martedì 18 Novembre 2025
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Venezuela, liberato cittadino francese detenuto da giugno

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Il cittadino francese Camilo Castro, 41 anni, detenuto in Venezuela dalla fine di giugno, è stato rilasciato, come annunciato dal presidente Emmanuel Macron. Castro, insegnante di yoga residente in Colombia, era scomparso il 26 giugno al valico di Paraguachón, dove si era recato per rinnovare il visto. La sua famiglia e Amnesty International avevano denunciato che fosse trattenuto dalle autorità venezuelane. Amnesty aveva inoltre accusato Caracas di ricorrere a «sparizioni forzate» dopo la rielezione di Nicolás Maduro, usandole per costruire narrazioni su «cospirazioni straniere» e come strumento nei negoziati internazionali.

In Italia sono stati chiusi 140.000 negozi negli ultimi 12 anni

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Un fenomeno di desertificazione commerciale senza precedenti sta trasformando il volto delle città italiane. Negli ultimi dodici anni, infatti, il Paese ha registrato la chiusura di oltre 140mila esercizi tra negozi e attività ambulanti, ai quali si aggiungono 105.000 spazi sfitti, un quarto dei quali da più di un anno. L’allarme viene da un report di Confcommercio, che evidenzia come ogni saracinesca abbassata significhi meno servizi, minore sicurezza e un progressivo indebolimento del tessuto sociale. La prospettiva per il futuro è tutt’altro che ottimistica: secondo l’organizzazione, senza un’inversione di tendenza attraverso politiche di rigenerazione urbana, entro il 2035 potrebbero scomparire ulteriori 114mila attività, oltre un quinto del totale.

I dati elaborati dall’Ufficio studi di Confcommercio descrivono una situazione drammatica. Attualmente in Italia operano 534.000 imprese del commercio al dettaglio, di cui circa 434.000 in sede fissa e 71.000 ambulanti. Rispetto al 2012, però, il calo è stato drastico: hanno chiuso i battenti quasi 118.000 negozi fissi e circa 23.000 attività ambulanti. Questo crollo è il risultato di una crescita insufficiente dei consumi interni, del cambiamento dei comportamenti di spesa degli italiani e dell’ascesa del commercio digitale, che nello stesso periodo è cresciuto del 114,9%, con oltre 16.000 imprese in più operanti prevalentemente online o per corrispondenza.

L’emorragia non ha colpito tutti i settori allo stesso modo. Le contrazioni più rilevanti hanno interessato i distributori di carburante (-42,2%), le attività culturali e ricreative (-34,5%), il commercio non specializzato (-34,2%), i negozi di mobili e ferramenta (-26,7%) e l’abbigliamento con le calzature (-25%). Unica eccezione in controtendenza il comparto dei servizi di alloggio e ristorazione, cresciuto del 5,8% con circa 18.000 attività in più, trainato soprattutto dalla ristorazione (+17,1%). Mentre gli alberghi tradizionali segnano un -9,5%, le altre forme ricettive come B&B e affittacamere sono esplose con un incremento del 92,1%, sostenute dall’aumento dei turisti e dalla diffusione di nuovi modelli di consumo.

Anche la distribuzione geografica del fenomeno risulta assai disomogenea: in termini assoluti le regioni più colpite sono Lombardia, Veneto e Piemonte; in rapporto alla rete distributiva, invece, soffrono maggiormente le regioni più piccole (Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Liguria). Tra i comuni con minore densità commerciale emergono Fiumicino, Trento, Cinisello Balsamo, Sesto San Giovanni e Ancona. Le città medio-grandi del Centro-Nord appaiono più esposte, anche per il maggiore ricorso all’e-commerce, mentre in alcune aree del Mezzogiorno il calo è più contenuto per la minore diffusione degli acquisti online, nonché per il progressivo decremento demografico.

