lunedì 10 Marzo 2025
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Una sentenza mette a rischio il diritto al riutilizzo creativo nella moda

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Una causa lanciata, e vinta, dal colosso delle borse Louis Vuitton contro uno stilista coreano di nome Lee Kyung-han potrebbe segnare uno spartiacque nel mondo della moda indipendente, che si muove attraverso i concetti del riutilizzo creativo. L’Alta Corte per la proprietà intellettuale di Seul ha infatti condannato Lee a pagare 15 milioni di won (l’equivalente di circa diecimila euro) al marchio francese per aver riutilizzato parti di borse griffate per creare nuove produzioni. Una sentenza che condanna quello che, nel mondo della moda, si chiama “upcycling”, ossia il processo creativo che mira a ridare vita a tessuti di scarto trasformandoli in nuovi prodotti di qualità uguale o superiore all’originale. Un processo che si basa spesso sull’utilizzo di resti o parti di prodotti dei marchi dell’alta moda.

Il caso Lee e la pratica dell’upcycling

Dal 2017 al 2021 il designer Lee Kyung-han si è dedicato alla creazione di borse e accessori partendo da materiali Louis Vuitton usati e forniti dai clienti stessi. Per chi si occupa di customizzazioni e trasformazione di prodotti già esistenti, partire da materie prime usate, scartate o semplicemente non più in linea con le esigenze dei clienti (magari per taglia o gusti personali), è una pratica comune. Tra gli oggetti e gli abiti a disposizione, spesso capitano anche quelli di grandi marchi della moda e del lusso. In questo caso, però, il colosso francese non ha apprezzato le rielaborazioni di Lee, accusandolo di aver creato prodotti che potevano essere confusi come originali dai consumatori, poiché presentavano il logo del marchio. Gli avvocati di Lee hanno sostenuto che si trattasse di una causa infondata, in quanto gli accessori in questione erano stati interamente riprogettati, cambiando spesso funzione e forma. Una tesi difensiva che è stata tuttavia rigettata dalla corte, con una doppia aggravante: quella del prezzo, secondo cui i prodotti «vengono venduti a prezzi elevati nel mercato dell’usato e hanno valore come oggetti indipendenti», e quella secondo cui, essendo realizzati così bene da sembrare nuovi, potevano trarre in inganno i consumatori, che «possono confondere i prodotti con quelli realizzati da Louis Vuitton». È scattata quindi la richiesta di risarcimento danni, oltre a un provvedimento che impedisce a Lee di utilizzare nuovamente materiali del marchio francese per le sue creazioni.

La dottrina della prima vendita

Gli avvocati dello stilista hanno già annunciato ricorso, dichiarando: «Questa è una sentenza irragionevole che ignora i diritti dei consumatori e criminalizza di fatto tutte le forme di riutilizzo dei prodotti, dalle modifiche di vestiti e borse alla personalizzazione delle auto». La risposta dei legali di Lee chiama in causa una norma internazionalmente riconosciuta: la dottrina della prima vendita. Si tratta di un concetto giuridico che affonda le sue radici agli inizi del ‘900 (1908, Stati Uniti, caso Bobbs-Merrill Co. contro Strauss) e che svolge un ruolo fondamentale nel mondo della proprietà intellettuale e del commercio. La norma tutela il diritto delle persone a disporre dei beni acquistati legalmente senza violare i diritti del proprietario del marchio o del copyright, rivendendoli, prestandoli o modificandoli.

In pratica, una volta che il titolare del copyright vende una copia del proprio prodotto o opera, perde il controllo sulle vendite successive: una volta tratto il profitto iniziale, il marchio non può continuare a “spremere lo stesso limone” all’infinito. In questo modo si tutelano sia i diritti dei consumatori, che possono disporre dei prodotti per cui hanno pagato come meglio credono, sia il libero commercio nei mercati secondari (come i negozi dell’usato), bilanciando gli interessi tra i diritti di chi crea il prodotto e quelli di chi lo acquista.

