È una dimora minuta e priva dell’atrio classico, ma adornata da affreschi e decorazioni di rara bellezza rappresentanti persino figure mitologiche: è la “Casa di Fedra” appena portata alla luce dagli scavi condotti nel sito archeologico di Pompei, che si conferma per l’ennesima tra i patrimoni più importanti per l’archeologia e per la storia. Tra i ritrovamenti, spiegano i ricercatori, sono emerse anche le ultime offerte rituali effettuate prima dell’eruzione, le quali sono state rinvenute ancora conservate nel santuario domestico. «Abbiamo qui archeologi, restauratori, archeobotanici per capire esattamente come è stato eseguito il rituale dell’ultimo sacrificio prima dell’eruzione», ha commentato Gabriel Zuchtriegel, direttore del parco.
La casa è stata scoperta nel corso delle indagini in atto nel cantiere dell’Insula dei Casti Amanti, nel quartiere centrale della città antica, lungo Via dell’Abbondanza. Il nome “casa di Fedra” è stato dato dopo il ritrovamento di un affresco ben conservato, rappresentante il mito di Ippolito e Fedra. Alle pareti, inoltre, è stata trovata anche una rappresentazione di un amplesso tra satiro e ninfa e un quadretto con la coppia divina Venere e Adone. «L’abitazione colpisce per l’alto livello delle decorazioni parietali, che non ha nulla da invidiare alla più grande e ricca casa dei Pittori al Lavoro, con la quale confina», spiega il Parco Archeologico, che aggiunte che l’abitazione appare come «una casa dallo spazio ristretto, senza il tradizionale atrio. Una particolarità, considerato che nonostante le ridotte dimensioni della dimora, non sarebbe stato impossibile l’inserimento di un piccolo atrio con la classica vasca (impluvio) per la raccolta dell’acqua piovana, tipico nell’architettura delle ricche dimore pompeiane, e che invece in questo caso è assente». Si tratta di un’assenza non casuale, continua a spiegare il Parco Archeologico, da mettere probabilmente in relazione con «i mutamenti che stavano attraversando la società romana, e pompeiana nello specifico, nel corso del I secolo d.C. e che questo rinvenimento consente di studiare e approfondire».
Accanto al quadretto raffigurante Ippolito e Fedra, inoltre, si apre una finestra che affaccia su un piccolo cortile con una zona coperta, davanti alla quale si trova una grande vasca dalle pareti dipinte di rosso. Attorno alla vasca correva un canaletto, progettato per incanalare l’acqua piovana verso un pozzo collegato a una cisterna sotterranea. Nel cortile è stato trovato un piccolo altare domestico con una ricca decorazione dipinta a motivi vegetali e animali su fondo bianco. Infine, nella nicchia sono stati ritrovati gli oggetti rituali lasciati con l’ultima offerta prima dell’eruzione che segnò la fine di Pompei: un bruciaprofumi in ceramica senza smalto, con antiche lacune, e una lucerna, entrambi segnati da visibili tracce di bruciato. Le analisi di laboratorio hanno rivelato resti di rametti di essenze profumate, e dietro i due oggetti sono stati recuperati anche frammenti di un fico essiccato.
Pompei fu una città romana distrutta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Fondata nel VII secolo a.C., crebbe rapidamente fino a diventare un florido centro commerciale grazie alla sua posizione strategica vicino al Golfo di Napoli, fino a quando un’improvvisa eruzione del Vesuvio la ricoprì di cenere e lapilli, conservando sotto uno spesso strato di detriti edifici, oggetti e persino corpi umani. Gli scavi iniziarono ufficialmente nel 1748 sotto Carlo III di Borbone e, nel tempo, hanno restituito un panorama vivido di una città romana: strade lastricate, terme, teatri, templi e case decorate da affreschi e mosaici di rara bellezza. Oggi, il Parco Archeologico di Pompei è un sito UNESCO visitato da milioni di turisti l’anno. Con i suoi 66 ettari, esso rappresenta uno dei siti archeologici più grandi e meglio conservati al mondo. La nuova scoperta segue una scia di scoperte precedenti effettuate nei mesi scorsi che dimostrano quanto il sito sia importante da un punto di vista archeologico e storico: solo due anni fa è stato scoperto per la prima volta il DNA di una delle vittime della violenta eruzione, mentre quest’anno è stato scoperto un affresco del mito greco di Frisso ed Elle, un salone rappresentante affreschi sulla guerra di Troia e un “sacrario blu” contenente brocche in bronzo ed anfore.
Meta ha annunciato venerdì di aver raggiunto un accordo con l’agenzia di stampa Reuters, che metterà a disposizione i propri articoli per supportare il chatbot della Big Tech. Come spesso accade in questi casi, i dettagli del contratto siglato sono stati tenuti riservati, e non è chiaro se la testata abbia fornito anche il consenso per l’uso dei suoi contenuti nell’addestramento di futuri modelli di intelligenza artificiale. Meta e Reuters collaborano già da anni per garantire il fact-checking delle piattaforme social, come Facebook e Instagram.
Continua la strage di civili nella Striscia di Gaza da parte di Israele, mentre domenica 27 ottobre sono ripresi i colloqui di pace a Doha, in Qatar. L’esercito israeliano ha ucciso almeno 50 persone in meno di un giorno nell’ambito della rinnovata offensiva aerea e terrestre condotta contro il nord dell’enclave palestinese e iniziata lo scorso sei ottobre. Lo riferisce il media qatariota Al-Jazeera, mentre altre fonti parlano di almeno 70 vittime negli ultimi due giorni. Il numero di morti e feriti e la situazione drammatica a cui i residenti sono costretti ha portato il capo delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, a definire «insopportabile» la condizione dei civili nel nord di Gaza. «Il Segretario generale è sconvolto dagli strazianti livelli di morte, feriti e distruzione nel nord, con civili intrappolati sotto le macerie, malati e feriti privi di cure mediche salvavita e famiglie senza cibo e riparo, mentre si segnalano famiglie separate e numerose persone detenute. I ripetuti sforzi per consegnare rifornimenti umanitari essenziali per sopravvivere, come cibo, medicine e riparo, continuano a essere negati dalle autorità israeliane, con poche eccezioni, mettendo a rischio innumerevoli vite», ha dichiarato il portavoce del Segretario generale dell’ONU.
