Le forze russe hanno conquistato tre insediamenti nella regione ucraina di Zaporizhia, approfittando della nebbia per infiltrarsi nelle linee nemiche, secondo quanto dichiarato dal comandante ucraino Oleksandr Syrskyi. I combattimenti più violenti si concentrano nella città di Pokrovsk, nella regione di Donetsk, epicentro di quasi metà degli scontri. Nuove offensive si registrano anche a Kupiansk e Lyman, nel nord-est. Nelle ultime quattro settimane, il Ministero della Difesa russo ha segnalato la cattura di nove insediamenti e villaggi a Donetsk: otto nella regione di Zaporizhia, sette nella regione di Dnipropetrovsk e cinque nella regione di Kharkiv.
Regionali, l’Antimafia segnala 8 candidati “impresentabili”: ecco i nomi
Sono in tutto otto i candidati alle prossime elezioni regionali segnalati come “impresentabili” dalla Commissione parlamentare Antimafia. I loro profili sono infatti considerati in violazione del codice di autoregolamentazione, patto etico-politico con cui i partiti si impegnano a non candidare persone con gravi procedimenti penali. Quattro di essi concorrono alla competizione politica in Puglia, altri quattro in Campania, mentre non se ne contano in Veneto. In Puglia, 3 su 4 sono di Forza Italia, mentre uno sostiene il candidato presidente Sabino Mangano; in Campania, 3 su 4 sono candidati nelle liste che sostengono il centro-destra, mentre l’ultimo corre per il “campo largo” che punta alla presidenza di Roberto Fico.
Ad annunciare i nomi dei candidati “impresentabili” dopo una verifica dei loro profili è stata, in occasione della seduta di mercoledì 12 novembre, la presidente della Commissione Antimafia Chiara Colosimo. Per la Puglia, il primo esponente di Forza Italia inserito in lista – a sostegno del candidato presidente Luigi Lobuono – è Pasquale Luperti, figlio di un boss mafioso della Sacra Corona Unita (ma ad oggi mai sfiorato da inchieste di mafia) e attualmente imputato per corruzione. Per lo stesso reato è alla sbarra Antonio Ruggiero, altro candidato di FI; chiude il cerchio di forzisti inseriti in lista Paride Mazzotta, imputato per autoriciclaggio e turbata libertà degli incanti. L’ultimo nome è quello di Marcello Cocco, candidato nella lista “Alleanza civica per la Puglia” a sostegno del candidato presidente Sabino Mangano, condannato in primo grado a 3 anni di carcere per accesso abusivo a sistema informatico (si sta ora tenendo il processo di appello).
In Campania, nella lista degli “impresentabili” ci sono altri quattro nomi, tre dei quali supportano il candidato di centro-destra Edmondo Cirielli. Il primo è Davide Cesarini, della lista “Democrazia cristiana con Rotondi centro per la libertà”, condannato in appello ad 1 anno e 6 mesi di reclusione per bancarotta fraudolenta e ora alla sbarra anche per riciclaggio. C’è poi Luigi Pergamo, in lista con “Pensionati consumatori Cirielli presidente”, rinviato a giudizio per autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Altro nome è quello di Maria Grazia Di Scala (“Casa riformista per la Campania”), mandata a processo per il reato di tentata concussione. In ultimo, c’è anche un candidato a sostegno del centro-sinistra, Pierpaolo Capri, rinviato a giudizio per il reato di riciclaggio.
Il termine “impresentabile” non ha un valore legale, ma è un concetto puramente politico. Nel concreto, la Commissione parlamentare Antimafia valuta le candidature elettorali sulla base delle segnalazioni del Ministero dell’Interno e dell’autorità giudiziaria. Secondo i criteri di candidabilità del Codice di Autoregolamentazione, stabiliti dalla Commissione nel 2019 durante il governo M5S-Lega, per entrare nella lista degli “impresentabili” occorre essere formalmente imputati (ma solo per specifici reati), oppure essere stati colpiti da misure di prevenzione personali o patrimoniali ai sensi del Codice antimafia, rimossi dall’incarico di amministratore locale ai sensi del testo unico degli enti locali o aver ricoperto la carica di sindaco o di componente della giunta negli enti sciolti per fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso.
