domenica 9 Marzo 2025
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I movimenti popolari spagnoli guidano le proteste per il diritto alla cittĂ 

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Barcellona, Madrid, Valencia, Mallorca sono solo alcune delle città dove nell’ultimo anno si sono tenute proteste e manifestazioni contro la gestione da parte del governo del diritto all’abitare. Per quanto le contestazioni si siano incentrate su specifiche peculiarità nei differenti contesti cittadini, il filo rosso che accomuna i movimenti per la lotta alla casa è l’impossibilità di ottenere un’abitazione degna, come sancito dalla Costituzione. Il fenomeno della scarsa offerta abitativa sul mercato immobiliare è ormai capillare in ogni grande città spagnola e le ragioni sembrano ricondurre a...

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Corea del Sud, migliaia in protesta dopo fallito arresto di Yoon

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In seguito al fallito tentativo di arresto di ieri del deposto presidente della Corea del Sud Yoon Suk Yeol, accusato di “ribellione” per aver cercato di imporre la legge marziale lo scorso 3 dicembre, migliaia di sudcoreani stanno manifestando per le strade di Seul. I contestatori e i sostenitori di Yoon si sono riuniti separatamente in diverse zone: i primi chiedono il suo arresto, i secondi l’annullamento del suo licenziamento che ha ottenuto il semaforo verde dell’Assemblea nazionale. Ieri le autoritĂ  sudcoreane avevano presentato mandati per trattenere Yoon e perquisirne la residenza, ma il capo del servizio di sicurezza aveva negato loro l’ingresso.

 

 

Vittoria dei comitati: il TAR boccia il progetto dell’ovovia di Trieste

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Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Friuli Venezia Giulia ha annullato l’iter autorizzativo per la costruzione della cabinovia di Trieste, segnando una significativa vittoria per le associazioni ambientaliste e i cittadini contrari al progetto. L’opera, fortemente sostenuta dal sindaco Roberto Dipiazza di Fratelli d’Italia, mirava a creare un collegamento tra Trieste e Opicina attraverso due linee di trasporto sospese. Tuttavia, il TAR ha giudicato l’intero procedimento «illegittimo», evidenziando gravi carenze nella conformitĂ  urbanistica e ambientale. Esultano gli attivisti del Comitato No Ovovia, da sempre in prima linea contro il progetto, che giudicano questo verdetto come «la prova che un’opposizione informata, determinata e trasparente può fare la differenza».

Nello specifico, il TAR del Friuli Venezia Giulia ha accolto due ricorsi presentati dai residenti dell’altipiano, sostenuti dal Comitato No Ovovia e da un cartello ambientalista Lipu-Wwf-Legambiente contro Regione, Comune e ministero della Cultura. Secondo i giudici, il progetto era stato avviato prematuramente, senza la necessaria approvazione della variante urbanistica al Piano Regolatore Generale (PRG). Le concessioni rilasciate dal Comune e validate dalla Regione erano dunque prive di una base normativa solida. Bocciando l’idea che le concessioni post conferenza dei servizi potessero avere lo stesso valore di una variante urbanistica, il TAR ha richiesto un riavvio completo del procedimento, affidando alla Regione il compito di verificare la compatibilità urbanistica e ambientale dell’opera prima di procedere. I giudici hanno evidenziato come non sia stata compiuta «la necessaria disamina dei vincoli territoriali vigenti e interessanti l’area d’incidenza della cabinovia» e dunque, perché «possano essere rilasciate le concessioni per la costruzione e l’esercizio di impianti a fune, è necessaria la preventiva e sicura verifica della piena compatibilità dell’opera con i vincoli urbanistici e paesaggistici». Il TAR ha scritto che la Regione sarà ora chiamata a valutare «se concludere il procedimento verificando la compatibilità urbanistica dell’opera oppure se sospenderlo fino a quando la variante 12 al Piano regolatore includerà la localizzazione della cabinovia e sarà pienamente entrata in vigore», mettendo nero su bianco che non avrebbe senso, da parte della pubblica amministrazione, «elaborare e proporre un progetto definitivo di un’opera sin dall’origine vietata dai vincoli territoriali». Mancando «uno dei requisiti fondamentali», le condizioni per portare avanti il progetto risultano «decisamente aleatorie», hanno scritto i giudici.