Nel frattempo, domenica i direttori della CIA e il capo del Mossad, David Barnea, si sono recati a Doha per incontrare il primo ministro del Qatar e discutere un accordo per il cessate il fuoco a Gaza, con la mediazione di Stati Uniti e Egitto. I colloqui sono ripresi dopo circa tre mesi: si erano, infatti, interrotti dopo l’uccisione in Iran – attribuita a Israele – del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh. Secondo un funzionario israeliano citato dal Times of Israel, Hamas non sarà coinvolta in questo ciclo di incontri, ma potrebbe partecipare successivamente. Contemporaneamente, anche l’Egitto ha avanzato una proposta per un cessate il fuoco iniziale di due giorni per scambiare quattro ostaggi israeliani detenuti da Hamas con alcuni prigionieri palestinesi. Il presidente egiziano Al-Sisi ha affermato che i colloqui di pace dovrebbero riprendere entro dieci giorni dal cessate il fuoco temporaneo per giungere ad un cessate il fuoco permanente. Lo ha detto in una conferenza stampa al Cairo a cui era presente anche il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune.
Le Forze di difesa israeliane (IDF) hanno ripreso da circa tre settimane le operazioni militari nel nord della Striscia per sgominare le unità di Hamas che si sarebbero reinsediate negli ultimi mesi nell’area. Secondo Al-Jazeera, che cita il Ministero della Sanità di Gaza, in questo periodo gli attacchi contro le città di Jabalia, Beit Hanoon e Beit Lahia avrebbero provocato più di mille morti, con un picco di vittime negli ultimi tre giorni. In particolare, un attacco aereo israeliano su Beit Lahia sabato sera avrebbe provocato quaranta morti, mentre domenica mattina venti persone sarebbero state uccise in un attacco aereo israeliano a Jabalia, il più grande degli otto campi profughi storici della Striscia di Gaza, al centro della campagna militare israeliana da più di tre settimane. A suscitare ulteriore sgomento è stato l’attacco contro una scuola che ospitava famiglie palestinesi sfollate nel campo di Shati, nella città di Gaza, causando la morte di nove persone e ferendone una ventina, molte delle quali in gravi condizioni. Tra le persone uccise a Shati ci sarebbero anche tre giornalisti locali.
Secondo il Segretario generale dell’ONU, «questo conflitto continua a essere condotto con scarso riguardo per i requisiti del diritto umanitario internazionale», in quanto Israele vieta da settimane ormai l’ingresso di cibo e beni di prima necessità nel nord dell’enclave. Una strategia di guerra che caratterizza l’intera operazione militare israeliana sin dall’inizio e che coinvolge tutta l’enclave. Questo atteggiamento sprezzante per i civili, insieme agli ordini di evacuazione per le circa 400.000 persone che secondo l’ONU vivono nel nord e gli attacchi mirati sulle infrastrutture hanno portato alcuni gruppi per i diritti umani ad accusare Israele, oltre che di crimini di guerra, di voler sfollare forzatamente la popolazione palestinese ancora presente. Tel Aviv nega le accuse, ma una parte dei ministri del governo di Benjamin Netanyahu e i coloni israeliani dichiarano esplicitamente di voler tornare a occupare Gaza, incoraggiando l’emigrazione dei palestinesi dall’enclave. Durante una conferenza di due giorni svoltasi la scorsa settimana – intitolata “Prepararsi al reinsediamento di Gaza” e organizzata dai coloni dell’organizzazione Nahala – il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir ha detto che “Se lo vogliamo, possiamo rinnovare gli insediamenti a Gaza”.
Le violenze proseguono anche nella Cisgiordania occupata, dove secondo l’agenzia Wafa, oggi i coloni israeliani hanno attaccato una scuola elementare a Gerico rompendo le finestre delle aule e cercando di distruggere le telecamere di sorveglianza, mentre nella città di Ramin, a est di Tulkarm, i coloni hanno attaccato case e veicoli palestinesi. Anche in Libano si sono registrati domenica 21 morti in un attacco israeliano in tre diverse zone del sud del Paese.
Il raggiungimento di un accordo per il cessate il fuoco appare ancora lontano, anche perché Hamas non sarebbe direttamente coinvolto nelle trattative, almeno in questa fase. Inoltre, le due parti in guerra risultano ancora lontane nelle loro richieste per porre fine ai combattimenti. Il gruppo di resistenza palestinese avrebbe infatti dichiarato di ambire a un accordo globale per la fine immediata della guerra che preveda il ritiro totale delle truppe israeliane dalla Striscia di Gaza.
