla polizia ferroviaria britannica, intervenuta con oltre trenta agenti armati e numerosi mezzi di soccorso. Il premier Keir Starmer ha definito l’attacco “scioccante e inaccettabile”, assicurando il pieno sostegno alle forze dell’ordine e alle vittime.
Il Cairo, inaugurato il più grande museo egizio al mondo
Oggi al Cairo è stato inaugurato, dopo oltre vent’anni di lavori, il più grande museo egizio al mondo. La nuova struttura, che mette insieme decine di migliaia di reperti dell’antica civiltà egizia, è costata un miliardo di dollari e si estende su circa 500mila metri quadri, con una vista panoramica sulle piramidi. La cerimonia d’apertura, alla presenza di decine di delegati provenienti da tutto il mondo, si è tenuta in una Cairo blindata e semideserta.
Tanzania: enormi proteste contro il governo, l’esercito fa centinaia di morti
In Tanzania la presidente Samia Suluhu Hassan, al potere dal 2021, ha vinto le elezioni con il 98% dei voti. Il processo che ha portato al suo secondo mandato è stato accompagnato da accuse di brogli e repressione, con un bilancio di vittime ancora incerto, complice il blocco di internet che si è abbattuto sul Paese africano. Le opposizioni — i cui leader sono stati esclusi dalla corsa elettorale — denunciano almeno 700 morti causati dall’esercito, chiamato a sedare i disordini scoppiati in Tanzania contro la presidente Samia Suluhu Hassan. La stima è confermata anche da altri fonti, mentre il governo minimizza e parla di «poche sacche isolate di incidenti» gestite dalle forze di sicurezza.
Mercoledì era giorno di elezioni in Tanzania. Alle urne si presentava Samia Suluhu Hassan — presidente e leader del Chama Cha Mapinduzi (CCM), il partito che guida il Paese dal 1977 — affrontata da una serie di avversari minori, dal momento che gli sfidanti principali (Tundu Lissu e Luhaga Mpina) erano stati esclusi dalla corsa elettorale. In diverse città, inclusa la capitale Dodoma, gruppi di manifestanti hanno protestato contro la presidente, denunciando brogli e repressione. Cortei, autobus incendiati, seggi assaltati: la mobilitazione guidata dai giovani è stata soffocata dalle forze di sicurezza. Alla protesta si è unita anche la comunità Maasai (non nuova alle manifestazioni antigovernative), schieratasi contro i piani del governo consistenti nella svendita delle loro terre ancestrali a investitori privati.
Una prima stima dell’ONU parlava di almeno una decina di vittime, ma il passare delle ore e il moltiplicarsi delle fonti — nonostante il blocco di internet e il coprifuoco imposti dal governo — lascia presagire un bilancio più sanguinoso, di centinaia di morti. «Le autorità hanno la responsabilità costituzionale di rispettare i diritti umani di tutti, prima, durante e dopo le elezioni», ha dichiarato Tigere Chagutah, direttore regionale di Amnesty International per l’Africa orientale e meridionale. Chagutah ha poi esortato la Tanzania a «condurre un’indagine approfondita e indipendente sull’uso illegale della forza contro i manifestanti». Gli ha fatto ecco il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, invitando tutte le parti alla calma per evitare una nuova ondata di violenza.
Gas, le scorte in Italia arrivano al 95%
Le scorte di gas crescono in Europa, grazie alle temperature più miti rispetto alle medie che consentono di rifornire i depositi. L’Italia primeggia con stoccaggi pari quasi al 95%, per una capacità di 192,49 TWh. A livello europeo, le scorte hanno raggiunto l’82,82% del totale, per una capacità complessiva di 1.092 TWh. Il prezzo del gas è in linea con le rilevazioni di febbraio 2024 (30,58 euro al MWh).
Dal 12 novembre per entrare nei siti porno bisognerà dimostrare di essere maggiorenni
Dal 12 novembre scatterà l’obbligo di identificazione per l’accesso ai siti porno, al fine di dimostrare la maggiore età. A disciplinare il nuovo obbligo è una delibera dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM), attuativa del decreto Caivano, che tra le altre cose ha introdotto il divieto per i minori di accedere a contenuti pornografici. L’AGCOM ha così individuato 48 siti — a partire dai più famosi, come PornHub, Youporn e Xvideos — che entro il 12 novembre dovranno dotarsi di un sistema di controllo, affidato ad aziende esterne, per verificare l’età dei visitatori. Di fronte al rischio della violazione della privacy, l’AGCOM ha provato a tranquillizzare gli italiani ricorrendo al principio del “doppio anonimato”, un meccanismo che punta a minimizzare i dati raccolti e a limitarne le finalità, non azzerando però il rischio insito nel ricorso alle tecnologie di controllo.
Il 12 novembre si chiuderà il cerchio aperto dal governo Meloni con l’approvazione del decreto Caivano, che nel 2023 ha introdotto il divieto per i minori di accedere a contenuti pornografici, in quanto minano “il rispetto della loro dignità e compromette il loro benessere fisico e mentale, costituendo un problema di salute pubblica“, come scritto nell’articolo 13-bis del decreto-legge. Ad attuare questo punto è stata una delibera dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM), approvata in primavera con una scadenza di adeguamento — pena sanzioni progressive fino al blocco dell’accesso in Italia — fissata appunto al 12 novembre. Da quella data, i visitatori di siti vietati a minori (oltre a quelli pornografici la stretta riguarderà anche i siti di scommesse e di vendita di alcolici o sigarette) dovranno identificarsi su un’app o un portale attraverso la scansione di un documento, la quale genererà l’autorizzazione necessaria ad accedere. Questo processo seguirà, nelle intenzioni dell’AGCOM, il meccanismo del “doppio anonimato”, con l’obiettivo di limitare i dati raccolti dalle aziende di controllo alla sola età dell’utente, “dimenticando” le altre informazioni. In questo modo, il sito pornografico non dovrebbe conoscere l’identità del visitatore e l’app di controllo non dovrebbe essere in grado di risalire alla sua attività di ricerca. Il condizionale è d’obbligo, dal momento che i rischi legati alla profilazione e alla violazione della privacy non sono nulli. Sul sistema che vieta di conservare le copie dei documenti forniti e incrociare dati, suscettibile di essere manomesso, veglieranno l’AGCOM e il Garante per la protezione dei dati personali.