Come per ogni norma, esistono sfumature e casi specifici, soprattutto quando si entra nel campo dei prodotti digitali. Tuttavia, per la merce con marchio registrato, i proprietari possono controllare «la qualità e la reputazione associata al marchio», intervenendo sulla rivendita di prodotti contraffatti o scadenti. La domanda sorge dunque spontanea: il processo creativo di rielaborazione di un prodotto da parte di un designer può essere davvero equiparato a una banale contraffazione?

A giudicare dalla sentenza, sembrerebbe proprio di sì. Questo allarma tutto il settore che si occupa di trovare soluzioni creative per una moda circolare, considerando i danni dovuti alla sovrapproduzione causata dai marchi in questione. Il caso di Lee non è isolato, e le battaglie legali dei grandi marchi contro i designer impegnati nell’upcycling stanno spuntando come funghi. Le grandi aziende del lusso e dell’abbigliamento sportivo stanno cercando di reprimere i tentativi «da parte di terzi di allinearsi impropriamente con – e trarre profitto da – l’attrattiva di questi marchi noti facendo un uso non autorizzato dei loro marchi di fama mondiale».

Oltre a Louis Vuitton, anche Chanel, Nike, MSCHF e Rolex hanno avviato cause simili. Questa scelta di battagliare contro singoli progettisti e piccoli marchi indipendenti solleva sospetti: più che proteggere il proprio marchio, sembrerebbe dettata dalla paura che le persone possano preferire affidarsi a un designer emergente per modifiche o restauri di oggetti esistenti, invece di spendere cifre astronomiche (e spesso immotivate) per prodotti dal vago sentore di lusso.

Se tutti i brand dovessero iniziare a intentare cause contro gli upcycler, si rischierebbe di mettere in pericolo un’arte che rappresenta anche una delle soluzioni più auspicabili per una moda circolare a basso impatto, in cui l’esistente non viene buttato ma diventa una risorsa e una materia prima.

[Marina Savarese]

Tunisia, naufragano due imbarcazioni: 27 migranti morti

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Al largo della Tunisia, dopo un naufragio di due imbarcazioni davanti alle coste di Kerkennah, sono stati recuperati i corpi senza vita di 27 migranti di diverse nazionalità che cercavano di raggiungere le coste italiane. 83 le persone tratte in salvo dalle autorità tunisine. Il direttore della Protezione civile di Sfax ha dichiarato che il numero totale dei migranti a bordo delle due imbarcazioni – una delle quali si è capovolta, mentre l’altra è colata a picco – era di 110, aggiungendo che 5 delle persone soccorse sono state portate all’ospedale regionale Slim Hadri.

“Era nella black list israeliana”: la polizia italiana lo ammanetta e lo picchia

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Trascinato giù dall’aereo e picchiato dalla polizia italiana il giorno di Natale: è quanto ha denunciato Stephane Omeonga, calciatore belga militante in una squadra della serie B israeliana con un passato in formazioni italiane come Avellino, Genoa e Pescara. L’incidente si è verificato su un volo Bruxelles-Tel Aviv della compagnia Blue Bird Airways, in transito a Fiumicino. Secondo le autorità, Omeonga era stato inserito nella “black list” di Israele e per questo motivo avrebbe dovuto lasciare il velivolo. Tuttavia, il calciatore ha accusato la polizia di aver usato violenza nei suoi confronti in un post pubblicato sui social, corredato da un video girato da un passeggero in cui si vedono uomini in divisa costringerlo ad alzarsi prendendolo per il collo e portarlo fuori a forza dall’aereo.