Nonostante la battuta d’arresto, il Comune di Trieste ha minimizzato l’impatto della decisione, sostenendo che l’iter potrebbe proseguire regolarmente una volta soddisfatte le condizioni richieste dal TAR. Tuttavia, il progetto appare sempre piĂą isolato, con un crescente consenso pubblico contrario alla sua realizzazione. Il Comitato No Ovovia ha celebrato la sentenza come una vittoria per il territorio e per il buon senso. In una nota, il gruppo ha ringraziato le associazioni coinvolte, tra cui Lipu, Wwf Italia, Legambiente e Rete Associativa, per il loro contributo nella difesa del patrimonio naturale e urbanistico della cittĂ . «La battaglia non finisce qui, continueremo a vigilare e a lavorare per fermare quest’opera illegittima, inutile, impattante, insostenibile e insicura”, hanno scritto gli attivisti.

Il Comitato aveva scelto di intraprendere vie legali nel gennaio di due anni fa. Il progetto dell’ovovia, sostenuto economicamente con 48 milioni di euro del PNRR, era finito nel mirino della cittadinanza triestina per i concreti impatti ambientali che presentava. Tra questi, il Comitato evidenziava il rischio di infrazione del decreto ministeriale in materia di “Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciali di conservazione (Zsc) e a Zone di protezione speciale (Zps) della Rete ecologica Natura 2000”, che vieta l’installazione di impianti a fune nelle aree inserite in detta Rete di aree protette, nonchĂ© l’abbattimento di oltre mille alberi e un aumento del rischio di dissesto idrogeologico per l’area interessata.

[di Stefano Baudino]

“Complice la poesia”: il libro di Gian Paolo Caprettini per L’Indipendente

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I nostri lettori conoscono da tempo Gian Paolo Caprettini, professore di Semiotica e Semiologia del cinema e giĂ  direttore del master in Giornalismo dell’UniversitĂ  di Torino, che fin dalla fondazione collabora alla pagina culturale de L’Indipendente. La sua capacitĂ  di analisi, la libertĂ  di pensiero oltre ogni dogma, la sua penna tagliente ma mai aggressiva, hanno nel tempo reso la sua rubrica una delle piĂą lette e commentate. Complice la poesia è il libro che il professore ha deciso di dedicare ai lettori de L’Indipendente. 208 pagine da leggere tutto d’un fiato, con 40 poesie selezionate per la loro capacitĂ  di stimolare il pensiero critico e immaginare un mondo diverso. Ogni poesia è accompagnata da un commento che ne svela significati profondi e connessioni sorprendenti. 40 opere di autori diversissimi, ma forse meno distanti di quanto si potrebbe credere: da Omero ad Alda Merini, passando per Neruda, Dante Alighieri e Lucio Dalla.

Dalla sintesi del libro: Complice la poesia, ma di che cosa? Sicuramente colpevole di fiancheggiare i sostenitori di un mondo alternativo, di un mondo che sappia unire inventiva e tenerezza, passione e fantasia, lotta e visioni alternative, profonditĂ  di sentimenti e immagini originali, che sappia sorprendere e provocare creando orizzonti inediti, che sappia commuovere ma anche indignare.

Il libro è ordinabile al prezzo di 14 euro (spedizione inclusa) a questo link.

La Birmana annuncia il rilascio di migliaia di prigionieri

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La giunta militare della Birmania ha annunciato il rilascio di 5.864 prigionieri, tra cui 180 stranieri, nell’ambito di un’amnistia per celebrare i 77 anni di indipendenza del Paese dal dominio coloniale britannico. A diffondere la notizia è stata la televisione statale MRTV, che ha riportato una dichiarazione dell’esercito. La giunta ha inoltre comunicato di avere commutato le condanne all’ergastolo di 144 persone in 15 anni, senza tuttavia fornire ulteriori dettagli sui prigionieri. Il Myanmar concede regolarmente l’amnistia a migliaia di persone per commemorare festivitĂ  o feste buddiste. L’anno scorso il governo militare ha annunciato il rilascio di oltre 9.000 prigionieri per celebrare l’indipendenza.

Israele ammette: 6.460 soldati uccisi o feriti a Gaza, altre migliaia in licenza per stress

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Secondo i dati diffusi dall’esercito, dal 7 ottobre 2023 (data dell’attacco di Hamas e della conseguente invasione di Gaza da parte dell’esercito israeliano), 891 soldati israeliani sono stati uccisi e altri 5.569 feriti. Una cifra che dimostra come l’invasione della Striscia continui a incontrare una feroce resistenza da parte dei gruppi armati palestinesi, nonostante i bombardamenti indiscriminati per eliminarla abbiano provocato oltre 45mila morti palestinesi, in gran parte civili, e l’accusa di genocidio per il governo di Tel Aviv. Inoltre, sempre secondo il report dell’esercito sionista, 28 soldati israeliani si sarebbero suicidati nel corso del 2024 e altre migliaia avrebbero richiesto e ottenuto la licenza per disordini, disagio o problemi mentali.