Quella della sorveglianza non è l’unica questione sul tavolo. Come successo altrove per casi analoghi, la misura dovrebbe infatti essere aggirabile con una semplice Rete Privata Virtuale (VPN), il cui utilizzo è sempre più diffuso tra i giovani, gli stessi su cui si è abbattuto il controllo voluto dal governo Meloni. Non a caso nelle ultime ore, le ricerche con oggetto VPN, 12 novembre e AGCOM hanno visto un’impennata, come dimostrano i dati disponibili su Google Trends.
I super-ricchi emettono quattromila volte la Co2 del 10% più povero del mondo
Ogni super-ricco emette quattromila volta l’anidride carbonica di una persona che fa parte della fascia meno abbiente della popolazione, è quanto emerge dall’ultimo rapporto Oxfam, che dimostra come le diseguaglianze economiche abbiano grandi conseguenze anche dal punto di vista ambientale. Così, mentre la politica spesso si concentra nel colpire le auto vecchie di chi non può permettersi di cambiarla o le stufe a legna, scopriamo che il principale problema per le emissioni sono i jet privati dei paperoni, che solcano liberamente i cieli sopra alle teste delle persone normali.
Nello specifico, l’analisi di Oxfam rivela che il 10% più abbiente della popolazione mondiale è responsabile del 48% delle emissioni globali di CO₂, mentre la metà più povera dell’umanità ne produce appena l’8%. Ma sono i vertici della piramide a inquinare in modo sproporzionato: una persona appartenente all’1% più ricco emette in media 75 tonnellate di CO₂ all’anno, contro le 0,2 tonnellate di una persona nel 10% più povero. Questo significa che i più ricchi emettono 375 volte di più dei più poveri. E lo 0,1% superiore, con 298 tonnellate pro capite, arriva a emettere quasi quattromila volte tanto.
La differenza è ancor più smaccata se si considera l’uso del cosiddetto “carbon budget”, la quantità di CO₂ che, secondo gli studi, ogni abitante del pianeta avrebbe a disposizione per rispettare i limiti stabiliti dai Trattati per il clima. Dal 1990, l’1% più ricco ha consumato da solo il 15% di questo budget globale. Le emissioni dirette, però, sono solo la punta dell’iceberg. I super-ricchi possiedono, controllano e investono nelle corporation più inquinanti. Oxfam ha calcolato che nel 2024 le emissioni legate agli investimenti di 308 miliardari – derivanti dalle società di cui possiedono almeno il 10% – hanno totalizzato 586 milioni di tonnellate di CO₂ equivalente, più delle emissioni combinate di 118 paesi. Se fossero una nazione, si classificherebbero come il quindicesimo paese più inquinante al mondo. In media, le emissioni di investimento pro capite annuali di un miliardario sono 1,9 milioni di tonnellate di CO₂e, che è 346mila volte superiore a quelle della persona media. Quasi il 60% dei loro investimenti è in settori ad alto impatto climatico, come i combustibili fossili.
Questo potere economico si traduce in un’influenza politica schiacciante. Le grandi multinazionali inquinanti spendono miliardi in attività di lobbismo per indebolire le politiche che vorrebbero imporre un tetto alle loro emissioni. Alla COP29, spiega il rapporto, «1.773 lobbisti del carbone, del petrolio e del gas hanno avuto accesso», un numero superiore a tutte le delegazioni nazionali tranne tre. Inoltre, meccanismi opachi come l’ISDS permettono alle aziende di citare in giudizio gli Stati che introducono normative ambientali, con cause che spesso colpiscono i paesi più poveri.
Sottolineando che il futuro del pianeta dipende dalla capacità di fermare il «saccheggio climatico» di una piccola élite, Oxfam avanza raccomandazioni chiare per invertire tale pericolosa rotta: tassare la ricchezza e i redditi elevati, imporre tributi sulle attività e i beni di lusso ad alto impatto (yacht, jet privati), tassare gli extra-profitti delle grandi aziende e riformare i meccanismi di regolazione finanziaria per evitare che il capitale continui a finanziare nuovi progetti fossili. Serve anche limitare l’influenza politica dei grandi investitori, vietando donazioni e attività lobbistiche dei maggiori inquinatori.
Creta, sparatoria a Vorizia: morti e feriti
Spari con morti e feriti sono avvenuti sabato mattina a Vorizia, nel comune di Phaistos, sull’isola greca di Creta. Secondo i media locali, un gruppo armato ha aperto il fuoco nel villaggio, uccidendo almeno due persone — un uomo di 35 anni e una donna — e ferendone circa 15. L’attacco potrebbe essere una rappresaglia per l’esplosione di un ordigno avvenuta la sera precedente in una casa in costruzione della zona. Polizia e soccorsi sono intervenuti sul posto e le indagini sono in corso. Le autorità non hanno fornito dettagli né confermato eventuali arresti.