«Il 25 dicembre sono stato vittima della brutalità della polizia. Durante un volo tra Roma e Tel Aviv, dopo essere salito a bordo e aver preso posto, uno steward mi ha avvicinato per un presunto problema con i miei documenti e mi ha chiesto di lasciare l’aereo – ha ricostruito il calciatore del Bnei Sakhnin, club noto per avere nelle sue file sia calciatori ebrei sia arabo-israeliani, in un post diramato su Instagram –. Confidando nella validità dei miei documenti, gli ho chiesto con calma che tipo di problema fosse. È stata chiamata la polizia e io sono stato ammanettato e portato via con la forza dall’aereo. Una volta fuori dall’aereo, lontano dalla vista dei testimoni, la polizia mi ha violentemente gettato a terra, mi ha picchiato e uno di loro ha premuto il ginocchio contro la mia testa». Lo scritto è accompagnato da un filmato in cui si vede la polizia salire a bordo del velivolo e trascinarlo fuori. Racconta ancora il giocatore: «Sono stato poi portato in un veicolo della polizia, ammanettato come un criminale, fino all’aeroporto. È arrivata un’ambulanza, ma in stato di shock non ero in grado di rispondere alle domande dei paramedici. Poco dopo, dalla radio dell’auto della polizia ho sentito dire: “Ha rifiutato le cure mediche, va tutto bene”. Questo era completamente falso, ho chiesto di portarmi in ambulanza con loro spaventata da ciò che la polizia avrebbe potuto farmi». La vicenda, per come raccontata da Omeonga, avrebbe visto dei risvolti ancora più inquietanti. Il giocatore ha infatti riferito di essere stato portato in una stanza, senza cibo né acqua, e «lasciato in uno stato di totale umiliazione per diverse ore». Dopo il rilascio, scrive ancora il calciatore, «ho saputo che un agente di polizia aveva sporto denuncia contro di me per le ferite presumibilmente causate durante l’arresto, nonostante fossi ammanettato. Inoltre, a tutt’oggi, non ho ricevuto alcuna giustificazione per il mio arresto».

Nella parte finale del suo lungo post, il giocatore critica la presunta matrice discriminatoria dell’intervento delle forze dell’ordine: «Come essere umano e padre, non posso tollerare alcuna forma di razzismo. Questo episodio è solo la punta dell’iceberg: molti come me subiscono discriminazioni quotidiane», ha concluso Omeonga, per poi invitare alla riflessione su temi di giustizia e uguaglianza. Fonti della Polizia sostengono invece che l’intervento sia avvenuto nel rispetto delle procedure, precisando che la Polaria – polizia di frontiera aerea – sarebbe intervenuta su richiesta del capo scalo e del comandante della compagnia aerea, in quanto il nome di Omeonga figurerebbe sulla “black list” di Israele e, dunque, l’uomo non sarebbe gradito in quel Paese. Le medesime fonti hanno riferito che, prima dell’intervento sul velivolo, sarebbe andata in scena una mediazione durata circa 40 minuti, e che subito dopo Omeonga sarebbe stato portato negli uffici della polaria di Fiumicino e denunciato per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. In seguito alla pubblicazione del post, il giocatore rischia anche una denuncia per diffamazione. Al contempo, l’uso della forza da parte della polizia, se confermato dalle immagini e dalle testimonianze, potrebbe risultare sproporzionato, così come la presunta decisione di non fornire acqua o cibo a Omeonga durante la detenzione temporanea potrebbe costituire una violazione dei suoi diritti. Dato lo spaccato della controversa vicenda, non è dunque escluso che la magistratura possa aprire un fascicolo.

[di Stefano Baudino]

I BRICS si allargano: altri nove stati entrano nell’alleanza che sfida l’egemonia USA

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Bielorussia, Bolivia, Cuba, Indonesia, Kazakistan, Malesia, Thailandia, Uganda e Uzbekistan. Sono questi i nove Paesi che, a partire da ieri, 1° gennaio 2025, sono diventati partner del blocco BRICS, il raggruppamento di quelle che una volta venivano definite economie emergenti, che sfida l’egemonia statunitense. A questi, comunicava l’annuncio della presidenza russa sul loro aggiornamento di status, potrebbero aggiungersene altri quattro, a cui il gruppo ha mandato un invito di partenariato. Con l’inclusione dei nuovi membri con l’inedita posizione di partner, sostiene una nota diffusa dal ministero dello Sviluppo Economico russo, i BRICS rappresenteranno il 36% del PIL mondiale, il 37% del commercio globale e il 40% della produzione petrolifera globale. Il gruppo rappresenta il 47% della popolazione mondiale e i Paesi che vi fanno parte coprono una superficie complessiva di circa 40 milioni di chilometri quadrati.