La Direzione Distrettuale Antimafia di Milano e la Direzione Nazionale Antimafia stanno conducendo una maxi-inchiesta per associazione a delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistemi informatici, portando a galla un vasto caso di spionaggio industriale e accessi illeciti ai database investigativi. Nel mirino dei pm ci sono ex componenti o membri della Polizia e della Guardia di Finanza, tecnici informatici e hacker, i quali sarebbero stati protagonisti di un’attività di dossieraggio a pagamento, spiando anche alcuni uomini politici. Secondo gli investigatori, gli indagati avrebbero goduto di «appoggi di alto livello in vari ambienti», come «quello della criminalità mafiosa e quello dei servizi segreti, pure stranieri». La Procura ha sequestrato varie agenzie private di intelligence, riuscendo a ottenere gli arresti domiciliari per quattro persone e l’interdittiva personale per altre due. Illustrando i risultati delle indagini in conferenza stampa, il capo della DNA Giovanni Melillo ha posto l’accento sul tema della debolezza dei sistemi che custodiscono le informazioni, ribadendo la necessità di rafforzare la sicurezza informatica.
La presunta associazione a delinquere, come ricostruito dagli inquirenti, avrebbe offerto a richiesta dossier e intercettazioni, con tariffe variabili in base alla riservatezza delle informazioni. Nello specifico, i soggetti coinvolti avrebbero prelevato – per poi rivenderle ai clienti – informazioni sensibili e segrete all’interno di banche dati strategiche nazionali, tra cui lo SDI (sistema di interscambio dell’agenzia delle entrate), Serpico e il sistema valutario connesso alle “Sos” di Bankitalia. Le attività illecite sarebbero ruotate attorno alle agenzie di intelligence Equalize, Mercury Advisor e Develope and go. Tra coloro che sono stati arrestati c’è l’ex poliziotto Carmine Gallo, amministratore delegato di Equalize, che appartiene al presidente della Fondazione Fiera, Enrico Pazzali, anche lui sotto inchiesta. Agli arresti anche Nunzio Calamucci, Massimiliano Camponovo e Giulio Cornelli, soci o titolari di imprese specializzate in sicurezza e tecnologie informatiche. Fra gli oltre cinquanta indagati, invece, figurano anche nomi di rilievo, come Leonardo Maria Del Vecchio, uno dei figli del fondatore e presidente di Luxottica, il banchiere Matteo Arpe e Marco Talarico, ad di Lmdv Capital.
Negli atti, il Pm della Dda Francesco De Tommasi ha scritto che «gli indagati spesso promettevano e si vantavano di poter intervenire su indagini e processi», evidenziando che il gruppo riconducibile a Equalize aveva una struttura «a grappolo», in cui ogni membro e collaboratore aveva a sua volta «contatti nelle forze dell’ordine e nelle altre pubbliche amministrazioni» attraverso cui era in grado di «reperire illecitamente dati». Nell’ordinanza di custodia cautelare si legge che il gruppo avrebbe agito «per finalità di profitto, derivante dalla commercializzazione delle informazioni illecitamente acquisite», o «a scopo estorsivo e/o ricattatorio, per condizionare e influenzare all’occorrenza soprattutto i settori della politica e dell’imprenditoria». Tra i nomi dei politici spiati compaiono quelli del presidente del Senato Ignazio La Russa, di Matteo Renzi e di Letizia Moratti. In un’intercettazione dell’ottobre 2022, Calamucci afferma di essere arrivato all’indirizzo e-mail assegnato al Capo dello Stato Sergio Mattarella. Sono spuntati poi presunti dossier su cittadini russi, tra cui «un famoso oligarca» e una coppia attiva nel settore della moda, nonché su Carlo Sangalli, attuale presidente di Confcommercio-Imprese per l’Italia. Sotto sorveglianza sarebbero stati anche cronisti del Sole 24 Ore, Milano Finanza e Repubblica.
«Le dimensioni ormai raggiunte dai fenomeni che stanno emergendo, che per me non sono che la punta dell’iceberg di un malcostume diffusissimo, devono portare anche il Parlamento ad una riflessione su come vada affrontato, normato ed indagato questo tema, che può gravemente minare la convivenza democratica, influenzandone uno svolgimento corretto», ha affermato il ministro della Difesa Guido Crosetto. In realtà, l’esecutivo e le Camere sono recentemente intervenuti con l’approvazione del Ddl cyber security, provvedimento che si propone di fornire linee guida aggiornate utili a contrastare il cybercrimine attraverso l’implementazione di nuovi protocolli di sicurezza e l’introduzione di nuove fattispecie di reato informatico e inasprimento delle pene per i crimini già esistenti. Le sanzioni, infatti, arrivano fino a 22 anni per reati aggravati. I più critici evidenziano però una carenza di fondi e misure concrete per la prevenzione, come programmi di formazione e sensibilizzazione, che sarebbe essenziale per una protezione efficace. Nel frattempo, il Movimento 5 Stelle ha presentato un’interrogazione rivolta alla Commissione europea, chiedendo che garantisca più sicurezza anche attraverso il Pnr. Le linee di bilancio ci sono e si trovano nei fondi del Pnrr dedicati al miglioramento delle capacità di difesa informatiche del nostro Paese, ma su questi stanziamenti non si ha notizia», ha affermato in una nota inviata all’Ansa l’eurodeputato Giuseppe Antoci, autore dell’interrogazione.
Oggi, in occasione della prima visita in India del Primo Ministro spagnolo Pedro Sanchez, è stato inaugurato il primo polo privato di produzione di aerei militari del Paese, Tata Aircraft Complex. Lo stabilimento, situato nella città di Vadodara, mira a espandere la produzione locale nel settore dell’aerospazio e della difesa, e ha già in programma un ordine di 56 aerei, dal valore totale di 2,5 miliardi di dollari. La costruzione sarà portata avanti in collaborazione con Airbus Spain, per conto del ministero della Difesa indiano. Dei 56 aerei, 16 verranno prodotti in Spagna, a Siviglia, e 40 presso il nuovo stabilimento indiano.
