Un’ulteriore vicenda nella quale sono i cittadini ad agire realmente per il bene del territorio contro progetti che promettono di salvare e invece sono pronti a devastare. Per difendere Valle Fontana, uno dei pochi lembi di campagna superstiti all’interno di Roma, è stato creato un Comitato col fine di scongiurare un “Dichiarato disastro ambientale”. Una storia di povertà politica e ricchezza sociale che merita di essere portata alla luce, rinnovata testimonianza di come una cittadinanza consapevole, unita e organizzata rappresenti l’ancora di salvataggio per territori depredati da speculazione e malagestione. Per ben sette anni è stato portato avanti un progetto esecutivo per la “Riqualificazione ambientale e valorizzazione naturalistica” dell’area di Valle Fontana, zona nord-ovest della capitale, il quale al momento dell’effettiva messa in pratica ha subito una silenziosa metamorfosi. Così un’area verde di 33 ettari finora lontana dalla speculazione edilizia, sede da oltre 60 anni di uno dei primi orti urbani della città di Roma dove i circa trecento ortisti contribuiscono al mantenimento dell’equilibrio nella valle di sughere centenarie, in cui si trovano importanti specie animali e vegetali, rischia di essere annientata.
Un “Progetto decisamente sovradimensionato che perde la funzione di valorizzazione dichiarata” – parole del presidente del WWF Roma e Area Metropolitana Raniero Maggini – che rappresenta una seria minaccia per il “polmone verde” di Roma Nord. E seppur tedioso a dimostrare, il motivo che sarebbe alla base del possibile scempio è iniquo. La zona fa gola per una questione di viabilità e il sospetto principale è che si voglia realizzare un comodo percorso all’ultimo grido per facoltosi clienti di un centro sportivo di lusso.
L’intervento inizialmente ideato dalla Città Metropolitana di Roma Capitale avrebbe dovuto portare a una maggiore salvaguardia e a una riqualificazione di Valle Fontana, situa tra il complesso di Santa Maria della Pietà e il San Filippo Neri, all’interno del Municipio XIV. Intervenire per rimuovere rifiuti e detrattori ambientali, riassettare l’orticoltura in 222 orti urbani destinandone quattro a persone con disabilità, realizzare sani spazi di fruizione pubblica, ripulire e sistemare la vegetazione spontanea, era parsa una manovra solo che positiva. E lo sarebbe rimasta, se il così intitolato “Progetto di riqualificazione ambientale e valorizzazione naturalistica di una porzione del Fosso delle Campanelle – Orti urbani e percorsi attrezzati” finanziato con i fondi del programma straordinario d’intervento per la riqualificazione urbana delle periferie delle Città metropolitane e dei capoluoghi di Provincia (legge n. 208/2015), sarebbe rimasto come stabilito.
Invece, il vero progetto esecutivo di ben 3.000 pagine si è rivelato nemico dell’ecosistema naturale e quando il Comitato orti Valle Campanelle (altro nome con cui è conosciuta Valle Fontana) ha finalmente avuto modo di consultare il documento – dopo mobilitazioni non indifferenti e nonostante avesse ogni diritto a esaminare l’ultimo – sono emerse le reali intenzioni, elencate all’interno della mozione presentata col fine di mettere in pausa i lavori appena iniziati cui legalità non è poi così trasparente, ma anche per ottenere la partecipazione degli abitanti e degli ortisti che seppur prevista non c’è mai stata.
Sottolinea poi il WWF, “Il progetto non ha seguito alcun tipo di iter partecipativo né con la comunità di ortisti presenti da mezzo secolo e che sono riconosciuti anche da un’associazione (Parco Agricolo Casal del Marmo) né con gli affittuari dei terreni né, in senso più ampio, con la comunità del territorio”. Ebbene, fino a circa sette mesi fa tutto appariva ancora fermo, dal 2015.