L’annuncio che Bielorussia, Bolivia, Cuba, Indonesia, Kazakistan, Malesia, Thailandia, Uganda e Uzbekistan sarebbero entrati a far parte dei partner del blocco BRICS è arrivato venerdì 27 dicembre, ma era stato preannunciato qualche giorno prima dalla presidenza di turno russa. Il Cremlino, inoltre, ha comunicato che altri quattro Paesi hanno ricevuto l’invito formale a diventare partner della coalizione, senza tuttavia specificare quali siano. Con l’avvio del nuovo anno, dunque, i BRICS si arricchiscono di nove nuovi alleati, che vanno ad aggiungersi agli altrettanti già presenti. Lo statuto di partner è stato introdotto nell’ultimo vertice del gruppo, tenutosi a Kazan, in Russia, e prevede la collaborazione su progetti specifici, accordi economici o cooperazione su temi di interesse comune, e la possibilità di essere invitati ai summit, senza tuttavia potere decisionale e di voto.

A partire da ieri, inoltre, la presidenza di turno è passata nelle mani del Brasile, che ha celebrato gli sforzi russi nell’ampliamento del gruppo. «La sfida principale della presidenza brasiliana», scrive una nota del Paese condivisa anche dall’agenzia di stampa governativa russa TASS, «sarà quella di iniziare a lavorare sulla nuova piattaforma e invitare i Paesi interessati agli eventi BRICS». «Pertanto, il lavoro sulla creazione di sistemi di pagamento alternativi e di sistemi di regolamento alternativi continuerà durante tutta la presidenza brasiliana. La presidenza brasiliana spingerà inoltre per un ruolo maggiore del Sud del mondo nella governance globale». Questi due punti sembrerebbero richiamare proprio il vertice di Kazan, in cui i Paesi membri hanno rilasciato una dichiarazione in cui annunciano la loro intenzione di avviare una «infrastruttura finanziaria alternativa» e di voler riformare il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, nell’ottica di una maggiore rappresentatività.

Il gruppo BRICS è stato fondato nel 2006 da Brasile, Russia, India e Cina, a cui si è unito il Sudafrica nel 2011 (da cui l’acronimo “BRICS”). Il 1º gennaio 2024, Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi Uniti sono diventati membri a pieno titolo dell’associazione. Con l’estensione del titolo di partner agli ultimi nove Paesi, l’alleanza si estende a ex territori di pertinenza sovietica, si allarga in Africa e Sudamerica e coinvolge i suoi primi territori del Sud-Est asiatico e dell’America Centrale. Cuba aveva chiesto di entrare a far parte dei BRICS lo scorso ottobre, poco prima del vertice di Kazan. Per l’isola caraibica questa è un’opportunità per uscire dalla crisi economica dovuta, tra le altre cose, alle dure sanzioni statunitensi che cingono il Paese da anni. Tra diffusi blackout, crisi energetica e monetaria, il 2024 è stato un anno difficile per Cuba. In questo quadro, l’assunzione dello stato di partner dei BRICS rileva il tentativo di svincolarsi dai mercati a cambio fisso col dollaro, avvicinandosi piuttosto a Paesi lontani dagli USA e ad alleanze commerciali che adottano sistemi di scambio diversi, nonché quello di aprire a nuovi investimenti russi e cinesi (che hanno avuto un peso rilevante nello sforzo di gestire la crisi energetica dell’anno appena chiuso), e di accedere a un vasto mercato dell’energia.