Al fine di contrastare tale deriva, Confcommercio ha presentato un’Agenda Urbana Nazionale attraverso il progetto Cities, che verrà approfondito durante l’evento “inCittà. Spazi che cambiano, economie urbane che crescono”, in programma a Bologna il 20 e 21 novembre. Le proposte includono patti locali per la riattivazione dei locali sfitti con canoni calmierati, interventi di animazione urbana, azioni per una logistica urbana sostenibile e piattaforme di welfare territoriale. L’obiettivo è quello di realizzare un coordinamento stabile tra Governo, Regioni e Comuni per rigenerare i centri urbani valorizzando le economie di prossimità, prima che il deserto commerciale renda irreversibile il declino di interi quartieri.

Russia-Ucraina: attacchi incrociati nella notte, danni e feriti

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Droni ucraini hanno attaccato nella notte edifici residenziali nella città russa di Volgograd, provocando tre feriti. Lo ha confermato il governatore Bocharov, che ha parlato di un massiccio attacco respinto dalle difese aeree. L’offensiva ha provocato un incendio all’interno di un condominio. I feriti non sarebbero in pericolo di vita. Contestualmente, a Kiev sono state attivate le sirene antiaeree a causa di un attacco russo con lanci di droni e missili. Colpiti numerosi quartieri, che hanno visto incendi e danni a edifici residenziali. La popolazione è stata invitata a rifugiarsi immediatamente nei luoghi di protezione civile.

Sudan, ONU rinnova missione peacekeeping

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Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha rinnovato, per un anno, la missione di peacekeeping UNISFA nella regione di Abyei, contesa tra Sudan e Sud Sudan. Il compito principale dei soldati UNISFA è proteggere i civili in un’area interessata da frequenti scontri armati. Sempre in sede ONU, ieri è stata aperta un’indagine sulle violenze commesse dalle Forze di supporto rapido (RSF) a El-Fasher, nell’ambito della guerra civile che sta sconvolgendo il Sudan.

Data Center, in Italia 14 progetti già approvati: quali sono

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L’Italia si prepara a un salto epocale nell’infrastruttura digitale. Quattordici data center, per un valore complessivo stimato di oltre 2,5 miliardi di euro, hanno ottenuto il via libera dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, che ne ha al vaglio altri dieci. A muovere il mercato sono i colossi del cloud – Microsoft, Amazon, Data4, Equinix, Stack, CyrusOne, Noovle del gruppo Tim (ora di fatto Poste Italiane) e Aruba – che puntano a fare dell’Italia un nodo strategico della rete europea. Una corsa silenziosa ma imponente, che ridisegna la geografia industriale del Paese e concentra nel Nord, in Lombardia, il nuovo cuore pulsante della rete.

La mappa dei data center italiani si concentra tra Milano e la sua cintura industriale e tra Pavia e Bergamo. I comuni interessati sono: Settimo Milanese, Noviglio, Rho Pero, San Pietro, Melegnano, Segrate, Peschiera Borromeo, Caleppio, Siziano e Bornasco. Microsoft è il protagonista principale con cinque poli distinti: il mega impianto di Bornasco, in provincia di Pavia, dove è stata autorizzata l’installazione di gruppi elettrogeni di emergenza per una potenza complessiva superiore a 150 MWt, il centro in progetto a Settimo Milanese (identificato come MIL03) attualmente in iter autorizzativo e il complesso di Peschiera Borromeo-San Bovio Settala, destinato a completare la “cloud region” italiana del gruppo di Redmond. Gli investimenti complessivi stimati superano il miliardo di euro e rappresentano una delle più grandi infrastrutture digitali mai avviate nel Paese. Accanto a Microsoft si muove Data4, società francese che amplia il campus di Vittuone con il progetto MIL02, un’area di decine di migliaia di metri quadrati dedicata a server e apparati di rete ad alta efficienza, che prevede l’investimento di maggior valore, pari a 1,3 miliardi, in Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). La stessa società ha in corso una valutazione per un altro data center del valore di 600 milioni. Amazon Web Services consolida la propria presenza con due edifici gemelli tra Rho e Pero, per un valore di 890 milioni, che diventeranno il baricentro operativo della regione cloud italiana del gruppo americano. Equinix, leader mondiale delle interconnessioni, ha in corso tre nuovi progetti confermati – ML5, ML6 e ML9 – e un quarto (ML10) attualmente in iter di valutazione ambientale presso il MASE, sempre a Settimo Milanese, dove sorgerà un vero distretto digitale iperconnesso. Stack/Supernap espande invece il campus di Siziano, nel Pavese, già operativo, ma destinato a raddoppiare la capacità con nuovi moduli e impianti elettrici di supporto. CyrusOne investe a Segrate, nell’area ex CISE, con due strutture: MIL1, da 132 megawatt termici, e MIL2, da oltre 50 megawatt, progettate secondo standard Tier IV di efficienza energetica. L’unico sito fuori Lombardia è quello di Aruba al Tecnopolo Tiburtino di Roma, che amplia il proprio campus con nuovi moduli a basse emissioni destinati a ospitare servizi per la pubblica amministrazione.