La promessa di ottenere denti più bianchi dopo un primo rapido lavaggio è una proposta accattivante per molti consumatori, ma i dentifrici sbiancanti sono davvero così efficaci? Secondo una ricerca pubblicata dalla rivista francese 60 Millions de consommateurs condotta su 12 dentifrici sbiancanti di altrettanti marchi distinti, alcuni dei prodotti più noti sul mercato potrebbero risultare potenzialmente dannosi per l’igiene orale, perché contenenti sostanze inquinanti o irritanti. Sono infatti sette i prodotti bocciati, mentre due hanno ottenuto una lieve sufficienza. Dei cinque dentifrici che hanno ottenuto un punteggio superiore agli standard, inoltre, solo uno, l’ultimo della classifica, ha superato i test sull’effetto sbiancante. I dentifrici sbiancanti, infatti, con il loro effetto abrasivo, agiscono principalmente sulla superficie del dente riducendo le macchie superficiali, e non intervengono in profondità. In generale, quando si tratta di sbiancamento, sarebbe meglio fare affidamento su un dentista, l’unico che possa realmente modificare il colore naturale della parte interna del dente.
I test di 60 Millions de consommateurs sono stati condotti su 12 tra i più noti marchi di dentifricio sul mercato dell’igiene orale francese. Alcuni di questi sono prodotti ampiamenti commerciati, che si trovano facilmente anche sugli scaffali dei supermercati italiani, come il Carrefour soft bio whitedell’omonimo marchio francese e le linee sbiancanti dei dentifrici marchio Parodontax, Sensodyne, e Colgate. Tra i promossi per il ridotto effetto abrasivo, solo prodotti di marchio francese, tra i quali proprio il dentifricio Carrefour, classificatosi al secondo posto. Al sesto posto, il migliore tra i peggiori, troviamo il dentifricio Parodontax, con un effetto sbiancante insufficiente. Sensodyne e Colgate, invece, si classificano rispettivamente al terzultimo e ultimo posto, presentando però un effetto sbiancante sopra la media. I risultati, in generale, confermano che i dentifrici meno abrasivi risultano quelli il cui effetto sbiancante è insufficiente. Quelli con il maggiore effetto sbiancante, di contro, avrebbero il maggiore effetto abrasivo. Nei dentifrici bocciati si trovano sostanze inquinanti come la cocamidopropil betaina; irritanti come il sodio lauril solfato; sensibilizzanti come il limonene; o sospette sostanze genotossiche (capaci di danneggiare il DNA), come il biossido di titanio. Colgate contiene invece acido fosforico, ingrediente sbiancante, ma dall’effetto poco duraturo.
Dai risultati della rivista francese, insomma, i dentifrici sbiancanti sembrerebbero non corrispondere alle aspettative. In generale, l’effetto sbiancante di questo genere di prodotto è collegato all’uso di abrasivi che, nel migliore dei casi, agiscono solo in superficie, limitandosi a un lieve schiarimento dello smalto. Nel peggiore dei casi, invece, il loro uso prolungato potrebbe danneggiare lo smalto compromettendo la salute orale. In conclusione, secondo gli scienziati francesi, questi test confermerebbero che chi desidera avere denti più bianchi dovrebbe piuttosto rivolgersi a un esperto, e fare ricorso a un trattamento sbiancante professionale.
Le prossime elezioni statunitensi, che si terranno il 5 novembre, sono annunciate come uno spartiacque per la storia del Paese e non solo. Le narrazioni contrapposte parlano di una sfida del bene contro il male. Eccetto che su Israele, dove la linea pare la medesima, seppur con qualche sfumatura, i programmi sono annunciati come uno l’antitesi dell’altro. Da parte democratica si parla della necessità di salvaguardia della democrazia stessa dal pericolo trumpista, mentre i repubblicani annunciano una rivoluzione che salverà gli Stati Uniti da una deriva culturale, economica e politica di cui i democratici sono responsabili. Come sappiamo (anche se al contempo spesso ignoriamo i dettagli), le elezioni presidenziali sono precedute da fiumi di soldi che confluiscono nel mare delle campagne elettorali. Queste elezioni, narrate come una sorta di Armageddon, hanno mobilitato campagne elettorali i cui finanziamenti, sommati assieme, hanno superato abbondantemente i 2 miliardi di dollari, con Harris che è riuscita a racimolare un “gruzzolo” maggiore rispetto a Trump. Ma quali sono i portatori di interesse che hanno finanziato i democratici? E quali hanno invece sostenuto economicamente la possibilità di un nuovo mandato presidenziale di Trump?
Kamala Harris
La campagna elettorale di Kamala Harris ha ricevuto un totale di 1,3 miliardi di dollari, alcuni dei quali trasmutati dalla campagna di Joe Biden fin tanto che sembrava potesse ricandidarsi prima di lasciare il posto alla sua vice-presidente. Di questi soldi, al momento in cui scriviamo, 1,1 miliardo di dollari è stato speso per la campagna. Del totale dei soldi accumulati dalla campagna elettorale in appoggio di Harris, il 55,7% arriva dai grandi contributori, mentre il 44,3% arriva da donatori che hanno versato cifre inferiori a 200 dollari. Del totale acquisito per la corsa presidenziale della candidata democratica, 906 milioni di dollari arrivano direttamente dalla campagna Harris for President, mentre il resto dei soldi sono stati introitati attraverso PAC, Super PAC e altre organizzazioni riconosciute che concorrono alla raccolta fondi per le campagne elettorali negli Stati Uniti.