[di Dario Lucisano]

L’Autorità Nazionale Palestinese chiude i canali di Al Jazeera

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L’Autorità Nazionale Palestinese, l’organismo politico palestinese che governa la Cisgiordania, ha ordinato la sospensione delle trasmissioni dell’emittente qatariota Al Jazeera in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, accusandola di realizzare e diffondere «reportage caratterizzati da disinformazione e incitamento alla sedizione». La decisione dell’esecutivo della Cisgiordania segue un’ampia campagna portata avanti da funzionari dell’ANP e gruppi affiliati, che prendeva di mira la copertura mediatica di Al Jazeera relativa ai recenti scontri tra le forze di sicurezza palestinesi e i gruppi di resistenza del campo profughi di Jenin. Il 5 dicembre l’ANP ha infatti dato avvio a un’operazione per attaccare e disarmare le brigate di Jenin, tra le più importanti della resistenza palestinese.

UE, la presidenza del Consiglio passa alla Polonia

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Dopo il semestre ungherese, la Polonia di Donald Tusk assumerà la guida della presidenza del Consiglio dell’Unione Europea, sotto lo slogan «Sicurezza, Europa!». Tusk prevede di organizzare oltre 300 riunioni ufficiali, 22 consigli informali dei ministri comunitari, e circa 200 eventi. Secondo il programma della presidenza polacca, Varsavia «sosterrà le attività di rafforzamento della sicurezza europea in tutte le sue dimensioni: esterna, interna, informativa, economica, energetica, alimentare e sanitaria». Il Paese alla presidenza del Consiglio dell’UE varia ogni sei mesi (dal 1° gennaio al 30 giugno e dal 1° luglio al 31 dicembre), e ha il compito di guidare il lavoro dell’organo e di rappresentare gli Stati membri davanti alle altre istituzioni dell’UE.

New Orleans, auto piomba sulla folla: almeno 10 morti

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Almeno dieci persone sono morte e altre 30 sono rimaste ferite dopo che un automobile, nelle prime ore del mattino, ha investito la folla in Bourbon Street, nel quartiere francese di New Orleans. Lo ha reso noto la polizia all’emittente Abc News, parlando di atto intenzionale. Secondo le prime ricostruzioni, l’uomo alla guida del veicolo, dopo essersi lanciato ad alta velocità contro le persone che affollavano la zona turistica della città, tra Canal e Bourbon Street, è sceso dal mezzo e ha iniziato a sparare.

 

Kiev conferma lo stop del gas russo in Ucraina

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A partire da oggi, mercoledì 1 gennaio, le forniture di gas russo all’Europa attraverso l’Ucraina sono definitivamente cessate, a seguito della scadenza del contratto quinquennale firmato tra le due parti nel 2019. Lo conferma il Gestore del Sistema di Trasporto del Gas dell’Ucraina (OGSTU) e la società russa Gazprom, che ha dichiarato: «Dato che l’Ucraina ha ripetutamente e chiaramente rifiutato di estendere questi accordi, Gazprom è stata privata della capacità tecnica e legale di fornire gas per il transito attraverso l’Ucraina dal 1° gennaio 2025». Le forniture si sono interrotte alle ore 8:00 di Mosca, ovvero le 6:00 italiane.

Dieci articoli importanti per comprendere i fatti del 2024

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Dalle proteste universitarie contro il genocidio in Palestina alle elezioni negli Stati Uniti, dal tentativo di silenziare ogni scintilla di dissenso contenuto nel “decreto Sicurezza” del governo Meloni all’allargarsi del fronte della guerra in Medio Oriente, il 2024 è stato un anno pregno di eventi significativi, destinati a segnare il corso degli eventi futuri. Come sempre, noi de L’Indipendente abbiamo cercato di riportarvi i fatti cercando di analizzarne il contesto con rigorosa attenzione e andando oltre le verità di comodo. Tra le migliaia di articoli che abbiamo pubblicato quest’anno ne abbiamo selezionati dieci, che ripercorrono alcune delle vicende che hanno segnato l’anno passato. Buona lettura.

