Ad Al-Khazneh, il famoso “Tesoro” di Petra in Giordania, è stata scoperta una nuova tomba nascosta che potrebbe colmare alcune lacune storiche ancora irrisolte. Gli scavi, effettuati con tecnologie di telerilevamento combinate a metodi tradizionali, hanno rivelato i resti di 12 scheletri e altri oggetti funerari, rappresentando così una scoperta di rilievo internazionale, dato che si tratta di una delle poche sepolture complete della popolazione araba dei Nabatei trovate a Petra. Secondo i ricercatori, un team guidato dal professor Richard Bates dell’Università di St Andrews, la tomba risale a un periodo compreso tra il I secolo e il II secolo a.C. e potrebbe appartenere al re Aretas IV Philopatris, uno dei più importanti monarchi del regno nabateo. «È fantastico che ora abbiamo la ceramica, gli ecofatti e i sedimenti fino a quando è stato costruito il tesoro. In precedenza abbiamo lavorato su ipotesi e congetture: avere una data definitiva sarà un risultato monumentale per tutti noi», ha dichiarato il dott. Tim Kinnaird della University of St Andrews.
Il sito archeologico di Petra, situato in Giordania, è famoso per le sue monumentali strutture scolpite direttamente nella roccia di arenaria. La città risale circa al VI secolo a.C., quando i Nabatei, una popolazione araba nomade, la trasformarono in un importante crocevia commerciale, sfruttando la sua posizione strategica lungo le rotte carovaniere che collegavano l’Arabia, l’Egitto, la Siria e il Mediterraneo. Petra è nota per i suoi impressionanti edifici, tra cui il celebre Al Khazneh, chiamato “Il Tesoro”, caratterizzato da un’imponente facciata scolpita nella roccia rosa, e il Monastero, più precisamente chiamato Ad-Deir. La città fu abitata fino al periodo bizantino, ma venne gradualmente abbandonata e dimenticata fino alla sua riscoperta da parte dell’esploratore svizzero Johann Ludwig Burckhardt nel 1812. Oggi, invece, è patrimonio dell’umanità dell’UNESCO e una delle Nuove Sette Meraviglie del Mondo.
Recentemente, un team di ricercatori ha fatto una scoperta definita “rivoluzionaria”, trovando una tomba segreta con i resti di 12 scheletri antichi, mantenuti ancora nelle loro posizioni originali. «Lo scopo principale dell’indagine era valutare le condizioni delle aree attorno al Tesoro, il suo cortile, la piazza, l’uscita del Siq e il wadi in cui si riversano, in previsione di potenziali lavori futuri per deviare e controllare meglio le acque alluvionali», ha commentato il professor Bates, che ha guidato la spedizione. «La tomba fu molto probabilmente costruita come mausoleo e cripta nel regno nabateo all’inizio del I secolo d.C. per Aretas IV Philopatris. Come molte tombe nella valle, sono stati trovati pochi resti a causa del loro successivo utilizzo e riutilizzo negli ultimi due millenni», ha proseguito il dott. Kinnaird, aggiungendo che nella camera è stato trovato uno scheletro che stringeva tra le mani un recipiente di ceramica. Analisi approfondite hanno poi rivelato che il recipiente era la parte superiore di una brocca rotta, risalente anch’essa al I secolo a.C. «È stato un privilegio incredibile poter effettuare un’indagine su un sito così iconico, e avere la geofisica verificata con uno scavo così presto è un’opportunità rara. L’entità della scoperta è stata così inaspettata, ma probabilmente farà luce non solo sull’edificio del Tesoro, ma anche sull’intera società nabatea», ha concluso Bates. L’archeologo Pearce Paul Creasman, direttore esecutivo dell’American Center of Research (ACOR), ha aggiunto: «C’è ancora così tanto che dobbiamo imparare sul Tesoro. Quando è stata costruita questa straordinaria struttura e perché? Non sapevamo che questo scavo avrebbe potuto cambiare completamente ciò che sappiamo sul Tesoro e aiutare a risolvere i misteri del popolo nabateo. Con il supporto del governo giordano, questo scavo ci sta portando più vicini che mai alle risposte».
[di Roberto Demaio]