Nel mentre le normative hanno subito delle modifiche e le scadenze si sono fatte sempre più vicine e nel 2022 il via al progetto è giunto in maniera inaspettata: le forze dell’ordine ne hanno dato notizia direttamente agli ortisti, a voce. E il progetto appariva appunto molto diverso da quello originale. Agli affittuari, aventi ogni diritto a conoscere come si stessero muovendo per la riqualificazione, prima della notizia che avrebbero dovuto da lì a breve sgombrare l’area, la Cooperativa Cobragor – la quale ha stipulato il contratto di affitto con gli ortisti con atto privato – aveva accennato la vicina nascita effettiva del progetto, come racconta a L’Indipendente il Presidente del Comitato, Michele Mansi. Era febbraio 2022. La stessa Cooperativa alla quale è stata data in concessione – senza bando, precisa il Delegato alla pubblica amministrazione del Comitato, Massimiliano Pirandola – gran parte di Villa Fontana a un prezzo irrisorio e per nove anni, rinnovabili.
Il 9 agosto scorso la comunità residente in una porzione della Capitale riconosciuta come patrimonio naturale della città, si è ritrovata i celerini senza atto di notifica, in tenuta anti sommossa per sgombrare i presenti in nome di una trasparenza fatta a parole, come hanno raccontato Massimo Pirandola e Michele Mensi, rispettivamente Delegato alla pubblica amministrazione e Presidente del Comitato a L’Indipendente. Alle richieste relative a una chiarezza maggiore, alle critiche mosse per comprendere la regolarità di certi interventi, la risposta è stata che tutto fosse regolare e anzi, che non ci fosse bisogno di verificare. Così è partito il progetto di “Grave minaccia per la valle. Un intervento che di fatto aprirebbe all’urbanizzazione di un luogo importante per la comunità che vive quella porzione di territorio e vanto della Città, quale parte del patrimonio naturale della Capitale” come ha sottolineato il WWF.
Quando al Comitato solo dopo diverse spinte e mobilitazioni sono stati consegnati i documenti richiesti, si è riusciti a – più che interrompere – rallentare l’intervento apparentemente fermo, ora, solo dopo aver già “Sbancato mezzo ettaro”. Mancando un atto di sospensione il 29 agosto c’è stato il via ai trinceramenti, nonostante nessuno abbia ancora sgomberato l’area, com’è stato più volte intimato di fare seppur siano ancora in corso importanti indagini per fare chiarezza.
Il Presidente del Comitato il quale vive da tempo in prima persona l’area, ha raccontato della vicina presenza di persone che dormono in case costruite in legno e animali di affezione, proprio dove gli addetti hanno iniziato a trinciare. Era però stato dato tempo, in teoria due settimane, per permettere a chi nella porzione di terra vive di spostarsi e portare con sé gli animali domestici (sempre prima che si acuissero molti punti della spinosa questione).
Anche l’ASL avrebbe dovuto fare un qualche intervento com’era stato promesso, ma Mansi ammette di, ancora, non avere avuto notizie da parte dell’ASL. Intanto racconta il Presidente del Comitato, Valle Fontana sì, avrebbe bisogno di alcune bonifiche e di una riqualificazione “Chirurgica” e non invasiva, di maggiori studi scientifici a cui invece ha dovuto provvedere lo stesso Comitato, con l’appoggio di associazioni ambientaliste e accademici vogliosi di abbracciare la causa perché consapevoli dell’importanza dell’area, come la Dott.ssa Anna Testi, del Dipartimento di Biologia Ambientale de La Sapienza o il Dottor Leonardo Vignoli, del Dipartimento di scienze dell’Università degli Studi Roma Tre.
Non solo, ma le case in legno di cui parla il Presidente del Comitato sono realtà in cui alcuni hanno trovato rifugio quando impossibilitati a trovare appoggio da organi di assistenza sociale. Ci sono anche famiglie con bambini che soffrono di autismo e vivono a contatto con la natura e con gli animali domestici, spiega Mansi; ma questo sembra un dettaglio trascurato finora e a quanto pare, tuttora trascurabile. Intanto il primo danno apportato all’oasi di verde importante centro di biodiversità, in cui l’attività degli ortisti ha permesso la creazione di una mappatura genetica sorprendentemente rara con metodi lontani dalla coltivazione in serra e luogo vicino alla città culla di specie di piante e animali protette, è stato compiuto grazie a una prima tranche già erogata dei 2.700.000,00 euro ma con i pareri (atti della fase istruttoria di un procedimento amministrativo) in disordine.
