venerdì 21 Novembre 2025
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Estonia: chiusa una strada di frontiera con la Russia

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L’Estonia ha temporaneamente chiuso l’accesso a una strada che attraversa un tratto di territorio russo. La scelta arriva dopo una presunta segnalazione di un gruppo di soldati russi che stazionavano nella strada. La strada, lunga circa un chilometro, è situata nell’Estonia sud-orientale e percorre un’area di territorio russo che si estende nel Paese. Normalmente, la strada è percorribile senza permesso, ma non è consentito fermarsi.

Il caso di Carlo Bertini: licenziato dalla Banca d’Italia per aver parlato troppo

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«Nella mia carriera mi sono trovata di fronte a cose spaventose, nei confronti delle quali mi è stato detto che dovevo essere una statua di marmo, ossia farmele scivolare addosso come l'acqua. E questa cosa mi ha aperto gli occhi su come in Italia e nel mondo si fa carriera». Ora che è stato licenziato in via definitiva dalla Banca d'Italia, Carlo Bertini avrà forse ripensato a quel consiglio che davanti ad un caffè gli diede Alessandra Perrazzelli, all'epoca vice direttrice generale dell'istituto di Via Nazionale e membro del Direttorio, nonché Cavaliere al merito della Repubblica dal 2021. D...

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Sudan, attacchi in una città: 60 morti

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I gruppi di attivisti sudanesi hanno denunciato una serie di attacchi nella città di al-Fashir, in seguito ai quali sarebbero stati uccisi almeno 60 civili. I gruppi hanno accusato i ribelli delle Forze di Supporto Rapido dell’aggressione, e le RSF hanno smentito le accuse. Gli attacchi, specificano gli attivisti, sarebbero stati effettuati con due droni e otto colpi di artiglieria, e avrebbero preso di mira un rifugio per sfollati. La città di al-Fashir è sotto assedio da tempo da parte delle RSF. I gruppi di attivisti riportano che la situazione umanitaria in città risulta particolarmente critica, e che quotidianamente morirebbero decine di persone.

Gaza: 500mila tornano tra le macerie

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A due giorni dall’entrata in vigore del cessate il fuoco a Gaza, i cittadini della Striscia stanno iniziando a tornare nelle proprie case. In questi giorni, sono più di mezzo milione i palestinesi che sono rientrati a Gaza City dopo essere stati forzatamente sfollati dall’esercito israeliano; nel mentre, il Programma Alimentare Mondiale ha iniziato a distribuire i beni di prima necessità, fornendo pagnotte di pane alle famiglie, e ha iniziato a spedire i primi carichi di aiuti verso i diversi corridoi umanitari che si apprestano a essere aperti. Intanto, si avvicina il momento dello scambio degli ostaggi, che dovrebbe iniziare domani mattina, mentre in parallelo in Egitto, a Sharm el-Sheikh, avverrà la ratifica dell’accordo da parte dei mediatori. Il vertice sarà presieduto dal presidente egiziano Al Sisi e da Trump, e vedrà la partecipazione anche di leader arabi, Macron, Starmer, e Giorgia Meloni.

I cittadini della Striscia hanno iniziato il proprio esodo verso casa sin dall’entrata in vigore del cessate il fuoco, lo scorso venerdì. La maggior parte delle persone sta marciando da sud verso nord, percorrendo la strada costiera di Al Rashid. I più viaggiano dal campo di Al Mawasi, nel Governatorato di Khan Younis, il secondo più a sud della Striscia, verso Gaza City o verso le città del Governatorato di Nord Gaza, i centri maggiormente colpiti dalla invasione terrestre israeliana. Ieri, la protezione civile palestinese ha fornito una stima delle sole persone che stavano rientrando a Gaza City parlando di almeno mezzo milione di persone. La stessa capitale oggi risulta per una buona parte distrutta: le forze israeliane vi hanno infatti lanciato un assedio lo scorso settembre, come sorta di evoluzione del piano Carri di Gedeone; nell’arco di un mese di invasione terrestre le IDF hanno portato avanti ingenti operazioni di demolizione, distruggendo parte delle torri abitative e strutture sanitarie della città. Proprio riguardo agli ospedali, ieri il ministero della Salute ha pubblicato le foto dell’ospedale pediatrico Al Rantisi – l’unico di Gaza City -, che a oggi risulta completamente distrutto.