Le cifre rivelano un’inedita alleanza fra colossi globali e operatori locali, spinta dall’espansione del cloud, dell’intelligenza artificiale e dai servizi ad altissimo consumo energetico. I nuovi data center, con potenze superiori ai 50 megawatt e consumi paragonabili a quelli di intere città di medie dimensioni, rappresentano un passaggio decisivo ma anche problematico. Le procedure accelerate e il sostegno del PNRR favoriscono investimenti e occupazione; tuttavia, il loro impatto ambientale resta elevato: consumo di suolo, carico sulle reti elettriche, uso intensivo di acqua per il raffreddamento e ricorso a generatori fossili. La concentrazione degli impianti nel Nord accentua gli squilibri territoriali rispetto al Sud – che rimane fuori dalla mappa – e trasforma la Lombardia nel principale distretto energetico della nuova economia dei dati. Sullo sfondo emerge anche una questione di sovranità tecnologica: l’infrastruttura digitale italiana si affida sempre più a capitali e piattaforme estere, lasciando al territorio i costi energetici e ambientali della trasformazione. La corsa ai data center ridisegna così il paesaggio industriale nazionale e apre una fase in cui la modernizzazione corre più veloce della capacità del Paese di orientarne gli effetti e conservarne il controllo.

Maltempo: danni in Liguria, allerta in Toscana

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Il maltempo di queste ore sta provocando danni e disagi in Liguria. A Genova, nell’area portuale, una tromba d’aria ha causato la caduta di alcuni container. A pochi chilometri, a Valpocevera, le intense precipitazioni (7,6mm di pioggia caduti in un’ora) hanno provocato l’esondazione del rio Fegino. Forti raffiche di vento hanno interessato la costa tra Voltri e Sestri, sradicando alberi e causando danni a diverse strutture. Nel frattempo, in Toscana, la Protezione civile ha emesso un’allerta gialla per rischio idrogeologico e temporali forti previsti nelle prossime ore.

I trattori scaldano di nuovo i motori: monta la protesta contro i piani agricoli di Bruxelles 

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I trattori si preparano dare di nuovo battaglia contro i piani europei per l’agricoltura. Secondo la denuncia di Coldiretti, infatti, il Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) 2028-2034 proposto dal presidente della Commissione Ue, Ursula von del Leyen, avrà come unico effetto quello di «affamare l’Europa». Secondo le accuse, la proposta ridurrà la sovranità alimentare, rendendo l’UE ancora più dipendente dalle importazioni, mentre altre potenze mondiali investono nel settore. I fondi della Politica Agricola Comune (PAC) verrebbero inoltre dirottati verso i “piani integrati territoriali” e non verso gli agricoltori, minacciando l’esistenza stessa di una politica agricola comune europea. Coldiretti (da anni vicina a Meloni) ha dunque inviato un documento al Parlamento UE, chiedendo di respingere la proposta. Dal canto suo, il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, si era già detto contrario al Fondo Unico.

