Ieri sera, sul palco del National Constitution Center di Philadelphia, in Pennsylvania, è andato in scena l’attesissimo confronto pubblico tra Kamala Harris e Donald Trump. Il dibattito è stato moderato dai giornalisti David Muir e Linsey Davis, e secondo tutti gli opinionisti è terminato con una vittoria di Harris. Tra le tematiche affrontate figurano l’aumento dell’inflazione e dei costi abitativi, le politiche finanziarie, i diritti civili, l’immigrazione, la politica estera… Trump ha confermato l’intenzione di imporre dazi sui prodotti di importazione, mentre Harris ha lanciato l’idea di una politica economica «basata sulle opportunità». Scontri duri in materia di diritto all’aborto e di immigrazione, su cui Trump è stato protagonista di due scivoloni che stanno già facendo il giro del web. Poche sorprese, invece, sul fronte ucraino: Trump si è detto intenzionato a interrompere il conflitto a Kiev senza guardare in faccia nessuno, e di volere costringere i Paesi NATO ad aumentare le proprie spese militari in cambio di protezione; Harris, dal canto suo, si è mostrata fedele alla linea, e sembra voler continuare a mostrare supporto all’Ucraina.
L’atteso dibattito televisivo tra i candidati alle elezioni presidenziali USA Donald Trump e Kamala Harris è stato organizzato e trasmesso dall’emittente statunitense ABC. Le regole erano semplici: un solo microfono acceso alla volta, niente domande tra i candidati, interventi da due minuti ed eventuali contro-interventi da un minuto, per una durata totale di un’ora e mezza, senza contare le due pause pubblicitarie. Nonostante non si possa dire che Trump abbia perso di misura, non si può neanche affermare che sia uscito dal dibattito con le ossa rotte. Il primo tema trattato è stato quello dei costi della vita, su cui è stata inizialmente interrogata Kamala Harris. Harris ha detto di avere in mente una “opportunity economy” (economia di opportunità) che faccia gli interessi della classe media, tagliando le tasse per i proprietari di piccole attività. Trump ha risposto accusando la candidata democratica di aver gestito male le finanze del Paese e di aver causato l’innalzamento del prezzo dei prodotti e dell’inflazione; il suo piano è invece quello di aumentare le tasse sui beni importati. È poi virato sul tema dell’immigrazione.
Dopo una serie di reciproche accuse di stare mentendo, spesso prive o quasi prive di contenuti, si è parlato di aborto, tema da cui è uscita la prima gaffe che sta facendo il giro del mondo. Interrogato sulla questione, l’ex Presidente ha detto che i democratici vogliono permettere l’aborto fino al nono mese, e che addirittura hanno in programma di permettere vere e proprie «esecuzioni» dei bambini: «vogliono scegliere cosa fare dei neonati non appena nascono», ha detto Trump, venendo smentito per entrambe le affermazioni dalla Vicepresidente e dai moderatori. Si è poi passati al tema dell’immigrazione, in cui si è parlato della cosiddetta border security bill. Trump ha accusato i democratici di aver aumentato i flussi migratori nel Paese, e che questo avrebbe messo gli Stati Uniti in ginocchio e meno sicuri: «a Springfield gli immigrati mangiano i cani, i gatti, gli animali domestici», ha detto Trump, venendo nuovamente smentito dai moderatori.
Il dibattito è continuato toccando temi come l’assalto al Congresso del 6 gennaio, su cui Trump ha detto di non c’entrare nulla, l’attuale situazione in Afghanistan, la sanità, e la crisi ambientale. Sul fronte della politica estera si è parlato anche della situazione in Palestina, su cui i candidati non hanno detto nulla che si discosti dalla classica posizione filo-israeliana del Paese. Diverse invece, le risposte sull’Ucraina: sul conflitto in corso a Kiev Trump ha ribadito la sua volontà a terminare la guerra, e ha accusato l’amministrazione Biden di averla fatta iniziare e di non avere avuto il polso di «costringere l’Europa a pagare», rilanciando la sua richiesta ai Paesi NATO di aumentare le spese militari, «altrimenti non li proteggiamo più». David Muir ha quindi chiesto al candidato se la vittoria dell’Ucraina fosse negli interessi degli Stati Uniti, domanda a cui Trump non ha risposto, sostenendo che gli interessi degli USA sono «che la guerra finisca». Harris, invece, si è mostrata in continuità con l’attuale posizione del Paese, sostenendo che «l’Ucraina ha diritto a difendersi» e che se ora ce la sta facendo è proprio grazie al supporto di Washington. Ha poi accusato Putin di avere aspirazioni di conquista in altre parti dell’Europa, in particolare in Polonia.