In generale, la situazione sanitaria non è delle migliori: secondo il direttore generale degli ospedali nella Striscia, Muhammad Zaqout, nei pochi ospedali operativi i pazienti risultano ammassati, con un tasso di sovraffollamento che tocca picchi del 250%. Da quanto comunica Zaqout, il 60% dei medicinali e il 70% delle forniture di laboratorio sono ormai esauriti, e ancora nessuno dei rifornimenti urgenti previsti per gli ospedali e i magazzini della Striscia è arrivato nella Striscia. La protezione civile, intanto, continua a disseppellire corpi di feriti e defunti. Sebbene gli attacchi di Israele siano diminuiti di intensità, inoltre, da venerdì si sono verificati alcuni episodi di aggressione. La situazione alimentare non è migliore. Il PAM ha pubblicato un comunicato in cui annuncia che 170 metri cubi di cibo sono ora in viaggio per le principali vie di accesso alla Striscia, tra Egitto, Giordania, Cisgiordania, e Ashdod (città portuale israeliana); l’obiettivo è raggiungere 1,6 milioni di palestinesi di qui ai prossimi tre mesi. Il PAM ha anche dichiarato che fornirà assistenza economica ai cittadini di Gaza e che per ora è riuscito a raggiungere solo 140.000 persone; in questi giorni, intanto, ha consegnato circa 100.000 pagnotte di pane da due chili al giorno.

Intanto il mondo si prepara per la giornata di domani, che risulterà decisiva sotto diversi fronti. Il diplomatico palestinese Osama Hamdan ha dichiarato all’agenzia di stampa AFP che lo scambio degli ostaggi dovrebbe iniziare domani mattina; la medesima agenzia di stampa riporta che lo scambio dovrebbe terminare entro il tramonto dello stesso giorno. I gruppi palestinesi dovranno consegnare tutti gli ostaggi israeliani – vivi e morti – e riceveranno in cambio 1.950 palestinesi di cui 250 ergastolani. Ancora ignota la lista finale di prigionieri e ostaggi palestinesi che verranno liberati. Nel frattempo, il presidente egiziano Al Sisi inizia a imbastire il tavolo per la ratifica dell’accordo da parte dei mediatori. Al vertice di domani saranno presenti lo stesso Al Sisi e Trump (che presiederanno l’incontro), Meloni, Macron, il premier britannico Keir Starmer, l’omologo spagnolo Pedro Sánchezrappresentanti qatarioti, e il Segretario Generale dell’ONU Guterres. Hamas non sarà presente al tavolo, e sarà rappresentata da Qatar ed Egitto; questa mattina, tre membri della delegazione qatariota sono morti in un incidente in macchina avvenuto nella stessa Sharm el-Sheikh. Non risulta ancora chiaro, infine, se Israele parteciperà. In seguito a questo incontro, Al Sisi e Trump ospiteranno un secondo summit con i vertici di oltre 20 Paesi arabi e islamici per trattare dell’istituzione della nuova forza internazionale che dovrebbe guidare la fase di transizione a Gaza.

Pakistan-Afghanistan: scontri a fuoco sul confine

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Nella notte tra ieri e oggi, domenica 12 ottobre, sono scoppiati scontri a fuoco tra Pakistan e Afghanistan. Gli scontri hanno interessato sei punti di controllo sulla frontiera tra i due Paesi; i talebani afghani sostengono di avere catturato tre avamposti pakistani, mentre i funzionari pakistani affermano di avere distrutto alcuni degli avamposti talebani. Ignoto il numero di morti e la effettiva situazione sul campo. Gli attacchi sono stati lanciati dai soldati talebani, in risposta a un attacco aereo che la scorsa settimana si è abbattuto su Kabul e che l’Afghanistan attribuisce al Pakistan. Il Pakistan accusa a sua volta i talebani di sostenere i gruppi separatisti che operano al confine.

In Europa entra in vigore il nuovo sistema di controllo biometrico alle frontiere

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Dopo mesi di rinvii, a partire da domani, 12 ottobre 2025, in Europa entrerà gradualmente in vigore il nuovo sistema di ingresso e uscita EES (Entry/Exit System). Si tratta di un meccanismo informatico che sostituirà il timbro sul passaporto e che permetterà l’ingresso nei 29 Paesi dell’area Schengen a viaggiatori provenienti da Paesi terzi previa registrazione dei dati biometrici. Presentato come un sistema più efficiente e “moderno”, il nuovo meccanismo ha tuttavia anche lo scopo dichiarato di “rafforzare la sicurezza” dei confini europei, andando a integrare una lunga serie di altre misure implementate dall’Europa al medesimo scopo.