La protesta degli agricoltori, che ha preso piede con forza a partire dal 2023, affonda le proprie radici in una serie di problematiche comuni strutturali, tra le quali i prezzi agricoli troppo bassi, l’aumento dei costi di produzione e una concorrenza sleale scatenata dalle importazioni a basso costo. L’ondata di malcontento ha già visto in azione i coltivatori ungheresi, che la scorsa estate hanno scaricato letame davanti al quartier generale dell’UE a Budapest. Attualmente, il punto di maggior attrito è rappresentato dai segnali di taglio che arrivano dalla Commissione. Le organizzazioni di categoria denunciano con forza l’ipotesi di un indebolimento strutturale della PAC. In Italia, la Coldiretti ha accusato il piano di Von der Leyen di «affamare l’Europa», lamentando l’assenza di un incremento di risorse necessario per affrontare l’inflazione e le sfide globali e paventando una «svolta dirigista».

Confagricoltura ha tracciato dieci «linee rosse» che rendono inaccettabili le proposte di riforma, riassumendo chiaramente i timori della filiera. Tra i punti critici spiccano la richiesta di una «netta inversione di tendenza» rispetto ai tagli sul bilancio agricolo, la necessità di garantire prezzi remunerativi per i produttori, la semplificazione burocratica e la ferma opposizione a qualsiasi ipotesi di «rinazionalizzazione» attraverso l’accorpamento con i piani integrati territoriali. Inoltre, le associazioni agricole italiane insistono per un cambio di rotta che riconosca il ruolo strategico dell’agricoltura per la sicurezza alimentare e per la gestione del territorio, chiedendo una maggiore attenzione alla specificità della filiera.

Questa prospettiva è condivisa a livello continentale. Varie sigle europee, pur condividendo l’intento della transizione, hanno denunciato un vero e proprio «smantellamento della PAC», criticando fortemente l’annunciato taglio del 20% delle risorse e un’eccessiva centralizzazione della gestione a livello nazionale, che metterebbe a rischio i redditi e aumenterebbe le disparità tra gli Stati membri. Copa-Cogeca, l’organizzazione che rappresenta 22 milioni di agricoltori, già nel maggio scorso aveva lanciato un avvertimento categorico in occasione delle conferenze sul bilancio: «Senza un bilancio protetto e dedicato all’agricoltura, la politica agricola dell’UE potrebbe crollare come un castello di carte». Le preoccupazioni vertono sul rischio che il Fondo Europeo Agricolo di Garanzia (FEAGA) e il Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR), pilastri della PAC, vengano compromessi a favore di altre priorità come la difesa e l’innovazione.

L’attuale dibattito sulla PAC post-2027 è molto più di una controversia tecnica. È una sfida politica che mette in luce la frustrazione di un settore fondamentale che si sente schiacciato tra costi crescenti e la pressione di importazioni che non rispettano gli stessi standard di qualità e produzione europei. Le proteste, energiche e capillari, rappresentano un monito inequivocabile ai leader di Bruxelles: un futuro sostenibile per l’Europa non può prescindere da un’agricoltura economicamente vitale e adeguatamente tutelata. Tutto da vedere cosa farà il governo italiano, il quale si era già espresso contro il fondo unico. Eppure il governo Meloni ha sostenuto il governo europeo di von der Leyen. Sullo sfondo c’è anche da considerare la questione dei dazi americani e i rapporti tra USA e UE. Il quadro risulta quindi molto complesso.

Cosa nostra, ’Ndrangheta e Camorra alleate in Lombardia: chiesti 570 anni di carcere

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La Procura di Milano ha avanzato una maxi-richiesta di 570 anni di carcere e la confisca di beni per più di 479mila euro al processo Hydra, che vede alla sbarra gli appartenenti al presunto “Consorzio” che, in Lombardia, riunirebbe esponenti di spicco legati ai sodalizi di Cosa Nostra, ‘Ndrangheta e Camorra. La richiesta riguarda 75 imputati che hanno scelto l’abbreviato davanti al giudice per l’udienza preliminare. Se la sentenza confermerà l’impianto accusatorio dei pubblici ministeri, si tratterebbe di una delle pronunce storicamente più importanti in merito agli affari delle mafie nel nord Italia.