Nonostante non sia finito come il precedente dibattito tra Trump e Biden, giornali, agenzie e analisti paiono tutti d’accordo sull’esito: ha vinto Kamala Harris. Anche chi preferisce non sbilanciarsi è costretto ad ammettere che i colpi della Vicepresidente hanno costretto Trump a giocare sulla «difensiva», e che Harris, con la sua prestazione, è riuscita a stuzzicare ripetutamente il tycoon. Il destino delle elezioni, comunque, non è per niente scritto. Harris cerca un secondo confronto, e Trump, nonostante la sconfitta, resta ancora saldamente in piedi. I sondaggi dipingono ora un sostanziale testa a testa, e le elezioni, previste per il 5 novembre, sono ormai alle porte.
[di Dario Lucisano]
Una chiosa se permettete. E’ lecito sapere se il vostro Direttore sposa la linea di questo articolo apparso su l’Indipendente? Grazie. Saluti.
Signor Lucisano ma ha ascoltato il dibattito? Quale stampa sarebbe concorde ad assegnare alla signora il round? Ma state scherzando? Mi dica mi dica, come mai avrebbe chiesto subito un secondo incontro? Ma a che gioco giocate? Ma lo sapete che in questo modo fate il gioco del main stream? Ma lo sapete che i sondaggi soprattutto in Italia sono quasi tutti non attendibili? E allora perche’ dovrei proseguire con l’abbonamento? Ma lo sapete che il Deep State Democrat verra’ surclassato con risultati bulgari, alle prossime elezioni? (nonostante i brogli che si preparano a fare) Questa mangrina va avanti solo per dare l’illusione agli amerikani di vivere ancora in democrazia (poveretti) e quindi devono cercare in tutti i modi di non far precipitare i Democratici sotto al 20%…basandosi il sistema amerikano su due Partiti, se i Repubblicani trionfassero con numeri schiaccianti, ovviamente la situazione si farebbe “delicata…non piu’ democratica…quasi un Regime, stile China…sono basito dal suo articolo. Disdiro’ l’abbonamento al vostro giornali. Buon tutto
Concordo in pieno ma auspico che D.Lucisano possa rivedere il suo punto di vista e renderlo meno allineato alla propaganda mainstream. Errare è umano…Per il momento confermo l’abbonamento ma sarò attento a cogliere eventuali ulteriori svarioni…e a prendere gli opportuni provvedimenti.
Se svarioni di questo tipo si ripetessero sarebbero infatti il segnale di una svolta non certo positiva nella linea editoriale di cui sarei costretto a prendere atto
Che vinca l’uno o l’altro , come vigeva nell’antica Roma, noi resteremo sempre sudditi loro: nessuno dei due infatti mollera’ l’osso dell’Europa.
Una precisazione: che gli immigrati haitiani clandestini mangino gli animali domestici dei loro vicini e’ dimostrato dalle telecamerine portatili della polizia: non e’ una sparata di Trump.
Circa l’aborto Trump non lo vuole vietare, ma lasciare che ogni stato decida autonomamente, con i propri cittadini, in quali ambiti permetterlo.
Ritengo che con Kamala partirà la guerra nucleare un prezzo un pochino troppo caro da pagare per potersi masturbare legalmente con chi si vuole, come se ci volesse il sigillo di Stato per poterlo fare.
Ritengo che ora di Novembre anche gli elettori cominceranno a sentire puzza di morte ovunque intorno all’Amministrazione Biden/Harris, personalmente l’odore che io sento arrivare da loro è questo: 💩
Io continuo a domandarmi perchè dovrei appassionarmi da italiana ed europea a queste elezioni . Oltre a non appasionarmi i due candidati non trovo alcun riflesso positivo sull’Europa . Che vinca l’una o l’altro le spese per Nato e gli armamenti non mi sembra che cambi granchè , il rapporto Draghi lo dimostra , nonostente le parole di facciata . Dunque se per Nuland “fuck europe” per me “fuck USA”
Gli indirizzi della politica americana dal dopoguerra ad oggi hanno sempre avuto impatti significativi a livello mondiale e condizionato pesantemente la politica dei suoi alleati occidentali ed in particolare dell’Italia. Quindi è evidente che, al di la delle sue passioni, la scelta tra la candidata DEM, che sarebbe di totale continuità con la linea dell’attuale Presidente, senza ombra di dubbio il peggiore della storia USA, e Trump, che ha recentemente ricevuto l’endorsement da R.F. Kennedy Junior (nipote di JFK e figlio di RFK Senior, che ha contestualmente deciso di rinunciare alla propria candidatura da indipendente) ci riguarda sicuramente come cittadini del mondo direi più che come europei visto cosa è e da chi è rappresentata attualmente l’europa. A me infatti i rapporti commissionati da una donna condannata dalla Corte UE a quello che F.Cossiga, ex Presidente della Repubblica (peraltro personaggio storicamente molto controverso…ma sicuramente molto ben informato…), ha definito “un vile affarista” non solo non mi appassionano…ma mi preoccupano molto.
se per caso avesse ancora dei dubbi in merito agli impatti, troppo spesso devastanti, della politica americana sul resto del mondo provi a leggere questo articolo fresco di giornata sul Venezuela: “Blackwater: il gruppo paramilitare USA preannuncia “eventi significativi” in Venezuela”