Future Forward USA
Di queste organizzazioni, quella più importante per la campagna di Harris e che ha raccolto più soldi (circa 304 milioni di dollari) è Future Forward USA, un Carey Committee, ovvero un ibrido tra un PAC e un Super PAC. Future Forward USA, che ha sostenuto Biden prima e che adesso sostiene Harris, è gestita dai coniugi James McClave ed Emily Berger. La coppia lavora presso Jane Street, una società commerciale di Manhattan, e McClave è stato uno dei primi investitori nella società di intelligenza artificiale Anthropic. Mentre Future Forward USA non rivela i suoi donatori diretti, altre organizzazioni no-profit che gli offrono donazioni riportano tali contributi nella dichiarazione dei redditi pubblicati dall’IRS (Internal Revenue Service), l’agenzia governativa deputata alla riscossione dei tributi. In tal modo si scopre che a far parte del comitato Carey vi sono la BEMC 4 Association, organizzazione senza scopo di lucro i cui unici due dirigenti sono gli stessi coniugi che gestiscono Future Forward USA, così come la Open Society Policy Center di George Soros. Inoltre vi sono altre organizzazioni no-profit come la League of Conservation Voters, il cui presidente è Carol Browner (con un passato nelle due amministrazioni Clinton e in quella di Obama) e il vice-presidente Roger Kimball (noto redattore e critico d’arte che ha fatto parte del consiglio di amministrazione del Manhattan Institute for Policy Research, un think tank conservatore). Kimball ha appoggiato e difeso Donald Trump durante la sua presidenza, dichiarando che «nonostante le sue imperfezioni, è un uomo di buon carattere» perché ha ripetutamente dimostrato la volontà «di prendere d’assalto la cabina di pilotaggio del nostro apparato governativo corrotto, sclerotico e sempre più irresponsabile». Nel 2020, Kimball ha attirato critiche per aver promosso l’accusa secondo cui la vittoria di Joe Biden alle elezioni del 2020 era dovuta a diffuse frodi elettorali.
Un’altra organizzazione legata al comitato elettorale è il Fund for a Better Future, il cui consiglio di amministrazione è formato da persone legate ad organizzazioni che promuovono le energie rinnovabili e/o impegnate nella lotta al cambiamento climatico. Infine, troviamo Hopewell Fund, organizzazione senza scopo di lucro gestita da Arabella Advisors (società di consulenza che invece ha scopo di lucro), la quale consiglia ai donatori di snistra e alle organizzazioni no-profit dove indirizzare il denaro. Oltre a Hopewell Fund, le organizzazioni incubate e affiliate ad Arabella Advisors sono il Sixteen Thirty Fund, il New Venture Fund, il Windward Fund e il North Fund, che formano la rete del “denaro oscuro” associata al Partito Democratico, in grado di incanalare centinaia di milioni di dollari di cui è praticamente impossibile capire la provenienza. Tra i donatori visibili che hanno contribuito a Future Forward USA vi è Bloomberg L.P., società privata di finanza, software e media, che ha donato 19 milioni di dollari. Troviamo poi Greylock Partners, società di venture capital che invece ha dato 10 milioni alla campagna di Harris. Alphabet Inc., holding che controlla Google, ha finanziato il comitato con 1,6 milioni di dollari. Fuzzy Door Productions, casa di produzione cinematografica e televisiva, ha invece donato 1,5 milioni di dollari, mentre Netflix ha finanziato il PAC con 1 milione di dollari.
American Bridge 21st Century
Il secondo investitore della campagna di Harris, con 83,5 milioni di dollari, è American Bridge 21st Century, anch’esso configurato come Carey Committee. Quest’organizzazione spende quasi interamente il proprio budget contro il Partito Repubblicano e i suoi candidati, ed è in gran parte finanziato da ricchi donatori democratici, sindacati e altri PAC (come quelli collegati – e sopracitati – ad Arabella Advisors). I maggiori donatori dei cicli elettorali precedenti hanno incluso il miliardario Stephen Mandel, gestore di hedge fund, il co-fondatore della società di investimento Bain Capital, Joshua Bekenstein, l’immobiliare George M. Marcus, il co-fondatore di LinkedIn, Reid Hoffman, e il miliardario George Soros. Il PAC è stato fondato nel 2010 da David Brock, un attivista conservatore diventato liberale, ed è collegato a Media Matters, organizzazione giornalistica senza scopo di lucro fondata nel 2004 dallo stesso Brock con lo scopo di ricercare la disinformazione conservatrice e screditare i candidati repubblicani. Sequoia Capital (società di venture capital che si focalizza principalmente sul settore industriale tecnologico, la quale ha finanziato, tra le altre, società come Apple, Google, Cisco, PayPal e YouTube, e che gestisce fondi di investimento multipli India, Israele e Cina) ha versato 6,8 milioni di dollari ad American Bridge 21st Century. Microsoft ha invece partecipato con una donazione di 605.000 dollari.
The Lincoln Project
The Lincoln Project, un Carey Committee che ha raccolto 19,9 milioni di dollari, è stato fondato nel dicembre 2019 da conservatori moderati ed ex membri del Partito Repubblicano che sono entrati in rotta con l’ex Presidente degli Stati Uniti Donald Trump e che rifiutano il trumpismo. Durante le elezioni presidenziali del 2020, ha aiutato il Partito Democratico ad impedire il secondo mandato di Trump. I membri del comitato consultivo di The Lincoln Project hanno pubblicato, il 15 aprile 2020, un editoriale sul Washington Post nel quale affermavano il proprio appoggio alla candidatura di Joe Biden, scrivendo: «Non abbiamo mai sostenuto un democratico alla presidenza. Ma Trump deve essere sconfitto». Dal 2022, la commissione si è concentrata sulla prevenzione della rielezione di Trump alle presidenziali del 2024, appoggiando prima la nuova candidatura di Biden e poi quella di Kamala Harris. The Lincoln Project, che non ha finanziatori diretti alla propria organizzazione, annovera Sequoia Capital come maggior finanziatore del comitato con 1 milione di dollari. Al secondo posto troviamo invece McArthurGlen Group, società privata nota per lo sviluppo e la gestione di centri commerciali, con una donazione di 630.000 dollari. Al terzo posto c’è Nirvana Technology, società di software, che ha donato mezzo milione di dollari.