Al Cairo apre la più grande fiera d’armi d’Africa: l’Italia è in prima fila
Si svolgerà dall’1 al 4 dicembre al Cairo la 4° edizione di EDEX (Egypt Defence Expo), la fiera delle armi dove aziende e rappresentanti dei governi potranno esplorare tutte le novità in materia di tecnologie e armamenti di terra, d’acqua e d’aria. Tra le centinaia di aziende presenti non mancano alcune italiane, prime tra tutte Leonardo e Fincantieri (rispettivamente anche leading brand e gold sponsor dell’evento), ma anche CEIA (che produce metal detector), ELT Group (sistemi di difesa elettronica) e Panaro (contenitori per il trasporto delle armi), oltre ad aziende come la francese MBDA (sistemi missilistici), di proprietà di Leonardo per il 25%. Nei prossimi giorni, il numero di partecipanti – anche italiani – potrebbe aumentare.
Come riporta il giornalista Antonio Mazzeo, giornalista esperto in tematiche riguardanti la militarizzazione e impegnato da tempo nella denuncia del traffico di armi, l’invito all’Italia per prendere parte all’evento è stato avanzato dal ministro della Produzione militare egiziana, Mohamed Salah El-Din, lo scorso 7 settembre, nel corso di un incontro con l’ambasciatore italiano in Egitto, Michele Quaroni, volto a discutere del rafforzamento della cooperazione civile e militare. Nel corso dell’incontro, Quaroni avrebbe riferito che l’Italia guarda all’Egitto «come promettente destinatario di investimenti» e che «c’è un grande interese delle industrie italiane a lavorare in multipli settori con le entità che operano nella produzione militare in Egitto».
L’Egitto è tra i maggiori importatori di armi al mondo, con l’Italia come seconda maggiore esportatrice di armi in Medio Oriente dopo gli USA. In termini monetari, le esportazioni italiane in Egitto sono diminuite negli ultimi anni, passando dai 72 milioni di euro del 2022 ai 37 milioni del 2023: secondo un report del 2024 di Egyptwide (iniziativa volta a monitorare le relazioni tra Egitto e Italia nell’ottica del rispetto dei diritti umani e delle libertà civili), questo dipende principalmente da un cambiamento nella natura della cooperazione militare-industriale tra i due Paesi. Secondo il rapporto, Fincantieri e Leonardo (entrambe a partecipazione statale) rimangono tra i principali esportatori di armi nel Paese, mentre nel 2024 il governo ha votato contro una risoluzione che chiedeva la sospensione di questo genere di rapporti economici proprio in ragione del rischio di un loro impiego in gravi violazioni dei diritti umani. Questo a discapito del fatto che in Egitto vi sia in essere un regime di fatto, nel quale tali violazioni sono all’ordine del giorno. Inoltre, a quasi dieci anni dai fatti, il processo per il rapimento e l’assassinio del ricercatore italiano Giulio Regeni è in alto mare, con il recente nuovo stop delle ultime settimane dovuto all’irreperibilità degli imputati.
Trump firma per la fine dello shutdown più lungo della storia USA
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato la legge che pone fine al più lungo shutdown della storia americana, durato 43 giorni. Il provvedimento, approvato dal Congresso grazie all’appoggio bipartisan di otto democratici, conferma i fondi governativi fino al 30 gennaio e non prevede l’estensione dei sussidi per la sanità legati alla Affordable Care Act (Obamacare). Trump ha ringraziato i membri democratici che hanno aiutato a superare lo stallo e ha promesso «che non accada mai più». Con la riapertura, si prevede un graduale ritorno alla normalità: i controllori del traffico aereo rientreranno e saranno eliminati i limiti al traffico nei principali scali statunitensi; inoltre riprenderanno i pagamenti dei buoni pasto per circa 42 milioni di americani.
Libia, incidente in imbarcazione di migranti: 42 dispersi
Un gommone con a bordo 49 persone migranti è cappottato nei pressi del giacimento petrolifero di Al Buri, una struttura offshore a nord-nord-ovest della costa libica. A dare la notizia è l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni che ha affermato che l’incidente è avvenuto lo scorso 3 novembre e che a oggi 42 dei passeggeri risultano ancora dispersi; l’OIM li dà ormai per deceduti. Il gommone era partito dalla città portuale di Zuwara; secondo quanto raccontato dai 7 sopravvissuti, soccorsi dalle autorità libiche lo scorso 8 novembre, si sarebbe capovolto dopo circa sei ore di navigazione. Dall’inizio dell’anno nella rotta del Mediterraneo Centrale sono morte oltre mille persone migranti.