Tra gli 891 militari israeliani rimasti uccisi, 329 sono morti durante l’operazione di Hamas del 7 ottobre e i nei caotici combattimenti che ne sono seguiti, mentre 390 soldati sono deceduti nelle operazioni di terra nella Striscia di Gaza, dopo che le IDF sono entrate nell’area con ingenti forze. In seguito all’invasione del Libano da parte di Israele nell’ottobre 2024, nei combattimenti sono morti altri 50 soldati, mentre altri 11 sono stati uccisi durante le attivitĂ  operative in Giudea e Samaria. L’attuale conflitto in Palestina ha segnato il piĂą alto numero di morti nelle file dell’esercito israeliano dalla guerra dello Yom Kippur dell’ottobre 1973 contro Egitto e Siria, quando almeno 2.500 militari persero la vita in 19 giorni di combattimenti. Oltre a dare atto del numero dei decessi, le statistiche pubblicate dall’esercito israeliano attestano che, dal 7 ottobre 2023, migliaia di soldati israeliani hanno smesso di prestare servizio in ruoli di combattimento a causa di stress mentale. Su questo tema, l’esercito non ha però voluto fornire ulteriori approfondimenti.

I dati mostrano anche un forte aumento dei suicidi tra i soldati, passati da 17 nel 2023 a 21 nel 2024, il totale piĂą alto su base annua dal 2011. Nello specifico, si ritiene che 28 soldati siano morti suicidi dallo scoppio dell’attuale conflitto. I documenti pubblicati dall’IDF mostrano che il suicidio è la seconda causa di morte nell’esercito israeliano, dopo il servizio operativo ma prima delle malattie e degli incidenti. Dei 21 soldati che si sono tolti la vita nel 2024, 12 risultano essere riservisti, mentre sette erano in servizio obbligatorio e due erano soldati di carriera. L’esercito israeliano ha anche affermato di essere al lavoro per prevenire i suicidi nell’esercito: dall’ottobre 2023, contestualmente all’inizio degli attacchi in Palestina, è stata aperta una linea di assistenza 24 ore su 24, 7 giorni su 7, che da allora ha ricevuto circa 4mila chiamate.

Nel frattempo, a Gaza la situazione rimane tragica. Nelle sole ultime 24 ore, i bombardamenti israeliani hanno ucciso 56 palestinesi, tra cui diversi bambini, prendendo di mira un’area dichiarata zona umanitaria da Israele. Nelle ultime settimane, la crisi umanitaria nella Striscia si è aggravata anche a causa del freddo invernale che si abbatte su una popolazione giĂ  decimata dalla guerra. In seguito agli oltre 15mila bambini uccisi dai raid dell’esercito israeliano, nel giro di una sola settimana sei neonati palestinesi sono morti per ipotermia. Dopo i pesanti raid che hanno distrutto abitazioni e ospedali, infatti, centinaia di famiglie sono ammassate in tende di fortuna, che negli ultimi giorni hanno subito allagamenti a causa delle forti piogge che hanno colpito l’area.

[di Stefano Baudino]

Sardegna, Todde dichiarata decaduta: a rischio il posto da presidente

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Il collegio regionale di garanzia elettorale ha emesso una dichiarazione di decadenza da consigliere regionale per Alessandra Todde, che rischia di perdere anche la carica di presidente della Regione. Di preciso, il collegio avrebbe rilevato inadempienze sulle spese sostenute durante la campagna elettorale del 2024: Todde avrebbe infatti mancato di distinguere adeguatamente le spese e non avrebbe indicato il mandatario elettorale, il soggetto incaricato di garantire la validitĂ  degli atti della campagna elettorale. La decisione non è definitiva e deve essere approvata dal consiglio regionale. Todde, inoltre, ha annunciato che «impugnerĂ  l’atto nelle sedi opportune».

Libano, scontri al confine tra esercito e forze siriane

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Si registrano scontri al confine tra Libano e Siria, nei pressi di Ma’arboun a Baalbek. Da quanto si apprende i jihadisti della nuova amministrazione siriana avrebbero attaccato le postazioni dell’esercito libanese, ferendo diversi soldati. A precedere l’attacco sarebbe stata la chiusura del confine da parte delle nuove autoritĂ  siriane, con conseguente accesso negato ai cittadini libanesi, in risposta all’arresto di tre siriani operato dall’esercito di Beirut. Il Libano ha schierato rinforzi nella regione, mentre HTS ha inviato una delegazione per mediare e calmare la situazione. Gli scontri sono ancora in corso.