L’implementazione del sistema, che ha ricevuto il via libera definitivo lo scorso 18 luglio, sarà progressiva e dovrebbe essere portata a termine nel giro di sei mesi, con previsione di piena operatività per il 10 aprile 2026. I cittadini provenienti da Paesi terzi che vogliano sostare in uno dei Paesi della zona Schengen per un periodo massimo di 90 giorni dovranno ora in prima battuta passare alla dogana per farsi identificare dagli agenti, che racoglieranno le impronte digitali e scatteranno una fotografia, per inserire poi il materiale in un fascicolo digitale. In questo modo verrà quindi creato un “archivio digitale” che permetterà di monitorare l’identità e i movimenti dei viaggiatori. I dati saranno archiviati per un periodo di tempo da 1 a 5 anni e le sanzioni previste per coloro che si fermeranno oltre il termine dei 90 giorni senza avvisare le autorità dipendenranno dal regolamento interno dello Stato nel quale il soggetto si trova dopo la scadenza del tempo massimo di permanenza in Europa. In Italia, saranno inizialmente gli aeroporti di Malpensa, Linate e Fiumicino ad adottare il sistema, seguiti poi da Civitavecchia e Genova e, progressivamente, dagli altri aeroporti e uffici di frontiera.

Il nuovo sistema, scrive il Consiglio UE, permetterà di “rafforzare la gestione dello spazio Schengen”, contribuendo a “prevenire la migrazione irregolare”. La registrazione in tempo reale dei dati biometrici e delle informazioni contenute nel passaporto, che permette di fatto di schedare i viaggiatori, permetterà di “fornire informazioni in tempo reale sul rispetto del periodo di soggiorno autorizzato nello spazio Schengen. “Dobbiamo fare di tutto per impedire ai terroristi e ai migranti irregolari di entrare illegalmente nello spazio Schengen” ha dichiarato Rasmus Stoklund, ministro dell’Immigrazione della Danimarca, confermando la natura securitaria del nuovo sistema, “è fondamentale mantenere un controllo efficace sui cittadini dei Paesi terzi che entrano nello spazio Schengen, in modo da poter rafforzare la sicurezza alle frontiere esterne”.

L’Unione Europea è costantemente al lavoro per blindare le proprie frontiere e controllare i movimenti delle persone, con il pretesto di garantire la sicurezza dei cittadini. Insieme ad altri strumenti come l’ETIAS (un’autorizzazione a viaggiare nell’UE per le persone provenienti da 60 Paesi fino ad ora esenti da visto, che dovrebbe essere introdotta nell’ultimo trimestre del 2026 e prevedere l’introduzione di requisiti di ingresso per i viaggiatori, oltre ad autorizzare “controlli preventivi” al fine di negare, se necessario, l’autorizzazione all’ingresso) dovrebbe aiutare la “Fortezza Europa” a raggiungere gli obiettivi fissati nell’Agenda per la Sicurezza e la Migrazione.

Texas, giuria condanna Samsung per brevetti 4G e 5G

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Samsung dovrà pagare quasi 445 milioni di dollari per violazione di brevetti legati alle comunicazioni 4G, 5G e Wi-Fi: lo ha deciso una giuria federale di Marshall, in Texas, accogliendo la causa intentata dalla società statunitense Collision Communications. Secondo il verdetto, i laptop, gli smartphone Galaxy e altri dispositivi del colosso sudcoreano avrebbero utilizzato senza autorizzazione quattro brevetti registrati da Collision, sviluppati a partire da ricerche di BAE Systems, non coinvolta nel caso. L’azienda di Peterborough aveva avviato la causa nel 2023, accusando Samsung di sfruttare le sue tecnologie per migliorare l’efficienza della rete wireless. La multinazionale ha respinto le accuse, definendo i brevetti “non validi”.

Sbagliare non è fallire: secondo un sondaggio cambia la cultura tra gli studenti

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L’errore sembra essere sempre meno un tabù per i giovani italiani, in quanto quasi la metà degli studenti riconosce che sbagliare può avere un valore positivo. È quanto emerge da una nuova ricerca di Skuola.net su 2.500 alunni di scuole superiori e università, secondo la quale il 32% lo considera “frustrante ma utile” e il 10% uno stimolo per migliorarsi, anche se la scuola resta spesso fonte di ansia e giudizio: quasi 8 ragazzi su 10 ammettono di aver provato disagio dopo un errore accademico, e le ragazze risultano più colpite. «La loro reazione è rivoluzionaria», commenta Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net, «usano l’errore come lezione per ripartire».

In Italia si continua a sprecare molto cibo, ma i giovani sono più attenti

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Nonostante i progressi degli ultimi anni, l’Italia rimane lontana dagli obiettivi di sostenibilità alimentare. Ogni cittadino getta nella spazzatura una media di 555,8 grammi di cibo a settimana, equivalenti a 28,9 chilogrammi all’anno. Il quadro emerge dal nuovo rapporto di Waste Watcher International, presentato il 25 settembre in occasione della sesta Giornata internazionale di consapevolezza sulle perdite e gli sprechi alimentari. In questo scenario, la vera novità è rappresentata dalla Generazione Z (i nati tra il 1997 e il 2012), che si distingue come motore di un cambiamento concreto. I dati incoronano infatti i giovani come «campioni antispreco», registrando performance nettamente più virtuose rispetto ai concittadini più attempati.