Nello specifico, le richieste di condanna più alte (già ridotte di un terzo per la scelta dell’abbreviato) riguardano Giuseppe Fidanzati, Filippo Crea e Massimo Rosi (20 anni di carcere). Il primo, arrestato lo scorso gennaio nella sua casa milanese, è definito il “narcos” di Cosa Nostra e si trova ora nel carcere di Voghera. Figlio del superboss dell’Arenella Gaetano Fidanzati, avrebbe preso parte a diversi meeting in terra meneghina nella cornice del patto mafioso tra le tre mafie in Lombardia. Con lui c’era anche Errante Parrino, cugino di Matteo Messina Denaro: Fidanzati è stato inquadrato come il punto di tramite tra il sistema mafioso lombardo e la nota famiglia di Castelvetrano. Crea sarebbe invece un esponente di spicco della cosca calabrese Iamonte, che avrebbe operato a Milano e nel suo hinterland nell’ambito delle false fatturazioni, somministrazione dipendenti e cambio cash. Massimo Rosi è invece considerato il reggente del locale di ‘ndrangheta di Legnano-Lonate Pozzolo. Sono stati inoltre chiesti 18 anni di carcere per Bernardo Pace, Giacomo Cristello e Giuseppe Pizzata, 16 anni per Rosario Abilone e Sergio Sanseverino e Antonio Grasso, 14 per Domenico Pace, 12 per Giuseppe Romeo e Daniela Sangalli. Ma questo è solo un pezzo del procedimento complessivo. Altri 59 imputati hanno infatti optato per il rito ordinario: il giudice dovrà decidere se rinviarli o meno a giudizio, aprendo dunque la strada all’eventuale dibattimento. 11 imputati, invece, mirano a patteggiare.

A ottobre, i giudici del Riesame avevano ufficialmente riconosciuto la presenza di un’alleanza tra le tre grandi associazione mafiose dello Stivale in Lombardia, ampiamente documentata dalle ricostruzioni dei carabinieri del Nucleo investigativo di Milano in merito agli incontri tra i loro membri, confluite appunto nell’inchiesta Hydra. Al centro del “patto”, hanno attestato i giudici, vi sarebbero stati la gestione del traffico di droga, l’infiltrazione del tessuto economico e imprenditoriale della regione, il riciclaggio e le estorsioni. Accogliendo le tesi dei pm, che un anno prima non erano state avallate dal gip, il Riesame ha ritenuto «ampiamente dimostrato che il sodalizio contestato abbia fatto effettivo, concreto, attuale e percepibile uso, anche con metodi violenti o minacciosi, della forza di intimidazione nella commissione di delitti come nella acquisizione del controllo e gestione di attività economiche», ovvero degli «ambiti di attività che, secondo il parametro normativo, tipizzano la natura mafiosa del gruppo».

Una forte spinta all’indagine è stata data dalla collaborazione con la giustizia di William Alfonso Cerbo, noto come “Scarface”, appartenente al clan catanese dei “Carcagnusi” e ritenuto uno dei vertici del sistema mafioso lombardo. Confermando l’esistenza e l’operatività del “Consorzio” delle tre mafie, Cerbo ha raccontato che esso sarebbe stato «creato nel 2019» al fine di «gestire il tesoro e gli affari di Matteo Messina Denaro». Cerbo ha partecipato personalmente al primo summit del Consorzio monitorato dalle forze dell’ordine, il 3 giugno 2020 al ristorante Sardinia di Inveruno. All’incontro – uno dei venti poi documentati – erano presenti anche Vincenzo Senese, figlio del boss della camorra romana Michele Senese, Gioacchino Amico e Giancarlo Vestiti, manager di vertice della nuova “Mafia Spa”.

«Il cardine di tutto è l’aspetto economico», ha spiegato il pentito, sottolineando come le mafie si siano consorziate proprio per massimizzare gli affari illeciti, lasciando invece alla discrezionalità di ogni componente il traffico di droga. Il suo ruolo all’interno dell’organizzazione era di primo piano: gli vengono contestati «compiti di decisione, pianificazione e di individuazione delle azioni da compiere, conducendo attività illecite in ordine alla sfera delle attività economico-finanziarie illecite e delle intestazioni fittizie, contribuendo all’alimentazione della cassa comune, acquisendo il controllo di attività economiche, in particolare nel settore logistico e della ristorazione».