Milano, inchiesta sul turismo di guerra in Bosnia: «pagavano per sparare ai civili»
La Procura di Milano ha aperto un’inchiesta su un gruppo di cittadini italiani sospettati di aver partecipato, negli anni Novanta, all’assedio di Sarajevo come “turisti della guerra”. Avrebbero pagato somme ingenti per unirsi ai reparti serbo-bosniaci e sparare sui civili intrappolati nella capitale assediata. L’indagine, coordinata dal pm Alessandro Gobbis per omicidio volontario plurimo aggravato da crudeltà e motivi abietti, punta a far luce su una delle pagine più rimosse del conflitto balcanico: quella di uomini partiti dall’Italia per comprare un posto accanto ai cecchini e trasformare l’orrore di Sarajevo – in cui furono uccise oltre 11.500 persone, tra cui 1.601 bambini – in un sinistro gioco di morte.
L’inchiesta della Procura di Milano nasce da un esposto presentato lo scorso 28 gennaio dal giornalista, fotografo e regista Ezio Gavazzeni, da anni impegnato su temi di mafia e terrorismo, insieme all’ex giudice Guido Salvini. Il documento, lungo 17 pagine, raccoglie testimonianze e contatti con fonti bosniache che, agli inizi degli anni Novanta, avevano segnalato la presenza di cittadini italiani nei dintorni di Sarajevo. Gavazzeni ha allegato anche la trascrizione di uno scambio con Edin Subašić, un ex agente dei servizi di intelligence militare bosniaci, che confermerebbe l’esistenza di un presunto giro di “finti soldati” provenienti da Torino, Milano e Trieste, che avrebbero pagato per ottenere un “pass” utile a muoversi tra le linee e raggiungere le postazioni dei cecchini sulle colline della capitale. Protetti da ufficiali serbo-bosniaci, i 5 italiani avrebbero preso parte a vere e proprie “sessioni di tiro” contro civili disarmati, ambulanze e persino bambini. I “clienti”, ha raccontato l’ex 007, erano «persone molto ricche e probabilmente influenti nelle loro comunità», con coperture politiche, che potevano «permettersi economicamente una sfida così adrenalinica», tra cui appassionati di caccia e armi, vicini all’estrema destra. La «copertura dell’attività venatoria serviva per portare, senza sospetti, i gruppi a destinazione a Belgrado». L’ex funzionario dei servizi segreti della Serbia Jovica Stanišić, condannato per crimini di guerra, avrebbe svolto «un ruolo chiave in questo servizio». Nell’esposto si fa riferimento anche al tariffario dell’orrore: «I bambini costavano di più, poi gli uomini (meglio in divisa e armati), le donne e infine i vecchi che si potevano uccidere gratis». Tra i “turisti della guerra” figurerebbe un triestino di mezza età, ex militare con legami nell’estrema destra europea e un imprenditore lombardo, titolare di una clinica privata di medicina estetica, che negli anni successivi avrebbe raccontato di “aver visto la guerra da vicino”. La Procura di Milano, in collaborazione con l’Interpol e le autorità di Sarajevo, sta ora ricostruendo flussi di denaro e i contatti tra intermediari serbi e italiani.
La vicenda era già stata raccontata nel 2014 da Luca Leone nel libro I bastardi di Sarajevo, in cui descriveva il fenomeno dei cecchini paganti come un vero “pacchetto turistico” di guerra. Lo scrittore, esperto di Balcani, confermò che giornalisti e cittadini di Sarajevo conoscevano quei casi: «Stranieri da tutta Europa – c’erano anche italiani – pagavano ai checkpoint gestiti dai paramilitari serbi sia in Croazia sia in Bosnia per poi passare un fine settimana a sparare sui civili» sopra Sarajevo. Una vicenda tanto macabra da sembrare la trama di un film e che ha ispirato, infatti, il documentario Sarajevo Safari – oggi tra i materiali dell’esposto – del regista sloveno Miran Zupanič. Presentato nel 2022 all’Al Jazeera Balkans Documentary Film Festival, attraverso testimonianze di ex agenti e civili, la pellicola indaga il fenomeno dei cosiddetti “turisti della guerra”, provenienti da diversi Paesi europei. Benjamina Karic, ex sindaca di Sarajevo e oggi docente universitaria, ha chiesto ufficialmente di essere ascoltata dalla Procura di Milano. L’ex sindaca sostiene che «un’intera squadra di persone instancabili sta lottando affinché la denuncia non rimanga lettera morta».