Unite the Country
Unite the Country è un super PAC a candidato unico che ha sostenuto il residente Joe Biden e adesso la campagna di Kamala Harris, raccogliendo 5,2 milioni di dollari. È stato creato nel 2019 da ex assistenti di Biden per aiutare a promuovere la sua candidatura presidenziale del 2020. Un video sul canale YouTube del super PAC sostiene che Biden «ha tracciato un percorso migliore per l’America» attraverso i cambiamenti politici che ha emanato mentre era in carica ed esorta gli elettori a «finire il lavoro» sostenendo la sua rielezione nel 2024. Il gruppo è gestito dai migliori strateghi democratici che in precedenza hanno lavorato alle campagne presidenziali o vicepresidenziali di Biden, incluso il suo amministratore delegato, Steve Schale. Il consiglio di amministrazione dell’organizzazione è presieduto da Mark Doyle, CEO della società di consulenza Prairie Avenue Advisors, la quale ha lavorato alla campagna presidenziale di Biden del 2008. Altri membri del consiglio sono Austin Keyser, ex co-presidente della politica climatica, energetica e ambientale per la campagna presidenziale di Biden del 2020 e Michelle Maravich, stratega della campagna politica.
Altri
Black PAC, è un Super PAC nato nel 2016 con l’intento di mobilitare gli elettori afro-americani e collabora con VoteRiders, organizzazione apartitica senza scopo di lucro, la cui missione è garantire che tutti i cittadini statunitensi di età superiore ai 18 anni siano in grado di esercitare il loro diritto di voto – cosa non scontata negli Stati Uniti, dove l’accesso al voto non è sempre garantito ad ampie fasce di popolazione, specie tra i poveri e le minoranze etniche. Black PAC ha fin qui messo insieme 7,6 milioni di dollari, i cui maggiori finanziatori sono altri PAC, tra cui Future Forward USA.
Priorities USA Action, fondato nel 2011, è il più grande super PAC del Partito Democratico che nel tempo ha sostenuto i candidati democratici alla presidenza USA. Per la campagna di Kamala Harris ha raccolto 5,3 milioni di dollari da una serie di organizzazioni strettamente legate all’ala democratica.
Californians for Choice, che ha raccolto poco più di 6 milioni di dollari, è un Super PAC di recente nascita ed è stato fondato da Eleni Kounalakis, vice-governatrice della California e già proiettata nella campagna elettorale per diventare governatrice nel 2026, quando cesserà la carica di Gavin Newsom. Quest’organizzazione intende mobilitare gli elettori californiani favorevoli al diritto all’aborto. «Sto costruendo un esercito per reagire, difendere la scelta e difendere le donne», dice Kounalakis nel video di lancio del nuovo Super PAC. Quest’ultimo si concentrerà sulla sconfitta dei rappresentanti repubblicani John Duarte, Mike Garcia, David Valadao e Ken Calvert e sulla loro sostituzione con rappresentanti democratici. Il maggiore, e quasi unico, finanziatore di questo PAC è la Federated Indians of Graton Rancheria, ovvero una federazione di gruppi di Miwok della Costa e Pomo del Sud riconosciuti come tribù dal Congresso degli Stati Uniti.
Planned Parenthood Votes North Carolina è un altro Super PAC che si concentra sul diritto all’aborto e sullo smantellamento delle leggi restrittive poste dai repubblicani negli Stati in cui governano. Il Super PAC ha fin qui raccolto 3 milioni di dollari benché avesse annunciato l’obiettivo di raccogliere 10 milioni di dollari. In questo caso non sono visibili i donatori dell’organizzazione.
Tra i PAC che sostengono la campagna di Kamala Harris vi sono poi Democratic Victory PAC, Democratic Power Inc e Democrats United PAC, i quali avrebbero raccolto rispettivamente 10,4 milioni, 7 milioni e 5,2 milioni di dollari. La peculiarità di questi PAC è che sono stati bollati dalla stessa campagna di Harris, in una dichiarazione a The Bulwark, come «cattivi attori», esortando i sostenitori a evitarli. Queste organizzazioni sono state travolte da scandali quando è emerso che la maggior parte dei soldi venivano spesi per tutto fuorchè per la campagna presidenziale (ad eccezione di piccole percentuali). Queste organizzazioni sono parte di un fenomeno di truffa finanziario-elettorale non così rara negli Stati Uniti – in passato, diverse persone sono state arrestate.
Donald Trump
La campagna elettorale di Donald Trump ha raccolto 980 milioni di dollari, dei quali ne sono stati spesi 791. Della cifra totale accumulata per la campagna, il 68,4% è arrivato dai grandi contributori, mentre il 31,6% dai piccoli contributori che hanno versato cifre inferiori ai 200 dollari. Rispetto al totale, 367 milioni di dollari sono arrivati direttamente dalle donazioni di Donald J. Trump for President 2024, mentre il resto è arrivato dai PAC e dai Super PAC che hanno sostenuto la campagna elettorale repubblicana.
Make America Great Again Inc.
Make America Great Again Inc. (MAGA Inc.) è il Super PAC che ha raccolto 321 milioni di dollari. Costituito nel 2022, è formato da persone fidate di Trump, come il suo ex assistente, Taylor Budowich, nominato direttore esecutivo del gruppo. Altri membri dello staff del Super PAC sono: Steven Cheung, direttore delle comunicazioni, che ha lavorato alle campagne di Trump nel 2016 e nel 2020; Tony Fabrizio, sondaggista di lunga data di Trump; Chris LaCivita, veterano del GOP, è il capo stratega; Sergio Gor, consulente senior, ex consigliere della campagna elettorale, oltre che editore del libro post-presidenziale di Trump A Journey Together; Karoline Leavitt, portavoce di MAGA Inc., assistente addetta stampa durante la presidenza di Trump.