Francesca Albanese spiega a L’Indipendente perché quello israeliano è un genocidio

Francesca Albanese, Relatrice Speciale all’ONU per i Territori Palestinesi occupati, è stata la prima rappresentante delle istituzioni ad accusare formalmente Israele di genocidio per l’aggressione in corso a Gaza da ormai oltre 14 mesi. Lo ha fatto in un report dal titolo Il genocidio come cancellazione coloniale, nel quale accusa i governi occidentali di aver garantito a Israele un’impunità che gli ha permesso di «diventare un violatore seriale del diritto internazionale». Nel corso di una intervista rilasciata a L’Indipendente, Albanese ha spiegato le ragioni della sua posizione.

Perché quello israeliano è un genocidio: intervista alla Relatrice ONU Francesca Albanese

La stretta repressiva del governo Meloni

Carcere per chi per protesta blocca il traffico, fino a 7 anni di reclusione per il reato di occupazione abusiva, inasprimento delle pene per chi manifesta contro le grandi opere, ma anche significativi ampliamenti dei poteri dei Servizi segreti italiani: queste sono solo alcune delle misure contenute nel Ddl 1660, ribattezzato “decreto Sicurezza”, attualmente in discussione in Parlamento. Si tratta di uno dei provvedimenti cardine del governo Meloni e la sua natura repressiva ha spinto anche organi del calibro del Consiglio d’Europa a chiedere all’Italia di fare marcia indietro.

Tutte le strette repressive contenute nel nuovo Ddl Sicurezza approvato in Parlamento

La liberazione di Julian Assange

Il 24 giugno di quest’anno Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, è stato liberato dalla prigione londinese di Belmarsh, dove si trovava ormai da cinque anni in isolamento. Il suo reato: aver rivelato i crimini di guerra statunitensi in Afghanistan e Iraq e le scandalose condizioni di detenzione nella prigione USA di Guantanamo, tra le altre cose. La sua liberazione costituisce (forse) la fine di una persecuzione da parte del governo americano che durava da ormai quattordici anni, ma l’intera vicenda ricorda come sia fondamentale proteggere il giornalismo indipendente e la libertà d’informazione, un diritto troppo spesso minacciato da interessi economici e politici.

La mossa del cavallo di Julian Assange che ha messo sotto scacco gli USA

Gli abusi del mercato “green” dei crediti di carbonio

Su L’Indipendente abbiamo tenuto come sempre un occhio di riguardo per le tematiche ambientali ed ecologiche, cercando anche di smascherare quelle pratiche che – seppur ammantate di retorica positiva sulla transizione e la crescita sostenibile – nascondono puro affarismo. È il caso del mercato dei crediti di carbonio, una misura che in teoria costringe grandi aziende e Stati a compensare le emissioni inquinanti prodotte, ma in realtà nasconde un mercato in cui a guadagnarci sono un manipolo di grandi industriali e che lascia indietro le popolazioni più vulnerabili.

Come il mercato “green” dei crediti di carbonio minaccia le popolazioni indigene

Come AirBnb soffoca sempre più il mercato immobiliare italiano

Se da un lato la piattaforma AirBnb costituisce, in alcuni casi, un’alternativa economica agli hotel e alle sistemazioni turistiche tradizionali, essa sta duramente condizionando il mercato immobiliare e degli affitti italiano. Gli appartamenti che prima venivano messi a disposizione degli studenti o ai residenti si riconvertono in numero sempre maggiore in locazioni a uso turistico, sottraendo così ai cittadini un servizio fondamentale e gonfiando le tasche di numerose grandi realtà speculative. Le conseguenze sono tali da aver scatenato nel 2024 non pochi movimenti di protesta in Spagna e a numerose azioni di sabotaggio contro AirBnb in Italia.