Sebbene il dato generale sugli sprechi in Italia rappresenti un calo del 18,7% rispetto al 2024 e di 95 grammi rispetto a dieci anni fa, la situazione è ancora preoccupante: il traguardo fissato dall’Agenda ONU per il 2030 è di 369,7 grammi settimanali. I dati rivelano un Paese dalle forti disparità geografiche. Il Centro Italia si conferma l’area più virtuosa con 490,6 grammi di spreco settimanale pro capite, seguito dal Nord con 515,2 grammi. Il Sud, invece, rimane fanalino di coda con 628,6 grammi. I prodotti che finiscono più frequentemente nel cestino sono frutta fresca (22,9 g), verdura (21,5 g) e pane (19,5 g). Le famiglie con figli e i residenti dei grandi centri urbani mostrano maggiore attenzione, riducendo rispettivamente del 17% e del 9% le quantità di cibo gettate.

È in questo contesto che l’atteggiamento della Generazione Z si distingue nettamente. I suoi membri, infatti, sprecano il 22% in meno rispetto ai boomers (nati tra il 1946 e il 1964) e il 15% in meno dei Millennials (nati tra il 1981 e il 1996), con un calo domestico del 12% nell’ultimo anno, superiore alla media nazionale (-8%). Il loro approccio combina sensibilità ambientale e uso intelligente della tecnologia. Il 72% utilizza app per la pianificazione della spesa, il 61% ha scaricato lo Sprecometro e quasi la metà partecipa a community online dedicate al recupero degli avanzi. Le abitudini concrete dei giovani si traducono in comportamenti misurabili e più efficaci della media.

Rispetto al resto della popolazione, i ragazzi della Generazione Z riutilizzano gli avanzi con maggiore frequenza (+10%), condividono il cibo con amici, parenti e vicini (+5%), mostrano una maggiore propensione all’acquisto di frutta e verdura di stagione (+2%) e prestano più attenzione all’impatto ambientale dei prodotti (+2%). Significativo anche il dato sull’attenzione all’economia dei prodotti (+11%), che dimostra come sostenibilità e convenienza possano coesistere. L’educazione alimentare gioca un ruolo decisivo in questo cambiamento: il 64% dei giovani coinvolti in progetti scolastici dichiara di aver ridotto lo spreco in casa. A questo si aggiungono altre scelte consapevoli: il 41% predilige prodotti locali e stagionali, il 17% riduce il consumo di carne e oltre la metà riutilizza scarti e avanzi.

Il contesto internazionale, caratterizzato da guerre, dazi e crisi climatica, ha influenzato le scelte di tutti i consumatori: il 37% degli italiani privilegia il Made in Italy e due su tre (66%) mantengono alta l’attenzione per l’ambiente. L’inflazione alimentare, salita del 3,8% ad agosto 2025, ha contribuito a spingere verso acquisti più oculati. Tuttavia, le difficoltà restano diffuse. Tra le cause principali dello spreco figurano la cattiva conservazione dei prodotti (37%), le dimenticanze (31%), il deterioramento già al momento dell’acquisto (29%) e le offerte promozionali troppo allettanti (29%). Le pratiche più comuni per limitare lo spreco consistono nel consumare prima gli alimenti più a rischio (50%), congelarli (47%) o utilizzare prodotti da poco scaduti se ancora commestibili (39%). «Nel 2025 ogni italiano spreca ancora 555,8 grammi di cibo a settimana: oltre 1,7 milioni di tonnellate in un anno, pari a 3,4 miliardi di pasti da 500 grammi – fa notare Andrea Segrè, economista e fondatore della campagna Spreco Zero -. Basterebbero a sfamare più di 3 milioni di persone, cioè due terzi degli italiani in povertà alimentare. Siamo ancora in forte ritardo: serve ora uno scatto decisivo per trasformare lo spreco in risorsa».

Esplosione in fabbrica di munizioni in Tennessee: 18 dispersi

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Diciotto persone risultano disperse dopo una violenta esplosione in una fabbrica di munizioni nel Tennessee, che ha distrutto completamente l’edificio e provocato vittime ancora da quantificare. È quanto riportato alle agenzie di stampa dalle autorità locali, che aggiungono che l’incidente è avvenuto alla Accurate Energetic Systems, circa 100 chilometri a ovest di Nashville, e l’onda d’urto è stata avvertita per chilometri. «Non c’è nulla da descrivere. Non c’è più», ha dichiarato lo sceriffo Chris Davis, definendo la scena «una delle più devastanti» mai viste nella sua carriera. Sul posto stanno indagando FBI e Bureau of Alcohol, Tobacco, Firearms and Explosives, mentre l’azienda ha espresso vicinanza alle famiglie colpite.