Solo i primi di settembre dopo continue lecite richieste, il Comitato ha avuto modo di consultare i pareri i quali tra l’altro hanno una durata di cinque anni e ora a lavori appena iniziati, mancano pochi mesi alla loro scadenza. Gli stessi pareri che viste le irregolarità fiutate e – grazie all’azione del Comitato – pian piano dimostrate, hanno obbligato le ruspe a rallentare portando il Comitato fin in Campidoglio. Proprio dal dialogo tra i gruppi è emerso come i pareri non siano regolari per la realizzazione del progetto esecutivo. “Attualmente i pareri sono stati inviati all’avvocatura per un’eventuale sospensione definitiva dei lavori e l’apertura di un tavolo di trattativa”, ha spiegato Massimiliano Pirandola.
Gli interventi non possono ora proseguire, anche perché necessario salvaguardare la fauna selvatica (legge 157 del 2022) oltre al fatto che sono state registrate colonie feline e animali di compagnia, senza parlare dei sopralluoghi di periti e tecnici di associazioni quali Lipu Italia, Italia Nostra, WWF Italia che hanno dimostrato – seppur con qualche tentennio, basti pensare che Legambiente, comunicano sia Pirandola che Mansi, ha deciso di non presentarsi – la presenza di specie di interesse comunitario in Direttiva Habitat quale il raro tritone crestato (Triturus Carnifex). Oltre alla fauna e alla flora nella zona esiste una comunità sociale che conduce una vita in linea con l’osannato rispetto ambientale; ad aprile sono stati censiti 125 nuclei familiari di cui fanno parte anche gli ortisti dediti a prendersi cura di orti grandi anche fino ai 3 ettari ciascuno, contraddistinti da un genoma ormai resistente ai climi di siccità.
Anche grazie all’azione del Municipio la battaglia del Comitato continua finché essi non saranno certi di poter salvare Valle Fontana, mentre la Città Metropolitana ha recentemente proposto un “compromesso”, quello di iniziare i lavori per non perdere i fondi, promettendo che poi ci saranno interventi per “Mitigare l’impatto”, solo ad opera realizzata, racconta Pirandola.
Il forte interesse legato alla viabilità ha reso Valle Fontana teatro di azioni simili già nel passato, come quando il vecchio piano regolatore del 1962 prevedeva un’asse stradale che avrebbe portato alla realizzazione di una strada “salvifica”, la quale avrebbe decongestionato il traffico. La strada ora da realizzare vuole invece collegare il prossimo centro sportivo di lusso da costruire (cui bando è stato vinto dalla Ice Park SRL), che sorgerà dietro il Santa Maria della Pietà dove ora esistono resti di un campo da calcio, alla via Trionfale (Roma Nord). La strada sarà di 3 chilometri e collegherà la nuova struttura come previsto nel piano del 2021, perché – ed ecco l’arcano – la società che ha vinto il bando per realizzare il centro sportivo ha chiesto una variante per la viabilità di ingresso.
Il motivo parrebbe essere proprio relativo all’estetica della via che porterebbe al centro sportivo, in cui esiste un campo Rom. Allora la Ice Park SRL ha proposto di realizzare un percorso al lato opposto, dove appunto sorge l’area protetta di Valle Fontana definito peraltro come un “Corridoio biologico e paesaggistico tra la Riserva Naturale dell’Insugherata ed i territorio posti a sud della via Trionfale” (parole pervenute dalla “Richiesta invio autorizzazione paesaggistica” dell’Associazione Nazionale per la tutela del Patrimonio Storico, Artistico e Naturale della Nazione, Italia Nostra).
Rimane ancora una volta da domandarsi perché sia tanto difficile abbracciare realmente, profondamente, la bellezza di una natura pronta a regalare vita per favorire la creazione di una realtà cementata, specchio di un grigio che pare abbia avvolto la sensibilità dell’animo umano. E se l’arte imita la natura, che l’essere umano possa allora imitare l’arte, da essa imparando la bellezza del rispetto. Come quando Joni Mithcell regalò al mondo una riflessione in musica: Big Yellow Taxi. Era il 1970 e la cantante si trovava alle Hawaii, dove sentì il bisogno di chiedersi come mai quel panorama naturale mozzafiato fosse stato ingrigito e asfaltato:
Hanno asfaltato il paradiso e ci hanno fatto un parcheggio.
Joni Mitchell, Big Yellow Taxi, 1970.
[di Francesca Naima]
Stato = Mafia