Il re è nudo: come AirBnB soffoca il mercato immobiliare italiano

Due anni di sanzioni hanno finito per rafforzare l’economia russa

Nonostante, dopo lo scoppio della guerra con l’Ucraina nel febbraio 2022, Bruxelles stia continuando ad approvare pacchetti di sanzioni contro Mosca, l’economia russa ha continuato a crescere in maniera fiorente nel 2024. Questo non solo grazie alla riconversione della sua economia in un’economia di guerra, ma anche grazie al sistematico aggiramento delle sanzioni e al “supporto” degli Stati non allineati alle politiche di Washington, attraverso i quali Mosca ha potuto continuare ad acquistare e vendere materie prime.

Come due anni di sanzioni hanno finito per rinforzare l’economia russa

Inchiesta: come le grandi aziende finanziano il genocidio di Israele in Palestina

Da Google ad Amazon, da Microsoft a SpaceX, passando per IBM, Intell, Dell e molte altre, sono numerose le Big Tech che sostengono l’economia di occupazione israeliana e ne facilitano il controllo nei Territori occupati. L’attività di queste aziende è enorme e alquanto diversificata, andando dall’attuazione di progetti per l’esercito israeliano alla fornitura di software o attrezzature per il funzionamento di sistemi d’arma. Una nostra inchiesta ne svela le modalità.

Come le grandi aziende tecnologiche fiancheggiano il genocidio israeliano in Palestina

Le elezioni americane nella posizioni delle élite

La notizia la sapete: Donald Trump ha vinto e tornerà ad essere presidente degli Stati Uniti. Il multimiliardario per l’occasione si sta attorniando di altri multimiliardari (come Elon Musk), ma continua a utilizzare la retorica di essere un uomo che agisce per conto del popolo contro le élite e lo “stato profondo” americano. Sarà vero? O forse il posizionamento delle élite americane è decisamente più controverso e una buona parte di esse non disdegna affatto The Donald e la sua retorica del Make America Great Again?

Trump o Harris? Il gioco delle élite nelle elezioni USA: ecco a chi vanno i loro soldi

La partita geopolitica dietro il genocidio palestinese

Israele ha presto utilizzato il pretesto della sicurezza per allargare il conflitto ben oltre la Striscia di Gaza. Una guerra su tutti i fronti che ha coinvolto la Cisgiordania, il Libano, la Siria, l’Iran e lo Yemen. In tutto questo gli Stati Uniti sono sempre rimasti graniticamente al fianco del governo di Tel Aviv, bloccando sistematicamente ogni risoluzione di condanna in sede ONU. Ma per quale ragione USA e Israele sono così collegate nei loro interessi profondi, e quali sono gli obiettivi geopolitici di entrambi?

Israele e USA contro “l’Asse del male”: la partita geopolitica dietro al genocidio palestinese

In Russia i BRICS disegnano il nuovo ordine post-americano

Nell’ottobre del 2024 i BRICS si sono riuniti a Kazan per discutere delle modalità con cui dare forma al nuovo ordine mondiale multipolare. A confermare la rilevanza dell’evento vi è il fatto che vi ha partecipato anche António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite. Tra i principali temi in agenda vi è stato lo sviluppo di nuove dinamiche monetarie e finanziarie: il progressivo indebolimento del dollaro negli scambi commerciali globali è infatti, secondo i BRICS, la chiave di volta per ridimensionare l’egemonia statunitense e occidentale sul Pianeta.

I BRICS si riuniscono in Russia per disegnare l’ordine post-americano

Naufragio a Lampedusa: si contano 20 dispersi

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Una barca, salpata dalla Libia, è naufragata ieri a pochi chilometri dalla costa di Lampedusa. Sarebbero 20 le persone, fra cui 3 bambini, a risultare disperse. 7 migranti sono stati invece soccorsi da una motovedetta della Guardia di Finanza e trasferiti nell’hotspot di contrada Imbriacola, presente sull’isola. Le ricerche per trovare i dispersi sono andate avanti fino a tarda sera, senza risultati. Si attendono aggiornamenti.