martedì 5 Novembre 2024

Oltre il marketing: perché mangiare biologico è (veramente) importante

Il cibo biologico, rispetto a quello proveniente da agricoltura e allevamento convenzionali, è più pulito ed è in grado di nutrire in profondità il nostro corpo. Cosa significa in concreto e di quale tipo di protezione si parla? È così importante consumare bio o è tutto marketing? Lo vediamo dati alla mano in questo approfondimento, attraverso il quale capiremo quali sono le reali differenze tra i prodotti biologici e quelli della filiera convenzionale e industriale. 
Gli effetti del cibo biologico nei valori del sangue
Oggi la maggior parte delle coltivazioni è trattata con pesticidi. Questo ...

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10 Commenti

  1. Cerco e compro di preferenza il bio, quando proposto a prezzi accessibili o non troppo esosi.
    Lo produco anche – agrumi – con costi ed incertezze di anno in anno crescenti.
    Questo rende difficile contenere i prezzi senza erodere diritti. Solo la vendita diretta, con l’eliminazione degli intermediari, offre qualche spazio di manovra, ma richiede discrete energie.
    La triste conseguenza è che di gran parte del mio lavoro e di quello dei miei colleghi vadano a beneficiare soprattutto consumatori stranieri dai redditi decisamente più alti.
    Il bio italiano è per lo più destinato all’export.
    Noi Italiani mediamente dobbiamo accontentarci di ciò che possiamo permetterci e che spesso arriva da paesi con normative troppo permissive, in virtù di accordi commerciali che sicuramente non ci fanno bene (come produttori e come consumatori).

  2. Condivido l’osservazione, ma purtroppo la vedo difficile. Questo dovrebbe essere in effetti il campo di elezione della ricerca pubblica, dal momento che si tratta di materia di interesse primario per la popolazione (e cos’altro dovrebbe esserlo?). Però parliamo proprio di quelle istituzioni che si sono distinte sul fronte opposto, come complici e solerti esecutori degli interessi delle mega entità economiche sovranazionali che ci deliziano delle loro attenzioni ormai da 100 anni (ricordate il dottor Liebig?), fino alle vette raggiunte durante la pandemenza, in cui si può tranquillamente parlare di complicità in genocidio. Credo sia quindi inevitabile che la verità scientifica si trovi “esiliata” all’interno di piccoli studi portati avanti con mezzi economici modesti da ricercatori che che da questi trarranno solo svantaggi in termini di carriera. Quindi é difficile, in tempi di trincee, avere trial con decine di migliaia di persone coinvolte con finanziamenti pubblici: farebbero troppo rumore e attirerebbero il fuoco di artiglieria. Ma ne abbiamo davvero bisogno per sapere dove sta la verità? E davvero pensiamo che le major non abbiano i mezzi di marketing per demolire nella percezione dell’opinione pubblica studi scientifici ancorché robusti e fondati? (Vedi il caso del china study) O che un pecorone covidiota possa essere risvegliato dalla bellezza razionale di uno studio scientifico limpido e solido? Credo di no, credo che questo tipo di risveglio debba avvalersi prima di tutto di una crescita e un travaglio interiori individuali, che non sono esportabili. E nemmeno iniettabili.

    • Beh, significa solo che stanno facendo quello che possono. Ma anche che ognuna delle nostre cellule, tramite il circolo sanguigno, é stata esposta a sostanze che nulla hanno a che fare con la nostra biochimica. Che questo non produca danno, é solo questione di fortuna….

  3. grazie G.U. Articolo importantissimo. In misura inversamente proporzionale alla (scarsissima) informazione sulle molecole, per non dire il cibo, che ingeriamo. Si potrebbe definire tranquillamente un genocidio istituzionalizzato (esagero?) se non fossimo avvolti in una nube di nebbiosa scemenza e inconsapevolezza, che tutto giustifica “per qualche dollaro in più”. Mi spiego meglio: la sintesi è che mangiamo e diamo da mangiare… composti indefinibili di schifezze. Per es. Le stazioni, i luoghi pubblici ed i nostri stessi ospedali ospitano distributori di merendine ed altri “troiai” che sono (a detta degli esperti) veri veleni. I diserbanti più letali (V.glifosato etc…etc…) sono argomento di discussione in sede europea, come se ci fosse qualche dubbio sulla loro cancerogenicità, sopportiamo inquinamenti di tutti i tipi come se fossero cose normali… Dopo centinaia di anni di persistente avvelenamento dell’aria, acqua, cibo, coscienza…etc…etc…solo da poco è stato riconosciuto il nesso causale tra inquinamento e patologie. Per cercare di sopravvivere (sani) è sempre più consigliabile l’utilizzo di multi-terapie preventive, perché anche il cibo idoneo non basta più…Per non parlare dei crimini contro l’ambiente, che sono ancora puniti come marachelle… Le coltivazioni bio dovrebbero essere la base, la regola, la normale prassi di ogni agricoltore e allevatore. C’è qualche dubbio?

    • Altroconsumo da tempo è più impegnata a vendere la sua rivista, che a fare inchieste serie.
      Sui settori che conosco, ho constatato più volte che hanno scritto da imprecisioni fino a castronerie.

      E anche come tutela del socio consumatore, Altroconsumo secondo me è scarsa.
      Vi racconto: anni fa chiesi loro aiuto per uscire da quello che avevo capito essere uno schema piramidale purtroppo genialmente concepito; mi trovai al telefono con una sedicente avvocatessa di Altroconsumo che in diretta cercò con Google trovando un forum (credo di Repubblica e un altro giornale) dove alcuni aderenti parlavano bene di quella società (ma và 🤦🏻‍♂️) e lei mi liquidò in un attimo dicendo che era una cosa legittima.
      Talmente legittima che quella società pochi anni dopo è stata sanzionata dall’Antitrust per oltre 3 milioni di euro In Italia, ha varie condanne in giro per il mondo, ha dovuto cambiare nome e sta barcollando sempre più.
      In altre 2 situazioni di problemi in cui necessitavo tutela da Altroconsumo come consumatore, mi hanno detto di arrangiarmi e infatti dopo un paio di anni ho disdetto per sempre.
      Anche perchè, ripeto, sulla loro rivista ho visto più volte scrivere contenuti e informazioni proprio errati!

  4. Anch’io scelgo Bio quando posso e sarò sincero, ciò che ne limita la scelta è principalmente il costo che spesso supera del 100% i prodotti non Bio. In questo articolo avrei voluto trovare qualche informazione a tal riguardo

  5. Scelgo il bio quando posso, ma il problema di questi argomenti è che i numeri coinvolti negli studi sono ancora bassi e i committenti non sono privi di potenziali conflitti di interesse. Per uscire da un discorso di principio e convincere i decisori politici con il fiato sul collo delle lobby agroalimentari servirebbero degli studi indipendenti e di rilevanza statistica, non diversamente da come si pretende (giustamente) dalle case farmaceutiche. Qualcuno sa se c’è ne sono?

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