Un gruppo di azionisti ha intentato lo scorso agosto negli Stati Uniti un’azione collettiva contro la casa farmaceutica Moderna, accusata di aver rilasciato «dichiarazioni sostanzialmente false e fuorvianti» sull’efficacia del suo vaccino contro il virus respiratorio sinciziale (RSV), causando danni significativi agli investitori. Quando, infatti, l’azienda farmaceutica ha rivelato che l’efficacia del vaccino era inferiore rispetto a quanto precedentemente dichiarato, il prezzo delle azioni è bruscamente sceso. La causa è stata depositata il 9 agosto presso la Corte distrettuale degli Stati Uniti per il distretto del Massachusetts e nomina come imputati Moderna e i suoi dirigenti, tra cui l’amministratore delegato Stéphane Bancel, il direttore finanziario James M. Mock e il presidente Stephen Hoge. «Gli imputati hanno agito con sconsiderato disprezzo per la verità in quanto non hanno accertato o si sono rifiutati di rivelare fatti che avrebbero mostrato la natura materialmente falsa e fuorviante delle dichiarazioni rese, sebbene tali fatti fossero facilmente accessibili agli imputati» si legge nel testo della causa. Ad accusare Moderna sono gli investitori che hanno comprato le azioni dell’azienda tra il 18 gennaio 2023, giorno in cui è stato annunciato che l’mRNA-1345 (il candidato vaccino contro il virus respiratorio sinciziale) aveva raggiunto gli obiettivi primari di efficacia negli studi clinici di fase 3, e il 25 giugno 2024.
Nell’annuncio del 17 febbraio 2023, Moderna aveva affermato che la sperimentazione clinica di fase 3 del vaccino a mRNA sugli over 60 aveva dimostrato un tasso di efficacia dell’83,7% «contro la malattia delle vie respiratorie inferiori associata al RSV come definita da due o più sintomi». Secondo quanto si legge nel testo della causa, la compagnia farmaceutica avrebbe più volte, nel corso del 2023 e fino a marzo del 2024, affermato tale tasso di efficacia, anche durante le riunioni trimestrali sugli utili con gli investitori, nei comunicati stampa e in altri documenti. Sulla base dell’efficacia dichiarata, Moderna aveva presentato la domanda di licenza biologica alla Food and Drug Administration (FDA) nel luglio del 2023. Tuttavia, quando la FDA ha approvato il vaccino in questione per gli adulti oltre i 60 anni, il comunicato stampa con cui l’azienda annunciava l’approvazione «indicava un’efficacia del vaccino di solo il 78,7%, significativamente inferiore all’efficacia del vaccino dell’83,7% che Moderna aveva precedentemente identificato», si legge negli atti depositati. «A seguito di questa notizia, il prezzo delle azioni Moderna è sceso di 8,94 dollari ad azione, o del 5,9%, chiudendo a 142,55 dollari ad azione il 31 maggio 2024», secondo quanto riportato nei documenti della causa. Inoltre, secondo i querelanti, nel giugno del 2024 «Moderna ha rivelato che dopo 18 mesi, l’mRNA-1345 si è dimostrato efficace solo dal 49,9% al 50,3% contro i molteplici sintomi della malattia delle vie respiratorie inferiori».
Gli investitori hanno accusato la nota azienda farmaceutica essenzialmente per ragioni legate a interessi economici. Tuttavia, è in gioco una questione ben piĂą importante, vale a dire l’affidabilitĂ delle dichiarazioni delle multinazionali del farmaco e, di conseguenza, anche la sicurezza sulla salute dei farmaci da esse sviluppati. Oltre alle dichiarazioni fuorvianti sull’efficacia, infatti, il vaccino contro l’RSV prodotto da Moderna sarebbe stato approvato senza il contributo del comitato consultivo indipendente sui vaccini, in quanto la FDA non ha riscontrato «preoccupazioni o questioni controverse» che rendessero necessario tale contributo al processo di approvazione, ha affermato l’agenzia nella sua lettera di approvazione. «PoichĂ© il comitato consultivo sui vaccini della FDA non ha discusso i dati, non c’è stata alcuna discussione accessibile al pubblico sull’efficacia e sui rischi del vaccino, nĂ© spazio per commenti pubblici, come solitamente avviene in tali riunioni», riferisce il sito specializzato The Defender. Similmente, rischi per la salute dovuti ai vaccini erano giĂ emersi con il caso del vaccino Vaxzevria a vettore virale prodotto da AstraZeneca: l’azienda anglo-svedese il maggio scorso aveva dovuto ammettere – anche in questa circostanza nell’ambito di una causa collettiva intentata nel Regno Unito – che “il vaccino in casi molto rari può causare Tts”, ossia sindrome da trombosi con trombocitopenia, dopo averlo sempre ostinatamente negato.
Il controllo di comitati indipendenti risulta ancora più necessario se si pensa che uno dei principali obiettivi delle aziende farmaceutiche sono i profitti: la stessa Moderna, infatti, aveva dichiarato che sperava di conquistare parte di quello che reputava sarebbe stato un mercato da 10 miliardi di dollari per il virus respiratorio sinciziale (RSV), dopo che le sue vendite del primo trimestre sono diminuite del 91% rispetto alle vendite dello stesso trimestre del 2023, a causa del calo della domanda per il suo vaccino mRNA COVID-19. A differenza di quest’ultimo, i produttori dei vaccini contro l’RSV non sono protetti dalla responsabilità  ai sensi del Public Readiness and Emergency Preparedness (PREP) Act.
Se da un lato, gli investitori che hanno intentato la causa sembrano interessati solo al lato economico chiedendo il risarcimento per i danni subiti, dall’altro la vicenda mette in luce la poca trasparenza delle dichiarazioni delle multinazionali del farmaco oltre ai conflitti d’interesse e alla complicità tra queste ultime e le agenzie regolatorie, gettando ulteriori coni d’ombra sulla sicurezza dei vaccini e sulla tutela della salute dei cittadini.
[di Giorgia Audiello]