USA: Trump riduce dazi su carne, pomodori, banane e caffè

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Donald Trump ha annunciato una riduzione dei dazi su carne bovina, pomodori, banane, caffè e altri prodotti alimentari, con l’obiettivo di contenere i prezzi e rispondere al malcontento degli americani per il caro vita. L’ordine, retroattivo al 13 novembre, introduce esenzioni su beni che non possono essere prodotti negli Stati Uniti in quantità sufficienti a soddisfare la domanda interna, includendo anche noci, avocado e ananas. La misura, anticipata da vari funzionari, ha suscitato critiche online, dove molti hanno rilanciato l’espressione «Taco Trump», accusando l’ex presidente di tirarsi sempre indietro.

“Scavando”, una poesia di Seamus Heaney (1966)

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Tra il mio pollice e l’indice
sta comoda la penna, salda come una rivoltella.
Sotto la finestra, un suono netto e graffiante
all’affondare della vanga nel terreno ghiaioso:
è mio padre che scava.
Guardo dabbasso finché la sua schiena piegata tra le aiuole
non si china e si rialza come vent’anni fa ritmicamente tra i solchi
di patate dove andava scavando.
Con lo stivale tozzo adagiato
sulla staffa,
il manico contro l’interno del ginocchio
sollevato con fermezza, sradicava alte cime
e affondava splendente la lama
per dissotterrare le patate novelle
che noi raccoglievamo amandone tra le mani la fresca durezza.
Il mio vecchio potrebbe impugnare una vanga presso Dio, proprio come il
suo vecchio.
Mio nonno estraeva più torba in un giorno di qualsiasi altro uomo,
sú, alla palude Toner.
Una volta gli portai del latte
in una bottiglia turata alla meglio con un pezzo di carta.
Si drizzò per bere, poi subito riprese
a lavorare intaccando e dividendo, mentre lanciandosi zolle alle spalle
andava sempre più a fondo
in cerca di buona torba. Scavando.
L’odore freddo dei solchi di patate,
il tonfo e lo schiaffo dell’umida torba,
i tagli netti di una lama tra radici vive si destano nella mia memoria.
Ma non ho una vanga per succedere a uomini come loro.
Tra il mio pollice e l’indice sta comoda la penna. Scaverò con
quella.

Una poesia sull’eredità. Una poesia che scava il passato come fosse un campo di patate, che va indietro negli anni grazie alla maestria del suo poeta. Un poeta che apparenta l’atto di scrivere al vangare il terreno e dunque indica le parole come prodotti della terra, come profondità da raggiungere con ritmica fatica.

Questa celebre ballata metaforica riprende una immagine antica, quella del nostro Indovinello veronese, breve testo di inizio del IX secolo, dove il lavoro di chi trascriveva i manoscritti veniva paragonato a quello dell’agricoltore che spingeva i buoi – le dita – arava i campi bianchi – la pagina – teneva l’aratro – la penna d’oca – e seminava il nero seme l’inchiostro.

Andare a fondo, scavare prende anche il significato della fertilità, dell’ atto di fecondare e fare crescere. Ma al di là della vanga che affonda nel tempo e se lo getta alle spalle, come le parole del poeta, prende la scena la penna-pistola, l’arma che penetra come una lama, per incidere divisioni nella curva del tempo, per tentare impossibili continuità.

Il poeta canta, intona con strumenti musicali echi della memoria, gesti di una infanzia segreta, ne svela le radici, mostra come l’atto di scavare porti alla scoperta, a riportare al presente, al gesto di scrivere quei tiepidi frutti del passato.

Il passato raffigurato dalla torba, dai sedimenti del tempo che fertilizzano il domani, che custodiscono la macerazione sia di quei frutti sia di ogni possibile divenire.