Il principale donatore di MAGA Inc. è Timothy Mellon – uomo d’affari, nipote di Andrew Mellon ed erede della sua fortuna bancaria -, il quale ha contribuito con 125 milioni di dollari. Con un contributo di 15,2 milioni di dollari, troviamo poi America First Policies, organizzazione creata dopo l’insediamento di Trump nel 2017 per promuovere l’agenda politica America First della sua amministrazione, fondata da membri della campagna dell’ex presidente, tra i quali Nick Ayers, Rick Gates e Brad Parscale. La Hendrick Holding, conglomerato che comprende numerose imprese che spaziano nei settori dell’industria, dei trasporti, della logistica, delle assicurazioni, del settore immobiliare e delle costruzioni, del riciclo, della ristorazione e dell’industria cinematografica, ha contribuito al Super PAC con 15 milioni di dollari. Bigelow Aerospace, azienda di progettazione e produzione spaziale che ha cessato l’attività nel 2020, risulta contributrice con 14 milioni di dollari. Uline, che ha donato 10 milioni di dollari, è un’azienda che offre forniture per la spedizione e l’imballaggio. Il sesto contributore di MAGA Inc. è RAI Services Co., ovvero la consociata del Gruppo RAI che commercializza i diritti dei contenuti della RAI in Italia e nel mondo, con una donazione di 8,5 milioni di dollari. Con un contributo di 6 milioni di dollari troviamo poi Cantor Fitzgerald L.P, società di servizi finanziari. La compagnia di esplorazione ed estrazione di materie fossili Crownquest Operating ha invece donato 5 milioni di dollari, proprio come Energy Transfer L.P, società impegnata nel trasporto e stoccaggio di idrocarburi e gas. Sempre con una donazione da 5 milioni di dollari abbiamo poi Elliott Investment Management L.P, società di gestione degli investimenti, tra i più grandi fondi d’investimento al mondo, nonché ex proprietaria dalla squadra di calcio italiana Milan. Infine, tra i più grandi donatori del Super PAC, con quasi 3 milioni di dollari, abbiamo la Republican Jewish Coalition, gruppo politico che sostiene i repubblicani ebrei, il cui presidente è Norm Coleman, avvocato e lobbista, ex democratico convertitosi repubblicano negli anni ’90, il quale è stato senatore dal 2003 al 2009. Tra le altre donazioni fatte a MAGA Inc., da 1 milione di euro in giù, troviamo altre compagnie attive nell’estrazione e nel trasporto di idrocarburi e gas.
Preserve America PAC
Preserve America PAC, è il Super PAC legato a Miriam Adelson, moglie del defunto Sheldon Adelson, il cui contributo alla campagna di Trump è di 100 milioni di dollari. Dopo la morte del marito, avvenuta nel 2021, Miriam divenne la proprietaria del Las Vegas Sands. È l’attuale editore del giornale Israel Hayom e, con la sua famiglia, possiede il Las Vegas Review-Journal. Adelson è anche la proprietaria di maggioranza della squadra di basket dei Dallas Mavericks, insieme a suo genero Patrick Dumont. Nell’agosto 2024 si stima che fosse l’israeliana più ricca del mondo e la quinta donna più ricca degli USA, con un patrimonio netto di 30 miliardi di dollari. Miriam Adelson, come lo è stato il defunto marito Sheldon, è una strenua sostenitrice di Israele e del sionismo. Adelson è una sostenitrice dell’Organizzazione Sionista d’America, del museo e memoriale dell’Olocausto Yad Vashem a Gerusalemme, oltre che di vari gruppi statunitensi che raccolgono fondi per l’esercito israeliano.
Save America
Save America, fondato nel 2020, è un leadership PAC affiliato a MAGA Inc. Si tratta di un comitato di azione politica controllato dallo stesso Trump, il quale ha raccolto nel corso degli anni cifre non superiori ai 10.000 dollari da singoli donatori. Questo PAC ha raccolto fin qui 83,6 milioni di dollari.
America PAC
America PAC, secondo un documento di finanziamento della campagna elettorale, è il super PAC che Elon Musk ha creato per sostenere Donald Trump, con una donazione di circa 75 milioni di dollari. Insieme a America PAC (Texas), un Super PAC che ha raccolto 8,7 milioni di dollari, il finanziamento alla campagna repubblicana è arrivato a 83,7 milioni di dollari. Il maggior finanziatore di questo secondo PAC, con 1,5 milioni di dollari, è la società di venture capital Sequoia Capital. Al secondo posto troviamo, con una donazione di 1 milione di dollari, Alliance Resource Partners, società attiva nel settore del carbone e dell’energia. Sempre con una donazione di 1 milione di dollari troviamo Founders Fund, fondo di venture capital che è stato il primo investitore istituzionale in SpaceX e Palantir Technologies, nonché uno dei primi investitori in Facebook. Il fondo, insieme ad altri, è stato costituito da Peter Thiel – grande sostenitore di Trump, oltre che di Israele, e padrino del candidato alla vicepresidenza J.D. Vance. Sempre con una donazione da 1 milione di dollari troviamo Lonsdale Enterprises, dell’imprenditore Joe Lonsdale, tra i fondatori di Palantir Technologies, Addepar, OpenGov, Affinity, Epirus, Resilience Bio e 8VC, nonché fondatore del think tank Cicero Institute. Valor Equity Partners, società d’investimento, ha invece donato 1 milione di dollari.