Già negli anni Novanta il Sismi aveva ricevuto segnalazioni su presunti viaggi organizzati dall’Italia verso i Balcani. Alcuni dossier, rimasti secretati per decenni, indicavano che l’intelligence italiana aveva intercettato movimenti sospetti di cittadini diretti in Serbia e in Bosnia attraverso la Slovenia. L’inchiesta milanese è al momento a carico di ignoti. Gli inquirenti cercano di capire se i presunti “turisti della guerra” italiani possano rispondere anche di crimini di guerra e violazione delle convenzioni internazionali e restano da chiarire i nodi della prescrizione e della competenza territoriale. Non si esclude che dietro i viaggi si muovessero gruppi di mercenari europei già attivi nei Balcani. A trent’anni di distanza, la Bosnia chiede giustizia e verità. Le indagini proseguono tra rogatorie internazionali e l’esame degli archivi italiani, alla ricerca di segnalazioni rimaste per troppo tempo inascoltate.
Le distorsioni statistiche che avrebbero gonfiato efficacia e sicurezza dei vaccini Covid
Insieme al Dr. Marco Alessandria, al Dr. Giovanni Trambusti, al Dr. Giovanni M. Malatesta e al Dr. Alberto Donzelli, abbiamo recentemente pubblicato uno studio scientifico di grandissima importanza, il quale è stato sottoposto a revisione paritaria, intitolato Classification bias and impact of COVID-19 vaccination on all-cause mortality: the case of the Italian Region Emilia-Romagna, nel quale dimostriamo come alcune distorsioni statistiche abbiano causato una sovrastima dell’efficacia e della sicurezza dei vaccini contro la COVID-19.
Lo studio ha analizzato i dati di mortalità per stato vaccinale in Emilia-Romagna tra dicembre 2020 e dicembre 2021, utilizzando dati ufficiali dell’ISTAT e dati ottenuti dall’Anagrafe Nazionale Vaccini e dalla Regione Emilia-Romagna. Quest’ultima fonte è stata resa accessibile grazie a una richiesta FOIA presentata dall’avvocato Lorenzo Melacarne e rilasciata ai sensi dell’art. 5, comma 2 del Decreto Legislativo n. 33/2013. I dati, completamente anonimizzati alla fonte, riguardano l’intera popolazione, suddivisa per età, e distinguono tra vaccinati (con almeno una dose) e non vaccinati. Sono state infine selezionate specifiche finestre temporali per analizzare l’andamento della mortalità in relazione alla campagna vaccinale nelle fasce d’età 50-59, 60-69 e 70-79 anni.
Analizzando i dati abbiamo individuato una distorsione statistica che può alterare in modo sostanziale le valutazioni reali di efficacia e sicurezza vaccinale, nota come “distorsione della finestra di conteggio dei casi” (dall’inglese case-counting window bias). Questa distorsione, teorizzata da Fung e coautori, si verifica perché le persone vengono classificate come “non vaccinate” nei primi 14 giorni dopo la vaccinazione (periodo considerato necessario per lo sviluppo completo della risposta immunitaria). Di conseguenza, eventuali eventi avversi (eccezion fatta per casi di shock anafilattico, che è stato tendenzialmente attribuito alla vaccinazione) e i decessi per le più varie cause che si possono verificare in questa finestra di tempo, vengono erroneamente attribuiti al gruppo dei non vaccinati, aumentando artificialmente il loro tasso di mortalità e sottostimando contemporaneamente la mortalità tra i vaccinati. In particolare, analizzando i dati giornalieri sulla mortalità per tutte le cause e sulla somministrazione dei vaccini nella Regione Emilia-Romagna, abbiamo riscontrato una chiara coincidenza temporale tra le campagne vaccinali e i picchi di decessi tra coloro classificati erroneamente come non vaccinati durante questa finestra temporale critica (Figura 1).