L’Ecuador autorizza la costruzione di una base militare USA nella riserva delle Galápagos

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Sebbene in contrasto con l’attuale Costituzione, il presidente dell’Ecuador, Daniel Noboa, eletto a capo della coalizione neoliberale e filoamericana Acción Democrática Nacional, ha approvato una risoluzione che consente lo sfruttamento delle isole Galápagos, dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1978, da parte delle forze militari statunitensi. Queste ultime potranno inoltre godere di privilegi, immunità ed esenzioni simili a quelle previste dalla Convenzione di Vienna per i diplomatici. L’accordo, in contrasto con il divieto costituzionale di istituire basi militari straniere sul territorio nazionale, autorizza l’impiego di navi, personale militare, armi, equipaggiamenti e sottomarini statunitensi nell’arcipelago, con l’obiettivo dichiarato di «combattere il traffico di droga, la pesca illegale e altre attività marittime illecite nella regione», oltre a «prevenire conflitti violenti tra gruppi narco-terroristici che si contendono le rotte di esportazione della droga».

Storicamente, l’Ecuador ha già ospitato basi statunitensi in tre occasioni: due durante la Seconda Guerra Mondiale e una agli inizi del XXI secolo. Con la stipula dell’accordo, Noboa spera di consolidare una partnership strategica con gli Stati Uniti, ma il prezzo da pagare per l’intero Paese potrebbe essere alto in termini di consenso e credibilità internazionale. E non solo. Diverse organizzazioni per la salvaguardia ambientale hanno espresso profonda preoccupazione per le conseguenze di tale decisione. La costruzione di infrastrutture militari e la presenza di attrezzature pesanti potrebbero causare danni irreparabili all’ecosistema delle isole. Inoltre, la firma dell’accordo violerebbe un altro articolo della Costituzione ecuadoriana, il numero 258, che vieta qualsiasi attività in grado di mettere a rischio l’equilibrio ecologico delle Galápagos, un patrimonio naturale unico al mondo situato a 906 chilometri a ovest della costa continentale dell’Ecuador.

Le isole Galápagos ospitano un ecosistema fragile e specie endemiche che richiedono una protezione costante. Secondo molti esperti, l’installazione di una base militare rappresenta una minaccia per il delicato equilibrio ambientale dell’arcipelago, proprio ora che gli sforzi di conservazione cominciano a dare i primi frutti. Nel 2022, ad esempio, l’ex presidente Guillermo Lasso aveva annunciato la creazione di una nuova riserva marina al largo delle Galápagos, istituita per espandere la già esistente Riserva Marina delle Galápagos, creata nel 1998 e che ricopre circa 138 mila chilometri quadrati. Si tratta di un vero e proprio corridoio sicuro per alcune specie marine in via d’estinzione e per la biodiversità ittica, fondamentale anche per il sostentamento delle popolazioni locali.

Le critiche sono arrivate anche da altri settori della società ecuadoriana. L’ex vicecancelliere Fernando Yépez ha definito l’accordo un atto di «sottomissione» agli interessi strategici degli Stati Uniti. Ha inoltre invitato l’Assemblea Nazionale a esaminare attentamente gli accordi di cooperazione in materia di sicurezza, per garantire che rispondano agli interessi del Paese e non a quelli di una potenza straniera. Anche l’ex candidato presidenziale Andrés Arauz ha espresso indignazione, definendo le Galápagos un «paradiso ecologico che rischia di essere trasformato in una base militare al servizio degli interessi statunitensi». Arauz ha denunciato pubblicamente la decisione come una rinuncia alla sovranità nazionale.

La presenza militare statunitense nelle Galápagos si inserisce in un contesto geopolitico più ampio. Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, gli Stati Uniti hanno stabilito una rete di basi militari in America Latina come parte della loro strategia di controllo geopolitico. Queste basi sono spesso collocate in regioni strategiche o ricche di risorse naturali. Anche in questo caso, l’arcipelago delle Galápagos, grazie alla sua posizione nel Pacifico, rappresenta un punto chiave per il controllo delle rotte marittime e delle risorse della regione.

[di Gloria Ferrari]

 

Urbanistica del transito e del consumo: la cittĂ  come non-luogo

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Marc Augé, antropologo e filosofo francese, negli anni Novanta coniò il termine «non-luogo» per definire tutti quegli spazi che hanno la prerogativa di non essere identitari, relazionali o storici. Fanno parte dei non-luoghi sia le strutture necessarie per la circolazione accelerata delle persone e dei beni (tangenziali, autostrade, aeroporti etc.), sia i mezzi di trasporto, i grandi centri commerciali, gli outlet e tutti quegli spazi in cui milioni di individualità si incrociano senza entrare in relazione, sospinti dal solo desiderio frenetico di consumare o di accelerare le operazioni quotid...

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