Right for America
Right for America è un Super PAC che ha raccolto 66,4 milioni di dollari, guidato da Sergio Gor – il quale, insieme a Donald Trump Jr., ha fondato la società che ha pubblicato due dei libri post-presidenza di Donald Trump. Altre persone che ne fanno parte sono Lee Rizzuto (che durante la sua presidenza Trump ha nominato capo del consolato degli Stati Uniti alle Bermuda, nel 2020) e Anthony Lomangino, un magnate della gestione dei rifiuti, membro del club Mar-a-Lago di Trump. Il maggior donatore di questo Super PAC è Laura & Isaac Perlmutter Foundation, con 10 milioni di dollari. Isaac Perlmutter è un miliardario israelo-americano il quale è stato investitore influente in un certo numero di società, tra cui le farmacie Revco, Coleco Entertainment, Remington, Toy Biz/Marvel Toys, ed è stato presidente e CEO di Marvel Entertainment. Perlmutter ha una profonda relazione politica con Donald Trump e ha agito come consigliere non ufficiale nella sua amministrazione presidenziale. Southern Waste Systems, azienda attiva nella gestione dei rifiuti ha donato 4,3 milioni di dollati. Axxes Capital, società che gestisce fondi di investimento, ha invece contribuito con poco più di 4 milioni di dollari. Flat Willow Farm, grosso produttore agricolo, ha donato 2 milioni di dollari. Sempre con 2 milioni di dollari troviamo Sequoia Capital, società di venture capital che, come sopra riportato, ha donato circa 8 milioni di dollari anche ai PAC collegati alla campagna di Harris. Oto Analytics, società che sviluppa e fornisce software di analisi che consentono il monitoraggio delle transazioni con carta di pagamento, il riscatto del credito e l’analisi delle carte, ha versato mezzo milione di dollari. Altri donatori più piccoli di questo Super PAC, con cifre al di sotto dei 250.000 dollari, includono compagnie di costruzione e grandi aziende agricole.
Altri
Turnout for America è un Super PAC per cui non vi sono dati relativi ai donatori ma che sappiamo aver messo a disposizione della campagna presidenziale dell’ex presidente Donald Trump una cifra che supera i 18 milioni di dollari.
Make America Great Again PAC, come Save America, è un altro Leadership PAC, quindi collegato direttamente alla campagna. Ha raccolto donazioni individuali per un massimo di 15.000 dollari nel corso di questi anni, mettendo a disposizione di questa tornata elettorale presidenziale 16,7 milioni di dollari.
Duty to America ha depositato la sua dichiarazione di organizzazione presso la Federal Election Commission (FEC) il 25 giugno 2024. La sua dichiarazione di organizzazione è stata depositata da Cabell Hobbs, cofondatore e managing partner della Compliance Consulting Company of Virginia. Hobbs è indicato come tesoriere di Duty to America ed è anche il tesoriere di altri comitati di azione politica di centro-destra come USA PAC, Our American Century PAC e Ted Cruz Victory Fund PAC. Questo PAC ha raccolto 16 milioni di dollari per campagne rivolte contro il Partito Democratico e i suoi membri ma non vi sono dati inerenti i donatori.
Future Coalition PAC, un Super PAC che ha raccolto circa 3 milioni di euro senza rendere pubblici i donatori, è un PAC che mira ad ottenere il voto degli arabi e dei musulmani diffondendo video in cui si evidenzia come la candidata democratica, Harris, sia una sostenitrice di Israele. Singolare che questo PAC risulti tra le fila di Donald Trump, molto più sionista e filo-israeliano di Kamala Harris e del Partito Democratico, sebbene ogni governo USA rimarrà sempre filo-israeliano aldilà del suo colore politico.
Alle elezioni che si sono svolte ieri in Giappone la coalizione fino ad ora al governo, formata dal partito conservatore Liberal Democratico (PLD) e dal suo alleato, il partito buddista Komeito, ha perso la maggioranza al parlamento, che ha avuto in pugno continuativamente da dodici anni. Pur mantenendosi la forza politica più votata, il PLD del premier Shigeru Ishiba è infatti uscito fortemente ridimensionato dall’appuntamento elettorale, ottenendo il peggior risultato degli ultimi 15 anni. Ishiba ha affermato di non voler prendere in considerazione una coalizione più ampia, escludendo così la possibilità di formare un governo di minoranza.
È stata scoperta una nuova cellula immunitaria di tipo staminale fondamentale nell’immunità antitumorale: si chiama cellula T CD4 e, se attivata, potrebbe migliorare significativamente l’efficacia delle attuali immunoterapie, specialmente nei pazienti che non rispondono ai trattamenti convenzionali. Il merito va a un gruppo di ricercatori del Winship Cancer Institute dell'Emory University, i quali hanno inserito i loro risultati all’interno di un nuovo studio sottoposto a revisione paritaria e pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature. Queste cellule, localizzate nei linfonodi vi...
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Gli enti locali italiani hanno incassato quasi 1,3 miliardi di euro in multe stradali nei primi dieci mesi del 2024, e se il trend dovesse continuare fino alla fine dell’anno potrebbero essere superata quota 1,5 miliardi: è quanto emerge da un’indagine condotta dal Codacons che ha analizzato i proventi dei comuni italiani derivanti da violazioni stradali. Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna guidano la classifica degli incassi, rispettivamente con 324, 130 e 129 milioni di euro. Tra le grandi città, Milano è in testa con 128,7 milioni, seguita da Roma e Torino. Interessante il dato pro-capite: in Liguria, ogni cittadino paga in media 40 euro di multe, mentre in Molise solo 4,9 euro.
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