La nostra analisi ha evidenziato differenze significative nella mortalità tra i gruppi vaccinati e non vaccinati durante i 14 giorni post-vaccinazione durante i quali avviene la classificazione errata. È importante sottolineare che queste differenze non possono essere spiegate solo dai decessi per COVID-19, che rappresentavano circa il 9% di tutti i decessi in Italia nel 2021. Escludendo i decessi legati alla COVID-19, la disparità tra i gruppi rimane significativa, indicando una classificazione errata sistematica, piuttosto che un reale beneficio vaccinale. Anche se questo effetto è stato rilevato in tutte le fasce analizzate, abbiamo osservato che la differenza diminuisce con l’età, probabilmente a causa dell’aumento delle comorbilità negli anziani, che influenzano il rischio complessivo di mortalità (per ulteriori dettagli si rimanda all’articolo, pubblicato in modalità open access e liberamente consultabile).
I nostri risultati suggeriscono un effetto “mietitura”, per cui individui vulnerabili muoiono poco dopo la vaccinazione, ma i loro decessi vengono erroneamente conteggiati fra i non vaccinati. Questa errata classificazione nasconde potenziali eventi avversi gravi correlati alla vaccinazione che si verificano nel breve periodo, come reazioni allergiche gravi, eventi cardiovascolari o risposte autoimmuni.
Questa distorsione è potenzialmente diffusa a livello internazionale e interessa tutti i paesi che hanno adottato una finestra temporale simile per classificare gli individui come vaccinati o non vaccinati. Ad esempio, le pratiche sanitarie britanniche hanno considerato le persone come non vaccinate nei primi 14-21 giorni dopo la vaccinazione. Tale distorsione sistemica altera i profili di sicurezza vaccinale, escludendo gli eventi avversi precoci dal gruppo dei vaccinati.
La distorsione della finestra di conteggio dei casi è collegata a un altro fenomeno ben noto nella ricerca osservazionale, la distorsione del tempo immortale (dall’inglese immortal time bias). I Professori Norman Fenton e Martin Neil furono tra i primi a identificare come queste distorsioni spostino casi e decessi in modo da esagerare l’efficacia e la sicurezza apparente dei vaccini, creando categorizzazioni temporali fuorvianti. Lo stesso Prof. Fenton ha definito queste manipolazioni un “trucco a buon mercato” (dall’inglese cheap trick) – un’illusione statistica che aumenta artificialmente la percezione dell’efficacia vaccinale.
In conclusione, il nostro studio rappresenta il primo studio pubblicato nella letteratura scientifica sottoposta a revisione paritaria, che analizza dati di mortalità reali per stato vaccinale, evidenziando chiaramente come non correggere queste cruciali distorsioni statistiche, come quella della finestra di conteggio dei casi e del tempo immortale, porta a una sovrastima dei benefici e a una sottovalutazione delle reazioni avverse legate ai vaccini. Di conseguenza, per garantire valutazioni accurate e decisioni sulla salute pubblica affidabili, è essenziale correggere queste distorsioni e disporre di dati aggiornati e precisi sullo stato vaccinale degli individui. Infine, sulla base di queste prove, tutti gli studi sull’efficacia vaccinale dovrebbero essere rivalutati tenendo conto di questi aspetti per assicurare una valutazione trasparente e realistica della sicurezza e dell’efficacia dei vaccini.
India: pacchetto da 4 miliardi in aiuto alle imprese colpite dai dazi
Il governo indiano ha approvato un pacchetto da 4,3 miliardi di euro per sostenere gli esportatori. Il piano prevede lo stanziamento di circa 2 miliardi sotto forma di garanzie di credito sui prestiti bancari e di altri 2,3 miliardi in finanziamenti commerciali ai piccoli esportatori, al settore della logistica e in supporto al mercato. La misura vuole contribuire a compensare l’impatto dei dazi statunitensi sul Paese. Gli USA hanno imposto all’India tariffe del 50% come forma di ritorsione per gli acquisti di petrolio russo da parte di Nuova Delhi.









